Gli comparve ai piedi del lettino: «Piccolo, che ti succede?»
Da sdraiato che era, Samuel si sedette sul letto, abbracciandosi le ginocchia, come per proteggersi. «Sei venuto per portarmi all’Inferno?» gli chiese, tirando su col naso.
«Ti sembra che un angelo con delle ali così belle, porti la gente all’Inferno? Ovviamente no!» Si avvicinò di qualche passo e ne allungò una verso di lui. Le aveva rese leggermente luminescenti, così, anche se era buio, il bambino poteva vederle.
Samuel si asciugò gli occhi. «Sei un angelo?»
«Meglio ancora! Mi chiamo Gabriel e sono il tuo arcangelo custode. Ti ho sentito piangere e sono sceso a vedere che cosa stesse succedendo e se posso aiutarti.»
Il piccolo scoppiò di nuovo in lacrime: «Andrò all’Inferno!»
Che avesse stretto un patto con un demone degli incroci?
“Metatron mi ucciderà, poco ma sicuro.” Gabriel si sedette sul letto e gli posò una mano sul braccio: «Dimmi che cosa è successo.»
«Mamma ha fatto la pappa d’orzo ma era tanto cattiva, e quando lei non guardava, io l’ho… l’ho buttata alle galline.» Quasi non riusciva a guardarlo in faccia.
«E sono state male?» chiese l’angelo, perplesso.
«No, l’hanno mangiata, erano pure felici!»
Gabriel scosse la testa: «Allora, perdonami, ma proprio non riesco a capire…»
«Ho detto una bugia! Ho detto a mamma che ho mangiato tutto e non è vero!» riprese a piangere.
Gabriel scoppiò a ridere, gli passò un braccio intorno alle spalle e lo tirò contro di sé: «Non si finisce all’Inferno per così poco, altrimenti in Paradiso non entrerebbe nessuno!» “Angeli compresi…” aggiunse fa sé. «Sai, invece, quale sarà la tua punizione?» gli chiese, scostandogli i capelli dagli occhi.
Samuel scosse la testa, spaventato.
«Tua madre adesso è convinta che quella sbobba ti sia piaciuta, quindi te la preparerà domani, poi domani e poi domani ancora, fino alla fine dei tuoi giorni; passerai il resto della tua vita o a ingurgitarla o a far felici le galline, a meno che…»
«A meno che?» chiese il piccolo.
«Tu non dica a tua madre la verità» gli rispose Gabriel, sorridendo.
«Si arrabbierà?»
«Forse ma di sicuro d’ora in poi ti preparerà qualcosa di diverso. Forza, vai a dirglielo ora e vedrai che dopo riuscirai a dormire.»
Mentre lo guardava uscire dalla stanza per andare a confessare a sua madre il suo “grande peccato”, pensò: “Magari tutti i problemi fossero così facili da risolvere.” e con uno svolazzo tornò in Paradiso.
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Racconto totalmente inventato, collocabile nel capitolo 1 del 1° libro di Samuele.
Lo so, stavate aspettando il seguito di "Tu, la cosa più importante" ma ho scritto solo metà capitolo e non riesco ancora a trovargli un finale decente. Perdonatemi e godetevi questa sabriel ante litteram...