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Autore: LaMarghe_e_LaGio    15/04/2016    3 recensioni
Se per caso ti capiterà di avventurarti in Corso Tre Novembre numero trentatré
troverai un buffone e una sportiva,
una scacchista e un quasi medico,
un mezzo inglese e una vera spagnola.
Aggiungici anche un matematico nerd e troverai la ricetta per un manicomio perfetto.
Se avrai voglia di unirti a loro sarai sicuramente il benvenuto.
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[questa storia si è classificata prima (*-*) al contest "Round Robin: perché due mani in più servono sempre", indetto da grazianaarena sul forum di EFP e giudicato da milla4]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel manicomio in Corso Tre Novembre numero trentatré





1. Benvenuti in manicomio: l’estintore si trova nell'ingresso, in basso a destra



Era una bella giornata di sole: gli uccellini cinguettavano, le persone che si erano appena alzate sorridevano, le caffettiere fischiettavano… O, almeno, questo era quello che stava accadendo in qualsiasi appartamento che non fosse l'interno otto di Corso Tre Novembre numero trentatré, secondo piano, prima porta a destra, di fianco all’ascensore, abitato a partire da quell'anno da cinque inquilini piuttosto particolari.

Michele!”. Il ragazzo rabbrividì: il suo nome urlato e scandito bene significava sempre guai. “Dannazione, se decidi di cucinare i pancake non sparire!”, gridò Margaret Arrigoni, agitando le braccia da destra a sinistra, nel tentativo di far sparire il fumo che si era addensato nella cucina.

Scusa scusa scusa!”. La risposta del giovane si udì forte e chiara dal corridoio ed era accompagnata dai suoi passi pesanti. Michele Rangotti non era assolutamente in grado di cucinare: anche quel giorno, nonostante avesse acquistato il preparato per pancake al supermercato e avesse incaricato Megan di finire di mescolare l'impasto, non era riuscito a seguirne la cottura, poiché era stato distratto da un pensiero fulminante.

Stavo cucinando e mi è venuto in mente che dovevo farmi una doccia!”, esclamò, tentando di giustificarsi, passandosi le dita in mezzo alle treccine nere.

E mentre ti fai la doccia pensi che i pancake si girino da soli?!”. Ok, l'amica era davvero alterata quella volta: di solito non alzava la voce di due ottave.

Sì?”, tentò, mordendosi il labbro inferiore e provando a rendere il suo sguardo dolce come quello di un cucciolo indifeso.

No, cazzo! Sei un idiota, Mike!”, gridò Margaret, ma dal fatto che lo aveva chiamato con il suo soprannome lui comprese che era già stato perdonato, grazie al Cielo!

Io direi di punirlo costringendolo a lavare i piatti per una settimana”, si aggiunse intanto un’altra voce, mentre l'ombra del giovane a cui apparteneva si faceva largo nel fumo: un attimo dopo l'aria fresca del mattino inondò la stanza, e a poco a poco cominciò ad intravedersi l'espressione compiaciuta di Margaret, che evidentemente trovava l'idea del coinquilino molto allettante.

Non mi dispiace come pu-”, si bloccò a metà frase, perché un urlo di gioia la interruppe.

Scacco matto, pivello! E sono tre partite di fila che la grande Megan vince!”.

A quelle parole Mike e Margaret si affacciarono con sguardo confuso alla porta del soggiorno, la quale confinava con quella della cucina, mentre l'altro ragazzo sbiancava e balbettava sillabe sconnesse, incredulo.

Ma come?! Stavo vincendo io!”.

Ieri sera a mezzanotte, forse! E solo perché stavo crollando dal sonno”, ribatté l'altra, senza ammettere repliche: amava vincere contro Jack, perché lui, a differenza di tutte le altre persone che aveva sfidato in passato, era un degno avversario. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui.

Ho sentito come crollavi dal sonno quando all'una gli hai gridato che stava barando”, borbottò Mike, beccandosi una gomitata dalla donna al suo fianco, la quale voleva evitare una rissa: Megan era su una sedia a rotelle, ma le aveva dimostrato più volte di sapersi difendere.

Non era l'una”, ribatté Jack sorridendo: le partite sue e di Megan si protraevano per ore, ma qualche giorno prima avevano deciso che arrivati alla mezzanotte avrebbero continuato la mattina. Ovviamente prima di andare a letto fotografavano entrambi la scacchiera: si fidavano l'uno dell'altra, ma un po’ meno confidavano nel fatto che Mike avrebbe lasciato i pezzi nella stessa posizione, se si fosse svegliato durante la notte.

Sono convintissimo che fosse l'una”.

All'una russavi come un trombone, te lo posso assicurare”, si intromise Margaret, che ogni tanto si svegliava nel bel mezzo della notte a causa del sonno leggero: il minimo rumore la portava ad aprire gli occhi, a meno che non si fosse infilata nelle orecchie le sue inseparabili cuffiette color bordeaux, meglio se con sottofondo musicale.

Io non russo!” protestò Michele, indignato, mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere. “Comunque, cambiando argomento, io non ho ancora fatto colazione”.

Puoi prendere i miei biscotti!” propose Megan, ma sul viso dell'altro comparve un'espressione disgustata.

Faccio a meno dei biscotti integrali, grazie”.

Ingrato”.

Salutista”.

Ingordo”.

Credo che possa bastare. Mike, ti offro la colazione quando arriviamo a Povo”, li interruppe Jack, il ‘giudice di pace’ della compagnia, mentre si infilava le scarpe nere. “Preparati che andiamo”.

Siamo in ritardo?”, esclamò a quel punto l'altro, mettendosi sull'attenti: Jack abitava con lui da ormai tre anni, e quella frase era da tempo entrata nella sua routine.

Il cinque parte tra dieci minuti”, lo informò Megan, che non lo conosceva ancora abbastanza bene da sapere che lui sapeva già la risposta alla sua domanda. Senza contare che non era mai stanca di battibeccare con lui e che, non avendo altre particolari occupazioni, aveva imparato l'orario a memoria.

Stalker”, borbottò Mike in risposta, mentre cercava il cappotto sotto a quelli dei coinquilini: a sorpresa ne trovò uno di colore giallo, che evidentemente non apparteneva a nessuno di loro, ma non se ne curò più di tanto.

Seguì a ruota l'amico già scomparso sulle scale, e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.

Ciao, ragazze, ci vediamo questa sera. Divertitevi a lezione!”. Margaret scimmiottò la voce di un uomo con fare teatrale, rimarcando il fatto che i due amici non le avessero salutate, mentre Megan rideva in risposta, gli occhi azzurri che scintillavano.



Ragazzi, benvenuti al corso di fisica nucleare e subnucleare”. Il professor Franconi, un uomo brizzolato e sulla quarantina, stava introducendo il suo corso, gesticolando animatamente e rischiando di rovesciare la bottiglia verde di vetro contenente mezzo litro di chinotto che aveva appoggiata sul tavolo a fianco a lui. Si interruppe alla fine della frase, alzando gli occhi verso l'ingresso dell’aula, dopo aver udito la porta aprirsi: due ragazzi, uno dalla pelle scura e pieno di treccine tra i capelli e l'altro moro e caucasico, entrarono cercando di fare meno confusione possibile, maledicendo il fatto che le porte fossero in cima all’aula invece che in fondo, e sgattaiolarono fino al posto libero più vicino.

Benvenuti anche ai nuovi arrivati: prego, venite pure più avanti, qui ci sono ancora delle sedie libere”, commentò sorridendo: si divertiva troppo a veder trasalire i poveri malcapitati. Nonostante se lo fosse ripromesso più volte, non riusciva a far finta di niente come facevano i suoi colleghi, né ad evitare le frecciatine scherzose.

Jack sbuffò e, mentre si accomodava nei posti indicati dal professore tirò una gomitata a Mike: odiava arrivare in ritardo, lo portava a dire addio al suo amato anonimato.

Soprattutto, però, odiava ritardare a causa del suo adorato coinquilino, il quale era troppo lento per prendere il primo cinque e pretendeva addirittura di fiondarsi in caffetteria: lo odiava, oh, se lo odiava!



Questa sera ti insegno a giocare a scacchi, allora”. Durante la pausa pranzo Margaret e Megan quel giorno avevano deciso di evitare la mensa universitaria sovraffollata, optando per il panificio “Sosi” di Via Belenzani, che esponeva sempre delle focacce fantastiche, e in quel momento erano sedute a mangiare sui gradoni dell’imponente Fontana del Nettuno, in Piazza Duomo, e davano le spalle alla cattedrale.

Questa sera è il turno di Harry Potter”, puntualizzò Margaret, contraddicendo l'amica.

È vero! Tu sei l'unica persona sulla faccia della terra che non ha mai giocato a scacchi né ha visto HP. Dovremmo sfrattarti: mi chiedo perché sei ancora mia amica”.

Perché ti spingo per tutta la città?” propose l'altra, retorica, mentre addentava un pezzo della sua focaccia alle cipolle.

Giusto: perché non ci ho pensato prima?!” risero assieme, mentre i minuti passavano e si avvicinava l'ora di entrare tra le quattro mura dell'università. Risero assieme in quel soleggiato pomeriggio di fine settembre, perché tra amiche è piacevole trascorrere il tempo anche in quel modo.



Alcune ore dopo, invece, Jack non rideva, perché era stato costretto a scendere troppe fermate dopo quella di Piazza Fiera. Il suo presunto amico, infatti, nel bel mezzo della lezione si era improvvisamente ricordato che non possedevano ancora una connessione WiFi nel loro palazzo storico, così lo stava trascinando verso la biblioteca di Via Roma, quella all'incrocio con Via Belenzani, per recuperare il Dvd da guardare quella sera.

Non appena entrarono nel palazzo Jack scomparve tra gli scaffali di Sala Manzoni, alla ricerca di un buon libro in cui potersi rifugiare prima di addormentarsi, mentre Mike si avvicinò sorridendo alla donna bassa e sulla cinquantina che sedeva sul lato del bancone circolare che dava verso l'ingresso.

Salve… Pamela!” esclamò solare, dopo aver letto il nome della bibliotecaria sul cartellino che portava appuntato alla camicetta bianca: l'altra alzò lo sguardo dal libro che stava sfogliando e piegò le labbra verso l'alto.

Buongiorno”, gli rispose, mentre Mike osservava curioso la copertina del volume e cercava di decifrarne il titolo.

Astrologia”, spiegò l'altra, notando il suo interesse.

Wow. Sono un ariete: che cosa può dirmi sul mio segno zodiacale?”. In risposta Pamela cominciò ad elencargli una sfilza di informazioni, parlando come una macchinetta ed interrompendosi solo a tratti per occuparsi di prestiti e restituzioni. Ad un certo punto Mike perse il filo del discorso, cogliendo parole strane come ascendente ed ora di nascita, così si limitò ad annuire e a fornirle le informazioni che gli richiedeva: mezz'ora dopo uscì dall'edificio con un libro sottobraccio, mentre Jack lo derideva e gli sventolava davanti al naso il primo film di Harry Potter, che si era ritrovato a dover chiedere ad una donna giovane e bionda di nome Ilena, dopo che la bibliotecaria seduta accanto a Pamela lo aveva indirizzato con fare brusco dalle sue colleghe. Si era spazientito, ma ne era valsa la pena: vedere l'espressione imbronciata di Mike, combinata alle sue braccia incrociate, non aveva prezzo.






Angoletto di Gio e Marghe:

benvenuti nel nostro amato manicomio!

Solo alcune precisazioni:

la storia è ambientata a Trento: i luoghi in cui vivono e si muovono i personaggi sono esattamente quelli della città, e anche eventuali personaggi "famosi" che nomineremo esistono realmente. Al contrario, i personaggi sono solo frutto della nostra fantasia, così come le situazioni in cui si vanno a cacciare.

Speriamo che continuerete a seguire questi ragazzi un po' matti: se, poi, deciderete di lasciarci anche una piccola recensione, ci renderete molto felici :) 

   
 
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