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Autore: Steno    02/05/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
°°°
Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
°°°
Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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5.


Ageh Corion secondo migliore allievo del suo anno alla facoltà di magia di Plaurani, capitale del regno di Arve imboccò stancamente il corridoio.

Quel giorno si ritrovò ad apprezzare la sua bravura per un motivo del tutto nuovo.
Dal momento che le camere venivano assegnate in base al posto in graduatoria la sua era la prima del corridoio e in quel momento davvero non aveva la forza di fare un altro passo.
Stava tornando da un intenso allenamento, aveva le spalle a pezzi e l’incantesimo palla di fuoco gli aveva lasciato un fastidioso formicolio alle mani.

La porta scomparve davanti a lui e cercò di tirare dritto verso la sua camera ignorando il centro della stanza: non aveva la fantasia di socializzare.

“Ciao Aggie!” ovviamente questo non valeva per Ylva.

“Ciao Aggie!” e Frenuh la sua ragazza.

“Guwaaaaaaaaa” e Gavril il loro drago, lui era parzialmente innocente: era ancora un cucciolo.

“Ciao Aggie!”

Ageh si fermò a qualche passo dall’agognata meta. Primo errore.

Si voltò lentamente verso il tavolo. Secondo errore.

“E lui chi è?” indicò con un gesto deciso il ragazzo alto e mingherlino dai capelli neri striati di bianco. Errore fatale.

“Nren!” esclamò Ylva come se questo spiegasse tutto. 

“Ylva…” Ageh cercò di mantenere la calma, ormai era dolorosamente conscio che l’orecchio di Ylva non percepiva neanche le sue urla “Non eravamo d’accordo di non invitare sconosciuti in camera?”

“Si certo! Ma lui non è uno sconosciuto, è Nren!”

Ageh si strinse la radice del naso.

“Sto aspettando una spiegazione!”

 “È un elementale dell’aria!” aggiunse Frenuh.

Quando si erano messi insieme Ageh aveva sperato, per un breve e illusorio periodo che avrebbe costretto Ylva a mettere la testa a posto o che almeno lui avrebbe preferito tormentato lei.

Che illuso.
I due sembravano ragionare alla stessa maniera e sfortunatamente invece di annullarsi a vicenda si moltiplicavano.
Fortuna che la sua razionalità aveva subito optato per rivedere il protocollo standard anti-Ylva rinominandolo: ‘Come sopravvivere alla reazione Ylva/Frenuh’.
  1. Domande dirette e concise, se c’è una possibilità che fraintendano sicuramente lo faranno.
“Cosa ci fa un elementale dell’aria in camera nostra?”

Ylva saltò in piedi come una molla:
“È perché è un elementare dell’aria ovviamente!” guardò Ageh colmo di aspettativa e questi lo ricompensò con un sopracciglio inarcato “Ma come Ageh, non capisci? Lui è un elementare d’aria! Aria! Vola!” sbatté le braccia a titolo dimostrativo.

“Ecco…” Nren provò a dire qualcosa ma ormai era tardi.

“Gavril ha ormai diversi mesi, deve imparare a volare!”

“Veramente io…” Ageh osservò con l’ombra di un sorriso comprensivo i miseri tentativi del nuovo arrivato d’interrompere quel fomentato dai capelli biondi. Vista da fuori era una scena divertente.

“Avrei potuto chiedere a una creatura magica qualsiasi, sai hanno le ali! Però quando ho conosciuto lui ho pensato che era semplicemente perfetto! Dai: una creatura d’aria con le ali! Sono un genio!” incrociò le braccia annuendo compiaciuto.

“IO NON SO VOLARE!”

Ageh si appoggiò alla parete per godersi la scena, tanto ormai niente avrebbe potuto stupirlo.

Ylva sgranò gli occhi così tanto che per un attimo temette gli sarebbero caduti. Si voltò di scatto verso Nren ma fu investito da una spiegazione semigridata a velocità accelerata, probabilmente temeva di essere interrotto di nuovo.

“Quando ero piccolo non mi sono cresciute subito le ali così mi vergognavo e non sono andato alle lezioni di volo, poi quando mi sono cresciute è stato ancora peggio! Infine i miei genitori si sono stufati e mi hanno spinto giù dalla rupe del villaggio. In qualche modo sono arrivato a terra fluttuando, così ho scopeto il mio talento innato per la magia…sfortunatamente ho scoperto anche un’altra cosa: soffro tremendamente di vertigini…” il tono era andato decrescendo fino a spegnersi con un bisbiglio.

I silenzio calò sulla stanza, interrotto solo dal piccolo Gavril intento a rincorrersi la coda intorno al suo cuscino.

Ageh si morse l’interno della guancia per non scoppiare a ridere come un Ylva qualunque, sarebbe uscito tremendamente dal personaggio.
Il vero Ylva invece era di spalle, stranamente silenzioso. Un altro errore fu di non capire che era la calma prima della tempesta.

“Perfetto!” esclamò ad alta voce.

Ageh, con il peso poggiato su una gamba sola e l’altra piegata contro il muro, per poco non rischiò di franare a terra. Anche Nren e Frenuh sembravano piuttosto perplessi.

“Allora vorrà dire che ci rivolgeremo ad un esperto! Qualcuno che sa tutto di ogni cosa!” schioccò le dita indicando Ageh che ora si reggeva al muro con una mano.

“Cosa?”

“Alla terrazza!"

Ylva batté le mani e svanirono in uno sbuffo.

La ‘terrazza’ era l’estremità piana dell’altissimo edificio principale. Non era chiusa agli studenti, ma in genere non ci andava mai nessuno.
E il motivo era facilmente intuibile.

“Questo vento è fantastico!” urlò Frenuh con le braccia alzate e i capelli lilla che frustavano l’aria alle sue spalle.

“Ylva riportaci indietro!” urlò Ageh cercando di raggiungere con la voce l’invasato che correva per il terrazzo tenendo alzato Gavril.

“Non ti sembra già di volare?” gridò ‘l’invasato’ all’animale che per tutta risposta provò a sputare fuoco ma il vento fortissimo lo disperse in un attimo.

“Moriremo tutti!” piagnucolò Nren abbracciato ad una gamba di Frenuh.

“Adesso basta!” Ageh trattenne il respiro allargando le mani e il vento cessò. Ora una barriera sferica di una lieve sfumatura viola-azzurrina circondava la cima del palazzo a diversi metri dal bordo del tetto. A grandi passi raggiunse Ylva che stava mettendo Gavril a terra e lo afferrò per il colletto portandolo al suo livello.

“Posso sapere perché pensi che io sappia come si fa a volare?”

“Non lo sai?”

“Ho letto qualcosa ma…”

“Visto che ti dicevo, Ageh non delude mai!” esclamò rivolto a Frenuh liberandosi.

No! Non i complimenti…

“Hai ragione siamo fortunati ad averlo come amico”

No! Non i complimenti da una ragazza così carina…

Sentì un fastidioso pizzicore alle guance e si voltò bruscamente per troncare quella conversazione.

“Tu!” il mucchietto tremante noto come Nren sobbalzò “Voglio vedere le tue ali!”

“Veramente preferirei…”

“Ali! Ora!”

Nren si coprì il volto con le mani e con un lieve fruscio dispiegò le ali.

“Oh…”  

Era davvero uno spettacolo singolare, due grandi ali simili a quelle di una farfalla ma grandi quasi due metri ora si allargavano alle spalle del ragazzo e risplendevano nelle sfumature del rosa pastello alla luce del sole pomeridiano.

“Sei di razza mista” commentò Frenuh accarezzandogli maternamente la testa.
Il povero ragazzo annuì a senza alzare la testa imbarazzatissimo.

Ylva tirò una manica ad Ageh e questi sospirò capendo al volo:
“Di razza mista vuol dire che i suoi genitori appartengono a due diverse famiglie della razza magica, in questo caso i figli ereditano la razza del padre e le ali della madre. Il tuo amico è un elementare d’aria ma sua madre appartiene alla terza famiglia, coloro che discendono dagli animali”

“Avanti non è così terribile” Frenuh provava a consolare un imbarazzatissimo Nren con piccole pacche sulla spalla, avrebbe funzionato meglio se le parole non fossero state accompagnate da risatine maltrattenute.

“Per favore, posso andare?”

“Non esiste!” Ylva bocciò senza appello la preghiera del povero elementale “Tocca a te Ageh!”

Ormai rassegnato al suo destino Ageh raccolse Nren per un braccio e lo tirò in piedi, allungò l’altra mano a Gavril che non esitò a saltargli in braccio, poi s’incamminò alla volta del bordo trascinandosi dietro il ragazzo tremante.
Dal tetto si vedeva buona parte della città, la presenza delle varie facoltà caratterizzava fortemente i quartieri che le ospitavano. Quello che poteva sembrare un tripudio di caos e stili architettonici provenienti da tutto il mondo, agli occhi di Ageh era una delle più grande conquiste dell’era moderna.

“E adesso?” immune a quello spettacolo Ylva quasi saltellava da un piede all’altro in preda all’impazienza “Come si fa a volare? Devono sentire i muscoli sulla schiena? Gli farai fare degli esercizi?”

Ageh pensò un attimo alla risposta, con il tempo aveva imparato a dare spiegazioni molto semplici, anche perché la soglia d’attenzione di Ylva non era solo bassa; era inesistente.

“Vedete: in realtà le ali delle creature magiche sono del tutto inadatte al volo” Nren trasalì visibilmente “È la magia a fare la differenza: secondo studi recenti la magia del volo e le ali in se sono due elementi indispensabili per librarsi in aria. Per questo i maghi umani non volano”

“E quindi?” Frenuh si era comodamente drappeggiata un braccio di Ylva intorno alle spalle e ora lo guardavano entrambi con aria confusa.

“Quello che voglio dire…” prese un respiro “È che non c’è nulla da imparare”

Con queste parole spinse tranquillamente Nren giù dal tetto, ignorando il suo urlo terrorizzato sollevò Gavril con entrambe le braccia.

Ylva e Frenuh, per una volta senza parole, erano accucciati a terra e si sporgevano di sotto.

“Aggie…lo sai che l’omicidio è un reato vero?”

“Gwua?”

Con la massima calma, Ageh lasciò andare anche il drago e in unico movimento afferrò il colletto di Ylva che, impulsivamente, si era buttato a riprenderlo.
Era una sensazione curiosa quella che gli si agitava nel petto, in genere era in balia delle azioni di Ylva ma, per una volta, era proprio il biondo che lo fissava a bocca aperta senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

L’urlo ininterrotto di Nren che precipitava cessò improvvisamente e il silenzio calò su di loro denso come la melassa.

Ylva sobbalzò senza riuscire a voltarsi verso il vuoto.
 
Il che fu un vero peccato; perché si perse la figura che sfrecciò davanti a loro puntando al cielo aperto.
Superata la cima del palazzo Nren riprese a urlare, stavolta di giubilo.
Quasi contemporaneamente il piccolo Gavril riatterrò sul tetto, dal modo in cui sporgeva il petto si sarebbe detto che era fiero di sé.

“Tu lo sapevi!” quella di Ylva suonò come un’accusa “Sapevi che avrebbero volato!”

“Credimi Ylva, se mi fossi dato all’assassinio a sangue freddo la mia prima vittima sarebbe stata un’altra” rispose Ageh con un inquietante sorriso battendogli una mano sulla spalla.
 
 

 
   
 
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