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Autore: i1976    05/04/2009    3 recensioni
Anche una semplice influenza può sconvolgere la pacifica cittadina di Hazzard, dove tutto, ma veramente tutto, è possibile.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Enos Strate, Daisy Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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storia

Capitolo 3

Enos si avvicinò lentamente a Daisy, non sapendo bene cosa fare.

"Daisy? Perché piangi? Non c’è bisogno di piangere. E’ una cosa vecchia"

Daisy scosse la testa, "Possibile che tu non capisca, Enos? Piango perché mi hai messa da parte su una cosa così importante".

Il ragazzo la guardava sempre più sconvolto, "Ma….. non volevo farti preoccupare. Conoscendoti, se avessi saputo che ero ferito, saresti volata a Los Angeles. Non fraintendermi, la cosa mi avrebbe fatto immenso piacere, ma… tu hai il tuo lavoro…. e poi la fattoria. Sai benissimo che tu sei la persona a cui tengo di più qui ad Hazzard, e sai che condivido tutto con te".

Dopo queste parole, Enos arrossì, rendendosi conto che quello che aveva detto assomigliava ad una dichiarazione d’amore.

Daisy si voltò per non mostrargli il suo volto, "Condividi con me solo le cose belle, ma ogni volta che c’è qualche problema ti allontani".

"Solo per non farti soffrire e per non metterti in pericolo", cercò di spiegare Enos, sempre più rosso, "ti prego Daisy, non essere arrabbiata".

Nel frattempo la sera stava ormai calando, i lampioni della città iniziavano a spandere la loro luce, e quelle nuvole che il vento aveva spazzato via durante la giornata stavano facendo il loro sgradito ritorno.

Nella stanza c’era silenzio, Daisy ancora voltata di spalle e Enos poco dietro di lei, ormai senza parole.

Non ci volle molto perché il silenzio venisse interrotto da tuoni sempre più vicini, e la pioggia prese a mitragliare contro i vetri.

Improvvisamente un tuono esplose come una bomba, e nell’appartamento di Enos, fino ad allora illuminato dai lampioni esterni, piombò il buio.

"Un black-out", mormorarono entrambi i ragazzi.

Daisy si avvicinò alla finestra; la cittadina era completamente immersa nelle tenebre.

"Deve essere caduto un fulmine molto vicino, ma dovrei avere delle candele da qualche parte".

Daisy sentì la voce di Enos dietro di lei, e poi sentì un rumore di passi, un botto e un gemito.

"Enos, cosa combini?", la ragazza non poté fare a meno di sorridere, indovinando subito che Enos, nella sua imbranataggine, era andato a sbattere contro qualche mobile; era impossibile rimanere arrabbiati con lui.

Finalmente, dopo il rumore di diversi cassetti aperti e richiusi, una fioca luce illuminò la stanza.

Daisy si asciugò le lacrime, trasse un profondo respiro ripromettendosi di non arrabbiarsi più, e si voltò verso Enos, "Per fortuna che hai in casa delle candele, dolcezza. Il buio non mi piace affatto".

Anche Enos trasse un respiro di sollievo, ringraziando in cuor suo il black out che aveva distratto Daisy, anche se nemmeno lui era un amante del buio.

I due si sedettero di nuovo al tavolo, guardandosi imbarazzati, la candela in mezzo a loro.

"Scusa", dissero quasi in contemporanea, poi scoppiando a ridere.

Dopo la risata liberatoria, Daisy si rifece seria, "Enos, lo so che ormai è una cosa passata, ma vorrei che mi raccontassi cosa è successo a Los Angeles. Non ho potuto esserti vicina allora, ma voglio esserti in un certo senso vicina ora".

Enos sospirò, "Insomma vuoi proprio che ti racconti tutto. E va bene. Quel giorno ero in servizio, e ricevemmo una chiamata per una rapina in un negozio. Quando io e il mio collega Turk arrivammo, il rapinatore stava uscendo dal negozio in tutta fretta, con la pistola in mano. Non abbiamo fatto in tempo a scendere dalla macchina che abbiamo sentito uno sparo. Francamente io non ricordo molto, se non il dolore alla spalla. Mi sono svegliato in Ospedale. Non c’è poi molto da raccontare, come vedi. Il risultato è questa cicatrice, niente di più".

Enos tacque la paura che aveva provato in quegli attimi; non le raccontò che per lunghi interminabili momenti aveva avuto paura di morire, e il suo unico pensiero era stato quello di non poter più tornare ad Hazzard, e soprattutto di non poter più rivedere Daisy. Quando si era svegliato in Ospedale si era ripromesso di confessare a Daisy i suoi sentimenti, ma poi quel coraggio legato al rischio che aveva corso si era spento, soffocato nuovamente dalla paura della possibile risposta negativa di lei alla sua dichiarazione. E così aveva continuato a preferire quel limbo relazionale ad un rifiuto di lei.

Daisy deglutì a fatica, "Invece è una cosa grave, perché avresti potuto rimanere ferito più gravemente, e se fosse successo….."; non riuscì a finire la frase, quasi le mancasse il respiro anche al solo pensiero che avrebbe potuto perdere Enos.

"Ma non è successo, Daisy, quindi è inutile continuare a pensarci. Adesso, ti prego, non pensare più a questa storia".

Daisy scosse la testa, "Forse hai ragione tu. E’ meglio non pensarci più. Spero almeno che tu non abbia patito troppo la settimana in Ospedale. So che sei terrorizzato da aghi e siringhe", si sforzò di sorridere.

Anche Enos finalmente sorrise, "Già. Ma dopotutto non è stato poi così male stare in Ospedale. Si occupava di me un’infermiera molto gentile".

E mentre Enos parlava di questa adorabile infermiera, Daisy cercava di mantenere la calma; nonostante i suoi migliori propositi, la rabbia cominciava di nuovo a montare.

Enos, nella sua immensa ingenuità, non si rendeva conto che andando avanti così stava rischiando di morire per mano della sua amata Daisy.

"ENOS STRATE" (ecco di nuovo che lo chiamava con il nome completo, e Enos si chiedeva perché) "COSA DIAVOLO VUOI CHE MI INTERESSI DI QUESTA CINDY… MINDY… O COME DIAVOLO SI CHIAMA?"

Enos era sempre più in difficoltà.

Alla sua ingenuità si univa la febbre che non rendeva certo il ragionamento fluido, "Ma… Daisy…. sei stata tu a chiedermi di raccontarti tutto. Pensavo che fossi contenta di sapere che c’era qualcuno che si occupava di me mentre ero in Ospedale. Sai… Mindy è stata molto gentile, in un certo senso mi ricordava te".

In tutta incoscienza, Enos pronunciò la frase che nessun uomo dovrebbe mai pronunciare a una donna..

Daisy ebbe un istinto omicida, e per evitare di realizzarlo si precipitò verso la porta, "BENE, ALLORA CHIAMA CINDY E DILLE DI VENIRE A FARTI DA INFERMIERA ANCHE QUI AD HAZZARD".

Enos cercò di fermarla, "Si chiama Mindy, non Cindy… e poi vive a Los Angeles, e fa l’infermiera solo in Ospedale. E comunque io preferisco….".

Enos non fece in tempo a finire la frase che Daisy si voltò e gli mollò un ceffone, in perfetta sincronia con il fragore di un tuono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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