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Autore: Emmastory    02/05/2016    1 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Capitolo XV

Trionfo d’amore

Lunga è la notte, e con la sua scomparsa, un nuovo giorno. Svegliandomi, assisto ad un ennesimo cambiamento, ovvero una nuova stagione. La primavera ha raggiunto anche la foresta, e ogni più piccolo animale ne sembra felice. Le foglie degli alberi riacquistano il loro colore verde smeraldo, i fiori spuntano di nuovo vincendo il gelo invernale, ed io respiro a pieni polmoni. La gentile aria me li sfiora, e guardandomi attorno, noto delle impronte. Abbassando il capo, non faccio che annusare il terreno, e seguendo quegli indizi, raggiungo mia nonna, sdraiata sotto un albero e pervasa dalla calma. Imitandola, mi acquatto al suo fianco, e notando la presenza di un fiore proprio sotto la mia zampa, la sposto. Non sono che una lupa, ma amo la natura, e credo che nonostante il mio vero essere, questa vada rispettata. “Sembri pensierosa.” Osserva, avvicinando la sua zampa alla mia e guardandomi negli occhi con fare materno e amorevole. “Lo sono.” Ammisi, sfuggendo dai suoi sguardi e nascondendo il volto con le zampe in segno di vergogna. “Parlami, ti aiuterà.” Mi incoraggia, continuando a guardarmi e sperando che riesca ad aprirmi e dirle la verità riguardo ai miei turbamenti. Ero frustrata, e lo ero da giorni, e credevo fermamente che parlarne non avrebbe fatto altro che giovarmi, aiutandomi quindi a far scomparire un enorme peso dal mio povero e fragile cuore, già incredibilmente tediato dal dolore e dalla sofferenza derivante dai miei trascorsi. “Si tratta di Scott.” Dissi, non accennando ad alzare lo sguardo e continuando a nasconderlo a causa della vergogna che sapevo di provare. “Fa ancora male, vero?” mi chiese mia nonna, tentando di indurmi a parlarne e liberarmi completamente. Mantenendo il silenzio, scelsi di non rispondere, e guardandola negli occhi per un singolo istante, sentii un nodo attanagliarmi la gola e lo stomaco. “Vieni qui.” Disse poi, rimettendosi in piedi e invitandomi ad avvicinarmi. Obbedendo a quella sorta di ordine, mossi qualche indeciso passo nella sua direzione, e strofinando il mio muso contro il suo, riuscii a ritrovare la calma. “Non devi preoccuparti, adesso è in un posto migliore.” Continuò, sorridendo debolmente al solo scopo di vedermi felice. Annuendo lentamente, le diedi le spalle, e avvertendola delle mie intenzioni, mi incamminai nuovamente verso l’ormai conosciuto e rinomato villaggio della mia amica Saskia. Camminavo lentamente, e per qualche strana ragione, i miei congiunti non vollero lasciarmi andare, o almeno non da sola. “Vengo con te.” Disse mia sorella Astral, raggiungendomi e unendosi a me nel viaggio verso la mia destinazione. “Sei sicura?” le chiesi, preoccupata. Alle mie parole, Astral non rispose, e limitandosi ad annuire, iniziò a camminare al mio fianco. Poco prima di andare, guardai negli occhi nostra nonna, e salutandola, mi avviai. Per pura fortuna, il viaggio non durò molto. Le stelle avevano precedentemente voluto che conoscessi una sorta di scorciatoia, che ci avrebbe condotte alla meta in pochissimo tempo. Non appena arrivammo, un particolare mi saltò all’occhio. L’intera comunità appariva felice e gioiosa, e una moltitudine di persone, in maggioranza donne accompagnate dai loro uomini, si stava dirigendo verso la cascata. Seppur incuriosita, scelsi di non indagare, e guardandomi indietro, mi assicurai che Astral mi stesse seguendo e tenesse il passo. “Non allontanarti.” L’ammonii senza parlare. Quasi istintivamente, annusai l’aria e il terreno, e correndo, raggiunsi la casa della mia amica. Abbaiando, sperai segretamente che aprisse la porta, cosa che accade nello spazio di alcuni preziosi momenti. Alla sua vista, agitai la coda, e guardandola, notai in lei alcune sostanziali differenze. I suoi occhi color nocciola brillano come astri, e la sua esile figura è fasciata da un vestito diverso da quello che è solita indossare. Bianco, sobrio ed elegante. Mantenendo il silenzio, mugolo leggermente, e avvicinandomi, lascio che mi saluti. Una veloce carezza è tutto ciò che ottengo, ma la cosa non mi tocca. Alcuni secondi passano, e la sua intera famiglia la raggiunge. Guardandomi intorno, vedo sua madre, che piangendo per la gioia, rivolge alla figlia innumerevoli complimenti. Suo padre è molto più calmo, e nonostante la forza dei suoi stessi sentimenti, evita di scomporsi. Ultime a questa sorta di appello sono sua nonna e una bambina che credo essere sua sorella minore, che con voce dolce e angelica ammette di essere gelosa. “Un giorno succederà anche a te.” Le dice Saskia, inginocchiandosi di fronte a lei e stringendola in un delicato abbraccio. Concentrata, non muovo un singolo muscolo, e cambiando repentinamente idea, scelgo di seguire i miei amici umani fino alla cascata. So bene che una radura si estende per chilometri interi, e a mio avviso quello sarebbe il posto perfetto per un’occasione speciale. Camminando, mi concessi del tempo per riflettere, e all’improvviso, tutto mi fu chiaro. Non riuscivo davvero a crederci, eppure Saskia si stava sposando. Era ancora giovane, appena una donna, e nonostante tutto, era in procinto di convolare a giuste nozze con l’uomo che amava. Sedendoci accanto ad una coppia di umani, mia sorella ed io assistemmo alla cerimonia in completo e religioso silenzio, ma contrariamente a lei, io non tentai minimamente di nascondere le mie emozioni. I minuti continuarono a scorrere, e con la liberazione in cielo di alcune bianche colombe, il momento più importante. Un bacio avrebbe suggellato la loro unione, e da quel momento in poi, Saskia e il suo amato Truman sarebbe diventati marito e moglie. Coniugi innamorati e fedeli che avrebbero dato vita ad un vero trionfo d’amore, proprio come me e il mio amato Scott. Sopprimendo le lacrime e il ricordo a lui legato, mi concentrai sulla mia amica, e seguendola, scoprii che aveva la ferma e precisa intenzione di tornare a casa. Silenziosa come un gufo impegnato a volare nel cielo notturno, mi muovevo furtiva e veloce, ma per qualche arcana e a me ignota ragione, Astral faticava a starmi dietro. “Stai bene?” le chiesi, fermandomi e permettendole di raggiungermi. “Sì.” Si limitò a rispondere, respirando a fatica e sforzandosi di sorridere. Conoscevo mia sorella, e qualcosa nel suo comportamento appariva anomalo. Da ormai alcuni giorni appariva spossata e incapace di compiere sforzi fisici, e nonostante tali limitazioni, si mostrava stoica e pronta a continuare. Con l’arrivo della sera, tornai alla tana assieme a lei, e vedendola sdraiarsi fra la morbida erba, al fianco del suo amato Chronos, la sentii pronunciare una frase non ebbe potere dissimile dallo spiazzarmi, lasciandomi quindi senza parole. “C’è qualcosa che non ti ho detto.” Mi disse, iniziando forse inconsciamente a tremare e guardandosi costantemente intorno, con occhi sgranati e puro terrore nell’anima.
   
 
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