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Autore: Echocide    30/04/2016    4 recensioni
Secoli fa, furono creati sette gioielli magici che donavano dei poteri fantastici: I Miraculous.
Durante la storia, questi gioielli sono stati usati dagli eroi per salvare l’umanità.
Due di questi erano più potenti degli altri: gli orecchini della coccinella, con il potere della creazione; e l’anello del gatto nero, con il potere della distruzione.
La leggenda dice che a colui, che avrebbe avuto entrambi i gioielli, sarebbe stato donato il potere assoluto.

Sono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir sono riusciti a battere Papillon e a portarlo dalla parte del bene: Adrien e Marinette sono ormai una coppia e hanno appeso al chiodo la maschera da supereroi.
Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e nuovi eroi affiancheranno il duo...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.630 (Fidipù)
Note: Salve salvino a tutti (Ned Flanders è potente in me!) e sì, sono di nuovo qua con un capitolo: beh, alla fine sono parecchio avanti con la stesura della storia e...beh, non è un problema fare aggiornamento così ravvicinati.
Allora, allora: su questo capitolo ci sono un po' di cosette da dire! Prima di tutto, entra in scena Mogui: un nemico che...beh, vedrete cosa combina! Quello che posso dirvi io qui nelle note è che prende il nome da un tipo di demone della mitologia cinese: i mogui (O mogwai) che cercano di danneggiare gli uomini e si riproducono con l'arrivo delle piogge: dei veri teppistelli e, se siete un po' appassionati di cinema, potrete ricordare i Gremlins, che sono chiamati Mogwai dal venditore cinese.
Passando poi alla scena finale, devo dire che poco prima di scrivere questo capitolo, avevo rivisto la puntata in questione e...beh, mi ero chiesta come mai Adrien non avesse sentito niente mentre Marinette stava quasi gridando e, quindi, ecco che è nata l'ultima scena di questo capitolo con Adrien che ha effettivamente sentito ma, da bravo ragazzo qual è, ha finto di non sapere niente (o meglio, ha usato certe informazioni a suo favore). E sì, lo so: da queste note non capite assolutamente niente, ma appena leggerete tutto vi sarà più chiaro!
Detto ciò passo ai consueti ringraziamenti (lo so, sono pesa!): grazie, davvero grazie, per leggere la mia storia e commentarla - qui, su FB, ovunque! - e di inserirla fra le varie liste. Grazie, davvero davvero davvero grazie!
E buona lettura!



Sarah osservò gli eroi parigini arrivare tutti assieme: Ladybug, Chat Noir, Volpina, Tortoise e Peacock avevano risposto immediatamente all’appello di aiuto di Parigi; spostò lo sguardo sul guerriero nero che, spada alla mano, avanzava per la strada principale, senza avere una meta precisa: in fondo, doveva solo aspettare e ciò che Coeur voleva sarebbe giunto lì da lui.
«Mikko.» mormorò, aprendo la borsetta e fissando la kwami: «Trasformami.»


«Ha qualcosa di diverso.» commentò Peacock, chinandosi sulle ginocchia e osservando attentamente il guerriero nero: «Ha l’armatura!»
«Ed è pure figa!» dichiarò Chat, balzando vicino all’eroe in blu e fissando anche lui il loro avversario: «M’immagino combattere con una di quelle!»
«Anche gli altri avevano un’armatura?» domandò Tortoise, avvicinandosi ai due ragazzi e incrociando le braccia: «Ok, non avevano le porotezioni alle spalle, ma…»
«Porotezioni?»
«Protezioni, pennuto. Il nostro Torty non parla tanto bene il francese.»
«Lo noto.» dichiarò Peacock, annuendo con la testa e rialzandosi: «Comunque è vero, gli altri non avevano le protezioni alle spalle e…» inclinò la testa: «E’ diverso. Poche storie, gente. E’ diverso.»
Ladybug sospirò, alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo: «Qualcuno mi salvi da voi tre.» dichiarò, voltandosi indietro e fissando i tre eroi che, alle sue spalle, continuavano tranquillamente a chiacchierare: «Che qualcuno mi salvi.»
«Hai chiamato, LB?» domandò Volpina, atterrando al suo fianco e osservando anche lei i tre: «E poi dicono che siamo noi donne quelle che spettegolano?»
«Hanno anche questo coraggio, sì.»
«Iniziano a preoccuparmi.»
«Ignorali, Volpina.» sbuffò Ladybug, osservando una macchia gialla volare verso di loro: «E’ arrivata Bee!»
«Perfetto! Ci siamo tutti. A parte Papillon, ma Papillon è troppo uomo per mischiarsi a noi comuni eroi.»
«Papillon è troppo uomo?» domandò Chat, ignorando gli altri due e fissando Volpina: «Seriamente, volpe, piano con le cavolate.»
«Torna a fare la comare, micetto.»
«Possiamo pensare al nemico?» sbuffò Ladybug, alzando gli occhi al cielo e osservando Bee planare accanto a lei: «Ciao Bee.»
«Cosa mi sono persa?» domandò la ragazza, sorridendo a tutti.
«A parte il trio di idioti che fa amicizia?»
«Io non sono amico di questo qui!» urlarono in contemporanea Peacock e Chat, guardandosi male a vicenda.
Bee li osservò, spostando l’attenzione su Tortoise che, con un’alzata di spalle, commentò il tutto e facendo  scivolare poi lo sguardo su Ladybug e Volpina: «A parte questo. Sì.»
«Il solito direi: cattivone da prendere a calci, Parigi da salvare…»
«Hai un piano, Ladybug?» domandò Tortoise, facendo un passo verso le tre ragazze e fissando il guerriero per la strada, che si era fermato e aveva sollevato la faccia verso di loro.
«Se è uno solo possiamo farcela senza poteri speciali.» dichiarò la coccinella, voltandosi verso il gruppetto: «Bee, tu occupati di tenerlo occupato con i tuoi pungiglioni; Volpina abbiamo bisogno delle tue illusioni: crea più copie possibili di te stessa e mandagliele contro; Tortoise, Chat e Peacock…»
«Noi tre ci occuperemo del corpo a corpo, my lady.» dichiarò Chat, facendole l’occhiolino e mettendo mano al bastone: «Mentre tu penserai a purificarlo appena possibile.»
«Perfetto.» dichiarò la ragazza, sorridendo al proprio compagno e poi osservando gli altri: «Il piano è chiaro a tutti?»
Bee le sorrise, facendole l’occhiolino e saltando su un lampione, accucciandosi e prendendo la mira, tenendo così sotto tiro il nemico; Volpina suonò alcune note, facendo comparire una decina di sue copie che, immediatamente, andarono contro il guerriero, mentre Chat, Peacock e Tortoise saltarono in strada, ognuno preparando la propria arma.
Ladybug rimase ferma sul tetto, osservando Chat iniziare a correre e superando le illusioni di Volpina, ingaggiando un duello con l’altro, mentre Peacock lanciava le parti dei suoi ventagli come se fossero coltelli e, nello stesso tempo, Tortoise usava come un frisbee il suo scudo.
Il guerriero nero parò tutti i loro attacchi: bloccò il bastone di Chat con una mossa della spada; roteando poi su se stesso e, usando il fodero, rese nullo l’attacco di Peacock, infine saltò per evitare lo scudo lanciato rasoterra.
«E’ forte.» commentò Ladybug, voltandosi e notando Bee sparare un pungiglione, cercando di colpire la maschera di cristallo nero, ma il nemico fermò il proiettile, bloccando l’aculeo con la mano.
«Questo non è come gli altri.» dichiarò Volpina, chinandosi e osservando anche lei il guerriero che, facendo un passo verso i tre eroi, ringhiò con tutto il fiato che aveva in corpo: «Ok, questo non è decisamente come gli altri.»
Ladybug saltò in strada, mettendo mano allo yo-yo e lanciandolo contro il nemico, imprigionandolo nella morsa del filo; lo strattonò, tirandolo verso di lei ma questi si mosse e la trascinò in avanti, facendole perdere l’equilibrio e cadere a terra: «Tutto bene, my lady?» le domandò Chat, affiancandola immediatamente e tenendo il bastone rivolto verso l’avversario.
«Peacock! Ho bisogno del tuo potere!» urlò Ladybug, voltandosi verso l’eroe in blu: lo vide annuire e socchiudere le palpebre, invocando il proprio potere speciale: «Tortoise, occupati di proteggere Peacock con le tue barriere finché non ha visto qualcosa.»
«Ok, Ladybug.»
«Bee!»
«Gli spedisco contro una sfera di energia!»
«Volpina!»
«Fuoco fatuo a volontà, LB!»
La ragazza osservò gli eroi eseguire le loro mosse e lanciare contro il nemico una sfera di energia combinata con il fuoco fatuo, mentre Tortoise si posizionava davanti a Peacock ed ergeva una barriera: «E noi, my lady?» domandò Chat, aiutandola ad alzarsi e sorridendole: «Ci riposiamo?»
«Puoi provare a colpirgli la maschera con il tuo cataclisma?»
«Come la signora comanda.» dichiarò Chat, invocando il suo potere e sorridendo poi alla mano, impregnata del potere della distruzione; Ladybug lo vide correre verso il nemico, mentre lei evocava un Lucky Charm che si materializzò sotto forma di uno specchietto portatile: se lo rigirò tra le mani, non sapendo cosa farne.
«Chat! Attento!» urlò Peacock, mettendo in allarme Ladybug: si voltò, osservando il proprio partner balzare di lato e toccare, con la mano destra un lampione che, immediatamente, si sgretolò.
«Dannazione!» imprecò il felino, evitando l’affondo di spada del nemico e mettendosi a distanza di sicurezza: «Peacock, visto qualcosa di utile?»
«Assolutamente niente.»
«Come niente?»
«Niente. Non ho visto niente! Ho solo sentito una voce che diceva: la sua vera natura…»
«Tu sei sicuro di non avere problemi, vero? No, perché sentire voci non è una buona cosa.»
«Ehi, anche avere una mano che polverizza tutto non è bello!»
«La sua vera natura…» mormorò Ladybug, osservando il guerriero urlare nuovamente: gli attacchi congiunti di Volpina e Bee non gli avevano fatto nulla, l’assolo di Chat era andato perduto…
Abbassò lo sguardo, notando lo specchio che teneva serrato nella mano e poi studiò l’ambiente circostante.
Pensa, pensa.
La sua vera natura…
Uno specchio.
«Chat!» esclamò, lanciando lo specchietto verso l’eroe in nero e osservandolo annuire, mettendo poi mano al bastone e colpendo l’oggetto non appena fu giunto davanti a lui, spedendolo contro il guerriero: il Lucky Charm cadde ai piedi del sottoposto di Coeur che, nel silenzio generale, chinò lo sguardo e vide il suo riflesso.
Urlò.
Nuovamente e con tutto il fiato che aveva.
Avanzò minaccioso verso di loro: una mano stretta sull’elsa della spada, l’altra tenuta in avanti; poi iniziò a tossire e, alla fine, vomitò del fumo nero, scomparendo all’interno.
«Cosa è appena successo?» domandò Volpina, balzando a terra e raggiungendo il gruppetto: «Bee!»
«Non guardate me.» sentenziò l’eroina in giallo, scuotendo il capo biondo: «Anche per me è tutto strano.»
«Mi state dicendo che lo abbiamo battuto solo facendogli vedere il suo riflesso?» domandò Peacock, incrociando le braccia e guardando gli altri: «E’ stato facile.»
«La sua vera natura…» mormorò Chat, ignorando il beep-beep del suo anello: «Magari voleva dire questo.»
I sei rimasero in silenzio, ascoltando ognuno l’allarme del proprio Miraculous: esauriti i cinque minuti, sarebbero tutti tornati alla normalità.
Ladybug recuperò lo specchietto, lanciandolo in aria e osservando la magia miracolosa rimettere tutto a posto, come prima dell’attacco del guerriero: «Non l’abbiamo sconfitto.» commentò la ragazza, osservando le onde di magia mentre riportavano alla normalità le auto e la strada: «E’ fuggito.»
«Questo non va bene.» dichiarò Tortoise e Volpina annuì alla sua affermazione: «Se è fuggito…»
«Vuol dire che lo affronteremo nuovamente. Sì.»


Coeur Noir osservò il guerriero che, chino davanti a lei, sembrava pentito del suo fallimento: «Sei tornato da me.» mormorò, chinandosi e portando le mani alla maschera di cristallo nero, facendo alzare il volto al suo sottoposto: «Senza un Miraculous.»
Uccidilo.
Non è degno di vivere.

Coeur ignorò il riflesso nello specchio, notando il guerriero che, mesto, abbassava di nuovo la testa: «Ma sei tornato da me.» dichiarò, abbozzando un sorriso e ridendo; si alzò, raggiungendo il tavolo e prendendo il bicchiere che aveva lasciato, quando il sottoposto era tornato: «Va bene. Vuol dire che puoi sconfiggerli. Tu sei meglio di ogni altro mio figlio!» sentenziò, buttando giù il liquido cremisi e ridendo: «Con te, io potrò avere ciò che desidero.»
Uccidilo.
«Ti darò un nome.» continuò, sorridendo al riflesso e poi spostando lo sguardo sul guerriero: «Mogui. Ti chiamerai Mogui.»


Sarah sospirò, tenendo la borsa stretta al grembo e chiedendosi dove fosse finito Alex: era andato al bagno prima dell’attacco e poi…
Beh, poi era stato il caos generale.
Scosse il capo, sperando che il suo amico non fosse rimasto coinvolto nella battaglia o nei danni collaterali di questa: sinceramente non sapeva fino a che punto il potere di Ladybug risistemava le cose; sospirò nuovamente, marciando lungo la strada, indecisa se richiamare o meno Alex: aveva già provato tre volte, nell’ultimo minuto, ma era sempre irraggiungibile.
Sbuffò, portandosi l’apparecchio all’orecchio e poi qualcosa di blu le balzò davanti: «Maledetto gattaccio!» sbottò Peacock, fissando male il tetto da cui, sicuramente, era giunto fino a lì e poi voltandosi verso di lei: il monile che teneva appuntato al petto stava strillando a più non posso, segno che a breve la sua trasformazione si sarebbe conclusa: «Salve.» le mormorò, facendole un impacciato saluto con la mano.
«S-salve.» ripeté lei, abbassando il cellulare e osservandola intontita: «T-tutto bene?»
«Oh. Ah. Sì.» dichiarò l’eroe, voltandosi verso la cima dell’edificio: «Sto solo scappando da un gattaccio troppo curioso.»
«Ah. Ok.»
Il Miraculous del Pavone suonò e il ragazzo portò una mano a questo, abbozzando un sorriso: «Io devo…»
«Ok.»
«Stai attenta.»
«Ok.»
Sarah l’osservò correre e saltare su un tetto dall’altra parte della strada, scomparendo poi all’orizzonte; poco dopo un’ombra nera sfrecciò veloce al suo inseguimento, seguita a sua volta dall’eroina di Parigi.
Chat Noir e Ladybug.
Scosse il capo, sperando che il povero Peacock riuscisse a sfuggire.


Wei sorrise, osservando Wayzz divorare la sua foglia di lattuga con voracità: «Quindi è questo il tuo kwami.» commentò Lila, osservando lo spiritello della tartaruga: «Con lui non hai problemi, Vooxi?»
«No.» dichiarò il kwami arancio, allungandole la scatoletta di carne: «Wayzz è un bravo ragazzo.»
«A quanto pare è cosa comune di quelli che hanno a che fare con il Miraculous della Tartaruga.» dichiarò Lila, sorridendo a Wei e notando come le guance del cinese erano diventate rosse: «Tu conosci il Gran Guardiano, Wei?»
«Sì.»
«Mh.» commentò la ragazza, picchiettandosi l’indice sulle labbra: «Non sei un tipo di tante parole, eh?»
«Mi spiace.»
«Non è un problema.» Lila sorrise, scuotendo il capo e osservando i due kwami che, seduti fra di loro, si stavano sbaffando la loro meritata ricompensa: «I tipi troppo chiacchieroni non mi piacciono.» continuò, facendo poi vagare lo sguardo sul parco dove si erano fermati.
«Quel tipo…» mormorò Wei, chinandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia: «Quel guerriero è qualcuno di forte. Tanto forte.»
«Sì.»
«Mi chiedo se la prossima volta riusciremo a far..fare…farcela.»
«Mai essere pessimisti.» dichiarò Lila, accavallando le gambe e gettandosi indietro una ciocca di capelli castani: «E’ una delle mie regole di vita; quando lo incontreremo di nuovo, combatteremo di nuovo e ce la faremo.»
«Bella regola.»
«Grazie.»


Adrien osservò la ragazza che camminava al suo fianco, stringendo maggiormente le dita strette alle sue: «Marinette?» la chiamò, riportandola alla realtà: «Dove ti avevo perso?» le chiese, sorridendole e strizzandole l’occhio.
«Stavo ripensando a prima…»
«Mi sono già scusato. Lo so che non è stato bello rincorrere Peacock ma devo sapere se è…»
«No, no. Riflettevo su quel guerriero.» spiegò Marinette, sorridendogli: «Perché vedere il suo riflesso gli ha provocato quella reazione?»
«Beh, non è bello. Ammettiamolo. Magari non sapeva di essere così brutto.»
«Io credo ci sia qualcos’altro sotto.» mormorò la ragazza, osservando l’edificio che ospitava la panetteria dei suoi e la sua casa: «Oh no.»
«Che c’è?»
La ragazza indicò con un cenno del capo le finestre del primo piano: sua madre era ferma davanti a una di queste e stava sventolando davanti a sé qualcosa: «Che cosa…?»
«Ti ricordi quando ti ho detto che mia madre non mi avrebbe fatto fare vita per la questione del matrimonio?»
«Sì.»
«Bene. Quello che ha in mano è l’abito da sposa di mia nonna.»
«Ma è rosso.»
«In Cina la sposa si veste di rosso.» spiegò Marinette, sbuffando e agitando una mano per aria: «Comunque a mia madre non è entrato in testa il concetto che non ci sposiamo ora.»
Adrien ridacchiò, avviandosi verso la panetteria e trascinando con sé la ragazza: «Potremmo farlo, no?» le domandò, voltandosi e osservandola diventare rossa in volto e, poi, balbettare qualcosa in preda all’agitazione: «Marinette.» le mormorò, prendendole le mani fra le sue e fermandosi, aspettando che la ragazza lo guardasse in volto: «Adesso. Domani. Fra cinque, dieci anni…» le sorrise, chinandosi e baciandole la fronte: «Per me non cambia niente. Tu e solo tu.»
«Ti prego, trattienimi dal portarti nella prima chiesa.»
«Come la mia lady desidera. Comunque io sarei d’accordo, nel caso.»
«Adrien…» sospirò la ragazza, poggiando la fronte contro il suo petto: «Non darmi idee. Per favore.»
«D’accordo.» dichiarò il biondo, slacciando la stretta dalle sue mani e passandogliele attorno alle spalle, stringendola a sé: «Con calma. Va bene?»
«Con calma.»
«Certo…» mormorò Adrien, facendole l’occhiolino e allontanandola da sé: «Disse quella che, una volta, iniziò a blaterare di matrimoni, figli e cani e gatti. Anzi no, criceti…»
«Tu come…?»
Adrien si chinò in avanti, sorridendole: «Sai, quando inizi a fantasticare, mia bellissima lady, dovresti farlo a voce bassa.»
Marinette sgranò gli occhi, arretrando di un passo e portandosi le mani: «Tu…»
«Non so se ti ricordi di quando feci un servizio là.» Adrien si voltò, indicando il piccolo parco: «Quello dove poi feci qualche scatto con Manon.» le spiegò, facendo un passo verso di lei e catturandole le mani: «Beh. Ho sentito tutto.»
«E me lo dici ora?»
«Ehi! Ero in imbarazzo anch’io! Fino a quando non ti ho sentito parlare di figli e animali, pensavo che mi odiassi!»
«E me lo dici ora?»
«Sapevo che non avresti reagito bene, se te l’avessi detto.»
«Quindi tu sapevi che… tu lo sapevi ed io…» Marinette sgranò gli occhi, scuotendo il capo: «Dove sono le buche quando servono? Perché non m’inghiottisce una adesso?»
«Marinette, va tutto bene.»
«No!»
«Oh, andiamo! Stiamo insieme da quattro anni, ormai!»
«Ma tu…»
«Sì, sapevo che avevi una cotta – una bella cotta – per me. Se ho iniziato ad avvicinarmi a te, è anche per questo!» sbuffò il ragazzo, trattenendola, nonostante lei facesse di tutto per sfuggirle: «Insomma, quando mi sono accorto dei miei sentimenti per te, mi son detto: “Ehi, perfetto! Anche lei è innamorata di me!” e invece di farmi mille paranoie, ho subito…»
«Voglio morire.»
«Marinette, non cambia niente.»
«Se ripenso a tutte le volte che…»
«Non pensarci. Semplice.»
«Facile a dirlo!»
Adrien sospirò, chinandosi e baciandola: le passò un braccio attorno alla vita e la strinse a sé, invitandola ad aprire le labbra e approfondire il bacio: «Non pensarci. Ok? Il passato è passato.» le mormorò, posando la fronte contro quella di lei e tenendo lo sguardo fisso in quello celeste.
«Disse quello che non si era mai reso ridicolo…»
«Oh, piantala!»

   
 
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