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Autore: YukiWhite97    20/04/2016    1 recensioni
Tadashi Hamada ha sempre avuto una vita a dir poco particolare: ha affrontato tante cose, conosciuto le più strane delle persone, ha perfino sposato il proprio fratello Hiro, di cui si è innamorato.
I racconti riguardo la sua straordinaria vita sono ciò che più lo rende orgoglioso, peccato che sua figlia non sia dello stesso pensiero, dopotutto è ormai un'adulta e non ha tempo di pensare alle favole.
Ma quei racconti saranno solo finzione o ci sarà qualcosa di reale?
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Piccola fanfiction, ovviamente Hidashi, con accenni Mpreg e in cui troverete due pg della mia precedente storia "Seme d'amore, fiore di gioia", ma ovviamente può essere letta da tutti.
Se avete visto il film "Big Fish - storie di una vita incredibile" avete già capito tutto. Se invece non l'avete visto, spero di sorprendervi ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiro Hamada, Nuovo personaggio, Tadashi Hamada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Hiashi si ricordò di quella volta in cui aveva cinque anni ed era stata costretta a rimanere a letto a causa di una brutta febbre. Ovviamente Tadashi l'aveva consolata, raccontatole di come a lui fosse successo di rimanere legato al letto per ben tre anni.
Ciò era successo perchè in genere i ragazzini si sviluppano un pò alla volta, lui invece pareva aver fretta. Cresceva di almeno un centimetro al mese, così come cresceva il timbro della sua voce e la grande ambizione a cui il corpo non riusciva a stare dietro. Fu quindi costretto a rimanere steso e immobile, legato da miriadi di stringhe fastidiose che avrebbero dovuto arrestare la sua incredibile crescita.
I suoi unici passatempi erano i libri ed in particolare le enciclopedia, pensare che era in soli tre giorni era già arrivato alla lettera G, nella speranza di trovare una risposta al suo gigantismo. Poi una volta gli capito di leggere un articolo sul pesce rosso.
"Il pesce rosso, se messo in una vasca piccola, rimane piccolo. In uno spazio più grande invece, esso raddoppia, triplica o quadruplica"
Quella semplice informazione lo convisse del fatto che forse il suo essere così sproporzionatamente grande rispetto alla norma, doveva essere perchè era destinato a cose grandi.
A diciotto anni, dopo che la sua crescita si era finalmente arrestata, Tadashi Hamada poteva adibire ai suoi doveri di cittadino modello: studente migliore dell'università, miglior giocatore nella squadra di football, faceva volontariato, recuperava i gattini dagli alberi, ed era ben voluto e stimato da tutti, eccetto dall'aggressiva Gogo Tomago, unica giocatrice donna della sua stessa squadra. Lui era sempre stato così perfetto, e anche dopo anni continuava ad esserlo.
L'unica cosa che serviva al ragazzo per sistemarsi era incontrare l'amore e magari anche sposarsi, ma Tadashi non ci pensava, non che avesse una grande idea della famiglia. I genitori aveva divorziato quando aveva solo cinque anni. Il padre era andato chissà dove, mentre invece la madre si era fatta un'altra vita nonostante non si fosse più risposata. La cosa terribile era che entrambi avevano abbandonato il loro unico figlio dall'oggi e al domani. Tante volte quest'ultimo si era chiesto perchè le cose fossero andate così, convinto che fosse colpa sua, ma con il passare degli anni aveva imparato a capire che talvolta la gente per egoismo era portato a fare cose stupide, come abbandonare il proprio figlio. Eppure non gli era andata male: era cresciuto assieme a zio Cass, ed era diventato un cittadino modello, di buoni principi e con la testa apposto. Inoltre, non che soffrisse della mancanza di due figure genitoriali, solo che alle volte sentiva di essere... un pò solo.
Furono principalmente due i motivi che portarono il perfetto ragazzo ad abbandonare la sua perfetta vita. La prima fu qualcosa che venne a sapere, un qualcosa di molto, molto importante.
Quel giorno, dopo l'ennesima partita vinta di football, egli tornò a casa. Non appena fu arrivato vide sua zia Cass, tutta intenta a sistemare delle foto nell'album di famiglia.
"Ciao zia Cass" - salutò.
"Tadashi caro! - esclamò - com'è andata la partita?"
"Li abbiamo stracciati come sempre - rispose sedendosi accanto a lei - che fai? Sistemi le foto?"
"Oh sì - disse - non potevo lasciarle in quello scatolo ad ammuffire. Guarda poi com'eri carino da piccolo!". Tadashi spostò lo sguardo sulle foto: la maggior parte di esse ritraevano lui in diverse fasi della sua vita: quando aveva vinto il premio per il miglior esperimento a scuola, la prima partita di football vinta all'età di soli otto anni, oppure quando aveva pescato da solo il primo pesce. Eppure vi era qualcosa che non andava: in molte foto non si riconosceva, non sembrava neanche lui.
"Umh? - domandò prendendone una - ma... chi è questo?"
Zia Cass sembrò agitarsi tutt'ad un tratto.
"Sei... sei tu ovviamente.."
"No che non sono io. Questo bambino ha i capelli più lunghi e ha anche il viso diverso! Eppure mi è... familiare - alzò lo sguardo, indispettito - zia Cass... cosa mi stai nascondendo?"
La donna si portò una mano sul viso, sospirando.
"Temevo che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto dirtelo... e io e tua madre che ci eravamo illude si potertelo nascondere" - sussurrò.
"Eh?! Tu hai continuato a parlare con mia madre in questi anni?" - domandò. Per l'appunto, da quando era stato abbandonato, il ragazzo non aveva avuto più opportunità di parlare nè con il padre nè con la madre, e di certo non pensava che zia Cass avesse invece dei contatti regolari con uno di loro.
"Solo... solo qualche volta - ammise - sai, adesso è molto pentita. Ai tempi era giovane, avrebbe dovuto portarti via con lei"
"Ora è un pò tardi per pensarci, non credi?" - domandò indispettito.
"Questo lo so - fece torturandosi le mani - quello che non sai è che c'è qualcosa che ti hanno tenuto nascosto... che anche io ti ho tenuto nascosto. Vedi, prima di separarsi... i tuoi genitori hanno... concepito un altro bambino... ovviamente tua madre non ne sapeva ancora nulla... fu solo dopo che si accorse di essere incinta"
"Cosa? - domandò sconvolto - Vuoi dire che io... io potrei avere un fratello?"
Zia Cass annuì.
"Tu hai un fratello - sospirò - è per la precisione si chiama Hiro, e ad oggi ha quattordici anni. Quel bambino in foto è lui, è stata tua madre a mandarmi quelle poche foto che vedi sparse sul tavolo".  Il respiro del ragazzo si era fatto accelerato e irregolare, il cuore aveva iniziato a battere all'impazzata. Non sarebbe potuto rimanere tranquillo davanti una notizia del genere. Come poteva avere un fratello e non saperne nulla? Come potevano avergli nascosto una cosa del genere? Non solo era andato abbandonato ed era cresciuto senza i propri genitori, ma gli era anche stato proibito di sapere si suo fratello, nonchè sangue del suo stesso sangue.
"Ma non capisco! - esclamò -  perchè non ne sapevo nulla!"
"Lei mi ha pregato di non dirti nulla  - spiegò con un sussurro - avrebbe voluto dirtelo, ma aveva paura tu pensassi che ti avesse sostituito. E in seguito gli anni passavano e passavano... e diveniva sempre più difficile, non avevo idea di come avresti reagito!"
"Perchè, secondo te adesso come sto reagendo? - esclamò battendo le mani sul tavolo - sono tutte scuse! Semplicemente non le importava più nulla di me, non voleva perdere il suo tempo con i figli, ma una volta scoperto di aspettarne un secondo ha deciso di accudire il più piccolo poichè non aveva altra scelta, lasciando me invece, il più grande in balia di me stesso!"
"Ma non ha scelto - cercò di spiegarle - ascolta, non dico che non abbia sbagliato nell'abbandonarti o nel nasconderti di Hiro. Io stessa avrei tante volte voluto dirtelo, ma non sapevo come fare Non devi odiare tuo fratello per questo 
"Io infatti non odio lui - disse stringendo i pugni - odio tutto il resto del mondo, perchè probabilmente lui neanche sa della mia esistenza e di certo non lo saprà mai!"
In seguito a quelle parole, Tadashi si ritrasse. Sarebbe stato inutile arrabbiarsi ulteriormente. Non vi era  più nulla che voleva sapere. Il fatto è che aveva un fratello, chissà dove, e che non sapeva neanche com'è fatto, a eccezione di una foto che ritraevano però un bambino di tre anni e non uno di quattordici.
Una vecchia fotografia ed un nome, tutto ciò che aveva.
Un trauma che ora aveva fatto riaffiorare tutte le sue insicurezze, mandando in frantumi quella facciata perfetta. Strinse la foto tra le mani.
"Io... io ho bisogno di restare da solo" - concluse, dirigendosi al piano di sopra, nella sua stanza. La notte la passò ovviamente in bianco. Non riusciva a dormire, non riusciva a capacitarsi di come potesse una madre abbandonare e nascondere al proprio figlio qualcosa di così importante. Era assurdo, perchè per colpa dei genitori due fratelli dovevano rimanere separati? Era sicuro che Hiro non sapesse neanche della propria esistente, ed adesso che Tadashi aveva scoperto la verità moriva dalla voglia di conoscerlo, di vedere come fosse,  che interesse avesse, conoscere insomma quella parte della sua famiglia.
Si rigirò da un lato. Forse però era inutile continuare a pensarci, poichè probabilmente i loro destini non si sarebbero mai incrociati.
Il secondo motivo che portò Tadashi a dare inizio al suo viaggio, fu l'arrivo in città di uno strano forestiero. Quest'ultimo veniva descritto come un gigante che si divertiva a rubare le pecore dai recinti e a rovinare i raccolti. A lungo andare, ciò aveva portato gli abitanti a protestare, per la gioia del sindaco, che non aveva idea di come fermare quella situazione, dopotutto nessuno sarebbe stato tanto coraggioso da cacciare uno straniero gigante.
"Vi prego, vi prego - supplicò l'uomo, cercando di mantenere la calma - so che la situazione è molto fastidiosa, ma dobbiamo trovare uno, uno solo che si faccia avanti per cercare di risolvere questo problema!"
Ovviamente la risposta non tardò ad arrivare. Tadashi era sempre in prima fila, sempre pronto ad ascoltare i discorsi importanti e sempre pronto ad intervenire. Senza indugio si era fatto avanti. Tipico di lui agire senza pensare, ma in quel momento la sua decisione era guidata anche dalla rabbia e dal fastidio represso per quella notizia riguardo suo fratello, una notizia che non aveva ancora digerito.
"Vado io" - disse solennemente, con una mano alzata. Ovviamente tutti gli abitanti si voltarono a guardarlo, il sindaco compreso.
"Emh... tu Tadashi?" - domandò incerto.
"Sì, lasciate fare a me - dichiarò - ci parlerò. Lo convincerò ad andare in un altro posto"
"Quel tipo ti schiaccerà in un secondo!" - ribadì l'uomo.
"Oh, dovrà sforzarsi molto per farlo, sindaco" - lo tranquillizzò con un sorriso. 
Meno di mezz'ora dopo, il ragazzo si trovò ad incamminarsi verso la caverna in cui si diceva che il gigante fosse andato a vivere, una caverna isolata vicino al fiume. Si avvicinò pian piano, prendendo ad urlare.
"Hey, ci sei!? Mi chiamo Tadashi Hamada e voglio parlare con te!"
La voce che rispose subito dopo era profonda, ma chi parlava lo faceva a scatti.
"Vattene-via!".
"Suvvia, non voglio farti del male!" - disse stupidamente. In seguito, il ragazzo indietreggiò, vedendo uscire dalla caverna il tanto temuto gigante: quest'ultimo era davvero di dimensioni enormi, ma era bianco, morbido... e sembrava anche terribilmente tenero!
Si lasciò infatti sfuggire una risata, e in seguito, ben sicuro della premonizione della sua morte, gli lanciò una pietra addosso. L'altro però rimase indifferente.
"Perchè-ridevi?" - domandò quello che a giudicare dall'aspetto doveva essere più un robot che un gigante, o magari era entrambe le cose, un robot-gigante.
"No, non è niente! - disse tornando serio - ascolta emh... io sono un sacrificio umano! Mi hanno mandato dalla città, così puoi mangiarmi!"
L'omone bianco continuò a fissarlo con uno sguardo perennemente immobile.
"Avanti! - esclamò - le braccia sono un pò fibrose, ma nelle cosce c'è della polpa!"
"Non-ci-penso-neanche-a-mangiarti" - rispose l'altro, sedendosi goffamente al suolo.
"Ma se torno in città penseranno che sono un vigliacco! Preferisco essere un pranzo che un vigliacco - fece avvicinando un dito al suo viso - avanti"
"Io-non-voglio-mangiare-nessuno - disse tristemente - io-le-persone-le-voglio-fare-ridere. Ma-nessuno- mi-si-avvicina- Ho-questo-aspetto-coccoloso-eppure-tutti-hanno-paura. Forse-è-per-la-mia-stazza-e-per-il-mio-modo-di-parlare. Ho-rubato-le-pecore-perchè-le-trovo-di-buona-compagnia, e-per-i-raccolti, beh... quando-cammino-distruggo-tutto, non- l'ho-fatto-apposta.. è-che-sono-troppo-grande..."
"Oh - disse facendo un cenno con il capo - com'è che ti chiami?"
"Io-sono-Baymax!"
"Baymax, io sono Tadashi. Hai mai pensato che magari non sei tu ad essere troppo grande ma è questa città ad essere troppo piccolà? Le persone grandi stanno nelle città grandi, dovresti andare!"
"Tu-vuoi-solo-liberarti-di-me" - notò tristemente. In quel momento la mente del ragazzo fu attraversata da un'idea: poteva cogliere l'occasione per partire, espandere i suoi orizzonti, e magari provare a cercare Hiro. Non sapeva perchè, ma aveva la netta sensazione che se lo avesse cercato lo avrebbe trovato, nonostante le possibilità fossero poche.
"Non è così! Anzi, sai che ti dico? Che questa città è troppi piccola anche per le mie ambizioni! Che ne dici Baymax? Verrò con te. Allora, ci stai?"
Baymax lo guardò, porgendogli poi una mano.
"Ci-sto".
Ben presto Baymax e Tadashi si ripresentarono in città, annunciando la loro intenzione di partire. Gli abitanti arrivarono in gran numero a salutarli, anche al robot, poichè avevano capito come quest'ultimo fosse innocuo,  e ad assistere al discorso del sindaco.
"Tadashi Hamada - disse infatti - ti dono la chiave della città, in modo che quando vorrai tornare, troverai le porte sempre aperte". Il ragazzo fece un cenno, legandosi la chiave attorno al collo, nonostante per il momento l'idea di tornare pareva abbastanza lontana. In seguito lui e il robot si misero in cammino, mentre la gente ai lati della strada li salutava.
"Tadashi! - esclamò improvvisamente la voce di zia Cass, la quale lo aveva afferrato da dietro - fortuna che sono arrivata in tempo! Cos'è questa storia, te ne vai?"
"Ebbene sì. Tutti e due sappiamo che sono ambizioso, ma non devi preoccuparti, starò attento"
La donna lo guardò con gli occhi lucidi.
"Ti prego - sussurrò - non vorrai fare cose strane come cercare Hiro, non è vero?"
"Tranquilla, non lo farò - sussurrò frettoloso, stringendola in un abbraccio - però adesso è arrivato per me il momento di andare, stammi bene, ti voglio bene!"
Immediatamente il ragazzo riprese a camminare, mentre sua zia lo fissava con una mano poggiata sul cuore.
Furono tanti i consigli che gli vennero dati mentre lasciava la città, anche se quello che apprezzò di più fu quello della strega. Un consiglio che a quanto pare, Tadashi voleva mantenere segreto.
Vi erano due strade per uscire da San Fransokyo: la prima era nuova, asfaltata. La seconda era in terra abbattuta, attraversava il bosco, ma nessuno la utilizzava, si diceva fosse infestata dai fantasmi. Poichè però Tadashi non aveva intenzione di tornare, decidette che sarebbe stato divertente provare qualcosa di nuovo.
Quando furono arrivati al bivio, Baymax si rivolse a lui.
"Conosci-di-qualcuno-che-l'ha-presa?" - domandò.
"Umh.. credo un poeta di nome Fred mi pare, una volta. Senti facciamo così. Tu prendi la strada nuova, e io quella vecchia. Così poi ci rivediamo all'uscita"
Il gigante lo guardò.
"T- stai-cercando-di-scappare, non è vero?". Alzando gli occhi al cielo, Tadashi si tolse lo zaino dalle spalle, porgendoglielo.
"Lo do a te. Così almeno sai che non posso scappare. Allora ci vediamo dopo". Con passo sicuro e come se fosse diretto verso una piacevole passeggiata, egli si infilò in quel piccolo sentiero che pareva senza fine.
Era ormai la sera quando si ritrovò circondato dagli alberi e dai fastidiosi insetti che lo pungevano. Tutt'intorno non si sentiva altro che il rumore delle cornacchie. Era decisamente un posto poco piacevole, ed inoltre più di una vola sciami di api gli erano venute dietro per punzecchiarlo. Camminava ormai da un pezzo in mezzo alla foschia, vedendo davanti a sè solo il buio.
Nella vita arriva il momento in cui un uomo ragionevole deve ammettere di aver sbagliato di grosso. Solo che io... non sono mai stato un uomo ragionevole. E di quanto avevo imparato a scuola... tanto più una cosa era difficile, tanto più valeva il premo finale.
Era davvero una fortuna che la parola arrendersi non facesse parte del suo vocabolario. Tadashi continuò infatti a camminare, certo che in fondo al tunnel di alberi avrebbe trovato un ambiente completamente diverso. E ancora una volta, aveva infatti indovinato.
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Angolo mio
Ed eccomi con il secondo capitolo! Che dire, bella batosta per Tadashi, scoprire così a caso di avere un fratello... ma non posso ricevere anche io una notizia del genere?
E poi beh ha anche incontrato Baymax, piccolo cucciolo di cui tutti hanno paura, ma è grazie a lui che Tadashi si è convinto a partire, quindi u.u
Bene, da qui il viaggio ha inizio, e siccome mi sono resa conto che ci saranno molti sbalzi temporali ho deciso che le parti "ambientate" nel passato saranno scritte normalmente, quelle ambientate nel presente in grassetto, e gli intermezzi in prima persona in corsivo, così faccio un pò d'ordine e.e
Ringrazio BlackCherry2011 per seguire, recensire e sopportarmi :D
^^


   
 
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