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Autore: Emmastory    24/04/2016    2 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Capitolo X

Fiducia umana e segni di vita

Anche oggi, il sole mi saluta, e con la sua ascesa nell’azzurro e terso cielo, l’inizio di un nuovo giorno. Persa in uno stato di dormiveglia, apro lentamente gli occhi, e alzandomi in piedi, rivedo Saskia. A quanto sembra, mi ha tenuto compagnia per tutta la notte, e alla mia vista, sorride. Quasi istintivamente, mi avvicino, e sedendomi accanto a lei, drizzo le orecchie. Da ormai qualche giorno a questa parte, io e lei abbiamo sviluppato una sorta di rituale segreto e importante, sconosciuto a tutti tranne che a noi. Sedendosi in terra, la mia amica incrocia le gambe, e invitandomi a sdraiarmi presso di lei, inizia a parlarmi. È ancora giovane, nel pieno dell’adolescenza, e in molte occasioni trascorre il suo tempo mettendomi al corrente della sua vita quotidiana, delle speranze che conserva e dei sogni che insegue. I suoi genitori hanno acceso un fuoco, ma le fiamme non mi spaventano. Ora come ora, il tempo scorre, e Saskia mi parla. Nel tono della sua voce c’è un’inaspettata neutralità, che viene presto tradita dalla gioia. Detesta ammetterlo, ma crede di essersi innamorata. Fidandosi ciecamente di me, ha deciso di raccontarmi la verità. È stata colpita da una freccia di Cupido, e l’oggetto del suo interesse è un ragazzo del villaggio vicino, il giovane Truman. A detta della mia amica, è la persona migliore che abbia mai avuto il piacere e la fortuna di incontrare. Occhi color carbone, e capelli neri come il prezioso ebano. Di fronte all’amore che prova e sa di provare, un solo ed unico ostacolo. I suoi genitori. Mi duole dirlo, ma da quanto ho avuto modo di capire, le rispettive famiglie sembrano odiarsi, e non tengono minimamente in considerazione i sentimenti della figlia per il giovane. Quel semplice pensiero, la porta alle lacrime, e vedendola nascondere il volto con le mani nel tentativo di nascondere le lacrime, provvedo a leccarle il viso e farle scomparire. Dischiudendo le labbra in un debole sorriso, mi ringrazia, e rialzandosi da terra, posa lo sguardo sull’esanime corpo di mia figlia Cora. Inginocchiandosi per un singolo attimo, la guarda negli occhi, iridi spente e prive del loro tipico splendore, che non tradiscono altro che assenza di vita. Uscendo dalla grotta, va in cerca dei suoi genitori, e suo padre si appresta a sollevare il corpo di mia figlia da terra, portandola via da me senza dare spiegazioni. Mossa dal mio stesso istinto, seguo quell’uomo con passo felpato, muovendomi con circospezione e sperando che non mi noti. Appena fuori da quella spelonca, un fuoco acceso, un letto di paglia, e un religioso silenzio. Nell’aria un odore che ricordo di aver già sentito, vagamente simile a quello della dolce lavanda. Avendo forse intuito le mie intenzioni, Saskia mi è accanto, ed io seduta al suo fianco, la guardo per un attimo, senza capire. “È così che diamo l’ultimo saluto.” Mi dice, riuscendo a dissipare ogni mio dubbio e riempiendo involontariamente il mio cuore di tristezza. Da quel momento in poi, silenzio tombale. Lentamente, entrambi i genitori di Saskia posano un fiore sul dorso di mia figlia, e subito dopo tocca a lei. Camminando, si allontana da me con discrezione, e tornando indietro, si china per parlarmi. “Mi dispiace tantissimo.” Dice, per poi tornare a guardare dritto davanti a sé e fare del suo meglio per trattenere le lacrime. In quel preciso istante, un mio debole uggiolio rompe il silenzio, e con la coda dell’occhio, noto un particolare. Seppur in maniera quasi impercettibile, mia figlia muove una zampa, e tentando di aprire gli occhi, mi cerca. Allarmata, tento subito di avvicinarmi, ma un uomo a me sconosciuto, con in mano un tizzone ardente mi allontana. Incurante del suo volere, minaccio di mordere, e raggiungendo mia figlia, non faccio che abbaiare. La situazione pare essersi ribaltata, ed io ho visto tutto con i miei occhi. Mia figlia è viva. Le stelle hanno deciso di sorridermi, e lei non se n’è andata. Abbaio quindi senza sosta, e fallendo nel comprendere la natura del mio comportamento, gli umani mi ignorano. Disperata, sposto il mio sguardo su Saskia, che notando la mia agitazione, si avvicina al solo scopo di prendere le mie difese. “Fermatevi! Questa lupa non è morta.” Dichiara, per poi muovere una mano e richiamare gli uomini all’ordine. Negli occhi dei presenti, vero stupore. Non riescono a crederci, ma Saskia non mente. Improvvisamente, due umani pretendono di vedere mia figlia, ed esaminando il suo corpo, scoprono che ha ragione. Guardandomi, sorride. Sapeva che mi ero fidata del mio istinto, e proprio come questo mi aveva comunicato, mia figlia era ancora viva, e durante quella così solenne celebrazione riservato agli uomini e alle fiere ormai orfane della propria forza, fiducia umana e segni di vita.
   
 
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