Ogni scrittore dell’horror che si rispetti è in realtà un fabbricante di porte. La singolare affermazione deriva dalla necessità di tenere ben segregato l’orrore che si è partorito, in modo tale da rivelarlo al momento più opportuno all’incauto lettore. Non troppo presto, ma nemmeno in eccessivo ritardo. E qui sorge il problema delle frequenti delusioni. Spesso, troppo spesso, la porta che abbiamo aperto, rivela un contenuto inadeguato alle nostre attese, lasciandoci perplessi se non proprio insoddisfatti.
Lasciatela chiusa se desiderate il sangue che scorre a fiumi, lo splatter più banale, facili effetti più o meno speciali conditi di frattaglie sparse con dozzinale imperizia. Non troverete niente di tutto questo. Solo un horror più sottile e misurato, a volte nient’altro che inquietudine, come quella che può provare un uomo afflitto dalla singolare circostanza di ritrovarsi con due ombre. Oppure il dubbio che assale chi abbia trovato un’inquietante messaggio in bottiglia: consegnarlo o no? Certo, vi sono anche cose più oscure, quasi nere.