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Autore: Alessia Krum    25/04/2016    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8
Non ti crediamo!
 
“Meno male che gli ho dato ascolto!” pensò Acquamarina. Tra poco sarebbe sorto il sole, e lei era riuscita a dormire veramente poco. Ogni tanto Lyliana entrava nella stanza con una tazza di tè o un bicchiere d’acqua e si accertava che andasse tutto bene. In più, la teneva sveglia il pensiero che non sarebbe potuta tornare ad Atlantis. Se Max non avesse trovato niente in biblioteca, probabilmente non sarebbe più riuscita a vedere quel fantastico mondo di cui, pochi giorni prima, non sapeva nemmeno l’esistenza.
Certo, il ragazzo avrebbe potuto benissimo portarla con il suo braccialetto, ma se per qualche motivo lui fosse stato bloccato da qualcosa…
Acqua provò a toccare la pietra incastonata nel bracciale, come faceva quando da Atlantis andava sulla Terra, ma non successe nulla. Nessun lampo turchese, nessun vortice di calda luce azzurra. Niente di niente.
Passarono alcuni minuti, poi la ragazza si alzò, si mise un vestito e si guardò allo specchio. Di certo si sentiva più a suo agio con quegli abiti che con quelli sontuosi e impegnativi da principessa.
Uscì dalla sua stanza e si diresse al salone, dove iniziò a fare i suoi soliti lavoretti. Ma, poco dopo, arrivarono Janissa e Kate nei loro abiti pieni di pizzi e merletti, e, con la loro solita aria da snob, cominciarono a parlare:
- Oh, vedo che ti sei ripresa, cara Acqua - iniziò Janissa.
- Già, cos’avevi? Ah, sì eri svenuta. E hai preso una tale botta in testa che sei rimasta addormentata per…due giorni! - continuò Kate.
- Poverina…ti sei fatta molto male, vero? La tua testolina è talmente delicata che ti sarà venuto un bernoccolo enorme! - stranamente la voce delle due era dolce e gentile, anche se era ovvio che la stavano prendendo in giro. Se avessero parlato così per davvero, Acqua si sarebbe seriamente preoccupata.
- E tua mamma era così angosciata… -
- Ma quanto sei scema, Janissa! Lyliana non è sua mamma. Acqua è una povera orfanella, non è vero? -
- Sì, ma sua mamma era preoccupata lo stesso… e anche quel suo amichetto, il postino. E’ stato per giorni rintanato in camera sua senza neanche mangiare… -
- Sai una cosa, Acqua? Noi non ti crediamo per niente al mondo! - esclamarono le due sorelle.
- Già, tu volevi soltanto un paio di giorni di ferie, e per rendere più credibile la cosa, ti sei fatta aiutare da quel postino…Max, mi pare. - continuò Janissa.
- E io ieri sera, passando per caso davanti a camera tua, ho sentito che lui parlava di pranzo alle undici di sera e tu dicevi: “Sì, tu fai tutto al contrario…”. Come mai? -
- Ma che cosa state dicendo? Guardate che sono veramente stata male! E se non ci credete, vi mostro pure il bernoccolo. E comunque oramai non sei più una bambina, Kate, dovresti sapere che non sta bene origliare. - rispose Acqua. Temeva che quell’impicciona avesse sentito anche la prima parte del discorso.
- Non dirmi quello che devo fare o non fare. Ricordati che sono molto più importante di te! E poi non hai risposto alla domanda. -
- Allora, sentite: mia mamma, quando io ero svenuta, ha passato un po’ di tempo con Max, e, per distrarsi, hanno fatto un gioco: dovevano dire delle frasi parlando al contrario. Ieri sera, quando mi sono svegliata, mi hanno raccontato cos’era successo durante questi giorni e poi abbiamo continuato a scherzare. Max lo ha detto per fare una battuta e basta. -
- Sì, certo. E noi secondo te dovremmo crederti? Ma per favore! Ora scusaci, ma io e mia sorella dovremo andare a un’importante lezione di musica. Vieni, Janissa! - Le due si voltarono e, tenendo la testa alta, tornarono indietro. Acqua non era sicura che se la fossero bevuta, ma sull’argomento “io sono più importante di te” aveva qualcosa da dire. Dopotutto era sempre una principessa, non avrebbero dovuto trattarla così. Ma ormai ci era abituata.
Guardò fuori dalla finestra, sperando di vedere Max arrivare con la posta. Era impaziente e voleva scoprire se aveva scoperto qualcosa. Ma dovette attendere una buona mezz’ora  prima che il campanello squillasse. Si precipitò subito alla porta e, senza nemmeno chiedere chi fosse, aprì.
- Per fortuna che sei arrivato, Max! Scoperto qualcosa? -
- Purtroppo no… -
- Ah…io invece ti devo dire una cosa importantissima. Vieni nel parco. - Acqua prese il ragazzo per un braccio e lo strascinò in quello che la duchessa chiamava “un prodigio di botanica”: due aiuole, un paio di alberi striminziti, una panchina minuscola e un altrettanto minuscola fontana.
La ragazza si sedette, si guardò intorno e cominciò a parlare:
- Kate, ieri sera, è passata “casualmente” davanti alla mia stanza e ha sentito quello che dicevamo. -
- Aspetta, cosa ha sentito? -
- Per fortuna l’ultima parte… quando tu hai detto che andavi a pranzo. Ho provato a inventarmi una scusa, ma non credo che ci abbia creduto… -
- Speriamo. Io oggi ho guardato in biblioteca, ma non ho trovato niente di utile. Ho provato a parlare con tua zia, e lei mi ha detto che non sapeva nulla, ma mi ha chiesto come hai fatto a risvegliarti. -
- Ho pensato. Ho pensato molto intensamente e poi ho sperato con tutto il cuore di riuscirci. Ad un certo punto però ho sentito una sensazione strana, come…se fossi diventata parte di ogni goccia d’acqua. Ho sentito una corrente calda e poi ho aperto gli occhi. Di preciso non so cosa è successo. - Max rifletté per un po’, fissando un punto davanti a sé. Poi il suo volto si illuminò.
- Io invece lo so! Acqua, sono stati i tuoi poteri! Sono stati loro che ti hanno aiutata! La corrente calda che hai sentito era originata dalla tua forza di volontà. Ora ho capito…Facciamo una prova. -
- Che prova dobbiamo fare? Io veramente non ci ho capito molto… -
- Ascolta. Prova a rifare quello che hai fatto quando eri sospesa tra i due mondi. Secondo me è come se tu fossi passata da  un mondo all’altro. -
- Adesso ho capito! Ok, ci provo. - Acqua chiuse gli occhi e raccolse le sue energie. Si concentrò e pensò intensamente ad Atlantis. Alla sala del trono. Al suo trono. E alla sua culla.
In quell’istante la ragazza sentì il vortice di luce azzurra e, quando aprì gli occhi, si ritrovò proprio lì, sul suo trono. Sfiorò il suo braccialetto e tornò sulla Terra con un sorriso raggiante.
- Fantastico! Sei un genio, Max! -


- - - Angolo autrice - - - 
Sì, ok, lo so che non aggiorno da sette(mila) anni, più o meno, e che avevo già promesso di impegnarmi a pubblicare più costantemente...ma che ci volete fare, proprio non ci riesco. Giuro che questa volta farò la brava bambina. (si spera)

un'Alessia Krum molto dispiaciuta :c
   
 
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