Piccolo Ribelle
Cia non lo sopportava.
Aveva sempre odiato i bambini.
Era così stupido, innocente, quasi.
La cosa che le dava più fastidio era il modo in cui si comportava con lei.
Come un piccolo ribelle.
Codardo e pauroso, ma pur sempre un ribelle.
Continuava a rifiutarsi di combattere, non importa con quanti schiaffi la maga lo colpisse. Forse gradiva venire picchiato così forte, ed era questo che lo faceva resistere ben più lungo di quanto avrebbe dovuto, anche quando Volga lo marchiava con la sua zampa infuocata, o Wizzro lo sbatteva contro i muri.
Non mollava, in qualche modo, col suo corpo debole e magro, poco più di uno stuzzicadenti.
Se non fosse stato per la sua predisposizione alla magia e la rapidità e l'abilità con cui imparava ad usarla, sarebbe risultato completamente inutile.
Detestava vederlo mentre piangeva quando il dolore era troppo forte. Il suono che faceva era debole eppure straziante, fastidioso.
Almeno, indossando la maschera smetteva di essere sé stesso, la ascoltava. E uccideva, distruggeva, seminava panico, morte, terrore.
I poteri di un mostro leggendario scatenati da una mera marionetta. Era uno spettacolo formidabile.
Cia non poteva nascondere il suo ghigno quando udiva le note dell'ocarina ripetersi insieme agli attacchi del piccolo spirito e delle Proiezioni di quelle due fate a cui aveva tanto tenuto fino alla loro fine.
Erano gli unici momenti in cui poteva dirsi orgogliosa di lui.
Ora, invece, tratteneva a malapena la collera.
Lui aveva lanciato via la maschera, raggomitolato tremante in un angolo della stanza. Il piccolo viso era arrabbiato, ma dai suoi occhi traspariva la paura più pura.
-Non voglio uccidere nessuno.-.
-Beh, lo farai.- sibilò Cia, evocando una grossa sfera di magia nera, -Che tu lo voglia... o no.-.