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Autore: Doctor Nowhere    19/04/2016    1 recensioni
Cinque figure, flagellate dalla tempesta. Quattro uomini, una bambina. Non hanno un posto dove andare, non hanno un posto dove tornare. Hanno solo qualcosa da cui scappare.
Axel Schmidt, un tedesco grande e grosso ma costretto a sorreggersi su una stampella.
Florin Dragan, un gentiluomo rumeno, raffinato ed egoista.
Theodore Winston Starkey, un americano dotato di grande senso pratico.
Francesco Leone, un piccolo, gobbo e codardo scienziato italiano.
Jackie, una misteriosa bambina dagli occhi color smeraldo.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sguardo di Herbert si fece intenso. Guardò dritto negli occhi Starkey, per capire se stesse mentendo. Quello resse lo sguardo, con tanta forza che alla fine fu il poliziotto a dover chinar la testa. Dicevano la verità. O almeno, parte della verità.

"I vostri rapitori vi hanno... torturati?"

"Non fisicamente" rispose pronto l'americano "Però... diciamo che non ci sono andati leggeri con noi con le minacce e le torture psicologiche."

Di nuovo il commissario lo guardò fisso. Di nuovo dovette abbassare lo sguardo.

Stava per dire qualcosa, ma sua moglie aprì la porta, conducendo la piccola Jackie, che ora indossava una magliettina rosa e un paio di piccoli jeans un po' sgualciti "Sono i vecchi vestiti della mia Franziska... mi dispiace che siano un po' usurati, ma non avevo altro della sua misura." "Non ha nessuna importanza" si alzò subito Francesco, e si mosse, per quanto gli permisero le sue gambe storte e la sua stanchezza, verso la piccina, sollevandola con un sorriso.

Il commissario sbadigliò. Era piuttosto stanco... tutto sommato, pensò che in fondo almeno una parte di quello che dicevano quegli individui doveva essere vero... comunque decise di mettere tutti gli oggetti di valore in un posto sicuro, e di chiudere a chiave la sua stanza e quella dei figli, Franziska e Alphons, rispettivamente quindici e dodici anni. Avrebbe voluto chiudere a chiave anche la stanza dei suoi ospiti, ma si rese conto che ci avrebbero messo più di un'ora a lavarsi tutti, e poi sua moglie avrebbe preparato qualcosa per loro... probabilmente sarebbero andati a dormire la mattina.

Francesco fu il secondo ad avere il piacere di sentire le sue membra rilassarsi in un bel bagno caldo, poi toccò a Axel, poi a Florin, che già aveva strepitato abbastanza, e per ultimo Starkey.

La signora Alice portò dei vestiti presi in prestito dal marito. Purtroppo, dato che il suddetto marito non aveva gran fantasia nel vestiario, aveva un numero limitato di abiti di cui poteva fare a meno... e fra questi c'era anche una divisa da poliziotto di riserva. Mentre questi si vestivano e si preparavano a gustare la piccola cena che aveva preparato per loro, raggiunse il marito e si mise a dormire.

Alla fine Dragan indossava una bella camicia bianca e dei comodi calzoni neri, tenuti alla vita da una cintura che Muller non usava mai, Leone un paio di pantaloni e una maglietta che dovette strappare sulla schiena, o non sarebbe riuscito a infilarla, Schmidt girava a petto nudo con un paio di calzoni da jogging (d'altra parte, era così grosso che avrebbe distrutto qualsiasi maglietta o camicia appartenuta a Herbert), e Starkey indossò con una certa soddisfazione l'uniforme di riserva, ovviamente privata di tutte le piastrine di riconoscimento.

Dopodiché, i cinque si riunirono per consumare brevemente la minestra della signora Muller. "Siamo stati proprio fortunati" commentò sollevato l'italiano, incurante del fatto che la sua gobba fosse completamente a nudo e alla vista di tutti.

"Sono d'accordo" annuì Starkey. Stava per aggiungere altro, ma si fermò all'improvviso, bloccandosi con il cucchiaio a mezz'aria ormai vicino alla bocca. Appoggiò nel piatto la posata e si alzò da tavola.

"Che succede, signor Starkey?" chiese Dragan, mentre con eleganza ingeriva un cucchiaio di minestra.

Anche Schimdt si alzò, e zoppicando si avvicinò all'americano. Gli appoggiò una mano sulla spalla, e gli chiese "Qualcosa non va?"

L'uomo vestito da poliziotto alzò di scatto una mano, gesto militare per imporre silenzio. Fiutò l'aria. Fiutò ancora. Poi si voltò verso i suoi compagni e chiese "Lo sentite anche voi?"

Gli altri uomini provarono ad annusare, poi si guardarono fra loro. "No... io non sento niente." disse a nome di tutti Leone "Tu cosa hai sentito?"

"Zolfo, credo..." rispose dubbioso l'interrogato. Fiutò ancora. "No, non è zolfo. Ma l'odore è simile."

"E' l'odore dei morti" disse Jackie, alzandosi dal suo sgabello. Si mosse verso Starkey, e ripetè "Odore di morti. Sono vicini. Stanno venendo qui."

Un brivido corse sulle schiene di tutti i presenti. Sguardi terrorizzati schizzarono da uno all'altro. Infine, fu il conte a parlare "Credi... credi che siano loro? Credi che ci abbiano trovati?"

La bambina scosse la testa "Non vengono per noi. Vengono per lui."

"Per Herbert?" chiese Schmidt, stringendo la presa sulla sua stampella improvvisata.

La bambina fece di nuovo segno di no "Non vogliono sangue adulto. Cercano il corpo di un bambino."

Si diresse verso la porta. Starkey e Schimdt la seguirono, più silenziosamente possibile. Gli altri due, che erano rimasti seduti, si alzarono il più in fretta possibile. Francesco, impacciato dalla gobba, mosse inavvertitamente il tavolo, facendo molto rumore. "Silenzio, imbecille!" sibilò Dragan. Il gobbo tentò di scusarsi in silenzio, con le lacrime agli occhi.

Starkey si voltò, afferrò alcuni coltelli e li distribuì fra i suoi compagni, uno a testa, inclusa Jackie, ma ne tenne due per sé. Impugnò i coltelli con le lame verso l'esterno della mano, e fece segno al rumeno di aprire la porta. Questo appoggiò il coltello alla sua cintura, svitò l'impugnatura del bastone, facendo scorrere di un paio di centimetri la lama ed eseguì l'ordine.

Comparve a loro il corridoio, avvolto nell'oscurità. Non si udiva niente, né il vento, né la pioggia, né una voce umana. Se lo stesso silenzio può essere dolce e sicuro per chi cerca riposo e tranquillità, per chi aspetta una minaccia è una tortura peggiore del più infernale rumore. I cinque avanzarono cauti. Solo i loro passi risuonavano in quella tetra aria. Tutto il resto, taceva. Come tace il cielo, pochi istanti prima della bufera.

 

   
 
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