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Autore: Sajoko    28/04/2016    1 recensioni
Lily è una ragazza di 17 anni e come tutti gli adolescenti ha un sogno nel cassetto; però ha fatto la promessa a sé stessa di non dirlo a nessuno. Lei sa che le persone non capirebbero…
È una ragazza solitaria, infatti a scuola non ha amici, ma nonostante tutto, i suoi voti sono eccellenti; specialmente in una materia che lei ama alla follia: psicologia. L’insegnante di quella materia, il prof. Robert, è molto legato a Lily e sa che nonostante sia così fredda e distaccata con tutti, lei ne è legata da un filo invisibile nel suo profondo. Sa che in quella ragazza c’è umanità.
Robert non sa che periodo sta passando Lily e non sa nemmeno cos’ha per la testa… e quando capisce cosa la tormenta, ormai il più è già fatto…
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 5: USA

 Lily decise di non tornare a scuola. Rimase gli ultimi giorni a non fare nulla pur di non tronarci. Dopo l’incontro inaspettato di Robert a casa sua, non aveva più il coraggio di guardarlo in faccia come prima. Non capiva il motivo di così tanta preoccupazione da parte sua.
Quando arrivò l’ultimo giorno di scuola, il 10 giugno, Lily stava gironzolando a zonzo per la città come al solito. La campanella dell’ultima ora ormai era già suonata da un pezzo e infatti, si ritrovò dei ragazzi di varie scuole festeggiare per le strade lanciandosi gavettoni d’acqua fresca addosso. Faceva molto caldo (saranno stati quasi 37°C) e si sentiva l’afa torrida e pesante nell’aria.
Lily adorava questo momento: voleva dire che l’estate era finalmente iniziata.
Per lei, l’estate era come “Trovare il Nirvana”: è l’unico periodo dove possa permettersi di avere parecchio tempo libero per fare le cose che preferisce senza essere intralciata dai doveri della vita quotidiana. Per farla breve, si sente lo spirito più leggero ed è meno frustrata.
Passò un’altra settimana e un giorno, mentre Lily stava dipingendo sulla tela ascoltando i Guns n’ Roses - “Livin’ and die” con il volume a palla, successe qualcosa che la cambiò totalmente.
Con le finestre spalancate a causa del caldo e il ventilatore al massimo, stava dipingendo con gli acquarelli un bellissimo paesaggio sulla costa marina, quando la madre tornò dalla spesa e gridò:
 
- LILYYYYYYY! –
 
Per poco, l’artista in erba non fece cadere tutto per terra a causa dello spavento. Abbassò il volume del giradischi e disse:
 
- Mamma! Che cavolo urli? –
 
La madre era euforica e continuava ad urlare:
 
- OMMIODIO LILY! NON CI POSSO CREDERE! –
 
Lily poggiò i pennelli sul tavolo accanto e domandò:
 
- Ma insomma mamma: che è successo? –
 
La madre le posò un foglio del supermercato: era un volantino della lotteria dove si vincevano dei premi. Lily lo guardò e domandò ancora più confusa:
 
- Va bene… e quindi? Perché sei felice? -
 
- Fai le valigie! Andiamo a Lisbona, in Portogallo! –
 
Lily sgranò gli occhi. Guardò il volantino, poi sua madre e domandò:
 
- … Cosa? Stai scherzando? –
 
- Ti giuro Lily! Ho vinto il secondo premio! ANDIAMO A LISBONA! –
 
Lily iniziò a saltellare insieme alla madre. Era da una vita che non andavano in giro per l’Europa durante l’estate.
Mentre le parole di Axl Rose risuonavano nella casa, Lily pensò:
 
Finalmente una bella notizia! Finalmente un cambiamento!
 
Due giorni dopo, Lily e sua madre erano in viaggio verso l’aeroporto di Venezia per andare a Lisbona in aereo. Entrambe erano emozionate all’idea di andare in Portogallo: non ci erano mai andate e scoprire posti nuovi e intriganti, per loro, valeva più di una montagna di soldi.
Arrivarono all’aeroporto S. Marco con due ore di anticipo, lasciarono la macchina al parcheggio e con le loro valigie si avviarono verso la struttura. Appena entrate, vennero sommerse da gente che correvano a destra e a sinistra con valigie grandi quanto una casa, carelli colmi di scatoloni imballati, gente in coda per fare il check-in, altra addormentata sulle sedie scomodissime in metallo e addetti dello spazio aereo che andavano di qua e di là con quelle strane macchinine elettriche in mezzo alla gente.
Lily trovò subito la pace in quel luogo. Il frastuono al suo interno non era niente in confronto a quello che c’era a scuola. Sentiva ragazzini gridare, bestemmiare, dire parolacce, parlare di voti e compiti… qui invece non c’è niente di tutto ciò: gente che parlava in altre lingue, hostess che coi loro completini andavano al lavoro per chissà quale magico luogo, piloti che parlavano della loro prossima destinazione dei lavoro, gente che parlava di città e molto altro ancora… quell’eco continuo di voci non è fastidioso, anzi, è quasi piacevole fermarsi e ascoltarlo.
Lily e la madre si avviarono verso il tabellone delle partenze. Il loro volo era già segnato:

<< volo LsB704 – Lisboa Parque 5– 11.30 – gate 8 >>

Vedendo quella scritta, non poté fare a meno di sorridere. Vedere il proprio aereo segnato sul tabellone dei voli la rendeva felice.
Insieme alla madre, si avviarono verso il check-in, fecero i biglietti e si avviarono verso il loro gate. Lily continuava a guardarsi intorno in maniera euforica e la madre, conoscendola, la lasciò fare. Dopo un quarto d’ora di ricerca, le due ragazze arrivarono al gate n*8, salirono sull’aereo e finalmente partirono verso Lisbona.
Mentre erano in aria, Lily si mise le cuffiette e iniziò ad ascoltare una canzone di David Bowie – “Heros” e guardò fuori dal finestrino; il cielo era limpido, senza una nuvola, e vedere la terra dall’alto s’immaginava di volare. Guardò la terra e pensò:
 
Quassù non ci sono preoccupazioni, niente litigi o fraintendimenti… l’aereo è una casa magica che viaggia nel cielo… potrei diventare hostess… o anche un pilota… mi piacerebbe davvero…
 
Lily chiuse gli occhi, si rilassò e, dopo un esasperante permanenza in quel luogo, si sentì finalmente togliersi un peso dalle spalle.
 
***
 
Il viaggio durò più di 3 ore e Lily passò la maggior parte del tempo a scrivere poesie, leggere libri, ad ascoltare musica e guardare fuori dal piccolo oblò.
L’aereo atterrò a Lisbona alle 13.35, col fuso orario locale del Portogallo, e appena Lily uscì dalla porta dell’aeroporto, sentì l’aria entrarle nei polmoni ed espandersi in essi. Inspirò profondamente. Era da tanto che non respirava aria di un luogo lontano che non fosse l’Italia.
Insieme alla madre, prese una corriera che le portò verso il centro riuscendo a vedere quasi tutte le parti più significative della città: le metro, le case con le piastrelle decorate, le persone che passeggiavano per le strade e molto altro ancora.
Arrivarono al campeggio “Orbitur Guincho”, a ovest di Lisbona vicino all’oceano Atlantico, e appena videro il campeggio, capirono subito che sarebbe stata una vacanza da sogno.
Mentre l’addetto della reception le accompagnò al loro alloggio, che sarebbe stata la loro casa per tre settimane. Appena entrarono, le due ragazze si guardarono attorno: l’area era ricoperta da pini altissimi che facevano ombra per le giornate più afose, le zone delle roulotte erano ampie, lo stesso era per i bungalow, e le strade che lo percorrevano erano ampie e ben pulite. Arrivarono al loro bungalow: l’interno era luminoso, pulito, fresco e con tutto il necessario per una vacanza.
Dopo aver sistemato i bagagli, la madre domandò a Lily:
 
- Allora? Ti piace? A me da impazzire! –
 
Lily la guardò e rispose:
 
- E’ fantastico mamma! Lo adoro! –
 
La madre guardò la figlia entusiasta. Sapeva che le sarebbe piaciuto visitare i dintorni, così le propose:
 
- Perché non vai a vedere com’è il resto del campeggio mentre io finisco qui? Così poi mi dici com’è... –
 
Lily guardò la madre felice, poggiò lo zaino che aveva in spalla sul letto e disse:
 
- Vado subito! Ci vediamo dopo! –
 
Lily si avventurò verso il viale principale e nel mentre, si guardò attorno: gli alberi, mossi dal vento tiepido, muovevano i rami con fare sinuoso ed aggraziato; gli uccellini, che cinguettavano, svolazzavano di ramo in ramo e si sentiva solo il vento muoversi trai gli alberi. Niente voci, niente auto, nessun schiamazzo. Era tutto tranquillo.
Mentre Lily esplorava il campeggio, arrivò a pochi metri dall’entrata della spiaggia. Sentì il rumore delle onde infrangersi sulla sabbia della battigia e, presa dalla curiosità, accelerò il passo. Un brivido di piacere le percorse tutta la schiena e, nonostante l’alta temperatura, le venne la pelle d’oca. Corse veloce, poi, quando superò l’ultima duna di sabbia, vide l’oceano.
I suoi occhi s’illuminarono: la sabbia era color marroncina chiara che grazie ai raggi del sole, gli dava un effetto luminoso e luccicante. Le onde s’infrangevano e si ritiravano lentamente verso il mare. Quest’ultime accarezzavano le caviglie della gente che camminava a piedi nudi sulla sabbia bagnata che lasciavano impronte sul suolo. Un ricordo.
Il forte profumo di sale nell’aria pizzicava le narici, ma era piacevole da respirare.
Quando vide tutto ciò, Lily non si era immaginata tale splendore. Era la prima volta che vedeva una spiaggia così.
Scese la duna rovente coi piedi scalzi, ma lei non ci fece nemmeno caso: era talmente attratta da ciò che vedeva, da dimenticarsi completamente di tutto ciò che la circondava.
Mentre si avvicinava all’acqua, Lily notò dei sassi perfettamente lisci e ovali. Ne raccolse uno, lo tastò: era bagnato, ma al tatto sembrava velluto. I sassi venivano levigati dalle onde per anni, anni e anni, per poi scomparire e diventar parte di quella spiaggia.
Guardò a lungo il sasso, lo lasciò cadere a terra, poi guardò l’orizzonte: era opaco, come se ci fosse un vetro appannato che lo coprisse.
Lily guardò l’orizzonte per pochi minuti, finché sentì delle voci in lontananza: un gruppo di ragazzi portoghesi stava facendo surf sulle onde alte del freddo Oceano Atlantico.
Li osservò per qualche secondo, poi s’avvicinò curiosa. Le sarebbe piaciuto provare a cavalcare il mare, ma rimase a guardare quei tre ragazzi, incantata dalla loro bravura nell’accarezzare le onde con la tavola.
Uno in particolare l’aveva attratta parecchio: un ragazzo alto, con la pelle abbronzata dal sole cocente, con la barba e i baffi poco pronunciati, capelli corti ma folti che si muovevano sinuosi seguendo i movimenti del corpo che a sua volta era comandato dai cavalloni.
Lily era attratta da quel ragazzo e quando quest’ultimo tornò a riva, il ragazzo prese la sua tavola sotto braccio e si avviò verso l’uscita ridendo coi suoi amici.
Lily lo seguì con lo sguardo finché lui si voltò e la vide. I loro occhi s’incrociarono per qualche secondo, poi il ragazzo lasciò la tavola per terra, si avvicinò a lei e quando le fu abbastanza vicina disse:
 
- Ciao… -
 
Lily lo guardò colpita: la pelle era marroncina scura, il suo fisico era scolpito ma non troppo, aveva i capelli bagnati e scomposti con qualche goccia di acqua salata che cadeva da essi finendo poi sul suo corpo abbronzato, un costume rosso fuoco a bermuda fino a metà coscia e due occhi verde smeraldo da togliere il fiato.
Era semplicemente bellissimo.
Lily lo osservò per qualche secondo, poi allungò la mano verso di lui e rispose:
 
- … Ciao… -
 
Il ragazzo guardò Lily ancora per qualche secondo, come se fosse lui adesso ad esaminare lei; poi, la guardò negli occhi, allungò la mano, gliela strinse e aggiunse:
 
- … Mi chiamo Thomas. –
 
Lily guardò la mano di Thomas: era ben curata, affusolata, fine e forte a prima vista.
Guardò quest’ultima e, dopo averci pensato un secondo, la strinse a sua volta:
 
- … Lily… piacere di conoscerti Thomas… -
 
I due si fissarono per qualche secondo, tenendosi le mani. Era come se si stessero studiando a vicenda con solo gli occhi.
Lily notò che la mano di Thomas era fredda come il ghiaccio. Probabilmente era per il fatto che aveva nuotato nel Oceano, così non ci pensò più.
Thomas lasciò andare la mano di Lily e domandò:
 
-  Non ti ho mai vista da queste parti… sei arrivata oggi? –
 
- Si, con mia madre. Staremo qui per tre settimane. Tu sei qui da molto? –
 
- Da un mese. Ai miei piace molto questo posto. –
 
- Posso immaginare il perché… -
 
Thomas le sorrise e rispose:
 
- Già… anche a me piace molto qui, ma preferirei andare in qualche altro posto a volte… -
 
Lily gli sorrise e a sua volta rispose:
 
- La monotonia uccide facilmente. Bisogna stare attenti. –
 
Thomas la guardò negli occhi e rispose:
 
- … Meno male che ti ho incontrata allora… -
 
Lily e Thomas si guardarono negli occhi a lungo. Era come se avessero già creato un legame.
Thomas abbassò lo sguardo, si guardò i piedi ricoperti di granelli di sabbia e disse:
 
- Da dove vieni? –
 
Lily guardò Thomas leggermente infastidita: non le piaceva parlare dell’Italia e nemmeno della sua città, ma si fece forza e rispose:
 
- … Io… vengo dall’Italia… -
 
Lily sentì lo stomaco ingarbugliarsi su sé stesso e un forte fastidio al petto. Cercò di non farlo vedere, ma Thomas la guardò e disse:
 
- … Ho fatto la domanda sbagliata? –
 
Lily cercò di dimenticare il dolore e rispose:
 
- … No affatto… non hai chiesto nulla di azzardato… -
 
- Per un attimo mi è sembrato che tu… -
 
Lily lo guardò negli occhi con sguardo deciso, come se dicesse “Ti ho detto che va tutto bene! smettila di preoccuparti!”. Thomas non finì la frase, ma al contrario, cambiò discorso e disse:
 
- Fanno una festa qui in spiaggia stasera… visto che non conosci ancora nessuno mi permetto di invitarti a venire con me… -
 
Lily lo guardò sorpresa dalla richiesta, poi guardò gli occhi: quel colore verde scuro che, illuminato dal sole lo rendeva ancora più splendente, donavano a Thomas quel qualcosa di misterioso.
Ci fu una pausa di silenzio tra loro. Lily sentì il fastidio allo stomaco sparire, si voltò a guardare il mare, dopodiché, dopo averci pensato a lungo, rispose:
 
- … Sarebbe stupido rifiutare... –
 
- Decisamente. Non te ne pentirai, te lo garantisco. -
 
Lily rise e Thomas fece lo stesso. I denti bianchi del ragazzo splendevano come perle e con fare impacciato guardò Lily con occhi colmi di felicità disse:
 
- … Fantastico! Allora ci vediamo alla baracca dei surfisti verso le 21. A stasera Lily. –
 
Thomas fece un leggero inchino, si voltò verso i suoi amici che lo riempirono di domande e sparirono dietro alla duna di sabbia. Com’era apparso, Thomas sparì.
Lily rimase immobile a fissare la duna di sabbia che, a causa del forte vento, alzava i granelli; poi si voltò verso il mare e alla fine lo vide l’orizzonte. Prima sembrava offuscato, ma improvvisamente si liberò da qualsiasi alone e appariva limpido e nitido ai suoi occhi.
Lily percepiva qualcosa: forse le cose stavano finalmente per cambiare.
 
***
 
Quando arrivarono le 21, il sole doveva ancora tramontare. Il cielo, da turchese, si era trasformato in rosso fuoco mischiato all’arancione scuro e il giallo oro. I tramonti in Portogallo sono uno degli spettacoli più apprezzati dai turisti e solo ora, Lily ne capiva il motivo.
Mentre camminava verso la spiaggia assieme alla madre, Lily non riusciva a smettere di guardarsi attorno: anche se aveva visitato l’intero campeggio, per lei era come se lo vedesse per la prima volta.
Lei non ci fece caso, ma mentre camminava, molti ragazzi e uomini si voltavano a guardarla. Quella sera era decisamente bella: portava un abito leggero bianco semi trasparente e scollato, sandali a gladiatore marrone chiaro, un bracciale con delle conchiglie attaccato alla caviglia, bracciali d’oro ai polsi e i capelli erano sciolti e mentre camminava, si muovevano eleganti e leggiadri.
Quando superarono la duna di sabbia, Lily e la madre videro i vari falò sulla spiaggia, la gente ballare, gli stand dove vendevano cibo e bevande e un piccolo palco dove dei musicisti suonavano musica tipica portoghese.
La madre, tutta euforica, si buttò nella mischia a ordinare da bere e a parlare con la gente che si trovava lì, mentre Lily si guardava in giro cercando Thomas. C’era molta gente e non aveva idea di dove fosse.
Passò in mezzo alla folla e in lontananza vide una piccola baracca. Si avvicinò e quando fu lì, lo trovò appoggiato alla parete in legno, scalzo, con una camicia bianca aperta fino al terzo bottone, pantaloni leggeri verdi con le bretelle a penzoloni, un bracciale marrone e una collana con un pendente nero a forma di goccia mentre i capelli corti erano folti, mossi dal vento e sbarazzini. Sembrava quasi che avessero vita propria.
Si spostò dal muro, si avvicinò a lei e disse:
 
- Benarrivata! Come stai? –
 
Lily lo guardò per pochi secondi, poi, imbarazzata, abbassò lo sguardo e disse:
 
- … Bene, ti ringrazio. E tu? –
 
- Benissimo… sei molto bella con questo vestito… -
 
Lily sorrise, abbassò lo sguardo e disse:
 
- Grazie, sei molto gentile… -
 
- Però non riesco ancora a capire… -
 
Lily guardò Thomas e domandò:
 
- Cosa non capisci? –
 
- Questa mattina, quando ci siamo parlati, sono riuscito a capire qualcosa di te… non sei come le altre ragazze e men che meno come i comuni adolescenti… c’è qualcosa in te, che non riesco a capire… ma cos’è? –
 
Lily guardò Thomas e disse:
 
- … Anche tu lo sembri, ma non sono sicura che sia vero… -
 
Thomas abbassò lo sguardò, poi guardò Lily di nuovo, le porse la mano e disse:
 
- Vieni. Andiamo in un posto tranquillo dove possiamo parlare allora. –
 
Lily rimase titubante per un momento. E se si fosse sbagliata? E se Thomas non fosse diverso dagli altri? Se fosse come tutti gli altri?
Rimase ad osservare la mano di Thomas, ma poi, presa dalla curiosità, gli prese la mano e insieme si avviarono verso una zona tranquilla della spiaggia.
Mentre Thomas la trascinava dolcemente, Lily percepì che la mano di lui era fredda come la prima volta che si sono conosciuti, ma questa volta era leggermente umida per via del sudore.
Dopo aver notato quel dettaglio, Lily sentì il bisogno di scoprire di più riguardo quel misterioso ragazzo.
Andarono lungo la spiaggia, mentre le onde gli colpivano dolcemente i piedi scalzi. Arrivarono vicino a due sdraio con un ombrellone fatto con la paglia, si sedettero e Thomas disse:
 
- Visto che non sei ancora del tutto sicura, iniziò io, va bene? –
 
Lily accennò con la testa e si sistemò per ascoltare meglio. Thomas si sfregò le mani, si schiarì la voce e iniziò a parlare di sé:
 
- … Io non sono portoghese di nascita, ma inglese, da Brighton per essere precisi. Li il clima è diverso rispetto a qui. Anche io come te adoravo il mio paese e il paesaggio che mi circondava… Dio, sono perdutamente innamorato di Brighton tutt’ora. –
 
Lily rimase in silenzio mentre Thomas raccontava la sua storia. Era calmo quando parlava ma nella sua voce c’era qualcosa che sembrava non volesse dire… ma quello che Lily si domandava era: cos’è che ha reso Thomas il ragazzo che è oggi?
Thomas fece una pausa, poi un respiro profondo e riprese a raccontare:
 
- Ero un bambino tranquillo, che non si metteva mai nei casini e non alzava mai le mani contro qualcuno e i miei genitori erano felici per questo perché, sai com’è, noi maschietti siamo più violenti rispetto a voi femminucce... –
 
Lily rise leggermente. Thomas rise a sua volta e continuò a parlare:
 
- All’età di 11 anni, quando iniziai la Grammar school, i miei m’iscrissero nella scuola pubblica del mio paese. Non navigavamo nell’oro e men che meno eravamo poveri da miseria, ma andavamo avanti con quello che guadagnavano i miei genitori… -
 
Thomas fece una seconda pausa, ma più lunga rispetto a quella di prima. Questo voleva dire che la parte più difficile da raccontare per lui era questa.
Chiuse gli occhi, guardò il mare e continuò:
 
- Ricordo ancora il primo giorno, come se fosse ieri: entrai nella scuola, conobbi la mia classe, mi presentai… e fui preso di mira da chiunque lì dentro. Iniziarono con scherzi banali per esempio nasconderti l’astuccio, o rubandoti la merenda, ma poi, all’improvviso, iniziarono col essere più aggressivi; forse avevano capito che quel genere di scherzi non mi sfioravano minimamente.
Cominciarono con la violenza fisica: a tirarmi i capelli, poi a darmi pugni, calci e alla fine, come ciliegina sulla torta, iniziarono con la violenza verbale fino insultandomi fino ad isolarmi del tutto da tutti… -
 
Lily non disse una parola. Era troppo scioccata per dire qualcosa.
Thomas si passò una mano tra i capelli. Lily notò che stava tremando nonostante il gran caldo.
Il ragazzo strinse le mani come in preghiera e continuò il suo racconto:
 
- Passai un anno in quelle condizioni e alla fine successe l’evento che stravolse totalmente la mia vita: era appena finito il primo quadrimestre del secondo anno, i bulletti della mia classe erano stati promossi tutti e la cosa non mi piacque affatto… un giorno di febbraio, mentre camminavo in corridoio, mi ritrovai davanti il gruppetto di bulli che mi aspettava davanti alla porta. Mi voltai e corsi più in fretta che potessi nella direzione opposta. Non ci pensai due a scappare. Avevo capito benissimo quello che volevano farmi… ma non mi sarei mai aspettato che arrivassero fino a quel punto… -
 
Lily sentì un brivido lungo la schiena. Non osava nemmeno immaginare quello che potevano aver fatto quei ragazzi a Thomas.
Quest’ultimo guardò ancora una volta il mare. Le onde s’infrangevano sugli scogli con una tale potenza che coprivano perfino il rumore del vento.
Thomas si guardò le mani, si voltò verso Lily e con gli occhi lucidi continuò a parlare:
 
- Iniziai a correre, ma loro erano più veloci di me… mi presero, mi trascinarono nel bagno dei maschi e mi immobilizzarono al muro: uno per ogni arto del corpo. Ero letteralmente paralizzato. Il capobanda mi disse di dargli tutti i soldi che avevo con me, di non fare storie e tacere. Io gli dissi che non avevo nulla con me ma lui non mi credette. Iniziò a rovistare tra le mie tasche e tutto quello che ottenne furono una gomma da masticare, una graffetta e un bottone… -
 
Thomas si passò una mano sul viso, prese un respiro profondo e continuò:
 
- … Il ragazzo mi guardò con uno sguardo gelido, colmo di rabbia, come se si aspettasse di avere quello che otteneva. Buttò tutto in terra, mi prese alla gola e mi disse di non prenderlo in giro e di tirare fuori i soldi… io rimasi in silenzio, paralizzato dalla paura, finché lui non estrasse qualcosa che mi fece accapponare la pelle: tolse il cappuccio che copriva la piccola lama e mi puntò il bisturi alla gola; proprio sulla carotide… “sono morto!”, continuavo a ripetermi… -
 
Lily portò una mano davanti alla bocca. Era rimasta letteralmente allucinata da quello che stava raccontando. Thomas riprese a parlare ma dalla voce si capiva che faceva una fatica immensa a raccontare. Quasi come se stesse correndo una maratona:
 
- … Alla fine, in un momento di distrazione, tolse la lama dalla mia gola; gli sputai in faccia per liberarmi, caddi a terra e corsi verso l’uscita del bagno… non feci in tempo e quel maledetto bastardo mi bloccò mettendomi un braccio intorno alla gola… non so perché lo fece, ma decise di impiantarmi nella schiena la lama del bisturi, proprio sopra il rene destro… -
 
Lily sentì una lacrima scenderle dal viso. Non osava pensare cosa fosse successo dopo:
 
- Caddi a terra, ricoperto di sangue e afflitto dal dolore, mentre i ragazzi scapparono via lasciandomi lì, mezzo morto, sanguinante e privo di sensi… e tutto per una gomma, una graffetta e un bottone… -
 
Lily si lasciò in un pianto. Era davvero troppo da sopportare.
Thomas si asciugò le lacrime, offrì un secondo fazzoletto a Lily e finì il suo racconto:
 
- Rimasi per 25 minuti in quel bagno prima che mi trovassero. Mi portarono in ospedale e mi ricucirono la ferita. Ricordo solo lo svenimento nel bagno e il risveglio nel letto d’ospedale… insieme alla faccia che fecero i miei quando gli raccontai tutto quello che avevo passato…
Per 6 mesi rimasi a casa. Non volevo vedere nessuno se non i miei genitori. Diventai un solitario per scelta. Un anno dopo i miei genitori decisero di trasferirsi altrove per farmi dimenticare tutto quello che avevo passato, così decisero di trasferirsi qui a Lisbona… ricominciai a vivere, non c’è che dire, ma impiegai molto tempo prima di potermi fidare delle persone: imparai a distinguerle, a conoscerle al primo impatto e a capire quello che hanno passato… -
 
Lily si asciugò le lacrime, guardò Thomas e lui, con aria malinconica, le disse:
 
- Per questo mi fido di te... tu non sei come gli altri… tu sei diversa in tutti i sensi. –
 
Lily annuì con la testa e si voltò a guardare l’orizzonte. Il sole era ormai sparito e il buio iniziava ad impossessarsi del cielo.
Thomas si sistemò sulla sdraio, si sfregolò le mani per scaldarle e disse:
 
- Ho detto tutto. Ora è il tuo turno, ma se ancora non ti fidi di me… -
 
Lily guardò Thomas: ormai sapeva di potersi fidare ciecamente di lui. Si sistemò anche lei sulla sdraio e iniziò a raccontare la sua storia:
 
- … Sono nata in Italia e, purtroppo, tutt’oggi vivo ancora lì insieme a mia madre Clara.
Mio padre, Anthony, è morto quando avevo 6 anni a causa di un raro tumore al cuore; da allora, io e mia madre ci arrangiamo come possiamo.
Dopo anni di solitudine dovute alla perdita improvvisa di papà, mia madre decise di rifarsi una vita, così conobbe un uomo, Craig, e se ne innamorò perdutamente… penso sia il peggior errore che abbia mai fatto in tutta la sua vita: il peggior stronzo sulla faccia della terra doveva convivere insieme a me. Era costantemente ubriaco, tornava tardi la sera, non lavorava, urlava in faccia a mia madre e sperperava tutto i soldi in Vodka e Jack Daniel’s…  -
 
Thomas guardò Lily: era arrabbiata e nella sua voce si sentiva l’odio puro che provava verso quell’uomo. Le sopracciglia erano corrugate e la sua espressione era di fastidio, come se avesse mille aghi puntati addosso.
Si sistemò un ciuffo ribelle dietro all’orecchio e continuò a raccontare:
 
- Passammo un anno in quelle condizioni, finché mia madre, quando compì 13 anni, aprì gli occhi, mollò quel maiale e lo sbattè fuori casa… non fu facile, questo è certo: quell’idiota tornava pretendendo di restare insieme a noi. Chiamammo la polizia più e più volte la sera tardi e questo influiva sul mio modo di vedere il mondo all’epoca: ero sempre stanca, disorientata, confusa e poco attenta a scuola. Non provavo nemmeno a socializzare con gli altri bambini da quanto ero a terra col morale… -
 
Thomas guardava Lily con espressione di chi ha passato la stessa fase.
Lily giocherellò un po’ con un rasta e continuò a parlare:
 
- Alle medie la situazione non cambiò, ed essendoci i vecchi bambini della mia classe, misero in giro delle voci non vere. Tutti ovviamente ci credettero e iniziarono a considerarmi una “asociale”, un “emarginata” … alcuni dicevano che ero pazza, che ero solitaria perché avevo la rabbia, altri inventarono la storia che io fossi maledetta: “chiunque toccherà il mostro, finirà all’altro mondo all’istante!”; così recitavano durante la ricreazione… -
 
Thomas continuava a guardare Lily. Anche se non lo dava a vedere, era letteralmente scioccato da questa storia.
Lily lasciò andare il rasta, guardò l’orizzonte e finì la sua storia:
 
- Odiavo talmente tanto quei ragazzini che decisi di non farmi vedere per un bel po’, tanto per accontentarli: scappai di casa più volte, nella speranza che nessuno mi trovasse. Mi nascondevo in una baita abbandonata in montagna, nel bosco vicino casa mia o in qualunque posto ci fosse un po’ di tranquillità. Ogni volta che scappavo lo facevo mentre andavo a scuola, cosicché le maestre si rendessero conto troppo tardi della mia fuga dandomi la possibilità di andare il più lontano possibile… sfortunatamente, ogni volta, la polizia mi ritrovava e mi riportava a casa da mia madre che mi diceva sempre di essersi preoccupata, di averla spaventata e ogni volta le promettevo di non farlo mai più… ogni volta finiva così… ero talmente annoiata da questa routine che non avevo idea di cosa fare… -
 
Thomas guardò la sabbia sotto i suoi piedi. Ormai era fredda e il cielo era diventato completamente nero. Scavò una piccola buca col piede, fino a toccare la sabbia calda sottostante, prese un respiro profondo e disse:
 
- Ne hai passate di tutti i colori… ormai quello che hai non ti basta più… beh, sappi che non sei l’unica di tutto ciò. –
 
Lily si voltò verso Thomas:
 
- Davvero? –
 
Thomas annuì, si guardò attorno e a bassa voce le disse:
 
- Ho anche un piano, ma devi promettermi che non lo rivelerai a nessuno… -
 
Lily sorrise. Aveva trovato qualcuno con ci discutere dei suoi problemi, delle sue avventure e di chissà quali altre cose strabilianti avrebbero parlato.
S’avvicinò, fece la croce sul cuore e disse:
 
- Te lo giuro Thomas… -
 
Thomas si guardò attorno nell’oscurità, si voltò e nell’orecchio di Lily disse il segreto. Quando si spostò Lily lo guardò con occhi sgranati e illuminati allo stesso tempo:
 
- Thomas… è la stessa identica cosa che voglio fare io! –
 
Thomas sgranò gli occhi a sua volta e disse:
 
- Cosa? Sul serio? Non mi prendi in giro? –
 
Lily stava per piangere dalla gioia. Finalmente aveva trovato la persona giusta!
Thomas balzò in piedi, fece dei salti di gioia e disse:
 
- WOW! È incredibile! Allora dobbiamo metterci d’accordo per metterlo in atto insieme! Ma prima, festeggiamo questa grandissima scoperta! Vieni, ti porto a bere qualcosa. –
 
Thomas le tese la mano e lei, sorridendo, la prese e insieme corsero alla festa in spiaggia.
Rimasero per tutta la sera a ballare, a bere e a passeggiare sulla spiaggia parlando del loro progetto e di quando sarebbe stato meglio metterlo in atto.
Quel ragazzo, sarebbe stata la carta vincente per la sua rivincita.
   
 
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