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Autore: MZakhar    14/04/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di affogare la propria delusione nell'alcol?
Sicuramente è successo a Vittoria – 23 anni, operatrice di un call-center – quando il suo, cosa? capo? fidanzato? amante?, ha deciso di darle buca proprio la sera in cui lei si aspettava di ricevere il tanto agognato anello... Ma si sa che l’alcol porta solo guai, soprattutto se brindando hai indossato vestiti firmati e affascinato ogni uomo del pub. Per questo al suo risveglio, non ricordandosi gran parte della serata, Vittoria sente di aver fatto qualcosa di sbagliato. Qualcosa che ha il volto di un uomo affascinante di cui non sa nemmeno il nome. Eppure... cosa sarà vero e cosa farà parte dell’immaginazione? A Vittoria non resterà che scoprirlo a proprie spese e per la prima volta, forse, riuscirà finalmente a vedere la sua vita dalla giusta prospettiva...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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11.
V E C C H I E T T E ,   F I L A N T R O P I   E   R A G A Z Z E   R I B E L L I


Dovevamo offrire uno spettacolo bizzarro per i passanti – tre persone sedute a fianco di un portone sulle proprie sedie di casa, di cui una vecchietta in grembiule e un uomo dall'aria impeccabile.
Guardai i miei compagni di attesa indugiando sull'espressione attenta di Nick che stava ascoltando Giacomina. Le aveva chiesto di raccontargli la storia dei suoi ciliegi e all'inizio avevo creduto che l'avesse fatto solo per distrarla, ma adesso non ne ero più tanto sicura.
Proprio in quel momento Giacomina fece una pausa per lisciarsi il grembiule spiegazzato e Nicholas intercettò il mio sguardo, iniziando a fissarmi con i suoi caldi occhi scuri. Poi alzò su un angolo delle labbra e mi sentii una deficiente, rompendo immediatamente il contatto che in qualche modo mi era famigliare. Comunque ero sicura di essermi appena tinta di bordeaux, per fortuna Giacomina riprese a parlare, riconquistando l'attenzione di Nick.
«Perciò ci tiene molto» gli sentii dire a un certo punto.
Giacomina annuì e riprese a fissare qualcosa a terra, la sua aria mogia mi ricordò che se non fosse stato per la mia innata stupidità adesso la megera non avrebbe avuto tutte le firme necessarie per portarle via i suoi alberi. Mi pruderono le mani per l'irritazione; avrei voluto salire al quinto piano, bussare alla porta dei Petrelli e strappare alla padrona di casa il foglio per stracciarglielo davanti agli occhi. Ma quel che è fatto è fatto, avrei dovuto pensarci prima. Come per tante altre cose, del resto.
Giacomina sospirò e io la cinsi attorno le spalle con un braccio. E pensare che la signora Petrelli me ne aveva pure accennato, sapevo che volevano discutere dell'abbattimento degli alberi, ma ero stata così presa da me stessa da ignorare il mondo attorno a me.
«Milena non me lo perdonerà. Che cosa le dirò quando ci incontreremo nell'altro mondo?» singhiozzò all'improvviso Giacomina, asciugandosi col grembiule una lacrima solitaria.
Questo, se possibile, mi fece stare anche peggio.
«Non dica così» rispose Nicholas. «Sua figlia non gliene farebbe mai una colpa. Lei ha fatto quel che poteva. Si è presa cura dei suoi alberi finché ha potuto.»
Lì per lì Giacomina lo guardò con aria più sollevata, poi però arrivò il camion che stavamo aspettando e la sua espressione tornò di nuovo a essere disperata.
«Scusatemi un attimo» disse Nick, guardando gli operai che intanto scendevano dal mezzo. Si alzò dalla sedia e estrasse dalla tasca dei jeans il suo immancabile Blackberry per fare una chiamata. Lo fissai allibita: ma come?! Ci mollava proprio adesso?!
«Hei, signore!» ci richiamò uno degli operai, quello più corpulento. «Abitate qui?»
Controvoglia annuii. Ma non feci in tempo ad aprire bocca che il portone si spalancò e la megera in persona si palesò con uno stomachevole sorriso sulle labbra. Avrei tanto voluto sapere che cosa le avesse fatto questo mondo per avercela tanto con lui.
«Sono stata io a chiamarvi» disse compiaciuta.
Allora l'operaio più corpulento invitò l'altro a darsi una mossa e insieme alla megera ci passarono accanto, sparendo dentro l'edificio insieme alla pesante motosega. Giacomina mi lanciò un'occhiata spaventata e per rassicurarla le strinsi una mano, accompagnandola dietro a loro. Attraversammo il pianerottolo e sbucammo dritto nel cortile del condominio dall'uscita opposta. Là in mezzo, tra i giochi per bambini, c'erano i ciliegi. Nel vederli Giacomina emise un suono strozzato. La strinsi un po' più forte.
«Sono quelli in mezzo» disse la megera, indicando ai due uomini gli alberi.
«Mariella, ti prego...» la supplicò Giacomina, ma l'altra non si scompose di una virgola.
Gli operai intanto si piazzarono ai fianchi di uno dei ciliegi, pronti a colpire. Il più corpulento aveva appena alzato in aria la motosega quando Nicholas apparve alle nostre spalle, esclamando in tono che non ammetteva repliche: «fermi!»
L'operaio spense la motosega e ci voltammo tutti a guardarlo.
«Potrei vedere il foglio delle firme?» chiese Nick rivolto alla megera.
Lei gli scoccò un'occhiataccia. «E lei chi sarebbe?»
Ma come? Non se lo ricordava più?
«Un amico di Vittoria» rispose semplicemente Nick.
La vecchia scoccò un'occhiataccia anche a me.
«E perché dovrei darglielo? Non sono affari suoi, ma del condominio!» disse con una smorfia inacidita, passandosi involontariamente una mano sull'ampia tasca del vestito. La studiai qualche secondo, intravidi l'angolo del foglio e presi una decisione che sapevo avrei pagato a caro prezzo: con un'abile mossa scattai in avanti e glielo sfilai per passarlo a Nick che ne fu talmente sorpreso da esitare prima di accettarlo.
«Brutta maleducata! Come ti permetti!» s'infuriò la Petrelli. Ancora un attimo e le sarebbe uscito fumo dalle orecchie. «Tua madre non ti ha insegnato niente?! Frugare nelle tasche degli altri è un reato!»
«Allora mi denunci» la sfidai a braccia conserte.
Lei aprì letteralmente la bocca. Nick intanto esaminava rapidamente il documento e dopo quella che mi parve un'eternità, finalmente sorrise con aria soddisfatta.
«Signori» disse agli operai «vi pagherò il doppio se invece di abbattere quei alberi voi riusciste a sradicarli.»
Sradicarli? Giacomina e io ci scambiammo un'occhiata e i due uomini si voltarono verso la megera che sgranò gli occhi incredula.
«Che sciocchezze sta dicendo?!» esplose un secondo dopo. «Non possono sradicarli!»
«Non adesso e non con una motosega, certo» convenne tranquillamente Nicholas. «Ma per quello ci metteremo d'accordo.»
«Nick...» dissi piano, lui però non mi guardava.
I due operai parvero seriamente in difficoltà.
«Lei non può venire qui e comandare!» riprese la megera. «Io e la padrona del condominio abbiamo già stabilito che questi alberi devono sparire!» ruggì.
«E spariranno» le confermò Nicholas con un mezzo sorriso. «Ma non oggi. Ne ho appena discusso con la signora Angelini».
Fermi tutti! Nicholas aveva parlato con la proprietaria?
«Ma il foglio dice che...» tentò invano la Petrelli.
«Il foglio non stabilisce niente» la interruppe Nicholas. «Le firme che ha raccolto servono esclusivamente alla rimozione dei ciliegi dalla proprietà del condominio. Ma non avete stabilito una data né la modalità, pertanto mi sono preso la libertà di fare una chiamata e di rivedere alcuni punti».
Ero sbalordita. No, sul serio: ero senza parole! E a giudicare dalla faccia della megera, lo era anche lei.
A quel punto l'operaio più grosso mise giù la motosega e si gratto la nuca, spostando leggermente il suo casco protettivo in avanti. «Beh, allora noi togliamo il disturbo» disse, ma suono quasi come una domanda.
Ero sicura che alla Petrelli sarebbe piaciuto iniziare a sbraitare e dirgli di finire il lavoro, ma non poteva, perché Nicholas aveva preso accordi direttamente con la Angelini. Per cui... fu il mio turno di sorridere compiaciuta. Al mio fianco Giacomina singhiozzò riconoscente. Gli operai tornarono al furgone.
«Io...» borbottò la signora Petrelli. «Io... Giuro che...» scoccò l'ennesima occhiataccia a Nicholas e a me e se ne andò via indispettita.
Non appena la sua ombra tozza scomparve dalla nostra vista, strillai di gioia e senza pensare saltai in collo a Nick che mi afferrò appena in tempo, ricambiando il mio sorriso. Restammo a guardarci così finché Giacomina non esclamò: «grazie, figliolo! Grazie!»
A quel punto mi resi conto di ciò che avevo fatto e scesi immediatamente a terra, schiarendomi imbarazzata la voce prima di domandare: «allora, qual è il piano?»
Nick però mi stava ancora fissando.
«Nick?» lo richiamai.
«Hm?»
«Il piano.»
«Oh... giusto» scosse leggermente la testa e si voltò verso Giacomina. «Purtroppo gli alberi dovranno essere tolti da qui. Ma non si preoccupi, la mia idea è quella di ripiantarli da un'altra parte, dove potrà tornare a prendersene cura.»
Giacomina si rimise a piangere (stavolta dalla commozione) e io cercai per l'ennesima volta di calmarla.
«Non so proprio come ringraziarti» disse tra un singhiozzo e l'altro. «Sei un angelo!» si asciugò gli occhi e improvvisamente si illuminò. «Stasera vi preparerò qualcosa di buono, ragazzi! Oh sì. Sì, sì. Mi metterò subito all'opera! Vi piacciono i frutti di mare? Ma certo che vi piacciono! A chi non piacciono?!» ormai parlava a ruota libera e io e Nick non potemmo non scambiarci un risolino.
«Giacomina» le dissi affettuosamente «non ce n'è bisogno, davvero.»
«Certo che ce n'è bisogno!» annuì con fermezza lei. «È il minimo!» aggiunse e i suoi occhi si fecero di nuovo lucidi.
«In tal caso, accettiamo volentieri. A patto che lei lasci a noi il compito di pensare alla spesa» rispose Nick.
Giacomina ci pensò su un attimo e tornò a sorridere. «Allora nel frattempo inizio a preparare la torta. Vi piacciono i mirtilli?» chiese.
Io annuii per entrambi e Giacomina parve illuminarsi di nuovo. Mi dettò una breve lista di quello che le sarebbe servito per stasera e io me lo appuntai sul telefono. Poi la accompagnammo a casa, riportammo indietro le sedie e risalimmo nel fuoristrada di Nicholas per raggiungere il supermercato più vicino.
Mentre lui rimetteva in moto gli gettai un'occhiata maliziosa.
«Dunque è questo l'oscuro lato filantropico di Nicholas Charles Gordon, junior!» ammiccai.
Nicholas lasciò via Giannotti e senza staccare gli occhi dalla strada abbozzò un sorrisetto. «Non sono un supereroi mascherato, semplicemente mi dispiaceva per lei. Non dev'essere facile perdere una figlia. Quella Petrelli è davvero meschina» disse.
Non avrei potuto essere più d'accordo.
«Onestamente non capisco che problema abbia. Sembra godere delle disgrazie altrui!» sbuffai. «Certe persone andrebbero rinchiuse da qualche parte, lontano dalla civiltà.»
Nicholas rise e ci immergemmo nella strada più trafficata di San Lombardo. Il semaforo in cima doveva essersi rotto di nuovo, perché si era formata una fila chilometrica e alcuni dei conducenti più avanti parevano davvero spazientiti.
«Che mi dici di te?» chiese d'un tratto Nick.
«Di me?» lo guardai confusa.
Lui fece un cenno affermativo con la testa. «Mi sono accorto che non so assolutamente nulla della tua vita. Eppure non ci penso un attimo a buttarmi in una rissa per difenderti» sogghignò.
Oh...
Mi strinsi nelle spalle. «Non c'è molto da sapere» dissi.
Lui sbuffò dal naso. «Andiamo» disse «non è equo. Tu puoi sbirciare su Wikipedia, io no.»
Già, pensai, era difficile credere di essere in presenza di un milionario che aveva dei genitori famosi ed ex fidanzate che facevano impallidire persino Rosanna Lunardi, che di comune accordo era stata nominata ''Miss Call Center'' per tre anni di seguito, finché non si era candidata per una pubblicità di moda abbandonando il nostro ufficio. Ma in presenza di Nick era facile dimenticarsene, perché non aveva esattamente i modi di un uomo in camicia di Versace e Rolex al polso.
«Sei appena diventata paonazza» osservò Nick, sghignazzando sempre più di gusto.
Che cretina! Alzai su il mento e assunsi l'atteggiamento più indifferente possibile. «Niente affatto, è che qui dentro fa caldo» mentii.
Lui corrugò la fronte e gettò un'occhiata ai numeri sul cruscotto. «Sono appena venti gradi, Vi» m'informò.
D'accordo, ero una pessima bugiarda!
«Che volevi sapere?» mi arresi.
Lui si strinse nelle spalle e riprese a guidare, spostando la macchina di appena quattro metri prima di fermarsi di nuovo. «Avrò l'onore di conoscere anche tuo padre alla festa del Circolo?»
«No» dissi secca. «Dubito che lo conoscerai mai. I miei hanno divorziato tanto tempo fa e adesso lui vive a Miami con la donna responsabile del loro disastro matrimoniale.»
D'un tratto Nicholas smise di sorridere. La freddezza con cui avevo pronunciato ogni singola parola doveva averlo colpito. Non mi sarei potuta spiegare per quale ragione avessi spiattellato tutto in quel modo, oltre a Carlo e le mie amiche, non l'avevo mai confidato a nessuno. Nick aveva proprio uno strano ascendente su di me.
«Mi dispiace» disse lui sinceramente. «Avevo notato la fede al dito di Donatella e quindi...»
«Si è risposata con un altro. Si chiama Giuseppe. È un uomo fantastico, riesce a sopportare tutte le sue stranezze senza battere ciglio e mi tratta come una figlia. Senza dubbio lo incontreremo al Circolo, lo vedrai coi tuoi occhi» intervenni, rivolgendogli un sorriso.
Nick annuì e ci spostammo di altri cinque metri. «Se ti può far sentire meglio, anche i miei hanno divorziato... tanto tempo fa. Mia madre ha lasciato mio padre per una donna ed è tornata in Italia per vivere con lei» disse, evitando di guardarmi.
Lo fissai stralunata. «Sembri averla presa bene» osservai, e lui scosse la testa.
«Mia madre è felice e per me e mio fratello è l'importante» – fece una lunga pausa – «Mio padre non se la meritava comunque» aggiunse infine, più duro.
Io non seppi che dire se non un inutile: «ah.» Di sicuro questo su Wikipedia non c'era scritto.
Per fortuna il traffico riprese a scorrere e interruppe il momento delle nostre imbarazzanti confidenze. All'incrocio Nicholas svoltò a destra (non solo il semaforo si era rotto, ma c'era stato pure un lieve incidente che aveva bloccato il passaggio) e proseguì avanti per un chilometro, finché non apparve un manifesto con su scritto: ''Supermercato Esselunga – seconda uscita alla rotonda, a 100 metri dopo Via Piave'' che ci indirizzò sulla direzione da prendere. Quando fummo davanti al supermercato sul viso di Nicholas era definitivamente scomparsa ogni traccia di buon umore. Nella speranza di riuscire a tirarlo un po' su gli ricordai la sua buona azione:
«Allora, salvatore di ciliegi indifesi» dissi con un filo divertito nella voce «iniziamo dalla pasta?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Salvatore di ciliegi indifesi?» mi fece eco. «Ma quanti anni hai?»
Mi finsi offesa. «Abbastanza da prenderti a calci nel sedere se continui a guardarmi a quel modo» risposi.
«Davvero molto maturo da parte tua» osservò lui, rivolgendomi un sorrisetto strafottente. Ne fui sollevata perché significava che aveva smesso di annegare nei propri pensieri. Poi Nick prese un carrello (nessuno avrebbe immaginato quanto fosse surreale vedere un uomo come lui spingere un carrello) e passammo attraverso il reparto ortofrutticolo per andare verso la corsia numero tre.
Stavo giusto ricontrollando la lista delle cose da prendere – mentre Nick mi prendeva in giro perché non riuscivo a ricordare cosa avessi segnato alla seconda voce della lista, dove il correttore automatico aveva cambiato la parola in ''scambi'' – quando una voce assai famigliare mi giunse attraverso lo scaffale alla mia destra, distraendomi dal mio proposito. Senza rendermene conto, lo abbassai giù e mi concentrai su quello che sentivo.
«Ti ho detto che non se ne parla!» disse a mezza voce la ragazza. «È pura follia!»
«Oh, andiamo piccola» insisté con una voce nasale l'uomo. «Pensa solo a tutta quella grana! Non sei per niente tentata?»
«Direi che non ho bisogno dei soldi, Coin. Inoltre, sto già mentendo a tutti solo per poterti vedere. Come credi che riuscirei a fare una cosa del genere?» ribatté lei e me la immaginai che incrociava le braccia sul petto.
Per un attimo calò il silenzio. Una bambina passò correndo attraverso il reparto chiamando a squarciagola la mamma, dopodiché lui riprese: «tsk! Pensavo fossi abbastanza tosta da essere la mia donna. Ricordo che un tempo non ti facevi tanti problemi. L'adrenalina ti piaceva.»
«E mi piace ancora! Ma un tempo mio padre non era l'avvocato più pagato d'Italia e il suo nome non compariva continuamente sui giornali» osservò la ragazza con una punta di asprezza. Mi si attorcigliò lo stomaco – era davvero lei!
«Cazzo, dovresti fare salti di gioia per questo!» perse la pazienza l'uomo. «Pensaci bene, piccola. Se qualcosa dovesse andare storto saremmo in una botte di ferro con uno come tuo padre!»
Lei si zittì per un attimo facendomi salire il cuore in gola, poi espirò dalla bocca e rispose: «Al massimo io sarei in una botte di ferro, Coin. Comunque ci penserò, d'accordo?»
Lui stava giusto per risponderle qualcosa ma Nicholas mi arrivò alle spalle proprio in quel momento, esclamando «non hai ancora fatto con quel telefono?!» spaventando così i due che si allontanarono immediatamente. Io mi precipitai verso la fine del corridoio, ignorando l'occhiata perplessa di Nick. Qui mi appostai dietro un espositore di patatine e sbirciai i due che camminavano veloci verso l'uscita. Lui reggeva una bottiglia di vino bianco in una mano, mentre con l'altra sospingeva la ragazza bionda per la vita. Si guardava attorno con aria circospetta e mi ricordò tanto uno di quei galeotti stereotipati che si rasano la testa a zero, si tatuano ogni centimetro del corpo e tirano continuamente su con il naso.
«Ma che ti è preso?» mi raggiunse Nick, gettando un'occhiata nella stessa direzione.
Io osservai i due superare il pannello di controllo degli scontrini e buttai giù un pesante groppo alla gola. Poi lo guardai e con voce tremante dissi: «Credo che la mia amica Giorgia stia per cacciarsi nei guai.»



---------------------------------- MOMENTO AUTRICE ----------------------------------


Ed eccolo, un fresco fresco capitolo tutto per voi! :D Mi sto lodando da sola per essere riuscita a fare in tempo, perciò non rovinatemi questo momento X’D
Anyway... mmmmh Giorgia! Chissà che ci combina?! Mah... Queste ragazze incorreggibili! Se volete scoprirlo anche voi, però, dovete restare sintonizzati :D Le cose si fanno interessanti e finalmente potrete scoprire qualcosa in più sui personaggi ;)
Purtroppo oggi non posso dilungarmi oltre (sono già tremendamente in ritardo, e potrei essere uccisa per questo, e voi non sapreste mai come finirà la storia, e a me piace pensare che siate abbastanza interessati da restare con me fino all’ultimo capitolo D:), per cui buon giovedì a tutti e alla prossima puntata!
Un bacione,


M.Z.

   
 
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