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Autore: LaMarghe_e_LaGio    25/04/2016    0 recensioni
Se per caso ti capiterà di avventurarti in Corso Tre Novembre numero trentatré
troverai un buffone e una sportiva,
una scacchista e un quasi medico,
un mezzo inglese e una vera spagnola.
Aggiungici anche un matematico nerd e troverai la ricetta per un manicomio perfetto.
Se avrai voglia di unirti a loro sarai sicuramente il benvenuto.
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[questa storia si è classificata prima (*-*) al contest "Round Robin: perché due mani in più servono sempre", indetto da grazianaarena sul forum di EFP e giudicato da milla4]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Le serate al manicomio sono sempre sovraffollate



All’interno uno di Corso Tre Novembre numero trentatré, piano interrato, seconda porta a sinistra, era tutto molto silenzioso. Non che fosse strano per quel piccolo appartamento. Infatti, preciso come un orologio svizzero, o, meglio, come Jack Davies alla consegna di un compito, Nicola Ferrari, dottorando all’Università di Matematica di Trento, era concentratissimo nel guardare l’ultimo episodio di Agent of Shield, uscito la sera prima negli Stati Uniti. Aveva aspettato quella puntata per ben due settimane, in quanto, per ragioni a lui sconosciute, la settimana prima la serie aveva fatto una pausa, quindi niente e nessuno doveva distrarlo da essa! Ma proprio niente; per nessuna ragione si doveva distrar-
TOC TOC TOC TOC

Il ragazzo fece un balzo sulla sedia e si perse la  scena fondamentale su cui verteva tutta la puntata.
“Abbiamo preso il film, manchi quasi solo tu!” Sentendo la voce di Mike provenire dal corridoio del piano si alzò di scatto, tutto preso da una furia omicida. Interruppe il telefilm: lo avrebbe riguardato tutto quella notte, una volta andato a letto. In due passi raggiunse la porta e la spalancò di scatto.
“QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON BUSSARE QUATTRO VOLTE!”, esordì. Mike riuscì a contenersi a stento dal ridacchiare: ancora non aveva capito cosa avesse contro il numero quattro, ma il fatto che lo innervosisse così tanto era per lui troppo divertente.
“... Sei fortunato che oggi non ne ho voglia, ma la prossima volta giuro che ti concio per le feste! Tanto che quando avrò finito non ricorderai neanche il tuo nome. Ti rendi conto che mi hai interrotto nel punto più bello? A volte mi chiedo se non hai installato da qualche parte una telecamera nascosta per spiarmi e scegliere il momento meno opportuno per disturbarmi…” Man mano che lo sproloquio continuava, la vena omicida svaniva, tanto che nel momento in cui li raggiunse Jack, che si era fermato ad avvertire Rosa, che abitava al piano terra, i toni erano così calmi che non c'era bisogno che intervenisse. Non che ci fosse mai la necessità di farlo: Nick era così magro che anche colpendo più forte che poteva non avrebbe mosso Mike di un millimetro. Il ragazzo di colore, infatti, era robusto e molto atletico, complici i mille allenamenti di basket a cui prendeva parte fin da quando era piccolo.
“Allora ti va di venire a fare cena più film?” chiese Jack una volta che il ragazzo più grande ebbe finito.
“Basta che lui”, indicò con la testa Mike. “Mi stia lontano”. Il ragazzo lo guardò sorridendo innocentemente, come per dire: ma se non faccio mai niente di male?
“Sarò un agnellino, parola di scout”, rispose alzando il dito indice e medio nel segno della pace.
“Dai andiamo, scout”, lo rimbeccò Jack incominciando a salire le scale lì vicine.


Al piano di sopra Megan e Margaret avevano appena incominciato a cucinare quando la porta dell’appartamento si spalancò facendo entrare Rosa, la ragazza spagnola in Erasmus che abitava al piano seminterrato. Come a suo solito la giovane teneva tra le mani Mima, il suo amato ukulele. La strimpellata velocissima tipica delle musiche spagnole fece capire anche alle due cuoche l’identità della nuova venuta.
“Ciao ragazze! Como estais?”. Come al solito la sua entrata piena di vita non poté non strappare un sorriso alle due ragazze.
“Molto bene Rosa”, rispose Megan, mentre Margaret riprendeva il suo ruolo di sbucciatrice di patate. “Vuoi aiutarci a cucinare?”. La faccia che fece la ragazza in riposta portò Megan, che ben prima di porre la domanda di rito era a conoscenza del profondo odio che lei nutriva verso la sacra arte della cucina, a scoppiare a ridere.
“Piuttosto preparo la mesa”, disse la Spagnola avviandosi verso i cassetti che ormai conosceva a memoria. Proprio per questo suo odio la ragazza accettava ben volentieri tutti gli inviti a cena dell’appartamento otto, e, odiando non poter dare una mano ai fornelli, aiutava sempre ad apparecchiare e sparecchiare, cosa che salvava sempre Mike, che di solito era l’addetto al compito.

“Enrico arriva stasera?”. Margaret lanciò un’occhiata alla coinquilina: la divertiva il fatto che la Spagnola fosse l’unica a chiamarlo con il suo nome, tranne ovviamente sua madre. In più appena avrebbero detto al ragazzo che Rosa aveva chiesto di lui, l’aspirante medico avrebbe acquistato quel colore rosso scuro che alle due amiche piaceva troppo.
“Sì, anzi dovrebbe essere qui tra poco: il treno deve essere arrivato in stazione da un po’ ormai”. Enrico, detto Henry, Lagrande era probabilmente l’unico pazzo che avesse deciso di prendere un appartamento a Trento pur frequentando l’Università di medicina a Verona, per cui, tutte le volte che aveva lezione, prendeva il treno o la sua inseparabile Panda azzurra e scendeva, per poi tornare la sera. Aveva dato molte motivazioni, sia ai suoi amici che ai suoi genitori, in merito a questa scelta, ma nessuna aveva convinto del tutto nessuno: dopo tre anni, però, sia gli uni che gli altri avevano rinunciato a chiedere, facendosi ognuno la propria idea su quella scelta bizzarra.
Margaret non fece quasi tempo a finire la frase che la porta si aprì di nuovo, lasciando entrare questa volta tutti e quattro i ragazzi, che si erano incrociati subito prima della porta, chi salendo dalle scale e chi, troppo pigro per farle, con l’ascensore.
“È mai possibile che non prendi mai le scale? Sei pigro da far paura Mr. Medicus!”. Le ragazze sorrisero immaginando la scena senza aver bisogno di vederla.
“Non è vero! A volte le faccio!”, protestò il biondo sistemandosi una ciocca che gli era arrivata davanti agli occhi.
“Persino Nick è meno pigro di te”, continuò imperterrito l’altro come se non avesse sentito le parole dell’amico.
“Rango, zitto che tu ti lamenti per quel mezzo piano di scale a Povo che dobbiamo fare di corsa perché tu non riesci ad essere puntuale la mattina”, si intromise Jack ben sapendo che l’unico modo per interrompere il fiume di prese in giro dell’amico era dargli pan per focaccia. Infatti con un’ultima sghignazzata Mike la smise.
“Ciao ragazze, che preparate di buono?”. Nick intanto aveva preceduto i tre litiganti in cucina e stava ispezionando le padelle da cui usciva un ottimo profumino. Se non avesse sempre avuto da recuperare qualche serie TV o da leggere qualche fumetto probabilmente gli sarebbe anche piaciuto cucinare, invece che mangiare sempre quei piatti pronti da riscaldare al microonde o una pasta con un sugo già pronto.
“Megan mi ha insegnato a fare gli spätzle e come contorno preparo un po’ di patate... Non è tantissimo, ma per il film abbiamo comprato talmente tanti pop-corn che ci basteranno per i prossimi dieci anni”, rispose Margaret ridendo mentre continuava a fare il suo lavoro, cioè far andare avanti e indietro lo strano strumento per fare gli spätzle… Si trattava di una specie di grattugia, che per quanto ne sapeva non aveva un nome.
“Ciao Enrico”, salutò intanto Rosa vedendo Henry, il quale arrossì subito.
“C-Ciao Rosy, come va?”. Megan e Margaret non si perdevano una parola, come fosse una delle loro ship dei telefilm. Purtroppo Jack e Mike non erano così interessanti su quel fronte… Mike ogni tanto si trovava una ragazza ma non durava mai molto, e soprattutto non riceveva mai l’ok delle due coinquiline. Jack invece era il più noioso: era carino come ragazzo, ma non sembrava interessato a trovarsi una morosa; anzi quando loro provavano a chiedergli qualcosa in proposto aveva la sfrontatezza di ribaltare la domanda!
Con suo disappunto Margaret scoprì che nel perdersi nei suoi pensieri si era persa il piccolissimo scambio di battute  di quelli che lei definiva i “piccioncini” e, cosa più importante, un’esclamazione di Jack, entrato in quel momento, la portò a rendersi conto che se non avesse raccolto i vari spätzle che incominciavano a riemergere sarebbero rimasti con solo un po’ di patate e dei pop-corn per cena.
Salvata quest’ultima pian piano arrivarono tutti per mettersi a tavola. Sapevano di essere un appartamento un po’ particolare: non era da tutti cenare sempre tutti insieme e addirittura invitare i propri vicini di casa, ma l’amicizia che si era creata andava al di là di tutte le loro differenze e così sembrava loro naturale farlo.

Mike ripensò per un attimo all'anno prima, quando conviveva solamente con Jack ed Enrico: cenavano assieme, ma preparavano raramente qualcosa da mangiare tutti insieme. Senza contare che vivevano a Povo, in un edificio abitato per lo più da anziani e famiglie e, di conseguenza, non potevano festeggiare ed invitavano raramente degli amici. Era stata una fortuna incontrare Margaret, che era stanca delle sue coinquiline, e conoscere Megan, che aveva trovato difficoltoso essere pendolare, nonostante vivesse in una valle poco distante da Trento, a causa della sua sedia a rotelle. Si erano trasferiti in uno stabile davvero fantastico e si erano resi conto che senza la presenza delle donne negli anni precedenti era mancato qualcosa alla convivenza.
Quella sera Mike, come suo solito, fu il primo a finire, e così ne approfittò per sistemare la stanza delle ragazze per il film. Quella era la più grande dell’appartamento, per cui si erano accordati per utilizzarla come cinema. Henry aveva trovato a casa sua un proiettore che i suoi non usavano più da anni, era vecchiotto ma serviva allo scopo: non avevano la TV, ma quando volevano vedersi un film tutti insieme lo facevano in grande stile.
Poco dopo arrivò ad aiutarlo Nick, che non si fidava mai di quel che faceva l’amico quando doveva armeggiare con ciò che era nel suo campo di conoscenza.
Intanto nell’altra stanza le chiacchiere continuavano:
“Come vi è sembrato ricominciare le lezioni?”, stava chiedendo Margaret mangiandosi l’ultimo pezzetto di mela di Jack, che in tutta riposta la guardò male.
“Mi sono reso conto di aver già visto il professore di fisica subnucleare, ma non riesco bene a capire dove”, disse alzando le spalle. “E Mike mi ha fatto fare la brutta figura di entrare in ritardo proprio con lui”, aggiunse facendo sorridere gli altri alla vista della sua faccia rassegnata.
“Io e Margaret alla fine iniziamo domani”. Megan incominciò a sbloccare le ruote della sua sedia avendo visto Mike in corridoio: probabilmente avevano ultimato i preparativi.  “L’unico prof. che dovevamo avere oggi non c’era per qualche ragione”.
“Così ci siamo date allo shopping sfrenato”, intervenne Margaret. “O almeno volevamo, ma essendo povere universitarie ci siamo limitate a sbavare davanti alle vetrine”. Le ragazze risero mentre Jack e Henry si guardavano perplessi. Fu Mike a salvarli: infatti, come aveva pensato Megan, tutto era pronto per iniziare; alla fine della serata anche Margaret sarebbe diventata cosciente di essere una babbana.



   
 
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