NOTA DELL’AUTORE
Carissime lettrici, non vedevo l’ora che giungesse questo
giovedì, lo giuro.
Come avrete notato, ho deciso di porre qui le mie note,
perché questa volta la situazione lo richiede assolutamente.
Quello che ho pubblicato qui sotto non è una delle solite
semplici poesie, ma un componimento più complesso, non saprei come definirlo.
Il tutto è nato da una strofa(che funge da ritornello) che mi
frullava nella mente da giorni. In un attimo di solitudine, venerdì scorso, seguendo
la mia ispirazione ho scritto questo testo. E ve lo offro qui.
Il componimento è piuttosto lungo, ed ho deciso comunque di
aggiungerlo a questa raccolta. Sempre in questa raccolta pubblicherò tutti i
vari ‘’esperimenti’’ che scriverò.
Spero con tutto il mio cuore che ciò che state per leggere
possa essere di vostro gradimento. Spero anche di leggere i vostri pareri,
sempre graditi e mia unica consolazione da poeta.
Grazie di cuore per tutto, e buona lettura J
BALLATA DELLE STAGIONI
Il frutto dolce del giardino
vien colto a mezzodì dalla servitù,
esso ha sapore di sole
e di purezza.
La signora del giardino
non si alza mai dal suo
letto a baldacchino,
ma come un usignolo canta.
Certi giorni strimpella la sua arpa,
dolce musa di desideri
fulgidi, sensuali, a tratti iracondi,
in grado di spezzare ogni
pennichella.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
Dolce come i frutti del giardino,
la nobile signora canta
una melodia intonata,
tutti pendono dalle sue labbra nel
palazzo.
La melodia è quella
della primavera, della vita
che rinasce dopo un lungo
e miserissimo inverno grigio e
nebbioso.
Fiori e primi frutti,
odori stimolatori di sensi perduti
e riacquisiti con la buona stagione,
sensi che ardono nei capillari umani.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
A seguire codesto canto,
ecco il suono mistico dell’arpa
tanto poco intonata, ma apprezzabile
come il cielo terso d’estate.
Azzurri sono i suoni
che fuoriescono dalle sue labbra,
la signora intona il canto
dell’estate
e delle terre infuocate.
Sabbia ardente, mare blu scuro,
bambini che ridono, angurie succose,
tutto vien cantato
dalla signora vanitosa.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
Ma il canto d’estate
finisce in fretta, strapazzato dai
venti
delle cento perturbazioni d’autunno,
violente e rinfrescanti.
Muoiono le cellule delle foglie,
il canarino fa la muda,
il cielo si fa scuro,
i torrentelli diventano grandi fiumi.
Eppure, avidi funghi
nascono ovunque, e la signora
canterà di loro, della loro
temerarietà,
e tutto il palazzo in ascolto
resterà.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
Il canto d’autunno le muore in gola,
il freddo gelido e l’orso siberiano
senza sosta, senza tregua avanzano,
e la signora dal suo letto si
adatterà.
Alberi spogli, animali in letargo,
la natura in quiescenza se ne sta
nella propria tana,
l’inverno è di nuovo qui.
I canti della nobile signora
son colmi di speranze
riposte sotto una calda coperta,
poiché la primavera prima o poi
tornerà.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
La signora canta e sogna
nella sua gelida stanza,
sogna il tiepido sole della
primavera,
ma canta le gesta dell’intrepida
neve.
La nostra nobile e talentuosa
cantante
ancora non lo sa,
ma la vicina primavera
non vedrà.
Il tempo preme dentro di lei,
le stagioni e il loro ritmo hanno
sfiancato
il suo corpo ormai anziano,
con le loro continue danze ordinate.
Così, in un freddo giorno di fine
gennaio
questo mondo a sua insaputa lascerà,
e la sua voce non risuonerà più
nel palazzo e nel dormiente giardino.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.
Inumata, le sue ceneri
si ricongiungeranno con la madre
Terra,
e allora la nobile signora
potrà cantare fusa con essa.
Il vento sarà il suo strimpellio,
la pioggia battente il suo baritono,
un fiore che sboccia sarà suo
spettatore
e una gaia risata esprimerà il suo
perduto calore.
Il suo palazzo in rovina finirà,
le imposte e le finestre si
romperanno,
i servi se ne andranno e
l’abbandoneranno
ma una voce fantasma resterà.
Una presenza nascosta e riservata
che vivrà nel cuore di chi
l’ha saputa apprezzare ed amare,
e l’immortalità sarà ad un passo.
Canta, mia dolce
signora,
strimpella per me,
tutto ora è vita
ma cenere presto
tornerà.