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Autore: Fonissa    16/04/2016    1 recensioni
[Perjasico]
"L'amore è strano. L'amore è diverso e varia da persona a persona. Quando qualcuno si innamora, viene attratto da tutto: dagli occhi, dal viso, dal sorriso, dalla risata, dai gesti che è solito fare, dal carattere, dai periodi tristi e da quelli felici, dai difetti e dalle imperfezioni, ma soprattutto dall'anima. Che cos'è l'amore, se non un combaciarsi perfetto di anime? E chi ha mai detto che quelle anime possono essere solo due? Cosa ti impedisce di stare con due persone se quelle ti fanno sentire finalmente nel posto giusto? Niente, solo te stesso e gli ostacoli che ti poni."
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Questo capitolo è ambientato subito dopo il primo. 

Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice

"Buongiorno amori miei." esclamò Jason, entrando nella cabina 1 sorridendo. Nico si mise un cuscino in testa borbottando qualcosa di incomprensibile, mentre Percy si sedette stropicciandosi gli occhi. Il biondo ridacchiò, accomodandosi tra i due sul letto.
"Io mi sono svegliato presto. Dormivate troppo tranquilli, non ho avuto il coraggio di svegliarvi. Vi ho portato la colazione."
"Che ore sono?" chiese Percy.
"Le undici. Ho detto a Chirone che non vi sentivate bene e che per oggi stavate a riposo."
Il figlio di Poseidone annuì, afferrando un cupcake blu e iniziando a mangiarlo affamato. Finalmente Nico alzò la testa, prendendo anche lui qualcosa da mangiare. 
"Colazione a letto? Come mai tutta questa dolcezza?" domandò il figlio di Ade. Jason sospirò, distogliendo lo sguardo da entrambi. 
"Devo ritornare al Campo Giove per un pò. Ho degli impegni, non so per quanto tempo dovrò restare lì."
Nico lo guardò ad occhi sgranati, mentre Percy quasi si affogò col suo cupcake.
"Sei serio?! Tra cinque giorni l'estate finisce, Percy ritornerà a casa sua e io passerò la maggior parte del tempo da mio padre! Vuoi dire che dobbiamo salutarci ora?" esclamò il minore, senza nascondere la tristezza nella voce.
Percy spostò velocemente lo sguardo da uno all'altro e, stranamente, gli venne un'idea. Saltò in piedi, con decisione e indicandoli.
"Ora voi mi ascoltate! -forse sarebbe sembrato autoritario, senza la bocca sporca di glassa blu e con qualcos'altro addosso oltre le mutande- io non ci sto a separarci dopo un mese solo di relazione. Venite da me per il resto dell'anno!"
Quell'idea gli era saltata in mente all'improvviso, senza pensarci troppo. Gli era sembrata una soluzione più che giusta. I due lo guardarono a bocca spalancata. 
"Perchè?" chiesero in contemporanea. Il ragazzo dagli occhi color mare arrosì. Non era mai stato bravo in questo genere di cose.
"Io... Io non credo che riuscirei a stare per tutto quel tempo senza di voi. Cioè, questo mese è stato il più bello della mia vita, non voglio dover aspettare un altro anno e..."
Ma non riuscì a finire di parlare poiché Jason gli si fiondò incontro, abbracciandolo con le lacrime agli occhi. Sorprendentemente dopo qualche sfondo si aggiunse anche Nico. 
"Tornerò in tempo, promesso -sussurrò il biondo- ma ora dovete andare, tutti sanno che siete nei vostri letti a riposare."
I tre si vestirono, si scambiarono qualche altro bacio, poi Nico e Percy lanciarono un'ultima occhiata a Jason e uscirono, sgattaiolando nelle proprio case facendo attenzione a non farsi vedere. Appena entrato, Percy prese una delle dracme che conservava e andò in bagno. Regolò l'acqua, disse la solita formula, lanciò la moneta e il volto di sua madre, in pausa dal suo turno di lavoro, apparì. La donna si prese un piccolo spavento, poi un enorme sorriso si allargò sul suo viso.
"Percy! Come mai mi contatti a quest'ora? Va tutto bene, piccolo mio?"
"Si mamma, tutto bene." rispose il ragazzo sorridendo. Dopo la sconfitta di Gea non aveva ancora riabbracciato sua madre, ma era solo riuscito a mandarle lettere e messaggi iride, perciò non vedeva l'ora di tornare a casa.
"Sicuro che vada tutto bene? Nell'ultima lettera... -Sally si morse il labbro. Cercava sempre di essere delicata su certi argomenti- insomma, mi hai scritto che non hai ancora parlato con Annabeth."
"Io ci ho provato, ma lei ha la testa dura... Comunque, volevo dirti una cosa importante sul ritorno a casa..."
"Hai intenzione di rimanere al campo?" 
Percy, ancora una volta, si ritrovò ad ammirare il coraggio e la bontà d'animo della madre. La donna sorrideva, non dava a vedere il suo nervosismo, ma gli occhi erano velati di tristezza. 
"No mamma, stai tranquilla, ritorno. Volevo solo chiederti che potremmo ospitare due miei amici." Il figlio di Poseidone pronunciò la parola amici con un groppo in gola.
"Stai parlando di Jason e Nico?" 
"Come fai a saperlo?"
"Scrivi sempre di loro nelle lettere. Io mi emoziono ogni volta che ne arriva una e mi ritrovo tre righi in cui parli quasi solo di loro." 
Percy aveva le guance in fiamme. Sperò che la mamma non se ne accorgesse e ridacchiò.
"Almeno le scrivo! Apprezza lo sforzo!"
Scoppiarono a ridere, e per qualche secondo si dimenticarono dei chilometri che li separavano. Quando smisero, Sally guardò il figlio con uno scintillio negli occhi. 
"Certo che possono venire! Dovremmo avere un paio di materassi in soffitta. Non vedo l'ora di conoscerli."
"Sono fantastici mamma, te lo assicuro."
"Devono esserlo, sono tuoi amici! Ora devo andare, la mia pausa è quasi finita - la donna si attaccò il grembiule del negozio di dolci in vita- ah Percy, se per caso, in questi cinque giorni, il mondo avesse bisogno di un altro aiuto, digli di cavarsela da solo. Intesi?"
"Certo mamma." 
La chiamata si spense e Percy si ritrovò di nuovo solo. Si buttò sul letto, pensando in quale assurda situazione si fosse ritrovato. Solo cinque giorni e sarebbe tornato a casa con i suoi due fidanzati, facendo finta che fossero solo amici. Non avrebbe vissuto un anno intero così, prima o poi avrebbe detto la verità a sua madre, a Paul, ai suoi amici e forse, un giorno, anche a suo padre. Anche se Percy credeva che il vero problema sarebbero stati i suoi suoceri. 
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Si alzò, confuso, dirigendosi verso l'entrata.
"Chi è?" chiese.
"Sono io."
A Percy sembrò che i suoi muscoli si sciogliessero. Era Annabeth. Deglutendo a vuoto aprì la porta, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione. Annabeth stringeva i pugni, cercando di non abbassare lo sguardo. 
"Ehi -esclamò- posso entrare?"
In un primo momento Percy avrebbe voluto chiuderle la porta in faccia e nascondersi sotto il letto, ma poi si costrinse ad annuire invitandola dentro. Appena la porta si chiuse alle loro spalle, le tensione aumentò, come si poteva notare dalle mani di entrambi che non riuscivano a stare ferme. 
"Ho sentito che non stai bene" disse poi la bionda, dopo vari minuti di silenzio. 
"Ehm si.... Mal di pancia, sai, troppi dolci blu." rispose Percy, tenendosi la pancia e sedendosi sul letto, sperando di essere credibile. Annabeth rimase in piedi a guardarlo. 
"Percy, io... Non credo di essermi comportata ti bene."
Il figlio di Poseidone sbattè gli occhi confuso. Si era aspettato un'altra sfuriata, come quando l'aveva lasciata, e non che venisse a chiedere scusa.
"Mi sono comportata da idiota. Non me lo aspettavo, non riuscivo a capire..."
"È stata anche colpa mia. Forse avrei dovuto dirtelo in modo diverso."
La figlia di Atena scosse la testa, asciugandosi velocemente le lacrime.
"Tu hai fatto il possibile, prima o poi sarebbe arrivato il momento, non era destino. Ma Percy, voglio solo chiederti una cosa: perché?"
Per la prima volta Percy distolse lo sguardo, guardando il muro dietro la ragazza per non incrociare i loro occhi. Dal primo istante aveva capito che quella conversazione avrebbe condotto a quel punto.
Perché si erano lasciati?
La verità non poteva dirla. Non era sicuro di essere pronto e Annabeth non era la persona adatta a saperlo per prima. E allora che le avrebbe detto? Anche se si erano lasciati, Percy le voleva ancora bene, era pur sempre la sua migliore amica. Non voleva mentirle.
"Noi... Non potevamo stare insieme. L'hai detto anche tu, non era destino."
"C'è un'altra?"
Annabeth pronunciò quella domanda velocemente, a voce alta e fredda. Percy ebbe l'impressione che la bionda conservasse quella domanda da molto tempo. 
Il ragazzo non disse si, ma non disse nemmeno no. Si limitò a rispondere:
"Amo qualcun altro."
Annabeth annuì, si coprì il viso per non far vedere che piangeva e corse via. 

Jason non ci mise molto per arrivare al Campo Giove. Da quando la guerra contro Gea era finita, i romani avevano spostato il campo molto più vicino, per facilitare i viaggi e le comunicazioni. 
Appena ci mise piedi, una massa di capelli ricci gli venne incontro.
"Hazel?"
"Jason, devo parlarti."
"Io avrei delle cose da fare..."
"Ti prego, è importante."
Jason alzò gli occhi al cielo, annuendo e lasciandosi trasportare verso uno dei pochi luoghi tranquilli presenti al campo Giove: il tempio di Plutone. I semidei evitavano sempre di passare lì vicino. 
"Cosa devi chiedermi?" esclamò il figlio di Giove, leggermente ansioso. La paura che Hazel avesse intuito qualcosa si era insinuata in lui fin da quando l'aveva vista. 
"Ultimamente mio fratello è strano. Ha lasciato Will un mese fa e non vuole dirmi il perchè, lo vedo sempre più raramente, molte volte si perde nei suoi pensieri... Sai cosa gli è successo?"
Jason avrebbe voluto sparire, chiudersi da qualche parte e non uscirne più. La sua paura si era rivelata fondata. Per qualche minuto si guardò intorno, sperando in qualcuno o qualcosa che lo tirasse fuori da quella situazione, ma non arrivò nulla. 
"No, non so nulla..." disse, sperando che Hazel non si accorgesse delle leggere scintille che gli uscivano dalle mani. 
"Sicuro? Non ti ha detto proprio nulla? Negli ultimi tempi vi ho visti più legati, anche con Percy."
Nella mente di Jason girarono talmente tante imprecazioni che perfino Arion sarebbe impallidito a sentirle. Di questo passo qualcuno li avrebbe scoperti. 
"Sai com'è Nico, non parla molto di se stesso... Perchè non provi a chiedergli qualcosa tu?"
Jason sapeva di star scaricando il peso su Nico, ma forse lui sarebbe riuscito a confessarsi con la sorella. Nascosto tra loro tre, quel segreto prima o poi sarebbe scoppiato.
La figlia di Plutone abbassò lo sguardo.
"Ho paura di turbarlo." 
"Io invece penso che riuscirebbe a dirti qualcosa. Sei la persona che ha il legame più stretto con lui."
"Si, hai ragione. Domani gli chiedo qualcosa, o almeno ci provo. Grazie Jason, ti farò sapere com'è andata!" e detto questo, la ragazza corse via sorridendo. 
Jason rimase lì a sospirare. Avrebbe dovuto mandare un messaggio ai suoi fidanzati al più presto.

  
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