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Autore: LadyLicionda    23/04/2016    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

“Eiko”

 

 

 

 

 

 

La primavera è arrivata in anticipo quest’anno, quasi avesse avuto fretta di far fiorire i ciliegi del lungo viale che si estende dai cancelli della tenuta fino al portone della maestosa villa d’epoca. È una mattina luminosa, tuttavia la brezza pungente del lungo inverno nevoso è ancora percepibile. Emergo dalle coperte con un sonoro sbadiglio. Durante la notte non sono riuscita a chiudere occhio per l’emozione. Oggi è il primo giorno di scuola. Finalmente sono una studentessa del terzo anno.

Sorrido tra me e me quando sento un colpo di nocche alla porta della mia camera.

«Eiko, sei sveglia?».

Rispondo alla domanda emettendo un mugugno indistinto. Ora che è arrivato il momento di alzarsi mi sento improvvisamente assonnata.

«Hai di nuovo passato la notte in bianco?».

Naoko, la mia insostituibile sorella maggiore, si avvicina al letto con un sorriso di stupore sulle labbra. La osservo con attenzione mentre cammina verso di me. Il suo viso è radioso come sempre. I suoi splendidi occhi neri luccicano di tenerezza mentre con una mano cerca di sistemare i miei capelli arruffati. Lei invece è perfetta. La sua pelle è candida come porcellana, i suoi capelli brillano come fili di seta corvina, nella sua voce c’è sempre una dolcezza materna. Il calore delle sue carezze riscalda il mio animo, accendendo in me il buon umore. Adoro essere svegliata da lei.

«Non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno di scuola?», si accerta, lasciando sfuggire dalle labbra una risatina divertita. Probabilmente in questo momento i miei occhi sono cerchiati di nero, ed io assomiglio ad un piccolo panda stordito.

Stropiccio energicamente le palpebre e scuoto la testa per scrollarmi di dosso la stanchezza. Mi libero delle coperte con un gesto lento e mi alzo, quando l’improvviso schianto della porta mi fa ricadere indietro sul materasso.

«Buongiooorno!».

«Buongiorno anche a te», balbetto tenendo una mano sul cuore e respirando affannosamente: i buongiorno di mio fratello Tatsuo hanno sempre un impatto molto incisivo sulla mia salute.

Sfoggiando un profondo inchino, degno del migliore attore teatrale, annuncia a gran voce: «La colazione è pronta, mia principessa».

Io e Naoko ci scambiamo uno sguardo di complicità e al suo segnale corriamo verso di lui, afferrando ognuna un suo braccio e trascinandolo fuori dalla mia stanza.

«Fa sempre piacere essere accompagnato da due graziose fanciulle», commenta mio fratello orgoglioso, portando il petto in fuori.

Di tutti e tre, io sono l’unica ad indossare ancora il pigiama, ma questo non mi fa assolutamente sentire fuori posto. Mentre percorriamo il lungo corridoio del primo piano, Tatsuo ci intrattiene con storie divertenti, inventate sul momento per farci sorridere. Questa è di sicuro la sua qualità migliore. L’innata capacità di portare gioia alle persone che lo circondano, di alleggerire la più tetra delle atmosfere in pochi attimi. Accanto a lui è impossibile sentirsi abbattuti o sfiduciati. Come primogenito, e quindi futuro presidente della compagnia di famiglia, ci si aspetterebbe da lui una personalità seriosa e composta. E in effetti quando si tratta di lavoro è incredibilmente affidabile e capace. Tuttavia io preferisco il Tatsuo della sfera privata, il fratello maggiore spontaneo e solare, sempre pronto a regalare una risata e a spargere ovunque il buon umore. Tatsuo è quel tipo di persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, che riesce a trarre vantaggio da una situazione all’apparenza disperata. Ha una grande forza di volontà e un’incrollabile tenacia. La sua energia, quella sua incontenibile gioia di vivere sono per me come la luce di un faro nelle tenebre del mare notturno. Anche se dovessi perdermi, so che quel bagliore intenso mi raggiungerebbe, mostrandomi la via.

 

Quando infine giungiamo nella sala da pranzo, io e Naoko stiamo ancora ridendo di gusto, completamente rapite dalla brillante narrazione di Tatsuo.

«Vedo che ci siamo alzate di ottimo umore».

La voce profonda e calma di mio padre richiama la mia attenzione sulla lunga tavola imbandita.

«Buongiorno, papà».

Seduto ad un capo del tavolo, mi sorride teneramente, invitando me e miei fratelli ad unirci per la colazione. I miei occhi scivolano quindi sulla splendida figura alla sua destra, mentre prendo posto fra Naoko e Tatsuo.

«Buongiorno, mamma».

«Buongiorno, darling», risponde lei, con la solita grazia della sua melodiosa voce.

Infine rivolgo la parola alla donna che siede alla sinistra di mio padre: «Buongiorno anche a te, zia Azumi».

«Buongiorno, piccola Eiko», pronuncia lei a sua volta, inspirando la fragranza del tè al ginseng, il suo preferito. Ogni mattina ne beve due tazze.

La mia è una famiglia di origini miste. Mio padre è giapponese, mentre mia madre è britannica. Da quando sono nata le persone hanno sempre detto che assomiglio a mia madre. Tatsuo e Naoko, invece, hanno preso dal ramo di nostro padre. Anche i miei cugini hanno sangue misto nelle loro vene, dal momento che mia zia Azumi ha sposato il fratello maggiore di mia madre. In questi giorni, però, lo zio Leonard non è con noi poiché si trova in Germania per conto della compagnia. Come vicepresidente della filiale di Tokyo, è stato incaricato di raggiungere la capitale tedesca per dirigere la costruzione del nuovo Grand Hotel Royal Green. La famiglia Wadsworth è infatti fondatrice della più antica e rinomata catena di edifici turistici ispirati alle bellezze naturali e all’architettura dell’Inghilterra vittoriana. Molti nobili europei del passato hanno alloggiato nelle storiche camere della sede principale di Londra, che attualmente si trova sotto la direzione dello zio Alan, fratello maggiore di zio Leonard e di mia madre.

«Hai di nuovo fatto le ore piccole nel letto, vero Eiko?».

Yoichi, seduto all’altro lato del tavolo, solleva il cucchiaino da tè a mezz’aria e inizia a disegnare cerchiolini nel vuoto, simulando i segni delle miei occhiaie e sogghignando con malizia.

«Non è come pensi», rispondo imbarazzata, avvertendo un lieve tepore sulle guance provocato dalla sua tacita e piccante allusione.

«Ti prego di non attribuire alla nostra Eiko gli atteggiamenti promiscui del tuo ambiguo essere».

In mio aiuto accorre Seiichi, primogenito di zia Azumi. È di un anno più giovane di Tatsuo, ma la sua compostezza, la raffinatezza nel suo parlare, l’eleganza dei suoi gesti a volte mi fanno dubitare della sua vera identità. Ogni tanto mi ritrovo a pensare che il suo corpo sia in realtà abitato dallo spirito di un antico principe, intrappolato nel suo lontano passato e ignaro dei mutamenti sociali avvenuti nel corso dei secoli.

L’espressione inebetita sul volto di Yoichi esprime perfettamente anche la mia confusione.

«Voleva dire che Eiko non è una pervertita come te che passa le notti a leggere manga e riviste porno».

Questa volta è Haruka a parlare, l’ultima figlia di zia Azumi. Contrariamente al suo aspetto grazioso, Haruka ha una personalità molto forte ed è sempre diretta quando parla alle persone. Ci sono momenti in cui vorrei avere la sua spigliatezza per esprimere i miei sentimenti senza vergogna.

«Che cosa stai facendo, fratellone?».

Seguendo con lo sguardo il tono monocorde della voce di Shizuka, quartogenita di zia Azumi, tutti i nostri occhi ruotano sul ragazzo seduto al suo fianco.

«Non lo vedi? Sto cercando di stabilire un contatto con lo spirito di Miyu», risponde Mikio, con fare solenne e grave,  senza sollevare il volto dalla ciotola di latte fumante. Le sue mani fluttuano sopra la densa bevanda bianca creando al loro interno una sfera immaginaria. L’espressione assolutamente concentrata sul volto del secondo figlio di zia Azumi ricorda quella di un chiromante intento a leggere nella boccia di cristallo le infauste rivelazioni di un oscuro avvenire. Tra tutti i membri della mia famiglia non vi è dubbio che Mikio si distingua per la sua eccentricità e stravaganza. Le sue azioni, le sue parole, i suoi stessi pensieri sembrano il mero frutto di una genuina, imprevedibile ma innocua follia. È impossibile anche solo ipotizzare che cosa passi per la sua mente, quale sia la fonte del suo incomprensibile agire. Ma non è una cattiva persona. O almeno non credo che qualcuno capace di versare lacrime per la morte del proprio gatto possa esserlo. Si, Miyu era la gattina di Mikio. È venuta a mancare due mesi fa. Era molto anziana e debole.

Anna, una delle numerose domestiche al servizio della famiglia Wadsworth, si avvicina alla mia sedia. Nella sua mano destra scorgo con la coda dell’occhio una piccola coppa di vetro azzurro, riempita con decine di pezzetti di frutta fresca di stagione.

«La sua colazione, signorina Eiko», annuncia posizionando la coppa di fronte a me, mentre i miei occhi si illuminano alla vista del delizioso breakfast. Senza indugiare, afferro la brocca più vicina e verso il latte sulla squisita macedonia con un sorriso che si allarga da un estremo all’altro del mio volto.

«Non capisco come possa piacerti tanto la frutta?», mi domanda Haruka, i cui gusti alimentari le proibiscono di ingerire qualunque cosa possa definirsi dolce.

Da quanto ricordo, infatti, non l’ho mai vista mangiare nulla che non fosse ridicolamente salato o bere qualcosa che non fosse estremamente amaro. E in questo siamo agli antipodi. Dal canto mio, non riesco proprio a immaginare una dieta senza zuccheri: sarebbe deprimente. I cibi dolci riescono a risollevare lo spirito dalle fatiche quotidiane e sono l’anima di qualsiasi party che si rispetti. Non che io possa definirmi un animale da festa, ma trovo incredibile come una torta di compleanno, una scatola di cioccolatini di San Valentino, o il semplice profumo dei biscotti fatti in casa riescano ad allentare la tensione anche sul volto più indurito. Senza contare che il cioccolato è considerato tra i migliori rimedi per guarire un cuore infranto. Ma forse il carattere schietto, spesso cinico, di Haruka non è altro che una conseguenza della sua avversione per i dolci.

 

Al termine del pasto mi alzo dalla tavola affollata e mi dirigo nella mia stanza per preparami ad uscire. Quando apro la porta, appesa a una delle maniglie delle nove ante che compongono l’immenso armadio sulla parete, trovo la mia divisa scolastica, perfettamente stirata e intrisa del profumo della lavanderia. La osservo per qualche secondo col cuore in trepidazione, nutrendo il mio animo di felici propositi per il nuovo anno accademico.

Come giovane studentessa, non posso affermare di avere vissuto un’intensa vita scolastica, né di aver fatto tutte le esperienze tipiche della mia età, che si tratti di amicizie o di interessi romantici. Non sono mai stata una ragazza socialmente attiva, a causa della mia natura introversa e insicura, quanto piuttosto un’attenta spettatrice. Ascoltare o essere testimone delle esperienze degli altri, senza viverle in prima persona, mi ha fatto sentire ugualmente coinvolta nell’intricata rete delle relazioni sociali. Durante gli anni passati ho acquisito numerosi ricordi indiretti grazie ai racconti e alle confidenze dei miei vecchi compagni di classe. È vero che non ho amici né nemici, ma non sono del tutto asociale. Semplicemente non sono ancora riuscita a costruire un relazione abbastanza forte con qualcuno che possa considerarsi un’amicizia o una rivalità. E ovviamente i legami famigliari non contano. Essere amati dalla propria famiglia dovrebbe essere scontato, naturale. Ma ci sono cose di cui non si riesce proprio a discutere con la famiglia, per quanto unita possa essere. Ed è solitamente in questi casi che entrano in gioco gli amici, quasi sempre coetanei.

Entro nel piccolo bagno annesso alla mia camera per una doccia rapida: sono in ritardo sulla tabella di marcia. Indosso la divisa e le scarpe quando Naoko compare sulla soglia offrendosi di sistemare i miei capelli. Con la mano indica la sedia vicino alla scrivania, di fronte alla finestra socchiusa che affaccia sul parco della tenuta. Appena prendo posto davanti a lei, uno sbuffo di vento primaverile sfiora la mia pelle ed io inspiro il tenue profumo delle rose arancioni proveniente dagli splenditi giardini, curati secondo il classico gusto inglese. Ovunque si posi lo sguardo, la villa Wadsworth sembra voler rendere omaggio alle nobili ed eleganti magioni dell’Inghilterra vittoriana.

Chiudo gli occhi concentrandomi sul calore confortevole del fon che accarezza i miei capelli, mentre i lunghi denti della spazzola corrono dall’alto della mia testa fino alle spalle, dividendo la mia chioma umida in piccole ciocche. Di tanto in tanto sento le dita di Naoko indaffarate a sciogliere qualche nodo formatosi sulle estremità. Il suo tocco è delicato come una carezza e provoca un piacevole solletico. Completata l’asciugatura, percepisco la sua figura sporgersi sopra di me per raccogliere il fermaglio in bella vista sulla scrivania. È forse l’oggetto a cui sono più affezionata. Il giorno in cui sono diventata una studentessa delle medie, poco prima di uscire di casa per raggiungere la scuola e partecipare alla cerimonia di benvenuto, Naoko si è offerta di preparare la mia acconciatura, proprio come oggi. Una volta terminato, mi ha accompagnata di fronte al grande specchio a figura intera, posizionato accanto alla scrivania, e con un secondo specchio rotondo, abbastanza piccolo da essere tenuto con una sola mano appena dietro la mia testa, mi ha mostrato il risultato del suo lavoro. È stato allora che la superficie circolare ha riflesso davanti ai miei occhi il luccichio delle minute pietre blu sui grandi petali del grazioso fermaglio floreale, sapientemente incastonato tra i miei capelli.

«Ecco, adesso sei davvero pronta».

Al suono della voce di Naoko, le mie palpebre lentamente si sollevano, rivelando nuovamente le pupille rimpicciolite dalla luce del sole che illumina la camera. Porto la mano dietro la nuca e proprio lì, sotto le mie dita, si materializza la forma singolare del prezioso fermaglio.

«Ti ringrazio».

Naoko mi rivolge un ultimo sorriso di incoraggiamento, quindi si incammina all’esterno, precedendomi sulle scale che conducono al piano terra. Prima di seguirla mi concedo un’ulteriore controllata allo specchio per assicurarmi che la mia divisa sia in ordine, prelevo la cartella dall’armadio e mi chiudo la porta alle  spalle.

   
 
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