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Autore: Lala96    01/05/2016    2 recensioni
Lalage, giovanissima promessa della musica classica, a seguito di una serie di eventi dolorosi e di fallimenti professionali si trasferisce dalla capitale francese a Aix en Provence, dove si ritrova a vivere con la bislacca zia materna. Tormentata da dolorosi ricordi ma tenace, troverà ad attenderla persone, ragazzi giovani come lei, che l’aiuteranno a ritrovare l’amore mai scomparso per la musica. E le daranno il coraggio di affacciarsi investigando negli abissi della Storia, alla ricerca dell’amore perduto di sua nonna…
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"CIBOOOO STO ARRIVANDO!!”. Con questo urlo barbarico Kim aprì la porta del locale e, mentre gli altri avventori la guardavano allibiti, si fiondò ad un tavolo libero scaraventando la sua borsa in un angolo. Dimostrando notevole disciplina, la cameriera in kimono all’ingresso non smise di sorridere. “Forza ragazzi, c’è posto qui!!” “Kim, ho capito che hai appetito ma CONTIENITI!” esclamò Lalage trascinandosi dietro Violet, che dopo l’entrata plateale della sua migliore amica era diventata di una bella tonalità rosso pompeiano e continuava a sussurrare “…non la conosco, non la conosco, non la conosco…” “Castiel, poi ci devi spiegare come funziona!!” esclamò Kim, dimostrando che la necessità di nutrirsi le impediva di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fosse il cibo. Castiel appoggiò la sua chitarra vicino alla sua sedia e si tolse la giacca. Lalage lo guardò un secondo. Aveva il busto muscoloso ma non troppo, tonico. Si accorse che la stava guardando e accigliandosi sistemò lo zaino sulla sedia. “Non so, vuoi anche toccare, pervertita?” la canzonò lui sedendosi. “Mi stupivo solo che nonostante la tua dipendenza dalle sigarette tu possa avere un fisico sano” “Vado a correre” “Devo vederlo per crederti” “Di’ la verità, vuoi solo vedermi sudato e ansiman”. Lo scappellotto lo centrò senza esitazione. Castiel si piegò e ringhiò “Queste donne moderne che menano le mani…”. Kim non stava più nella pelle e guardava fischiettando entusiasta il menù. “Ma davvero posso mangiare fino a che non sono piena a quel prezzo lì??” “Si chiama All you can eat per un motivo, sai” le rispose Castiel “quando arriva il cameriere gli dici il numero del piatto e basta. Le bevande non sono incluse” “Dobbiamo venirci sempre Lala!!”. Lalage la guardò “Non credo che mangiare cinese e giapponese tutti i giorni sia particolarmente salutare” ma il cameriere era già arrivato al tavolo e chiese cortesemente se volevano già ordinare. “Solo un secondo, stiamo aspettando ancora quattro perso…” “Yuhuuuu, eccoci!”. Facendo capolino nella sala Rosa li salutò con la mano, mentre Peggy prendeva gli ultimi appunti sul suo block notes e lo riponeva nella borsa. “E Iris?” “Non è potuta venire, suo fratello è a casa con la febbre e ha chiesto ai delegati di uscire prima con giustificazione per andare a casa a occuparsene” “Capito”. Finalmente erano tutti al tavolo. Rasalya le stampò un bacio sulla guancia e la abbracciò. “Che belle queste uscite di gruppo!!”   “Quanto entusiasmo, è solo una pausa pranzo” “Sì ma dovremmo mangiare sempre insieme!!”. Castiel alzò gli occhi da menù. “Non credo che potrei mangiare sempre con Signorina Isteria. Rovina la digestione” “Se non la finisci di parlare a sproposito” gli rispose Lalage sorridendo sardonica “Signorina Isteria ti pugnalerà con le bacchette, chiaro?”.  Il cameriere era in attesa. Castiel gli disse “Il mio amico è in ritardo, ordinerà dopo. Forza ragazze, prima le donne”. Kim si proiettò verso il cameriere con gli occhi luccicanti. “Allora, io prendo il 23, poi il 35, 44, 3, 6, 12, 18….” “Tombola! Kim, non dovresti iniziare con calma?? Mangi come una tribù di Vandali!” esclamò a mezza voce Rosalya. “Beh così fa un viaggio solo. Poi 22, 5, 9, 1… di 1 facciamo due porzioni” e continuò per altri dieci minuti buoni a dare i numeri finché terminò dicendo “ E poi semmai riordino dopo”. Il sorriso del cameriere era scomparso e la guardava annichilito, spalancando gli occhi asiatici al limite. Dopo che tutti ebbero ordinato qualcosa, si ritirò verso la cucina e lo videro riapparire pochi secondi dopo sulla porta insieme al cuoco. Indicava Kim gesticolando. L’intero personale della cucina si fermò per guardare la strana ragazza senza fondo che gongolava. In quel momento un ragazzo particolare fece il suo ingresso nel locale, guardandosi intorno come se stesse cercando qualcuno. “Lys, siamo qui!!” lo chiamarono all’unisono Rosa e Castiel, lei sbracciandosi in ogni direzione. Sorridendo Lysandro si avvicinò. “Buongiorno, signorine” “Ragazze, lui è Lysandruccio”. Lysandro arrossì fino alla punta delle orecchie e si guardò i piedi smarrito. Castiel interruppe Rosalya prima che combinasse un macello. “…ma potete chiamarlo Lys o Lysandro che è meglio. Scrive i testi delle canzoni che cantiamo”, Lys allora si riprese e sorridendo salutò tutte con “Piacere di conoscervi”. Le ragazze si presentarono, e per ultima Lalage si alzò per stringergli la mano. “Io sono Lalage, piacere di conoscerti”. Poi si sedette e commentò “Sapevo che non poteva essere questo analfabeta a scrivere i testi delle canzoni…” “E’ soprattutto simpatica, nel caso non te ne fossi accorto” rispose sarcastico Castiel lanciandole un’occhiataccia. Per un po', lei si limitò a guardare il nuovo arrivato di sottecchi, la incuriosiva. Lysandro era…particolare. Lalage rimase incantata a guardare i sui occhi etero cromatici, al punto che lui se ne accorse e la guardò interrogativo. “Scusa, guardavo i tuoi occhi. Sono veramente particolari”. Lysandro sorrise “Me lo dicono in molti. Diciamo che non passo inosservato”.  Aveva un’espressione gentile e docile, e un viso armonioso, che ispirava fiducia  e che quando sorrideva lasciava una sensazione piacevole nel cuore. Ogni tanto, mentre parlava con Castiel, appoggiava il capo su un palmo della mano, e sorrideva affabilmente, o rispondeva con voce morbida e non eccessivamente scura, a bassa voce. I capelli, di un candore quasi abbagliante escluse le due ciocche tinte, incorniciavano gli occhi nascondendoli a tratti. Dopo averlo osservato un po’ Lalage decise di pensare ad altro, per evitare battute sarcastiche di Testadipomodoro. E comunque nel frattempo un esercito di camerieri stava portando le portate al tavolo. L’ottanta per cento delle quali erano destinate a Kim. Rosalya non ebbe nemmeno il tempo di augurare “Buon appetit” che Kim si era già gettata sul primo piatto e lo aveva praticamente svuotato, davanti agli occhi esterrefatti dei commensali. Castiel per primo la guardava scandalizzato “Scusa, non vorrei farti una domanda che possa suonare razzista, ma te ne danno da mangiare al tuo villa…” poi incrociò uno sguardo di fuoco di Lalage e cambiò “…a casa tua?” “Fi, ma ho il matobolifmo felofe” rispose con la bocca piena Kim aggredendo con crudeltà il suo terzo piatto di Uramaki. Nel frattempo anche gli altri incominciavano a mangiare. “Sembra buono, vero?” disse gentilmente Lysandro sorridendo, rivolgendosi a Lalage. Lei sorrise. “Non lo avevo mai provato, ma devo dire che non mi dispiace”. Lui la guardò con uno sguardo indecifrabile, lasciandola un secondo sorpresa. “Ho detto qualcosa di male?” Si riscosse “No no…perdonami, ero assorto. E’ che il tuo nome….mi ricorda qualcosa”. Poi si illuminò e sorridendo iniziò a recitare. In una lingua remota che Lalage amava. Gli altri smisero un secondo di mangiare per ascoltare quella voce armoniosa, calda e dolce, che modulando diceva

Pone me pigris ubi nulla campis
arbor aestiva recreatur aura,
quod latus mundi nebulae malusque
Iuppiter urget;
pone sub curru nimium propinqui
solis in terra domibus negata:
dulce ridentem Lalagem amabo,
dulce loquentem.


Gli altri applaudirono, e Lys abbassò lo sguardo arrossendo. Quando ricominciarono a mangiare, le chiese in un soffio “Ti hanno chiamato così per questo?”. Lalage era senza parole. Non le era mai capitato di sentirsi contenta per il suo nome, lo aveva sempre trovato una scocciatura. Ma Lys aveva recitato con così tanta passione quella poesia…“Sì…a mio padre piaceva molto l’antichità, ma alla fine non riusciva a passare gli esami di greco e glottologia e quindi è passato a Lettere Moderne. Ma visto che amava il latino, quando sono nata mi hanno chiamato Lalage” “…che dolcemente ride, che dolcemente parla” Lysandro sorrise. “E’ un bellissimo nome” “Non ti ho mai visto in classe da noi. Come mai sai il latino?” “Sono del curriculum artistico in effetti, ma da cinque mesi a questa parte ho studiato da solo il latino, per cambiare sezione a inizio dell’anno prossimo. E mi sono innamorato della poesia latina. Credo che sia stupendamente leggera, impalpabile” “Quindi il prossimo anno sarai dei nostri!”. Castiel non si perdeva una battuta della conversazione. Lysandro sorrise. “Spero di sì”. Peggy finì la sua porzione di Takemaki ed esclamò “Caspita gente, tra mezz’ora dobbiamo essere a scuola! Non so se riuscirò a rimanere sveglia dopo tutto questo cibo”. Peggy. Si era inserita silenziosamente nel loro gruppo, una presenza in sordina all’inizio. Lalage non si fidava ancora completamente di lei. Un giorno andando a scuola aveva trovato una pagina intera a lei dedicata sul giornale della scuola. E aveva dato di matto. “ “Quali segreti nasconde la nostra musicista?”?? Ma farti gli affari tuoi no?”. Peggy aveva alzato gli occhi osservandola perplessa. “Io sono una giornalista. Sono NATA per non farmi gli affari miei”. Beh, questo era un ragionamento inattaccabile. No, Lalage non si fidava completamente di lei. Ma le piaceva la sua intraprendenza, e la grinta con cui mandava avanti da sola il giornale della scuola. In fondo al cuore ne era ammirata. “Beh” le rispose “la scuola è a dieci minuti da qui e abbiamo praticamente finito. Direi che facciamo in tempo”. Peggy annuì distratta. “Sei sovrappensiero oggi. Qualche notizia?”. Sul volto della giornalista si disegnò un enorme sorriso: “Ebbene sì, ma non te lo dico: addio scoop se no” “Dai…” “E va bene, ma solo perché mi fai gli occhi da cucciolo e gli altri possono intuire qualcosa” e avvicinandosi le sussurrò all’orecchio la notizia.

“La scuola organizza una corsa di orientamento fuori città”

Una volta che Kim ebbe spazzolato anche gli avanzi degli altri, i ragazzi pagarono e uscirono. L'aria era fredda e pungente, ma quel giorno il Mistral si era calmato, e il cielo era netto e ceruleo, come una cupola di vetro smerigliato. Le ragazze si tenevano a braccetto parlottando, mentre Lys e Castiel discutevano di testi di canzoni da musicare. Ogni cosa era tranquilla, quotidiana. E Lalage amava tutto proprio per questo. A un certo punto Lysandro iniziò a parlare con Rosalya di chi sa cosa, e Castiel, vedendo Lalage sola, accelerò il passo. "Di cosa avete parlato tu e Lys?". Lalage si voltò verso Castiel e sorrise. "Io parlo dolcemente?" "Proprio! Non farmi rispondere va, scricciolo, che non ho voglia di discutere". Lalage rise e gli saltellò vicino, spintonandolo da un lato con gentilezza. "Io non sono uno scricciolo, sono una rondine".Castiel alzò gli occhi al cielo sorridendo "Si si, ora vai, ci congeleremo se non entriamo in classe"
 
   
 
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