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Autore: Emmastory    15/04/2016    2 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Capitolo III

La caverna

Ancora una volta, mattina. La lunga lista di azioni compiute il giorno prima mi aveva onestamente stremata, e non avendo la forza di alzarmi e abbandonare il mio letto di foglie ed erba, dormivo profondamente. I miei figli al mio fianco, così come il mio amato Scott e il resto dei miei congiunti. Ognuno di loro ha uno specifico posto in cui dormire, e nessuno di noi si sognerebbe mai di occuparlo, poiché ogni animale della foresta vedrebbe tale gesto come un’invasione di spazio personale. Ad ogni modo, qualcuno mi scosse leggermente, e aprendo gli occhi, riconobbi subito la figura di mia nonna. Il marrone dei suoi occhi si fuse istantaneamente con il placido azzurro dei miei, e mettendomi in piedi, barcollai per alcuni secondi. Non ebbi tempo di proferire parola, che subito venni preceduta. “Devi vedere una cosa.” Mi disse lei, guardandomi negli occhi e infondendomi sicurezza con il solo uso dello sguardo. Esitai per un semplice attimo, e limitandomi poi ad annuire, scelsi di seguirla. Assieme al nonno, aveva cresciuto me e i miei fratelli fino all’età adulta, e fidandomi ciecamente, sapevo bene che non mi avrebbe mai ferito o deluso. Seppur lentamente, camminavo al suo fianco, muovendomi con una lentezza tale da non riuscire a sentire il suono dei miei passi. Evitando di arrestare il mio cammino, spostai il mio sguardo su mia nonna. Eravamo sole, ed ero preoccupata. “Dov’erano gli altri? Dove voleva portarmi?” mi chiedevo, parlando con me stessa e sperando di trovare autonomamente una risposta. Per pura sfortuna non la trovai e continuando a camminare, giunsi in un luogo conosciuto. Mi ero fermata, e l’odore che giungeva al mio naso appariva penetrante. Confusa, mi guardai intorno, e facendolo, scoprii la nuda e cruda verità. La mia saggia nonna mi aveva riportata nella grotta mostratami da Silver anni prima. Nella stessa, due semplici differenze. Il fuoco che soleva spaventarmi era ormai spento, e la parete sembrava incredibilmente diversa. Spinta dalla curiosità, mossi qualche incerto passo in quella direzione, e non appena fui abbastanza vicina, posai una zampa sulla parete di roccia. Mantenni quindi il silenzio, e concentrandomi intensamente, notai dei particolari. Quelli che vedevo non erano che disegni, pitture stilizzate e create con grande talento, che per qualche arcana ragione, parevano avere ognuna un significato ben preciso. Senza proferire parola, le esaminavo con attenzione, e con mia grande sorpresa, notai molte figure simili a lupi. Indietreggiando lentamente, chiesi spiegazioni a mia nonna, che posando gli occhi su quegli strani disegni, mostrò la mia stessa e confusa espressione. “Chi credi sia stato?” chiesi, non accorgendomi di aver iniziato a tremare inconsciamente. “Non lo so, ma ora nasconditi.” Mi disse, facendosi improvvisamente seria e intimandomi di accucciarmi in un angolo di quella così buia e fredda grotta. “Perché?” sussurrai, con la mente sconvolta dalla confusione e il corpo attraversato da brividi di freddo. “Umani.” Rispose soltanto, per poi tacere e mantenere quella seppur scomoda posizione. Ad ogni modo, i minuti passavano, ed io non sentivo altro che un distinto rumore di passi. Qualcuno sembrava cercarci, e nasconderci era la nostra unica salvezza. Ascoltando il consiglio di mia nonna, rimasi ferma dov’ero, e allo scadere di cinque interminabili minuti, decisi di venir fuori dal mio nascondiglio. Lei stessa cercò di fermarmi, ma senza successo. Avevo visto fin troppo in quella caverna, e ora sapevo di dover assolutamente far luce sul mistero rappresentato dagli umani. Ero certa che fossero infidi e sospettosi, ma qualcosa dentro di me mi spingeva a credere il contrario. Secondo il mio pensiero, esisteva infatti una seppur remota possibilità che alcuni di loro fossero buoni, e in seguito alla mia decisione unita alla mia ferrea e incrollabile volontà, avrei sicuramente scoperto ogni cosa.
   
 
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