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Autore: Vega_95    23/04/2016    4 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Oddio! I can't believe it! è l'ultimo capitolo! ULTIMO! T^T
raga mi viene da piangere... se penso che questo è stato in assoluto il primo capito scritto agli albori, prima ancora di Bond Beyond Space&Time... il cnetro di questi 36 capitoli...
Vorrei linkarvi una theme che per tutto questo tempo mi sono cordata di consigliarvi. se siete perticolarmente coraggiosi ascoltatela a ruota mentre leggete questo capitolo... a me va in pezzi il cuore ogni volte :https://www.youtube.com/watch?time_continue=25&v=DU3hrMoxkeA

Buona lettura !
ONCE UPON A TIME

AND IT WILL BE FOREVER!

 
Solo oscurità, freddo e buio comandavano  in una terra in cui il sole e il caldo avevano regnato da sempre. Non un mormorio si udiva per le strade abbandonate di Tebe, ormai in rovina.
Un’aria gelida smuoveva la polvere creando virgole polverose che svanivano nelle tenebre di quell’eclissi.
 
Fu proprio il freddo che gli fece accapponare la pelle a fargli comprendere di essere ancora vivo, di avere ancora la forza di respirare e provare quell’immane dolore che solo i vivi possono provare.
L’evocazione del drago aveva fatto a pezzi il giovane principe, eppure egli respirava ancora, avvertiva il gelo sulla pelle, le ferite bruciare, la testa dolere accompagnandosi alla nausea e all’infinita debolezza.
Le dita tremarono e si sforzarono si muoversi sulla terra battuta, riempiendosi le unghie di sabbia. Si sforzò di aprire gli occhi e sollevare la testa, quel tanto che bastò per vedere il corpo senza vita di Bakura, giacere a pochi passi da lui. Gli occhi spalancati, ma vuoti e la pelle lacerata dall’esplosione del drago. Era morto, aveva messo fine alla vita di ciò che restava di suo fratello, ma non provò rimorso. La consapevolezza della sua morte gli diede solo un gran senso di quiete. Ciò che lo terrorizzava era sapere che Zork e Aknadin erano ancora lì e Atem era rimasto solo ad affrontarli.
 
Si rimise in piedi, barcollò, una gamba cedette ributtandolo a terra, non c’era una sola parte di lui che non fosse ferita.
'Sembro un colabrodo' Si disse con ilarità osservando il suo povero corpo martoriato, ma in realtà nemmeno sapeva cosa fosse un colabrodo, quella frase gli venne in mente senza un motivo e lo fece sorridere: «Yugi» mormorò pensando a quel ragazzo.
Doveva alzarsi e riuscire a restare in piedi, l’aiuto di Kuriboh gli avrebbe fatto comodo, ma non apparve o lui non lo vide e perciò dovette cavarsela da solo.
Mosse pochi passi per prendere equilibrio e poi si sforzò di correre. Sentiva le gambe rigide come pezzi di legno, ma doveva muoversi, sbrigarsi. La città era distrutta, i corpi dei suoi cittadini giacevano per le strade, donne, uomini, bambini. Zork non aveva avuto pietà di nessuno di loro.
Voleva piangerli, rendere onore alle loro vite, ma non poté farlo, c’erano altre persone che in quel momento avevano la precedenza per lui.
Gli mancava l’aria, era troppo debole per quell’immane sforzo fisico, eppure si muoveva e correva, certo se si fosse fermato sarebbe stramazzato al suolo.
Raggiunse il palazzo, scavalcò i soldati morti con onore per proteggere i cittadini che erano riusciti a rifugiarsi al suo interno.
 
«Yugi! » la voce di Mana lo costrinse a fermarsi. Era ferita, ma stava bene, dopo che Atem l’aveva lasciata sola, si era nascosta con pochi superstiti.
Appena lo vide corse ad abbracciarlo scoppiando a piangere: «Yugi meno male! Avevo paura… Credevo che fossi morto! »
«c’è mancato poco» mormorò ricambiando quel caloroso abbraccio.
Doveva sapere, non aveva idea di quanto fosse passato da quando era svenuto e doveva sapere, di Atem, di Seth e di Zork e Aknadin.
«non lo so… » singhiozzò Mana: «il maestro Seth era… era così strano… faceva paura e il principe…»
 
Era chiaro che Aknadin avesse plagiato il sacerdote e che Zork l’avesse trasformato in un suo fedele servitore il cui unico obiettivo era quello di uccidere il faraone, unico ostacolo alla definitiva ascesa delle tenebre sul mondo intero.
 
«Yugi, che facciamo? »
«vieni con me» disse prendendole la mano e trascinandola nell’ala est del palazzo. Ormai non vi era più nessuno, chi non era morto era fuggito eppure restava ancora qualcuno lì, il piccolo Yuya messo al sicuro dalle sue zie poco prima che venissero uccise dal malvagio Bakura e che altro non aspettava se non delle braccia familiari che lo stringessero forte, piangeva e si dimenava nella culla, strillò finché suo zio non lo prese tra le braccia.
 
«sono qui, piccolino» gli sorrise cullandolo con dolcezza, Yugi ormai era l’unico parente che gli era rimasto. Lo accarezzò e lo coccolò finché il piccolo non smise di piangere e fu allora che cominciò Yugi, non riuscì a trattenere le lacrime, lo guardò in quei grandi occhietti marroni ancora lucidi per imprimere in sé quel ricordo, l’immagine di qualcuno che gli voleva bene, un residuo di memoria di uno zio che avrebbe dato la propria vita per proteggerlo.
 
«noi saremo sempre con te, ti proteggeremo. Pregherò i nostri dei perché ti guidino. Non sarai mai solo» gli promise abbracciandolo ancora.
«Yugi…» Mana aveva capito, era un addio che le mandò il cuore in pezzi, ricominciò a piangere, non poteva credere che quel giovane apparso dal nulla nella sua vita, che aveva rapito il cuore del ragazzo a cui lei si sentiva destinata, si stava congedando per sempre dal suo adorato nipotino.
Avvolto nella sua copertina candida, Yugi glielo mise tra le braccia coprendolo a dovere e assicurandosi che fosse ben protetto.
«Mana, confido in te, fuggi, scappa da questa trappola mortale e salvalo ti prego» singhiozzò posandogli dolcemente le mani sulle spalle: «salvalo ti prego»
 
Chinò il capo per non farsi vedere così disperato, era sopravvissuto a Gandora, ma solo perché c’era un’ultima cosa che doveva fare, sentiva il filo della sua vita tendersi sempre di più, ancora poco e si sarebbe spezzato definitivamente e l’idea era tornata a terrorizzarlo, perdere Yuya, Mana e Atem… non lo sopportava più.
La tensione era tanta e il bambino la sentì tutta cominciando a lamentarsi, ma il suo zietto tornò a prestargli tutte le attenzioni carezzandogli quelle guance rosse e paffute e quel piccolo nasino a punta in mezzo a quei due grandi occhi luminosi.
«non abbiamo cominciato con il piede giusto noi. Quando sei nato ti sei portato via la vita di mia sorella, ma poi ho capito che la colpa non era tua, non era di nessuno. Sei stato una stella che mi ha riportato a galla dall’oscurità in cui stavo annegando. Sei un bambino speciale, Yuya» gli disse con la voce rotta dal pianto, non ne  aveva quasi più , la gola gli bruciava e le pulsazioni alla testa facevano sempre più male, ma ancora non aveva terminato di dirgli addio: « vorrei poterti dire che sarai amato come meriti, che sarai al sicuro, ma non voglio illuderti, questo mondo è tetro e spaventoso. Quello che posso dirti però, è che sarai molto coraggioso» continuò, incapace di lasciarlo davvero andare. Il piccolo lo fissava, stampava nella sua mente quegli occhi prezioso e quel viso angelico rigato di lacrime, probabilmente non l’avrebbe mai ricordato, ma il pensiero di quel ragazzo al suo fianco sarebbe rimasto in eterno: «avevo promesso a tua madre che ti sarei stato sempre accanto e che ti avrei protetto, ma non posso. Lui ha bisogno di me. Vedi, è un uomo che non potrebbe mai deluderci e che neanche un esercito o il Grande dio Malvagio lo potrebbero fermare. Sembra un bambino, ma è molto forte e molto saggio, lui è l’unico che può liberare questo mondo dall’oscurità e dovunque sarai Yuya, per quanto tu possa avere paura, io ti prometto che non sarai mai solo. Noi ti veglieremo» gli promise baciandogli dolcemente la fronte, il principino si lamentò, ma solo perché avvertì il dolore di Yugi nel dargli quello straziante addio: «resisti e abbi speranza, perché lui verrà presto a prenderti. È la persona più importante della mia vita e ti vuole molto bene. E’ un uomo valoroso che affronterebbe da solo mille eserciti per noi. Lui è il figlio di Aknamkanon, è il grande faraone Atem»
 
Non potevano più aspettare, il tempo stringeva. I due amici si abbracciarono salutandosi come se partissero per un viaggio. Dirsi addio sarebbe stato come ammettere che tutto sarebbe finito lì, mentre invece entrambi sapevano che ci sarebbe stato un seguito, specialmente Yugi che restò fermo qualche secondo a osservare la ragazza partire al galoppo via dal palazzo che stava cadendo a pezzi,  lontana dalla città.
 
«addio Black Magician Girl» mormorò e stava per dare l’addio definitivo anche al suo caro nipotino, quando lo vide, lo vide nel futuro al suo fianco combattere  e dimostrare tutta la grinta che si aspettava dal figlio di Tuya e corresse il suo saluto: «arrivederci»
 
Non poteva più tergiversare, aveva già visto Zork nel palazzo, là dove Atem e i sacerdoti erano soliti allenarsi, doveva sbrigarsi prima che fosse troppo tardi, ma un momento di sfasamento la gettò a terra. Non vedeva nulla se non l’oscurità più totale e la testa pesante
«non adesso» mormorò mentre lentamente la vista gli tornava permettendogli di accorgersi dello scrocio di sangue che gli scivolava dal naso costringendolo a coprirlo con la mano per bloccare l’emorragia: «non ora. Miei dei vi prego, concedetemi ancora un po’ di tempo, lasciate che salvi la luce d’Egitto» pregò facendo appello a quelle forze che ormai non aveva più per risollevarsi e riprendere la corsa. Avrebbe dovuto percorrere l’intero palazzo perché l’arena d’allenamento era alla parte opposta e per di più avrebbe dovuto girare tutto il perimetro del palazzo perché la via diretta era stata fatta crollare dal mostro delle tenebre che si faceva chiamare dio.
 
Quell’aria gelida che rendeva quelle tenebre ancora più cupe, la pesante presenza di Zork che incombeva su di loro resero Atem ancora più nervoso. Seth, il suo amico Seth era lì di fronte a lui con la Barra del Millennio tra le mani, quegli occhi spenti e assediati dalla tenebre che il dolore per la morte di Kisara e la scoperta del suo vero padre avevano fatto entrare in lui.  Rideva, sapeva di poter vincere, Atem era ferito e debole, mentre lui poteva contare sull’immenso potere di Zork.
 
«il regno sta sprofondando. Non ti resta più nulla. Sei un re vuoto» lo schernì, ma non furono quelle parole a ferire Atem quanto il fatto che avesse ragione, per quanto si fosse ostinato ad essere più forte non era riuscito a proteggere la sua gente. Aveva ancora una possibilità, sconfiggendo Zork avrebbe evitato una catastrofe altrimenti già segnata.
«faraone, è qui che ti abbatterò! » esclamò il sacerdote evocando sulla tavola di pietra alle sue spalle l’anima di Kisara, il Drago Bianco: « ti sconfiggerò e mi prenderò la prova che farà di me il nuovo re di questo mondo. Governerò incontrastato sul mondo che Zork creerà per me! » esultò  dimostrando quanto a fondo si fossero insinuate le tenebre, quanto la volontà di Aknadin si fosse insinuata in lui: «è in gioco il tuo titolo e la tua vita faraone, accetti o fuggi da codardo quale sei »
«Seth…» mormorò il re che davvero non avrebbe mai voluto quel combattimento all’ultimo sangue a cui veniva costretto, ma se ancora c’era una possibilità di riportare la luce, allora doveva accettare
«sai si dice che il simbolo di un vero re sia avere un dio come compagno. Ti proverò che gli dei sono dalla mia parte! La creatura che vive in questa tavola di pietra è il Drago Bianco! Il dio più potente di tutti! » esclamò mostrandogli la potenza di quella creatura che di colpo, attirata dal ba offerto dal sacerdote, uscì allo scoperto mostrandosi in tutta la sua luce e potenza
«Seth ora smettila! Torna in te! Dobbiamo sbarazzarci di Zork e ricostruire il nostro regno!» gridò ricordandogli  quali erano i suoi doveri come sacerdote e come effettivo figlio del fratello dell’ex sovrano. In fondo loro erano parenti, cugini. Il benessere del regno doveva stare tanto a cuore a uno quanto all’altro .
«è inutile insistere faraone» tuonò da dentro Seth la cupa voce del Sacerdote delle Tenebre:« Zork ha confluito in me tutta la sua forza oscura per permettermi di diventare il nuovo re! »
In qualche modo Atem intuì che in tutto quello c’entrava  Aknadin, forse dallo sguardo perso e folle del ragazzo di fronte a lui. l’aveva soggiogato. Ignorava che nel momento in cui Aknadin uccise Kisara, Seth lo ripagò con la stessa moneta e fu allora che l’anima oscura del sacerdote si insediò nel figlio appoggiandosi allo sconforto per la perdita della fanciulla.
 
«hai perso la ragione! »
 
Accecato dalle tenebre, Seth aveva completamente perso il contatto con la realtà e quegli occhi spenti e vacui  ne erano la prova più evidente.
 
«devo sconfiggerti per diventare il re delle tenebre! » insistette ancora.
«figlio mio , è giunto il momento di compiere il tuo destino» gli bisbigliò all’orecchio il padre alimentando il male che cresceva in lui illudendolo di fare la cosa giusta, accecandolo con false verità per usarlo contro il faraone: «ora che sei padrone del potente Drago Bianco, nulla potrà impedirti di diventare re! » lo incitò ancora «avanti figlio mio! Fai a pezzi il faraone! Annientalo! »
«faraone combatti! » lo aizzò di nuovo
«Seth non farlo! Sei manipolato»
«osserva ciò che sta per succedere! La potenza del mio dio, colui che è capace di fare vacillare il cielo! » urlò Seth mentre il Drago da lui evocato si stagliava nel cielo rischiarando le tenebre mostrando in tutta la sua potenza. Oltre agli dei egizi, Atem non aveva mai visto nessuna creatura tanto potente, se solo Seth fosse stato in sé avrebbe potuto indirizzare un simile potere su Zork e sconfiggerlo una volta per tutte, ma il Dio Malvagio si era visto bene dal lasciarsi scappare l’opportunità di fare proprio quel potere immenso.
Il drago dagli occhi blu tornò al fianco del suo maestro puntando il faraone che si dovette coprire gli occhi di fronte a quell’aura luminosa.
Non ho scelta…
Era in gioco il destino del mondo, non poteva lasciarsi andare «Mahad, io ti evoco! »
Sulla tavola di pietra alle sue spalle s’impresse l’immagine del mago che un attimo dopo appare d’innanzi al suo re per proteggerlo
«il drago bianco! »  si sorprese l’incantatore parlando telepaticamente al suo re: «credo che abbia il potenziale per misurarsi con gli dei» ammise dando ragione ai pensieri di Atem e alle parole insensate di Seth: « le tue energie sono allo stremo, non sei in grado di evocare un dio purtroppo» dovette constatare con rammarico.
«Mahad, colpisci la tavola di pietra, non il drago» gli ordinò allo stesso modo il faraone. Distrutta la tavola, il drago sarebbe svanito e forse anche il controllo che Zork aveva sul sacerdote
«Drago Bianco annientalo! » Seth non si fece attendere, partì all’attacco e un raggio luminoso uscì dalle fauci del suo fedele servitore dirigendosi verso il mago di Atem.
«concentrerò tutte le energie che mi restano in quest’attacco» . disse Mahad evitando il raggio distruttivo del drago e lanciando una mado-ha contro la tavola di pietra.
Un sorriso soddisfatto si era già dipinto sui volti di Atem e Mahad, ma il ghigno di Seth li costrinse a retrocedere.
 
«credevi davvero di poter distruggere la tavola del mio Drago? » rise fissando invece quella alle spalle del faraone: «troppo tardi »
Proprio come aveva programmato Atem, anche Seth aveva ordinato al suo Drago di fare a pezzi la tavola del mago. Mahad si era mosso in ritardo e il suo attacco svanì nel momento in cui la tavola in cui era sigillata la sua anima andò in pezzi procurando un gran dolore al faraone. Quel legame lo piegò in due dal dolore, sentì una fitta al cuore che lo lacerò e un grumo di sangue risalirgli violentemente  l’esofago schizzandogli fuori dalla bocca.
 
«Mahad! » gridò con quel filo di voce che aveva non appena si rese conto di aver perso l’amico
«hai perso il tuo servitore» rise Seth mostrando il suo fedele drago ancora al suo fianco:«questa situazione è degna di un re inutile come te! » sbraitò con l’euforia del momento e la follia che Aknadin aveva insinuato in lui: «è finita! Tu Atem, figlio di Aknamkanon raggiungerai presto tuo padre. In quest’attacco concentrerò tutto il potere delle tenebre e il mio odio per te! »
Atem, che mai aveva perso il sangue freddo, continuò a fissarlo negli occhi e si mosse in avanti di qualche passo: «Seth, riesci a sentirmi? » sperava di raggiungere la vera anima di Seth, sperava di essere sentito: «anche se io dovessi morire e questo mondo cadere sotto il dominio delle tenebre, questo non farebbe di te un re» disse con tutta schiettezza per renderlo conscio dell’inganno a cui l’aveva posto Zork :«sai bene che non ho mai desiderato succedere mio padre, ma un giorno lui mi fece comprendere una cosa. Ognuno di noi ha uno scopo nel mondo e il mio è quello di proteggere la mia gente e le persone che amo! » gridò riuscendo a toccare un tasto dolente nell’animo del sacerdote: «credevo che anche tu avessi questo compito. Entrambi abbiamo fallito. Abbiamo perso entrambi chi più amavamo, ma questo non è un buon motivo per lasciarsi andare alle tenebre! Seth, devi lottare ! Credi davvero che cedere sia la cosa giusta? Vuoi davvero essere un falso re di un mondo morto? Ti senti pronto a ricevere questa luce, Seth? Saresti capace di brillare con il rimorso che rode la tua anima? » parlava a lui come avrebbe parlato a se stesso, gli rimproverava la sua debolezza come suo padre, al tempo, aveva fatto con lui. Certo anche che la perdita di cui parlava Atem era ben diversa, non sapeva nulla di ciò che era accaduto a Yugi in quelle ultime ore, sentiva di averlo perso perché sapeva che non sarebbe uscito vivo da quella guerra.
«inutile discutere. Faraone, tu morirai! » tuonò Aknadin incrementando il potere malefico sulla mente debole del sacerdote e imponendogli di attaccare: «Drago bianco, distruggi il faraone! »
 
Né Seth, né il suo drago si mossero e la cosa sorprese tutti moltissimo. Era immobile, come di pietra, ma una pietra molto luminosa. Aknadin gli ordinò ancora di combattere e attaccare, ma fu inutile, il drago svanì nel nulla e la sua immagine si cancellò dalla pietra sotto gli occhi attoniti dei tre testimoni.
Riapparve nell’animo tormentato del sacerdote, totalmente succube delle tenebre e di quella figura oscura che si ostinava a prendere le sembianze di Aknadin per trarlo ancora in inganno. Quella luce, però, accecò  le tenebre, colpì al cuore Seth, lo avvolse con il suo calore in un dolcissimo abbraccio .
La splendida figura longilinea e luminosa di Kisara apparve davanti ai suoi occhi con quell’amabile sorriso
 
«nobile Seth» lo chiamò con un filo di voce così delicato da non sembrare nemmeno una voce umana, così calmo e appagante da spingere Seth a guardarla, la sua luce non lo accecò, ma lo invitò a guardarla meglio, quei lineamenti così delicati, quegli occhi grandi e blu come lapislazzuli, la chiamò, pronunciò il suo nome cercando di afferrarla. Sembrava vicina e anche lontana, la sua mano non la raggiunse. Udì ancora quella voce delicata: «non lasciarti influenzare dalle tenebre» lo pregò posando una mano sul suo volto. Di colpo la trovò lì di fronte a sé, quella piccola mano morbida e così calda su cui si abbandonò per qualche secondo.
Se loro erano avvolti nella luce, tutt’attorno le tenebre ancora si facevano minacciose, quell’opprimente figura li minacciava, ma bastò la loro forza d’animo, quella di Seth e del suo ka che gli sarebbe stato fedele in eterno, in qualunque vita, a mandarlo via a ridurlo in briciole.
 
«Seth! » esultò Atem
 
Gli occhi di Seth tornarono normali, vivi e luminosi. Era debole e a fatica si reggeva in piedi, ma almeno stava bene. Per il momento.
 
«Seth, la tua mente mi appartiene! » l’urlo di Zork risuonò ovunque. Un’ombra con le sembianze del Sacerdote delle Tenebre abbandonò il suo corpo materializzandosi al fianco di Zork che finalmente giunse in quel luogo, pronto a cibarsi dell’anima del re. La terra tremò e un’ondata di gelo li travolse. C’era ancora un briciolo di tenebra in Seth, come in tutti gli esseri umani del resto, ed essendo debole, non fu difficile prendere possesso ancora una volta del suo corpo, anzi l’intero Zork confluì in quell’entità che ancora somigliava al Sacerdote delle Tenebre aizzando Seth contro il suo faraone
Non poteva, non voleva perdere contro un insignificante essere umano, Seth era la persona giusta per portare a termine un tale compito. Lottò e si dimenò, tentò in ogni modo di opporsi al volere di quel mostro,era avvolto da scosse nere, tenebra che cercava di possederlo e per quanto il sacerdote tentasse di resistere, non ce la face. Il Drago Bianco era svanito e non fu in grado di evocarlo, non riuscì a raggiungere la sua luce per liberarsi ancora una volta.
Zork vinse. Il volto di Seth si fece ancora più cupo, più minaccio e spaventoso, gli occhi completamente neri e un ghigno terrificante su quel volto scuro
 
«Seth…»
«faraone preparati a morire! »
 
Nessuna esitazione. Liberò la Barra del Millennio dal fodero e si lanciò contro di lui con tutta la forza che aveva. Mirava al suo cuore.
Un colpo, un solo colpo dritto al cuore e sarebbe morto. Era indifeso, disarmato e pietrificato, non sarebbe fuggito, non ne avrebbe avuto modo, nessuna via di fuga da una morte certa.
 
La lama affondò nella carne, trovò resistenza, ma andò comunque a fondo.
Un urlo soffocato.
Le tenebre svanirono di colpo dalla mente di Seth che, per lo shock, riuscì a liberarsi rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto.
 
 
Yugi correva, i suoi passi risuonavano nel corridoio deserto, gli ansimi , i gemiti. Le gambe gli dolevano, gli sembrava di correre sui carboni ardenti talmente bruciavano i piedi.
Ormai non respirava più se non qualche boccata con la bocca completamente asciutta e il petto che gli stava per esplodere. Era un bagno di sudore eppure aveva il corpo pervaso da brividi, il viso rigato di lacrime e una copiosa quantità di sangue che scorreva lungo il naso e le orecchie, lungo il collo e giù sulle clavicole fino a insinuarsi lungo le braccia, gocciolando a terra, lasciando scie rosse, schizzando sui muri. Ogni tanto si puliva il volto con la mano, ma non si fermava. I capelli gli volavano dietro la schiena assieme al mantello color cobalto.
Aveva perso una scarpa e presto perse anche l’altra.
 
Le urla di Seth rimbombavano fino a lui e anche quelle di Zork. Li sentiva, erano vicini, lui era vicino.
Li vide, Seth con la barra tra le mani, la lama tesa, Atem di fronte a lui incapace di muoversi e quell’essere con le sembianze di Aknadin che imponeva la sua opprimente presenza.
Una visione, il futuro che si faceva sempre più imminente. La sua mano, la mano di Yugi che si tendeva e prendeva quella del suo Mo Hitori no Boku, che la stringeva, per quanto evanescente ne sentiva il calore e anche lui avvertì quella meravigliosa sensazione.
Socchiuse gli occhi un momento e corse ancora più veloce.
 
Si era lanciato all’attacco, Seth aveva attaccato e la sua lama colpì un cuore, ma non quello del faraone.
 
Yugi corse tra loro e nemmeno dovette arrestare la sua corsa, la lama della barra lo fece per lui. Rivolto ad Atem che nemmeno si rese conto di quanto stava accadendo, si piegò in due dal male quando il pugnale gli penetrò la schiena sbucando dal suo petto e dovette ancora trattenerlo, era talmente vicino al faraone che se non l’avesse fatto la lama avrebbe trafitto anche lui. Strinse i denti e prese quella punta tra le dita arrestando la sua avanzata.
 
Persino Zork rimase scioccato da quel colpo di scena, tanto che perse il controllo di Seth che al risveglio, si ritrovò con le mani imbrattate del sangue del suo principe, cosciente di essere il colpevole di tutto. Si tirò indietro sfilando la lama da quel corpo lasciandola cadere a terra.
Il dolore fu tanto e Yugi arcuò la schiena all’indietro soffocando il suo urlo. Un passo in avanti e, ancora con le mani strette al petto, cadde tra le braccia di Atem senza proferire parola.
Sentendolo posarsi su di lui allungò le braccia avvolgendolo e adagiandolo delicatamente a terra.
 
Se Seth era sotto shock, Atem lo fu ancora di più. Così pallido e immobile tra le sue braccia, mentre fiumi di sangue fluivano da quella ferita ricoprendo il pavimento sotto di loro impregnando i suoi vestiti macchiando la sua pelle.
 
«Hnm…» gemette nel momento in cui realizzò quanto era appena accaduto.
 
Yugi era sveglia e cosciente e usò quelle poche forze per sfiorargli la guancia, per sentire ancora la sua pelle calda e vellutata. Atem la prese e la tenne stretta contro il suo volto.
 
«Atem…» mormorò con un tono così flebile di voce da risultare quasi impercettibile.
 
Al terrore stava giungendo il panico, doveva fare qualcosa, bloccare l’emorragia, premette contro la ferita, ma era inutile e lo sapevano tutti.
 
«cosa…cosa ci fai qui? »
«io non… non potevo abbandonarti…»si giustificò con un dolce sorriso, ma poi l suo viso si deformò in una smorfia: «Atem… ho freddo» gemette cercando di guardarlo nonostante la vista si annebbiasse sempre di più.
 
Fu un attimo e il faraone si privò del proprio mantello color porpora per coprirlo, avvolgerlo e scaldarlo, stringendolo ancora più forte per dargli il suo calore.
 
«andrà tutto bene… devi solo…» mormorò con un bruttissimo sorriso forzato.
 
Erano scuse, nulla sarebbe andato bene, parlava solo perché era forte, ma era pur sempre umano, un umano il cui cuore era stato fatto in due da una lama affilata.
 
«siamo stati felici. Tu ed io. il giorno in cui ci siamo incontrati» sorrise ricordando con gioia quel giorno:« Atem, abbiamo ancora una partita in sospeso» sorrise lasciando scivolare le dita su quel viso che si contraeva a ogni sua parola.
«esatto! Abbiamo ancora una partita da concludere! Resisti, non arrenderti» urlò disperato.
«la concluderemo» gli promise: «io l’ho visto. Passerà un po’ di tempo, ma staremo di nuovo insieme. Solo tu ed io» singhiozzò ricominciando a piangere: « vita mia, combatti, non arrenderti»
«non ce la faccio da solo! Yugi non morire! » urlò stingendo ancora più forte quella mano scuotendolo e pregandolo con tutto il cuore: «non morire ti prego! Ho bisogno di te… »
«il fatto è che come ti ho incontrato in questa vita, grazie ad un gioco, io ti incontrerò di nuovo» gli spiegò: «noi siamo destinati a incontrarci ancora e ancora, per l’eternità. A scoprirci e desiderarci ogni volta, legarci per la vita»
«Hnm…»
«Atem, Atem. Il tuo nome, così bello, così dolce. Sei sempre stato una parte di me, hai sempre sentito ciò che c’era in me, hai sempre letto nel mio cuore come se fossi una parte di me. Il mio prezioso Mo Hitori no Boku» sorrise: «siamo stati compagni nella vita, uniti da un legame indissolubile che presto prenderà forma» aggiunse posando lo sguardo sul puzzle appoggiato al suo ventre insanguinato.
«Hnm…» non riusciva a dire altro, si sentiva morire, il dolore al petto era lancinante e lui con quell’addio straziante non lo aiutava.
«Aibo…compagno…» lo volle correggere, voleva sentirglielo dire, sentirsi chiamare in quel modo prima che accadesse con il nuovo Yugi.
«Aibo» ripeté Atem che faticava a trattenere le lacrime.
«stringimi, ti prego» lo pregò in lacrime, cercando ancora una volta il calore che ormai faticava a sentire. Lo fece, il faraone avvolse il suo piccolo Yugi in una stretta che quasi gli tolse il respiro.
«non morire, Yugi! » si disperò: «che farò senza di te?! Hnm! » urlò cercando la sua bocca baciandola, sperando, con quel gesto di infondergli vita, ma non servì a nulla, fu solo un addio ancora più doloroso perché ad attenderlo, quando lo lasciò, vi fu un viso sorridente, sfregiato e rigato da sangue e lacrime ad attenderlo, pronto a salutarlo per sempre.
«arrivederci mio Atem… Io… ti… aspetterò…»
 
Quel dolce tocco svanì, scivolò verso terra e sbatté contro il pavimento. Fu un suono flebile, ma nelle orecchie del faraone fu un boato insopportabile. Di colpo quegli occhi d’ametista che adorava con tutta l’anima gli si preclusero per sempre sotto alle pesanti palpebre dalle ciglia nere e la testa posata alla sua spalla si riversò indietro.
 
«Hnm…» lo chiamò ancora scuotendolo, ma senza ricevere risposta, si corresse subito come fosse potuto servire: «Aibo…»
 
Lo fissò intensamente, il mantello porpora che ricopriva il suo corpo. La visione, l’aveva visto, il presagio di allora che si avverava senza riuscire a impedirlo.
 
«Yugi… » singhiozzò a denti stretti, ormai incapace di trattenersi, di trattenere qualunque emozione, le lacrime che scivolarono copiose lungo quel volto mischiandosi al sangue del ragazzo e ricadendo su di lui. Tentò di soffocare un urlo, ma non ci riuscì, faceva troppo male, così tanto da fargli mancare l’aria. Così tanto che alla fine esplose e la sua voce roca e distrutta dal dolore si propagò per tutta la terra di Tebe.
Un urlo disperato
 
«AHHHHHHH! »
 
Mana, a cavallo,
 si fermò e si voltò si scatto. l’aveva percepito. Aveva percepito la disgrazia e non riuscì a trattenere le improvvise lacrime che nemmeno si fecero annunciare.
«Yugi…»
Il bambino sentì tutto, sentì un dolce tocco sfiorargli il viso e ciò lo fece scoppiare a piangere, perché quello fu l’ultimo tocco di qualcuno che l’aveva amato, il tocco di un fantasma che gli stava dicendo addio.
 
Non respirava, annaspava, si sentiva soffocare, era paonazzo, ma non riusciva a smettere di piangere, le lacrime non volevano fermarsi, non aveva controllo su quel dolore che lo faceva urlare e singhiozzare facendo uscire versi incomprensibili. Lo stringeva, affondò il volto nel suo petto respirando il suo profumo, quel poco che ne restava.
 
«faraone…» mormorò Seth disorientato di fronte a quella disperazione, ma si corresse subito, quello non era il faraone, il dio sole Ra, era un uomo,  un ragazzo, il suo amico Atem distrutto da dolore: «Atem…» lo chiamò con un tono più alto.
Lo sentì e scostò il volto dal corpo del ragazzo.
«questa è la fine faraone Atem! Presto rivedrai il tuo amante perché lo seguirai nel mondo dei morti! Tutto si concluderà con la tua morte! » tuonò Zork che finalmente aveva smesso di sfruttare pedine assoggettate e costrette a ubbidirgli e mettendosi lui stesso in prima linea.
 
Atem adagiò delicatamente il corpo del suo angelo a terra coprendolo con il mantello e si rialzò tenendo la testa bassa, ormai non aveva più paura di farlo, non aveva davvero più nulla da perdere. Tremava stritolando la veste tra le mani così forte da ferirsi i palmi con le unghie.
 
«rialzati e guarda il tuo mondo sprofondare! Muori Atem! »  Zork era più che sicuro di aver vinto, non poteva immaginare  che proprio la sua voce, le sue parole raggiunsero l’animo tormentato del re facendo scattare quel qualcosa che gli impedì di arrendersi.
 
Atem. Atem. Atem.
Quel nome, lo odiava, lo tormentava, voci e persone che pronunciavano quel nome e ogni volta lo sentiva estremamente estraneo, non era suo, perché solo una voce l’aveva sempre pronunciato nell’unico modo in cui andava detto. Un tono dolce e amabile che usava quella parole come il nome di una persona, di un amico e non una specie di parola sacra.
Nessuno avrebbe più pronunciato quel nome in modo tanto gentile.
Strinse tra le mani il puzzle. Non aveva più forze eppure riuscì ad attivarne il potere, la luce dell’oggetto lo avvolse, quel potere divenne un tutt’uno con la sua anima imprimendo l’occhio di udjat  sulla sua fronte. Quell’aria gelida si scaldò tutto d’un tratto grazie all’aura dorata del faraone che sprigionò tutto il potere celato nel puzzle.
 
«Atem» Seth era stupefatto, lo osservava, gli occhi che brillavano, accecato dall’odio, con l’idea di non avere più nulla da perdere, quasi rossi come il sangue.
«Seth » lo chiamò con un tono calmo e piatto, la voce limpida come se nulla fosse accaduto: «questo è il tuo regno. Proteggilo »
 
Gli stava lasciando lo scettro, lo stava nominando suo successore. Il sacerdote non ebbe modo di ribattere perché non appena aprì bocca la risata rauca di Zork lo sovrastò.
«cosa credi di fare faraone?! »
«addio Zork» disse rivolto a quell’entità di tenebra.
«no, addio a te Atem! »
 
Volle disfarsi di lui personalmente, con le sue mani, che, come la lama affilata che aveva fatto a pezzi il cuore del principe, passò da parte a parte il corpo del re con una forza incredibile. La sua sola mano perforò il torace del ragazzo passando fin dall’altra parte, facendo a pezzi le sue viscere, lo dilaniò spargendo sangue denso e bollente ovunque.
 
Era finita, alla fine il dio malvagio aveva vinto, il giovane e coraggioso faraone aveva fallito miseramente, si era lasciato sconfiggere dall’emblema del male. Aveva fatto tutto il possibile per vincere e forse quella era stata la sua ricompensa. Lui era lì che lo aspettava, sorrideva e gli tendeva la mano. Era caldo, intorno a loro c’era un calore piacevole, solo luce calda che li avvolgeva dolcemente. Avrebbe voluto prendere quella mano, stringerla, sentirla e baciarla, ma non si mosse, lo osservò e basta, non era finita.
 
Un ghigno insanguinato si dipinse sul volto del re bambino che sollevò la testa, era assurdo pensare che fosse ancora vivo, ma forse era ciò che il puzzle poteva permettergli, mantenere viva la mente oltre le possibilità umane e con una mente viva, il corpo si sarebbe mosso di conseguenza. Il dio malvagio passava ancora il suo corpo e quando si accorse che Atem era ancora vivo, fu lui a spaventarsi, era solo un umano. Sollevò la testa afferrando saldamente quel braccio.
 
«Atem » tuonò, ma non fu il suo nome, bensì una formula magica, un sigillo eterno.
 
La luce del puzzle esplose e avvolse il faraone, così calda e pura da ferire il dio malvagio che cercò di liberarsi e allontanarsi, ma era come se lui e il faraone fossero divenuti una cosa sola.
Atem chiuse gli occhi pronto al suo destino.
Lui era ancora lì, nella luce che gli sorrideva, non si sarebbe mai ricongiunto a lui. lo attendeva l’eternità, ma da solo, intrappolato nell’oscurità di quel puzzle che nessun altro sarebbe più stato in grado di risolvere. Poi di colpo, trovò Yugi al suo fianco, le braccia attorno al collo e le labbra a pochi istanti dalle sue.
 
«Hnm,cosa fai? » mormorò sorpreso mentre tutto si compiva.
«io non ti voglio dimenticare…» mormorò, consapevole che, se fosse rinato, avrebbe dimenticato ogni cosa, sarebbero stati insieme, ma lui non l’avrebbe ricordato, mentre invece voleva farlo, voleva sapere chi era, cosa era e cosa era stato per lui: «insieme nella vita, uniti nella morte» mormorò unendo la sua anima a quella di Atem con un semplice e potente bacio.
«Mind Crush» un sussurro che scatenò tutto il potere del puzzle.
 
Le tenebre svanirono lasciando spazio al potere del faraone la cui anima, assieme a quella di Zork, andò in pezzi.
Il Puzzle del Millennio non resse, i pezzi che lo componevano esplosero impregnandosi delle anime dei due emblemi. Luce e ombra rinchiusi da lì all’eternità in quel gioco che nessun mortale avrebbe mai più risolto, almeno fu questo che Atem sperò nel momento in cui prese la sua decisione, in cui comprese qual era l’unica via per sconfiggere Zork.
 
Al termine di tutto, ciò che restò in quell’angolo del palazzo reale distrutto, in una città devastata, sotto il caldo sole che finalmente poteva tornare a riscaldare la terra, fu un corpo che cadde adagiandosi su quello dell’unica persona che aveva amato a tal punto da dare la propria vita.
Seth restò lì immobile a osservarli, sembravano sereni, insieme, uniti per l’eternità in un gelido abbraccio mentre i tasselli del puzzle giacevano sparsi attorno a loro.
S’inginocchiò d’innanzi a loro portando un rispettoso silenzio.
 
 
L’ultimo desiderio del faraone venne esaudito. Il faraone Seth salì al trono e ricostruì la città, regnò a lungo sotto l’ala protettiva del suo Drago bianco e fu un re saggio e giusto.
Il nome di quel giovane faraone fu scordato, ma nessuno dimenticò ciò che aveva fatto. La storia del valoroso re e del suo coraggioso principe fu raccontata e tramandata per generazioni e si sparse per tutto il mondo, fu d’ispirazione a cantastorie e scrittori, di loro si narrò in ogni modo. La storia cambiò, ma il sentimento che li univa restò sempre lo stesso. Omero, Shakespeare, Andersen e molti altri. Tutti loro narrarono di una dolce cenerentola, del coraggioso Romeo, della bella Aurora e della famelica bestia. Del valoroso Achille che vendicò l’adorato Patroclo. La leggenda di Apollo e Giacinto.
Ogni storia nascondeva un velo di verità e se riunite, se messi insieme tutti i pezzi del puzzle, allora si sarebbe potuta ricostruire la vera storia di due giovani amanti uniti per l’eternità da un filo invisibile e indistruttibile che nemmeno un dio malvagio sarebbe mai stato in grado di spezzare.
 
Ma se questa storia è cominciata con un ‘C’era una volta’ come tutte le favole, non finirà con un ‘… e vissero felici e contenti’. Perché la fine non c’è, questa è la storia infinita, la storia di due anime destinate a rincorrersi e rincontrarsi per l’eternità. A gioire, trovarsi, lasciarsi e scoprirsi ancora.
Questa è la storia del mio passato, un passato che ho scritto qui per non dimenticarlo, per non dimenticare chi sono stato e chi potrò essere
Un destino indissolubile che ci portò a incontrarci quel giorno, di fronte a quella scacchiera e che mi mise tra le mani la tua anima 3000 anni dopo.
Noi che abbiamo vissuto e siamo stati felici, noi che abbiamo lottato fianco a fianco per poi terminare quella partita che due bambini cominciarono molto tempo fa e con cui ti ho dato il riposo che tanto meritavi.
Atem ti ho aspettato per  tre millenni e se dovrà passare ancora una vita prima di poterti incontrare ancora, allora lo accetto, amerò e sarò amato, ma so che la prossima volta al mio fianco ci sarai solo tu, perché è così, sarà sempre così, sei l’altro me, il mio Mo Hitori no Boku e io sarò sempre e per sempre il tuo Aibo.
In qualunque epoca, qualunque sia il nostro aspetto, le nostre anime si cercheranno e si ritroveranno per l’eternità, per amare, combattere e amare ancora. Mio re, guardami vivere, guardami correre verso il futuro e scrivere la mia storia,  sii fiero di me e aspettami, un giorno noi saremo insieme e quel giorno io ricorderò ancora il tuo nome, ricorderò ancora il calore del tuo cuore e il sapore dei tuoi baci.
 
E forse, quel giorno non è poi così distante… ti sento, sento il tuo cuore battere in perfetta sincronia con il mio, odo i tuoi passi sempre più vicini. Sei qui, stai arrivando.
 

 
L’aria aveva smesso di essere una priorità ormai. Non poteva credere ai suoi occhi, era lì, davanti a lui, in carne e ossa.
Bello come allora, anzi di più. Il fisico forte e tonico come aveva sempre immaginato che fosse, la carnagione stranamente chiara. Lo sguardo felino e penetrante che si scaldava ogni volta che si posava su di lui, quegli occhi contornati da quelle ciglia lunghe e nere che risaltavano ancora di più sotto ai ciuffi dorati che gli accarezzavano delicatamente la fronte, quei lineamenti delicati e le labbra rosate che parevano così morbide, piegate in un tenero sorriso, che si erano appena mosse per salutarlo e gli avevano tolto il respiro.
 
Yugi si sentiva in uno stato di trans, stava perdendo tutte le forze, ma dovette reagire, dire qualcosa a quel saluto.
 
«B-Bentornato Mo Hitori…Atem» rigido come un pezzo di legno, la bocca impastata e vampate di calore che scuotevano il suo corpo lasciando uscire un saluto fin troppo formale. E il suo nome, non sapeva come chiamarlo, non era più lo spirito che divideva con lui il corpo, era una persona vera con un’identità e un nome tutto suo, che fare?
Gli tese la mano  e Atem la strinse.
Troppo formale, ma non riuscì a muoversi in altro modo.
 
Che dire? Come comportarsi?
 
Sentì tutta la tensione di Yugi attraverso la sua stretta di mano, forte e sicura, quanto titubante, sentì il fremito che lo percorse nel momento in cui si toccarono, l’umido della sua pelle che cominciava a sudare,  le pulsazioni sempre più rapide, ma andava bene, anche lui si sentiva così. Non sapeva esattamente che dire o fare, sorrideva per riflesso, lo guardava negli occhi, sempre gli stessi, grandi e dolci di quel colore così intenso, ma più maturi. Gli occhi di un ragazzo che aveva trovato la sua strada, che era cresciuto. Lo osservava, così bello, più di quanto ricordasse. Era Yugi.
 
Improvvisamente le labbra del giovane Muto smisero di sorridere e si piegarono in giù, in una smorfia quasi buffa, se non fosse stato per il rossore che colorò le sue gote  e gli occhi che lentamente si gonfiarono sempre di più, sempre più lucidi e velati.
Cercò di trattenersi, ma alla fine scoppiò, non riuscì a resistere, il suo cuore cedette facendolo esplodere in un pianto soffocato che lo spinse a buttarsi tra le sue braccia, cingendogli la vita con forza e affondando il viso nel suo petto. Fu totalmente incapace di darsi un contegno.
 
Atem poté capirlo e a sua volta lo strinse in un tenero abbraccio sfiorandogli la nuca con un palmo, accarezzando quella chioma scura.
Scosso dai singhiozzi, Yugi sembrava non riuscire a calmarsi, non parlava, ma piangeva e tremava.
 
«va tutto bene» gli soffiò all’orecchio il faraone, ma non servì a nulla.
«Aibo è  tutto ok» ripeté.
Forse la seconda volta lo convinse a calmarsi, ci provò scostandosi da lui, i singhiozzi ancora lo scuotevano e due grossi moccoloni scivolavano dal suo nasino mischiandosi alle lacrime.
 
«Aibo…»
«s-sei tornato…» si sforzò Yugi ricacciando indietro i singhiozzi.
Ricevette in risposta solo un cenno che gli scaldò il cuore facendolo tornare a sorridere, benché le lacrime non volessero saperne di fermarsi.
Lo vide farsi serio di colpo sfiorandogli una guancia per asciugare quelle brutte lacrime e prima ancora che Yugi potesse rendersene conto, Atem l’aveva tratto a sé fermando definitivamente quei singhiozzi nell’unico modo in cui avrebbe potuto farlo. Con il bacio che entrambi sognavano di scambiarsi da tempo immemore, che li tenne vicini per minuti interminabili, finché lo stesso Atem venne contagiato dall’emozione del suo compagno permettendo a poche lacrime di sfuggire al suo controllo.
Essere lì, con Yugi, finalmente insieme, riempì il suo vecchio cuore di sentimenti così forti che non resse e anche quando lasciò andare le sue labbra, non volle allontanarlo, ma lo strinse ancora più forte di prima ripetendo il suo nome, dicendogli che era tornato e che non se ne sarebbe andato mai più.
 
Era tornato a casa, dall’unica persona con cui avrebbe voluto passare il resto di quella seconda vita che gli era stata offerta e nessuno gli avrebbe portato via quell’opportunità, mai più avrebbe lasciato andare la sua mano, mai più gli avrebbe detto ‘addio’ .



 
 END



No! non sto piagendo, mi è solo entrato qualcosa nell'occhio....' sniff sniff'
è finitaaaa

Bien...
Allora parto ringraziando tutti quelli che hanno seguito questa storia, chi attivamente, chi più chi meno... tutti quelli che ci hanno buttato un occhio. ringrazio masaya che ha pazientemente corretto e betato 36 capitoli e mi ha aiutata con la stesura di alcuni.
Chissà, magari un giorno tornerò a scrivere, di certo vi do appuntamente al 6 giugno per lo Yugi day, intanto corro ad appostarmi su twitter che i jappi sembrano già in coda con i biglietti alla mano... non dico di volere tassativamente un bacio di riconciliazione, ma almeno un abbraccio e tante lacrime sì!
Forza! riunite questi oggetti e ridate a yugi il suo faraone! <3

A presto minna!
 
   
 
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