DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di
proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i
diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro e qualsiasi riferimento a
persone, luoghi o situazioni è da ritenersi puramente casuale.
“Maybe we found love right where we are”
La mano scorre delicata ma sicura sulla tela. Il pennello, serrato tra
quelle dita, volteggia nell’aria e segue scie di piroette immaginarie pima di posarsi e scaricare il colore in cui è stato
intinto.
Le figure, prima astratte e senza vita, prendono a poco a poco forma,
davanti ai suoi occhi.
La macchia indefinita di blu diviene a poco a poco acqua increspata da
onde spumose e bianche. Un impreciso accrocchio di
puntini gialli si trasforma in breve tempo in una distesa di giunchiglie. Lui
adora quei fiori, si perderebbe per ore ad ammirare il loro ondeggiare nel
vento sulle colline inglesi. Gli ricordano il passato,
la sua adolescenza, la vita che allora sembrava spensierata.
Ma non ha il tempo di perdersi in romantiche congetture. Per quello
esiste la notte. Quando il sonno dovrebbe rapire i tuoi sensi e lasciarti
vagare nel mondo dei sogni… e invece ti rigiri nel
letto per ore interminabili, senza riuscire ad addormentarti e i pensieri
vagano laddove non dovrebbero, dove un tempo c’era una luce talmente vivida da
abbagliare persino il sole e dove oggi, c’è solo fredda oscurità.
Il quadro sta riuscendo proprio bene. Come del resto tutte quante le
opere che quelle mani riescono a plasmare. Sì, perché persino un quadro pare plasmato e prende vita da quelle dita, come
per magia!
Lo sente dai commenti dei passanti, che ormai sono ammassati dietro di
lui per vedere cosa oggi uscirà da quella mente. Saranno quasi cento, ma non si
sente volare una mosca, se non per qualche apprezzamento, appunto, su
quell’opera d’arte che un giovane sul ciglio della strada sta creando.
Il celeste del cielo appare quasi reale. Più scuro e ombreggiato
sull’orizzonte, si possono scorgere anche delle nubi laggiù, che paiono
portatrici di tempesta. Però all’occhio dello spettatore, spicca di certo solo
una giornata serena e primaverile.
E poi il verde del prato. Dà l’impressione persino di poterlo toccare.
Centinaia di sfumature di verde disegnano i fili d’erba e gli steli dei fiori,
che sembrano davvero mossi da una brezza invisibile. Le ombre e le luci che è
riuscito a dare alle foglie, le venature quasi dorate che ne tratteggiano le trame…
Quando l’ultima pennellata viene stesa, un ohhhhhhhhhhhhhhhhhhh
di ammirazione si libera tra gli spettatori infrangendo il religioso silenzio
che si era creato attorno a lui.
E anche oggi il suo cuore si sente in pace e leggero.
E’ nella pittura che riesce davvero ad esprimere se stesso e quello che
prova.
E’ solo così che la sua anima riesce ad essere libera di volare là, dove
sente di appartenere.
E’ solo così che può ancora sentirsi vivo.
Nonostante tutto e tutti.
******
- Signor Malfoy!
- Una voce fastidiosa e strascicata aveva apostrofato il giovane mago non
appena messo piede nello studio. – Sono le 10 anche questa mattina. Le ricordo
che qui iniziamo sempre alle nove in punto e che oggi ha un appuntamento con il
signor Zabini per discutere dell’ultimo progetto! - .
Miss Pour era una vecchia strega, la segretaria
dello studio di architettura dove lavorava. Lui e Blaise,
finita la scuola, avevano deciso di frequentare l’università di archimagia e di aprire uno studio tutto loro, utilizzando a
tal scopo parte dell’eredità avuta dai loro compianti genitori. Dopo la guerra,
infatti, molti Mangiamorte erano stati rinchiusi ad Azkaban per le atrocità commesse e pochi
di loro erano sopravvissuti a lungo tra le mura della prigione di massima
sicurezza. Non aveva fatto eccezione il vecchio Lucius
Malfoy.
La carampana all’ingresso mal sopportava i colpi
di testa del giovane Malfoy, che appariva poco interessato
all’andamento del lavoro e piuttosto preso invece dalla vita mondana della
Londra babbana. E non mancava ogni giorno di fargli
notare ogni sua mancanza. Tuttavia, la donna era ancora lì dopo anni, segno che,
dopotutto, a Malfoy junior quei rimbrotti e quelle
poco velate ramanzine andavano bene così.
- Lo so, grazie Miss Pour. E buongiorno anche a
lei! – Cantilenò Draco di rimando, mentre si avviava
a passo svelto verso l’ufficio dell’amico.
- Giorno Blaise! – disse il biondo mentre
chiudeva dietro di sé la porta e si accomodava mollemente sul divano in pelle
che troneggiava a lato di una delle vetrate del palazzo con la vista migliore
sulla città. E il suo sguardo si perse per un attimo. Dall’alto, fissava
assorto i tetti di quella frenetica metropoli. Tutto si muoveva dannatamente in
fretta laggiù e a lui, invece, sembrava di essere sempre fermo nello stesso
posto.
Da quando era finita la guerra si era dato da fare per riscattare il suo
destino, facendo mille sforzi e sacrifici per dare nuovo lustro al cognome Malfoy, che ne era uscito infangato per colpa di suo padre.
E quel lavoro gli piaceva. Oh sì! Era davvero gratificante riuscire a creare
qualcosa di nuovo e bello, magari proprio dove prima vi erano solo macerie e
brutture. Era un modo per realizzarsi, poter esprimere la propria creatività e
anche rimediare agli errori personali e della propria famiglia.
- Mi sembri stanco Dray – furono le uniche
parole che disse il moro non appena alzò lo sguardo sull’amico e vide le
evidenti occhiaie che ne deturpavano il viso candido – Fatto le ore piccole
anche stanotte? – non riuscì a mascherare una certa vena polemica ed un sorriso
beffardo.
- Diciamo che non ho dormito molto – fu la risposta. Un piccolo ghigno
alla Malfoy si dipinse sulle sue labbra non appena si
girò a guardare il socio.
Discussero per poco più di un’ora di affari e
del nuovo progetto di ristrutturazione magica dell’ala nord del ministero della
magia. Il loro studio era diventato davvero famoso in poco tempo. Forse poteva
essere considerato persino il più ricercato degli ultimi mesi ed il lavoro non
mancava di certo. E nonostante si potessero pensare le peggio cose dei due
ragazzi che lo avevano fondato (considerando il loro discutibile passato), i
loro lavori e le loro idee erano a dir poco geniali e di grandissima classe ed
erano reputati tra i migliori in quel campo. Per tutto questo, lo stesso
ministro della Magia aveva voluto che fossero proprio loro ad occuparsi della
ristrutturazione.
La mattina seguente, Malfoy e Zabini erano nel grande atrio in attesa di essere ricevuti
dal Primo Ministro. Era il giorno del sopralluogo finale e il momento in cui si
sarebbero decisi gli ultimi dettagli ed iniziato i lavori. Draco
era alquanto agitato, benché non lo facesse notare. Quello sarebbe stato il
loro miglior lavoro fino ad ora e, soprattutto, sapeva che da quello sarebbe
dipeso il loro futuro.
Entrarono dopo poco in uno degli ascensori del piano terra e diversi
minuti dopo arrivarono a destinazione. Le porte si aprirono lentamente
lasciando che la vista spaziasse in quella che sembrava una grandissima sala
ormai vuota, sovrastata da un’impalpabile cupola di vetro che incantava
chiunque arrivasse in quel luogo. Erano all’ultimo piano del ministero e quella
parte di palazzo era da innumerevoli anni abbandonata.
La polvere aveva ormai preso pieno possesso di ogni angolo e c’era da dare più
che una rinfrescata a pareti e pavimenti… però,
l’unica parola che si bloccò sulle labbra di Draco fu
meravigliosa. Non sapeva perché, ma quel luogo aveva qualcosa di
misterioso ed allo stesso tempo accogliente e familiare…
Ci avrebbe potuto passare delle ore lì, senza nemmeno accorgersene od
annoiarsi. E le foto che avevano visto fino ad allora
ed i disegni che ne erano nati, per ridare sfarzo e vita a quel posto, non
avevano davvero fatto giustizia ad un tale spettacolo.
Blaise parve dello stesso avviso quando riuscì a
mettere due parole in fila dopo lo stupore iniziale e si profuse in complimenti
sull’iniziativa del ministero di destinare al pubblico quell’ala. Sì, perché
loro erano stati incaricati di creare una nuova biblioteca. Un luogo destinato
ai giovani maghi che volevano studiare, agli adulti per trascorrere del tempo
tra le letture preferite, ai bambini che si approcciavano per la prima volta al
mondo della magia… Un posto di cultura, ma anche
deputato al relax, alla riflessione e persino alla socializzazione.
Vagarono un paio di minuti in quel vasto solaio. L’idea di incantare la
cupola di vetro, come lo era il soffitto della Sala
Grande di Hogwarts, aveva ricevuto pieno consenso.
Tutto l’arredamento sarebbe stato moderno, giocato tra tavoli di cristallo e
sedute trasparenti per dare un senso di leggerezza e, soprattutto, per
premettere alla luce di spandersi ovunque. Gli scaffali con i libri sarebbero,
in contrasto, stati in classico legno, chiari però, per accompagnarsi
all’intero ambiente. Erano previste anche una sala giochi per i bambini più
piccoli, una caffetteria fatata sulla terrazza esterna e una piccola sala
lettura appartata. E proprio quando arrivarono al punto destinato alla sala
lettura, quello che Draco vide gli tolse il respiro.
Sembrò sbiancare, e per un attimo Blaise pensò che
stesse per svenire.
Appoggiati al muro, messi uno in fila all’altro, vi erano dei quadri.
Rappresentavano tutti dei paesaggi ed avevano dei colori brillanti e vividi.
Sembravano veri da quanto minuziosamente erano definiti i dettagli. La mano che
li aveva dipinti doveva aver messo il cuore e l’anima in quelle tele perché
lasciavano davvero senza parole.
- Chi… - uscì dalla flebile voce di Draco mentre, come in trance, con una mano si avvicinava ad
una delle pitture per accarezzarne lieve l’elegante cornice.
Il ministro della magia si accostò a lui e prese a parlare - Sono tutte
creazioni di un giovane artista a quanto pare. In verità non saprei dirvi il
suo nome. So soltanto che il nostro maggior finanziatore ha insistito talmente
tanto affinché fossero esposte qui, che non abbiamo potuto che acconsentire. –
Un sorriso apparve sulle labbra del più anziano – Sono fantastiche comunque,
non trovate? – rivolgendosi ai due giovani.
- Io non credo … - iniziò a dire il ragazzo biondo, prontamente bloccato
dal socio – Draco, ma come? Sono davvero bellissimi
questi quadri. E poi ti ricordi? Parlavamo proprio pochi giorni fa di iniziare
a contattare qualcuno che avesse voglia di esporre le proprie opere durante il
periodo di inaugurazione… Questo mi pare perfetto non
credi? – Lo sguardo eloquente che gli lanciò poi, sottintendeva anche non
credo sia il caso di far infuriare i finanziatori.
Ci furono poi solo poche altre chiacchiere e la definizione degli ultimi
dettagli prima che tutti si congedassero.
In tre settimane la nuova biblioteca sarebbe stata pronta per
l’inaugurazione. Proprio il giorno dell’anniversario della caduta del Signore
Oscuro. L’anniversario della fine della guerra.
Draco rimase inquieto per i giorni a venire. Era
concentrato come non mai sulla direzione dei lavori e di questo Blaise ne era grato. Ma notava in lui qualcosa di strano, di diverso. Parlava poco, sembrava non uscisse più
la sera e aveva persino smesso di farsi recapitare ogni giorno i suoi dolcetti
preferiti dalla pasticceria all’angolo. Così, qualche giorno prima
dell’inaugurazione propose al collega di uscire a cena per festeggiare il
successo ed approfittare per fare due chiacchiere dopo molto tempo.
- Dray, davvero mi sto preoccupando, che ti
succede? – Provò cauto Blaise mentre, senza fissarlo,
iniziava a tagliare il suo filet mignon.
Il biondo non rispose, ma alzò di rimando un sopracciglio scrutando
l’amico come fosse un nargillo.
- Sul serio, c’è qualcosa che ti turba, lo vedo. E non fare il Malfoy con me. Lo sai benissimo che non attacca – rispose all’espressione finto altezzosa che aveva messo su Draco. – Non sarà perché dovrai incontrarlo di nuovo? –
chiese più a sé stesso, non aspettandosi una vera risposta.
- Incontrare chi? – disse ora seriamente incuriosito
il biondo non capendo fino in fondo il discorso dell’amico.
- Potter! Non dirmi che non sai davvero che sarà uno degli ospiti
d’onore dell’inaugurazione? - .
- Stai scherzando Blaise? – Rispose realmente
sorpreso - Comunque – e si fermò un attimo per raccogliere i propri pensieri –
E’ passato così tanto tempo che nemmeno mi rivolgerà la parola. Farà di tutto
per evitarmi come ai tempi della scuola -.
- Non mi sembra di ricordare che vi evitaste a scuola, anzi! Erano più
le volte che vi azzuffavate e provocavate –. Ora un ghigno era apparso sul
volto del moro - Comunque sì, sarà insignito del grado di Capo Auror, sarà uno dei più giovani della storia a quanto pare
– concluse ritornando alla propria cena.
- Sarà Blaise, ma ora siamo cresciuti e non
penso che finiremo a picchiarci nel bel mezzo della biblioteca davanti a tutte
le autorità, se è quello che ti aspetti. Di certo io non lo cercherò e lui a
quanto dici avrà di certo altro a cui pensare. – Un lampo di malinconia.
- Ti chiedo solo di non fare niente di azzardato Dray
e di non cedere alle provocazioni. Sarà un giorno importantissimo per noi e non
dobbiamo lasciare che qualcosa vada storto -.
- Lo so, non devi continuamente ricordarmelo -.
******
Il giorno dell’inaugurazione era arrivato.
L’ultimo piano del ministero era illuminato a giorno da mille e più
candele che volteggiavano nell’aria. Il soffitto di vetro rappresentava ora un
limpido cielo stellato dove una meravigliosa luna piena si stagliava circondata
da una appena accennata foschia.
Una melodia delicata si spandeva nella sala, un pianoforte era stato
incantato e sembrava che mani esperte ed invisibili lo stessero suonando. Il
tintinnare dei bicchieri e dei piatti del buffet accompagnava il brusio delle
voci degli ospiti.
Tutti i maghi e le streghe intervenuti avevano rispolverato i loro
migliori abiti. Chi vestiva delle eleganti tuniche e mantello, chi abiti babbani, ma pur sempre di gran classe.
Blaise quella sera si stava dando un bel da fare a
spiegare a questo o quello tutti i lavori che erano stati eseguiti e come il
loro studio fosse onorato di quell’incarico e che speravano di avere in quel modo un po’ di visibilità. Mentalmente, intanto,
malediceva Malfoy per essersela svignata dopo nemmeno
un’ora che erano arrivati. Lo avrebbe cruciato
l’indomani, oh sì, gli avrebbe fatto rimpiangere i tempi dei Mangiamorte!
Draco in effetti se ne era stato in disparte quasi tutta la
sera. Aveva conversato un po’ con dei vecchi compagni di Hogwarts
appena arrivato, aveva bevuto forse un paio di bicchieri di troppo di vino
elfico ed era uscito sulla terrazza a prendere un po’ d’aria. Erano
probabilmente passate due ore e lui era ancora lì fuori.
Iniziava a fare freddo però.
Dalle enormi vetrate stava probabilmente assistendo, involontariamente,
alla nomina di Potter a capo Auror. Non lo vedeva
chiaramente e non poteva sentire cosa stavano dicendo all’interno, ma l’ammasso
di gente accorsa al centro della sala e quel nido di capelli neri ed arruffati
che spiccavano nel bel mezzo della folla glielo fece immaginare.
Tutta quella situazione lo metteva in un certo senso a disagio. Non si
vedevano dal tempo dei processi dopo la guerra. Si erano evitati o, comunque,
il destino aveva fatto in modo che non si incontrassero per tutto quell’anno. Draco però, avrebbe voluto ringraziarlo, dirgli che
dopotutto lui non voleva che le cose andassero così, che era stato costretto ad
agire in quel modo e che soprattutto avrebbe voluto che loro avessero davvero
potuto essere amici o.... Ma non aveva mai trovato il
coraggio di cercarlo e dirgli quello che pensava.
Queste cose Draco le aveva sempre e solo tenute
per sé, nel proprio cuore. Ben nascoste.
E ora che sembrava essere venuto a patti con la propria coscienza e con
la propria anima, ecco che la vita, quella bastarda, glielo ributtava davanti
agli occhi con tutto quello che significava e che ne conseguiva.
Forse, se fosse rimasto ancora un po’ lì fuori a raffreddarsi le ossa,
tutti se ne sarebbero andati. Potter se ne sarebbe andato come un’ombra, così
come era arrivato. E forse, la quiete sarebbe tornata.
Passarono molti minuti fino a che, rabbrividendo per la brezza che ormai
lo stava lambendo anche sotto il mantello, decise di materializzarsi
all’interno.
La luce qui era più soffusa, e apparentemente non vi era nessuno, per
fortuna!
Si slacciò con grazia l’elegante cappotto blu e lo lasciò cadere su uno
dei divanetti al suo fianco. Fece solo un paio di passi in avanti e, come era
già era successo qualche settimana prima, rimase senza parole osservando le
pareti della sala. Ora però, tutti quei quadri che aveva visto ammucchiati a
terra, erano appesi in bella mostra. Ognuno di loro con una cornice diversa, ma
perfettamente adeguata al tipo di soggetto. Le luci erano state posizionate ad
arte per esaltarne i colori e le ombre. Le tele sembravano avere vita propria e
chissà come, nel loro insieme, raccontavano una storia. Erano a dir poco
perfette.
A questo pensiero si scosse. Chi poteva possedere tutti quei quadri?
Nemmeno si accorse che, nel frattempo, qualcuno era entrato nella stanza
e lo stava osservando.
Solo un lieve fruscio lo ridestò dai suoi pensieri e mise di nuovo in
allerta i suoi sensi facendogli percepire la nuova presenza.
Un profumo intenso, ma dolce, solleticò il suo
olfatto. Sandalo e vaniglia. Lo aveva già sentito, ma dove?
Dei passi ora, incerti, si stavano avvicinando.
- Io trovo che siano notevoli, non credi? -.
Una voce calda e fin troppo familiare. Un brivido, questa volta non di freddo,
lo attraversò da testa a piedi.
- Non mi sembra siano un gran che, a dire la verità –. La voce di Draco gli uscì meno tagliente di quanto avesse voluto,
rifiutandosi di voltarsi verso l’interlocutore.
- Tu dici? Strano, io trovo invece che siano
davvero stimolanti. Sai, se li guardi attentamente, ti sanno raccontare un
sacco di cose -.
La voce ed il suo proprietario erano giunti alle spalle di Malfoy. Il profumo che aveva sentito prima ormai lo
avvolgeva e lo stordiva. Il leggero calore che emanava il corpo vicino al suo
lo fece tremare.
- Sai – incalzò lo sconosciuto – l’artista che li ha dipinti ci mette
davvero l’anima in questi quadri. Non credevo nemmeno io avesse un così grande
talento, non ci avrei mai creduto se non lo avessi visto con i miei occhi e,
soprattutto, che possedesse un animo tanto limpido e delicato -. Non lo vedeva,
ma sapeva che stava ridacchiando dietro le sue spalle.
- Potter piantala, tu non hai idea di cosa stai dicendo! – Ringhiò Draco all’indirizzo dell’ex compagno di scuola, ben deciso
a non guardarlo e piantato nella propria posizione.
Quello che ottenne in risposta, però, fu il viso del moro troppo vicino
al suo orecchio che sussurrava – A me piace tutto di
questi quadri, volevo solo che lo sapessi. E’ per questo che li ho acquistati.
– e il fiato caldo di Potter che gli solleticava il collo.
- Tu che cosa hai fatto? Li hai comperati, tu?
Non è possibile, non è vero, io… - Finalmente Draco si era voltato per fronteggiarlo e la visione di
Potter, di fronte a lui, lo lascio per l’ennesima volta, quel giorno, senza
parole.
Era bello.
Tutto quello che riuscì a pensare era che Harry Potter fosse
dannatamente bello. Ancor più di quanto si ricordasse. Ora, che non aveva più
quegli orrendi occhiali antiquati e vestiva, anche se forse solo per
l’occasione, un’elegante e costosissimo smoking fatto
su misura, era bello.
Si appellò a Merlino, Salazar e persino a Godric
affinché gli dessero la forza di affrontarlo, di riuscire ad essere il solito
freddo Malfoy che Potter conosceva e di rispedirlo da
dove era venuto. Solo così avrebbe potuto avere pace. Solo così lo avrebbe
potuto dimenticare anche se, evidentemente la cosa era
estremamente difficile.
Harry invece era lì che lo osservava. Un sorriso gli increspava le
labbra e gli occhi del color della giada riflettevano le fioche luci della
stanza. Non sembrava lo stesse deridendo, né stesse
scherzando. Gli sorrideva e basta. Un sorriso sincero che aveva visto mille
altre volte, ma mai indirizzato a lui.
- Che cosa vuoi Potter? Eh? Dimmelo. Vuoi umiliarmi, vuoi ricattarmi?
Cosa vuoi? – Disse con rabbia esasperata, figurandosi nella mente che il
ragazzo di fronte a lui avrebbe solo usato le sue debolezze per sbeffeggiarlo
di fronte a tutto il mondo magico. Lui almeno avrebbe fatto così….
Non è vero?
- Vedo che la brutta abitudine di non ascoltare la gente non l’hai
persa, vero Draco? –.
- Che intendi dire? – Riuscì a ruggire, nascondendo l’emozione che il
suo nome, pronunciato da quella voce, gli aveva fatto.
- Voglio dire che, o non mi hai ascoltato, o che forse fai finta di non
averlo fatto -.
Il viso del biondo assunse un colore rosato, che fece capire a Potter di
aver colto nel segno.
- Voglio dire che adoro davvero i tuoi quadri. Che fin dalla prima volta
che ti ho riconosciuto per strada mentre dipingevi mi sono chiesto come
facessi. Da dove prendessi ispirazione e come mai tu voglia tenere nascosto un
così grande dono. – Fece una pausa e si avvicinò pericolosamente a Draco.
- Ho poi valutato che le tue tele mi piacevano davvero e che volevo
averle per me. Erano una vera calamita, dovevano essere mie. Quindi, ho sempre
fatto in modo che persone fidate acquistassero i tuoi lavori e penso di essere
riuscito ad averli tutti alla fine. Vero? – E lo sguardo di smeraldo passò
soddisfatto in rassegna tutta la collezione.
Al che Malfoy fece un abbozzo di ghigno
beffardo, che tuttavia si spense subito, non appena Potter ripose lo sguardo
nei suoi occhi, fissandolo intensamente e chiedendogli – Voglio solo che tu me
lo dica Draco. Dimmi cosa significano -.
Quelle iridi verdi sembravano scrutarlo fin nel profondo. Si sentiva
quasi ipnotizzato e spogliato di ogni sua difesa. Avesse fatto anche solo un
passo verso di lui, i loro volti si sarebbero sfiorati.
Avesse avuto la forza ed il coraggio per dirgli tutte le cose mai
confessate. Tutto quello che da anni e anni era ormai sepolto nel suo cuore.
Quello che davvero aveva significato dipingere tutti quei quadri.
Invece rispolverò il vecchio, dannatissimo, orgoglio Malfoy
e disse – Non significano proprio nulla! Sono solo dei disegni, un passatempo.
Cosa vuoi che siano? - . L’anima lacerata, la
negazione di tutto quello che avrebbe voluto e, forse, persino potuto avere. Un
passo, poi due, per allontanarsi da quella tentazione, tanto forte quanto
reale.
Una mano forte che afferra il suo polso e lo trattiene. Un viso che si
avvicina anche troppo al suo per urlargli contro – Non significano niente dici?
Sono allora io il pazzo? Ho passato notti intere sveglio a guardarli e sai una
cosa? Quelle tele siamo NOI. Raccontano di noi! – La verità. La nuda verità che
ti trafigge come una lama incandescente.
Quegli occhi. Quante volte li aveva sognati? Quante volte li aveva
cercati tra i banchi di scuola? Quante volte li aveva visti infervorati dalla
rabbia e dal risentimento durante le loro lotte fisiche e verbali? Ma ora erano
lì, e sembravano letteralmente bruciare mentre gli sputava addosso
quelle parole. Bruciavano non di rabbia o odio però. Era qualcosa di
altrettanto potente e devastante. Un qualcosa che fece sobbalzare lo stomaco di
Draco, facendogli quasi male per l’intensità delle
emozioni che scatenava.
Malfoy strattonò il braccio ancora imprigionato nella
mano di Potter. Le lacrime che premevano per sgorgare da quegli occhi di
ghiaccio.
Harry allora addolcì i toni e si voltò, camminando fino al quadro con le
giunchiglie.
- Questi siamo noi – sussurrò più a sé stesso che altro, mentre
accarezzava lieve con un dito il colore rappreso del quadro. – Questi paesaggi
fanno anche parte dei miei ricordi. Eppure, ogni volta che li guardavo c’era
qualcosa che mi sfuggiva. Quello ad esempio, è il
limitare della foresta proibita che si scorge dalle serre di Hogwarts vero? - Chiese il moro concitato che ora
camminava lungo la parete indicando un quadro. - E questo? Queste sono le
colline che si scorgono al di là del campo da Quidditch,
ciò che si vede non dagli spalti, ma solo quando si è in volo … E poi questo. - ritornò quindi al dipinto che aveva carezzato –
Questo mi ha fatto capire… Capire perché ogni volta
che li guardavo non pensavo a Ron o Hermione o ai
vecchi compagni di scuola… Ma a te. Eri tu Draco che mi venivi in mente, ogni volta che cercavo di
capire dove avessi già visto quelle cose… –
Si voltò appena e vide una lacrima solcare il volto del biondo che lo
stava guardando.
Bastò un attimo ed annullò rapido la distanza tra loro e con la mano lambì
quel viso per asciugare quella goccia salata.
- Mi sto sbagliando forse? – Un sussurro. Draco
valutò se rispondere o meno, ma il calore di quella
mano sul suo volto lo fece sciogliere e lacrime calde ora scendevano senza
rumore. Scosse solo la testa. - Pensavo di essere impazzito sai? – Harry
continuò e sorrise dolce. – Mi chiedevo se fosse possibile davvero che tu
ricordassi certe cose come succedeva a me. Mi dicevo che era solo il frutto
della mia fantasia perché io, davvero, ci speravo sai? – Gli occhi di Draco si spalancarono a quelle parole. Quelli di Harry che
brillavano intensamente espressivi.
- Tu? Anche tu..? – Due diamanti che fissano
increduli il ragazzo che aveva appena parlato.
- Sì, anch’io… –.
Quella modesta ammissione è sufficiente per far avvicinare le labbra dei
due giovani in un bacio. Un bacio carico di parole non dette e pensieri
nascosti. Un bacio dapprima imbarazzato, incerto e bagnato e via via sempre più smanioso e passionale.
Si staccarono dopo poco, evidentemente accaldati e spaventati di quello
che era appena accaduto.
- Scusami… io non avrei dovuto. – cercò di
scusarsi il moro, preoccupato di aver rovinato irrimediabilmente ogni cosa e
facendo un passo indietro.
Nella mente di Draco tutto era invece confuso
ed ovattato. Le sensazioni provate durante quel bacio avevano risvegliato in
lui sentimenti e ricordi che pensava ormai di aver abbandonato. Il ragazzo che
aveva da sempre desiderato e che non era riuscito a dimenticare dopo tutto quel
tempo era ora lì, davanti a lui, e tutto il resto non contava più. Era felice.
Erano anni che non si sentiva così leggero e sereno. E tutto per merito di
Potter.
Un sorriso radioso gli incurvò le labbra e vide il riflesso di quel
sorriso anche sul viso di Harry, che lo guardava ora in attesa di una sua
reazione.
Afferrò quindi la mano del moro per riportarlo vicino a sé. Non voleva
che se ne andasse, non voleva fraintendesse il suo esitare. Stava persino per dire
sfacciatamente - Davvero non volevi
Potter? – Che la porta della sala si aprì di colpo ed un funzionario del
ministero reclamò a gran voce la presenza dell’Eroe per il discorso conclusivo,
interrompendo quell’attimo di perfetta sintonia che si era creata tra i due
giovani e facendoli sobbalzare. Harry non distolse tuttavia lo sguardo da Draco nemmeno per un secondo, mentre rispondeva all’intruso
che li avrebbe raggiunti subito facendo poi un cenno di assenso con la mano
libera.
Fu solo questione di attimi, ma a Draco parve
di leggere un certo timore in quegli occhi così profondi e sinceri prima che
l’ex Grifondoro si avvicinasse pericolosamente al suo
viso. Le loro guance si sfiorarono. Era caldo. Potter era davvero caldo o era
la sola sua presenza che mandava Draco
fuori di testa e lo faceva bruciare? E poi un sussurro. Dolce e delicato arrivò
alle sue orecchie. – Non te ne andare! -.
Vide la schiena di Potter allontanarsi e sparire dietro la pesante porta
della sala. Era una richiesta quella? Non avrebbe saputo dirlo, ma aveva più il
sapore di una promessa non detta.
Rimasto solo, l’emozione prese il sopravvento e dovette sedersi su uno
dei morbidi divani per non cadere a terra. Se era un sogno tutto quello non
avrebbe mai voluto svegliarsi. Si rilassò contro lo schienale ed abbandonò la
testa all’indietro chiudendo gli occhi e cercando di imprimere nella propria
memoria il sapore di Harry, la morbidezza delle sue labbra, l’ardore della sua
lingua. Non avrebbe mai dimenticato quel giorno.
E Harry lo trovò così, con gli occhi chiusi e
sorridente. Un’opera d’arte pensò il moro che si prese alcuni minuti per
osservarlo da lontano ed ammirarne la perfezione.
- Starai ancora lì per molto? – lo riscosse il biondino che senza
guardarlo ne aveva percepito la presenza.
- Dipende da te – Fu la risposta serafica del moro.
Draco aprì allora gli occhi e si decise a guardarlo.
Era appoggiato al muro, non aveva più la giacca del vestito e se ne stava lì
con le braccia conserte e un’espressione indecifrabile sul volto. Da quando
Potter era diventato così dannatamente attraente e provocante?
Erano passati anni, erano morte persone ed amici, c’era stata una guerra
che aveva cambiato molte, troppe cose. Eppure in quella stanza il tempo
sembrava essersi fermato e tornato in dietro. Stava forse dando loro la
possibilità di ricominciare? Erano lì uno di fronte all’altro e c’erano un
sacco di cose da dire e molte altre da chiarire…
eppure i loro occhi sembravano avessero già parlato per loro, come avessero
continuato un lungo discorso iniziato molti anni prima e lasciato in sospeso… E quei quadri ne erano la conferma. La loro vita,
la loro storia era tutta lì e stava solo aspettando di vedere cosa sarebbe
successo.
Fu Draco a smuovere l’impasse creatasi facendo
cenno a Potter di sedersi accanto a lui. Gli occhi non persero mai il contatto
e non appena Harry fu seduto, lo strattonò per il colletto della camicia e dopo
avergli fatto passare una mano dietro al collo lo attirò a sé dolcemente in un
nuovo bacio.
Bastò davvero poco e si trovarono distesi, uno sopra l’altro, sul
divanetto bordeaux. Le mani ormai sepolte sotto quelli
che, una volta, erano degli abiti impeccabili, ma che ora sembravano solo un
mucchio di stoffa dannatamente inutile ed ingombrante. I corpi stretti in un
groviglio soffocante. Le bocche insaziabili che baciavano, leccavano e
marchiavano ogni centimetro di pelle scoperta. L’eccitazione che, per entrambi,
era ormai incontenibile e fastidiosamente dolorosa.
Dopo l’ennesimo bacio fu Draco che ruppe il
silenzio – Ti voglio! – Ormai non ce la faceva più. Stava per scoppiare e anni
ed anni di desiderio represso nei confronti di Potter lo stavano facendo andare
fuori di testa.
Senza rispondere Harry afferrò il suo polso e con un sonoro crack
materializzò entrambi in quello che doveva essere il suo letto. Draco non si fece molte domande in verità. Lasciò vagare
per un attimo lo sguardo in quella enorme camera. Molto elegante e arredata con
gusto. Si trattava di un attico, giudicò, alla vista delle enormi vetrate che
davano su un’altrettanto spaziosa terrazza. Ma, per conoscere la casa di
Potter, ci sarebbe stato un altro momento, si disse, concentrandosi poi sul
corpo schiacciato contro il suo.
I loro vestiti vennero fatti sparire con un rapido colpo della bacchetta
di Potter. Ora erano solo loro due. Harry e Draco.
Finalmente spogliati non solo degli abiti, ma anche delle maschere che per anni
avevano indossato. Un lungo bacio, carico di passione, fu il preludio della
loro prima notte insieme. Ansimi e sospiri si levarono più e più volte quella
notte, mentre i corpi dei due ragazzi si strusciavano, accarezzavano, univano e
fondevano carichi di eccitazione e poi si rilassavano scossi dagli orgasmi, ma
appagati.
Solo una domanda prima di addormentarsi.
– Come hai capito che quei quadri erano legati
a te? – Draco stava accarezzando il viso arrossato di
Harry, il suo respiro finalmente regolare dopo il sesso.
Il moro gli regalò un sorriso dei più lucenti. Luce pura. Quella luce
che da tempo mancava nella sua vita ora era tornata ed era lì di nuovo davanti
ai suoi occhi.
- Perché li ricordavo bene tutti quei luoghi e tu eri sempre con me. –
Disse Harry trasognato - La punizione al primo anno. Quando ci hanno spediti
con Hagrid nella foresta proibita e per arrivare
siamo passati dalle serre… e tu camminavi accanto a
me reggendo la lanterna per illuminare il sentiero. E tutte le nostre battaglie
sui manici di scopa per afferrare il Boccino. E il lago nero, sulle cui sponde
più volte ci siamo incontrati in silenzio, ognuno
assorto a riflettere sui propri problemi. E le giunchiglie. Eravamo solo noi
due quel giorno in cima alla torre di astronomia. La prima ed unica volta che
non abbiamo litigato né ci siamo insultati. Quel giorno lo
ricordo perfettamente e ricordo ancora le tue parole “Sono belli.
Vorrei essere come quei fiori. Liberi di danzare per il loro
vento” -. Un’altra carezza.
Poi, il sonno li accolse tra le sue braccia amorevoli.
Solo quando il sole entrava già dalle grandi vetrate Harry si svegliò.
Ci mise un po’ a ricordare cosa fosse accaduto la sera prima. Tutti i suoi
desideri si erano come per magia realizzati. Draco
era lì con lui e quello contava… Peccato che, quando
si girò nel grande letto per dare il buongiorno al suo amato, il suo cuore
perse un battito nel vedere che il ragazzo biondo non c’era più.
Inquietudine. Amarezza e frustrazione. Era stato solo uno sciocco a
credere che fosse stato qualcosa di bello ed importante anche per l’altro? Era
stato solo una delle tante scopate per Malfoy che ora
lo avrebbe deriso e umiliato? Possibile che si fosse sbagliato? Possibile che
il Serpeverde fosse tanto meschino da fargli credere
tutte quelle cose? Eppure, le sue lacrime erano vere. Come i loro sguardi e
sorrisi, i loro respiri affannati ed i loro nomi gridati nell’amplesso.
Un ticchettio, un rumore sempre più insistente, lo riscosse dai suoi dolorosi
pensieri.
Si alzò a fatica dal letto coprendosi con il lenzuolo e trascinandosi
verso la terrazza. Rimase a guardare una civetta bianca che beccava
ostinatamente il vetro. Aprì cautamente la porta ed il piccolo animale entrò
nella stanza svolazzando nervosamente prima di planare sullo schienale di una
sedia.
Harry si avvicinò con cautela, fino a che il pennuto non gli mostrò
soddisfatto una pergamena che aveva legata elegantemente alla zampetta. La
prese e lesse.
Caro Harry,
Scusami, questa mattina dovevo essere al lavoro presto. Ieri ero
talmente preso da noi, che non ho pensato per un secondo al povero Blaise e all’inaugurazione della Biblioteca. L’ho proprio
dimenticato e, quindi, oggi mi dovrò sorbire la sua sfuriata e far perdonare,
mettendomi subito al lavoro.
Se però questa sera non hai altri impegni vorrei invitarti a cena. Devo
rimediare come si conviene per essermene andato senza nemmeno salutarti. E’
imperdonabile lo so, ma sei così bello quando dormi che mi è sembrato un
delitto doverti svegliare.
Nel frattempo, ho pensato di inviarti una cosa, spero che il mio regalo
ti risulti gradito.
E’ qualcosa a cui tengo particolarmente, un quadro, che manca alla tua
collezione (già mio caro Potter, non li avevi tutti tu!).
E’ stato il mio primo quadro in assoluto. L’ho dipinto all’inizio del
sesto anno. Prima della guerra e… prima di tutto il
resto. E’ speciale per me ed è sempre rimasto nella mia stanza, ben nascosto da
occhi indiscreti. Mi auguro davvero ti possa piacere.
Avremo comunque tempo stasera, se lo vorrai, per parlarne.
Tuo D.M.
Chiuse la lettera e sorrise. Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra
del ragazzo, mentre una piacevole sensazione di calore si spandeva nel cuore e
nell’anima.
Si accorse solo in quel momento che sulla sua terrazza erano planati sul
tavolo quattro barbagianni che avevano depositato un grande pacco. Si avvicinò
lentamente. Diede loro dei biscottini per ringraziarli e con delicatezza iniziò
a scartare il regalo.
Un battito perso dal suo cuore, forse due. Un respiro mancato ai suoi
polmoni. Mani tremanti che sollevano la tela per osservare meglio. La
consapevolezza che è passato tanto, troppo tempo dai quei giorni e che, sarebbe
bastato aprire un po’ più gli occhi ed il cuore per accorgersi di tutto.
Perché Draco era lì e ora lo sapeva. Era
sempre stato lì con lui e per lui. I loro litigi, le offese e i lividi. Erano
il loro modo di cercarsi e parlarsi. Era stata l’ossessione di due giovani che
nascondeva ben altri sentimenti. Troppo acerbi per poter sbocciare. Troppo puri
per sopravvivere in quel mondo corrotto. Troppo fragili per poter resistere
alla guerra ed ai suoi orrori.
Tutto errato!
Quei sentimenti erano sopravvissuti, eccome, e loro pure. Erano
cresciuti e maturati ed anche loro. Avevano sofferto ed avevano pianto, come
loro.
Ma da ora in poi sarebbero stati liberi!
******
Un piccolo gufo grigio planò sulla scrivania di Draco.
Un pezzetto di pergamena legato alla zampina su cui campeggiava il suo
nome. Le urla di miss Pour che riecheggiavano fuori dal suo ufficio a
lamentarsi del volo di quel pennuto.
Solo poche parole in quel biglietto mal accartocciato:
Draco,
Non esistono parole per descrivere il tuo regalo.
Ne parleremo stasera più che volentieri e… per
sempre se vorrai!
Tuo.
Harry
Un sorriso sincero apparve sulle labbra del biondo. Era felice.
Finalmente.
Quella sera, due giovani fecero di nuovo l’amore. I loro corpi e le loro
anime legati per l’eternità.
Nella stanza, un giovane Harry Potter con in
mano ben saldo il boccino d’oro, sembrava guardare divertito la scena dalla
tela di un quadro.
Note conclusive:
Eccomi qui, dopo eoni che non scrivo, mi sono
voluta cimentare in una piccola storia. A dire il vero non è uscita come avrei
voluto, ma ci tenevo che fosse una oneshot
e non una storia a capitoli. Quindi ho dovuto condensare tutto e, forse, ho
abbreviato un pochino troppo ^__^ E’ stato a dire il vero più un esercizio che
altro, per vedere cosa ne veniva fuori dopo tanto tempo e soprattutto per
rispolverare un po’ di Draco e Harry che io adoro
alla follia! La storia l’avevo pubblicata già su NA un po’ di tempo fa e ora,
un po’ rivista e corretta, ho voluto lasciarla anche qui.
Ringrazio fin da subito chi leggerà questa storia e chi, compassionevole, vorrà
lasciarmi un piccolo commento di critica (positiva o negativa che sia è
comunque sempre utile) così da sapere cosa ne pensate. Un abbraccio!
PS: L’ispirazione è venuta da qui… The Daffodils
- William Wordsworth, 1770 - 1850