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Autore: Ilee404    03/05/2016    3 recensioni
Un viaggio alla scoperta di un'isola misteriosa, ricco di avventura e colpi di scena. Una ciurma inaspettata, che raggruppa più fandom. Un'unica missione. Siete pronti a salpare a bordo della BiasList?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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ATTENZIONE: questo capitolo è diverso dal solito e, per godervelo appieno, vi invito a fare ciò che viene proposto tra parentesi nel corso della storia (si tratta di link di youtube) ^^ 
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Capitolo 10
 
 “Hai un sorriso ebete in faccia, lo sai?” borbottò Jiyong, aggrappandosi con entrambe le mani sul bordo della nave.
“Yah, non è vero!” Gong gi scosse velocemente la testa e spostò lo sguardo, posandolo sull’orizzonte di fronte a lei.
“C’è qualcosa di strano sul tuo viso.” Jiyong la conosceva come il palmo delle sue mani e non mancò di notare come il suo capitano era strano ultimamente. Accanto a lui, con i gomiti poggiati sul bordo, Gong gi teneva le braccia incrociate davanti al petto, stringendo le spalle sempre di più, in un vano tentativo di scomparire.
“Perché le tue guance sono rosse? Hai esagerato con il rum?” chiese ancora, copiando la sua posizione.
“Che stai dicendo?” rise lei, picchiettandosi le guance con ambe le mani, dimostrandogli come, ora, fossero davvero rosse. Jiyong non poté trattenere un sorriso spontaneo. Guardò il suo capitano con uno sguardo pieno d’amore, quell’amore che solo l’ultimate poteva farle provare.
“A che stai pensando?” talmente immersa nei suoi ricordi, Gong gi non si era accorta che CL si stava sedendo accanto a lei sull’umido tronco.
“Uhm?...A nulla.” rispose sottovoce, regalando alla maggiore un leggero sorriso. Sorriso a cui CL non credette.
“A me puoi dirlo, lo sai.” si limitò a ricordarle. Tra loro c’era sempre stato un forte legame, avevano affrontato così tante cose insieme, proteggendosi l’un l’altra e Gong gi sapeva benissimo di poter contare su di lei per qualsiasi cosa. Nonostante ciò, la maggior parte delle volte preferiva tenere per sé le sue preoccupazioni.
“Lo so. E’ solo che…” sospirò forte, chiudendo gli occhi. Posò lo straccio bagnato che teneva in mano sul lato destro della fronte: la botta che YoungJae le aveva fatto prendere sulla parete rocciosa della grotta le aveva procurato un taglio profondo sul sopracciglio ed un bel ematoma. L’ennesimo.
“C’è qualcosa che ti preoccupa. I tuoi occhi non mentono, Gong gi. Dimmi di che si tratta, permettimi di aiutarti.” insistette CL, avvicinandosi alla minore di qualche centimetro, scostando poi la pelliccia bianca in modo da poter accavallare le gambe senza restarvene impigliata.
“Mi chiedo solo se sto facendo la cosa giusta.” rispose l’altra, facendo pressione sulla ferita sulla sua fronte. CL la guardò confusa: ultimamente Gong gi stava facendo così tante cose che non capiva a quale delle tante si riferisse.
“Che intendi dire?” chiese delucidazioni. Gong gi sospirò.
“Mi chiedo se venire fin qui sia stata la cosa giusta.” a quelle parole seguì un silenzio tremendamente assordante.
“Perché dici questo?” chiese a denti stretti la maggiore.
“Non lo so. E se…YoungJae avesse ragione?”
“Ragione riguardo a cosa?”
“Sto mettendo a rischio la vita di tutti i miei bias per salvarne uno. CL, pensaci bene. Li ho messi in pericolo per riuscire in una missione quasi impossibile, ma…in fondo…che cos’ha Jiyong in più di tutti loro? E’ giusto che loro rischino ogni istante di morire per lui? Non lo so…forse YoungJae non aveva tutti i torti, forse non avrei mai dovuto portarvi qui e chiedervi questo. Avrei potuto lasciarvi all’entrata del labirinto, cercando di cavarmela da sola. Jiyong è un bias tanto quanto Taeyeon, Sehun o Himchan. Ed io non riesco a capire se sia giusto rischiare le loro vite per riavere lui.” tolse lo straccio dalla fronte, controllando la quantità di sangue che era rimasta assorbita, in modo da avere un’idea dell’entità della ferita.
“Non devi preoccuparti per loro, Gong gi. Sanno badare a sé stessi e, soprattutto, sanno a cosa stanno andando incontro. Sono coscienti del fatto che potrebbero perdere la vita durante questo viaggio, ma ciò non li ha fermati, anzi. Sono pronti a tutto per riavere Jiyong. E’ vero, ora lui è semplicemente un bias, come tutti gli altri, ed è per questo che dobbiamo andare a riprendercelo. Il suo posto non è qui, lo sai bene. E lo sanno anche gli altri. Ed è per questo che siamo qui. Ed è per questo che non ce ne andremo.”
“Non voglio rischiare di perderne altri, CL. E’ tutto così difficile. Noi ci aspettavamo una grande battaglia, ricordi? Eravamo pronte a combattere contro tutto e tutti e a riprenderci ciò che ci spettava. Ma l’isola è diversa da ciò che immaginavamo. E’ crudele, dolorosa e…difficile. Ho paura di non riuscire a farcela. Di non riuscire a riportarli sani e salvi a casa, capisci? Non riuscirei mai a perdonarmelo. Le loro vite valgono tanto quanto quella di Jiyong. Ed io…non lo so. Sono ancora decisa a riportarlo a bordo, non fraintendermi. Ma sto iniziando ad avere paura di ciò che ci aspetta e non voglio che loro lo debbano affrontare. Non è giusto che lo debbano fare a causa mia.” le parole le uscivano dalla bocca come un fiume in piena, dimostrando come stesse lentamente annegando nei sensi di colpa. Accanto a lei, CL fissava il vuoto, pensando ad un modo convincente per ribattere a ciò che Gong gi le aveva detto. Doveva essere dura per il suo capitano vedersi costantemente in difficoltà, in pericolo, in trappola. Perché questo era l’isola: un’immensa e crudele trappola.
Gong gi appoggiò dietro di sé lo straccio bagnato, lasciando che la ferita si asciugasse da sola. Avevano percorso pochi chilometri prima che, a causa sua, la marcia si interrompesse: per il duro colpo subito, la sua vista si era momentaneamente appannata e aveva dovuto sedersi per qualche minuto, in modo da recuperare velocemente le forze. Purtroppo, non aveva il tempo di guarire del tutto. Chiuse nuovamente gli occhi, assaporando il profumo della natura e lasciandosi accarezzare dai raggi forti del sole. In quegli istanti di silenzio, però, CL aveva preparato la sua risposta.
“YoungJae non aveva ragione. E’ vero, le nostre vite valgono tanto quanto quella di Jiyong, anzi, qualcuna forse per te vale anche di più della sua. Ma tu ci hai portati qui perché sì, questa era la cosa giusta da fare. L’isola non è affatto come ce l’aspettavamo ed una sanguinosa battaglia sarebbe stata forse meno difficile da affrontare, ma ormai siamo qui e non possiamo tirarci indietro. Stiamo finalmente capendo come funzionano i giochi, non possiamo mollare. YoungJae ha solo cercato di farti il lavaggio del cervello con quelle sue frasi ben studiate, ma non devi lasciarti ingannare. Non lasciare che l’isola ti cambi. Sei tu che ci hai insegnato ad esserci sempre, gli uni per gli altri, giusto? Non permettere che la tua testa ragioni al posto del tuo cuore.”
“Soprattutto perché la tua testa è parecchio ammaccata!” con un sorriso ad occupargli quasi interamente il volto, Jonghyun si presentò davanti al suo capitano. Entrambe le ragazze sorrisero a quella sua apparizione, sentendo pian piano le loro preoccupazioni allontanarsi.
“Capitano, è una fortuna, non credi?” disse poi, togliendosi il cappello dalla testa e poggiandolo per bene sul capo di lei. Peccato, però, che la piccola testa di Gong gi in quel cappello enorme ci navigasse. Dovette sollevare la visiera da entrambi i lati per riuscire a guardare Jonghyun nuovamente in faccia.
“Una fortuna?” chiese poi, soffiandosi via i ciuffi di capelli che le pizzicavano le palpebre.
“E’ una fortuna che la tua testa sua bella dura! E’ già la seconda botta che prendi e sei ancora in piedi!”
“E’ anche fin troppo dura a volte questa testaccia!!” ridacchiò CL, picchiettandole il cappello.
“Yah! Non è vero! Non è una testaccia!” strillò Gong gi, lasciandosi scappare una risata.
“E’ una testa carina capitano, ma se continui a sbatterla qua e là finirai per…oh no! La tua ferita ha ripreso a sanguinare!”
Gong gi non fece nemmeno in tempo ad afferrare lo straccio che aveva poggiato dietro la schiena poco prima che, in un’unica mossa, Jonghyun si era sfilato la maglietta, per poi appallottolarla e posargliela sulla fronte, facendo una leggera pressione. La ragazza sbarrò gli occhi, trovandosi improvvisamente in un grave stato di shock: davanti alle sue pupille, ormai completamente dilatate, un corpo a dir poco scultoreo le si era prepotentemente piazzato davanti. Non sapeva esattamente dove guardare in quel momento: voleva distogliere lo sguardo da quell’ammasso di perfezione divina, ma suvvia. Come poteva. Nemmeno voi l’avreste fatto. Ammettetelo. Poteva sentire il cuore tamburellargli nelle orecchie, così come le sue guance andare completamente a fuoco. Gli addominali di Jonghyun erano…indescrivibili. Il suo corpo, perfettamente proporzionato, era probabilmente una delle sette meraviglie del mondo. Com’era possibile che tutta quella…cosa (?) fosse racchiusa in così pochi centimetri...EHM, in quel metro e qualcosa di altezza??* Era una situazione decisamente imbarazzante ma, nonostante ciò, la sua Gong gi interiore la intimava a rimanere immobile ed adorante di fronte a cotanta maestosità. Dopotutto, era pur sempre una fangirl.
“Ti conviene rimetterti addosso quello straccio, Jonghyun.” lo rimproverò CL, alzandosi dal tronco e togliendo con cura i frammenti lignei che si erano intrecciati nella sua pelliccia bianca “Altrimenti quel sangue non si fermerà più!” tossì poi, strizzando l’occhiolino a Gong gi che, nello stato confusionale in cui si trovava al momento, non l’aveva nemmeno sentita parlare, assordata dai cori angelici presenti nella sua testa.


*chiedo umilmente perdono per la scarsa professionalità riguardo alla descrizione degli abs di Jonghyun. Ma, per certe creazioni divine, non vi sono aggettivi in nessuna lingua ed in nessun dialetto abbastanza adeguati per descriverne la magnificenza.
 
+
“Che dite…ci fidiamo?”
Riuniti attorno ad un cespuglio di bacche rosse, Hyuna, Zico, Namjoon, Taeyeon e Jun.k valutavano se fosse il caso o no di raccoglierne un po’ per il viaggio. Le provviste iniziavano a scarseggiare e l’idea che l’isola potesse offrirgli qualcosa per sfamarsi li rasserenava.
“Ve l’ho detto, sono commestibili, solo non dobbiamo mangiarne in grosse quantità.” dotato di un cervello sexy, Namjoon diede la sua opinione. Ricordava di aver letto qualcosa su una bacca con le stesse caratteristiche di quella che, in quel momento, si trovavano davanti. Gli sfuggiva solo un piccolo dettaglio: l’isola non era un posto qualunque.
“Non lo so, Namjoon. C’è qualcosa che non mi convince.” sussurrò Taeyeon, avvicinandosi un po’ di più al cespuglio. La punta del suo piccolo naso sfiorò un rametto colmo di frutti rossi, annusandone il profumo.
“Qualcuno di noi dovrebbe provarne una e, se non muore, significa che sono commestibili, no?” azzardò Hyuna, tenendo un chicco tra le dita e schiacciandolo nel momento in cui le  sue labbra pronunciarono la parola “muore”.
“Quanta crudeltà baby.” si stupì Zico “…mi piace!”
Jun.k alzò gli occhi al cielo e decise di prendere l’iniziativa. Strappò con forza un ramo dal cespuglio, afferrò con due dita una delle bacche saldamente attaccatevi e la portò davanti al suo naso, incrociando gli occhi per guardarla più da vicino, quasi le sue pupille fossero un microscopio.
“Hai intenzione di mangiarla, Jun.k?” chiese Taeyeon, portando entrambe le mani davanti alle labbra, nascondendole. Il ragazzo la guardò stranito.
“Sei impazzita forse? Non ho intenzione di morire!!” ringhiò. Tenendo gli occhi fissi su quel frutto misterioso, gridò un nome. Il nome della loro cavia.
“BAMBAAAAAM!”
Non appena udì il suo nome, Bambam si affrettò a raggiungerli e, stranamente, non inciampò in quei pochi metri percorsi.
“Mi hai chiamato, hyung?” chiese, risistemandosi il cappotto di otto taglie più grandi. Il maggiore distese il braccio verso di lui, offrendogli il rametto con le bacche.
“Prendine una, offre la casa.”
Nel trambusto generale creatosi per persuadere Jun.k dalla sua folle soluzione, Bambam tenne gli occhi fissi su quei piccoli frutti rossi. Lo stomaco gli faceva male per la troppa fame e, non curante degli altri, ne assaggiò un chicco. Non appena i suoi denti frantumarono la bacca esplose il silenzio. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui, più precisamente sulla sua mascella che si muoveva rumorosamente. Deglutì, leccandosi poi prima il labbro inferiore e successivamente il superiore. Si passò la mano ben aperta sulla pancia, accarezzandosela. Lo spuntino gli era piaciuto.
“…T-tutto apposto?” chiese Hyuna, tenendo gli occhi talmente sbarrati che si temeva le uscissero. Il ragazzino annuì.
“Sì, perché? Voi non le avete assaggiate?” chiese poi, ignaro del fatto che era appena stato usato come cavia dai suoi stessi compagni. Alla sua domanda seguì un groviglio di parole a dir poco incomprensibile.
“Direi che possiamo riempirci gli zaini con questa delizia!” gioì Namjoon, iniziando a staccare qualche ramo dal cespuglio e ripetendo fino allo sfinimento “ve l’avevo detto”.  
“Sei sicuro di star bene, ragazzino?” chiese nuovamente Zico, poggiandogli un mano sulla spalla. Bambam annuì, fissandolo con sguardo a dir poco confuso. Il maggiore gli sorrise, dandogli una forte pacca sulla spalla.
“Coraggio, aiutaci a raccoglierle.” ordinò poi, sfilandogli da sopra la testa il borsello che teneva a tracolla. Bambam arricciò il naso, afferrando con entrambe le mani la borsa. Era sempre felice di aiutarli: si sentiva coinvolto nelle cose e questo gli faceva estremamente piacere. Prese a raccogliere le bacche, badando bene che fossero mature. Avrebbe voluto mangiare il cespuglio intero, ma sapeva che avrebbe dovuto condividere con il resto della ciurma. Si strofinò il naso, continuando a staccare rami colmi di bacche ed infilandoli per bene nel borsello, schiacciandoli il più possibile, in modo da farcene stare quanti più poteva.
“ETCIU’!” da quanto forte era stato lo starnuto, il borsello gli sfuggì dalle mani. Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per aver fatto cadere tutto. Si accucciò per raccogliere le bacche che erano fuoriuscite dalla borsa e borbottò con sé stesso. Le sue mani, però, incontrarono quelle di un’altra persona.
“Aspetta, ti aiuto.” Donghae era accucciato di fronte a lui, intento a raccogliere le bacche che gli erano cadute. Appena lo vide, il ragazzino si sentì quasi mancare, tanto che cadde all’indietro. La sua strana “cotta” per il suo hyung non gli era ancora passata.
“N-non serve hyung. Posso farlo da solo. Non mi perdonerei mai se le tue mani si rovinassero.” balbettò, strappandogli le bacche dalle mani, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo. Donghae sorrise, guardando come il ragazzino finì di raccogliere ciò che aveva perso. Entrambi si rialzarono, sbattendosi i pantaloni sporchi di terra.
“Oh, hai qualcosa sul naso.” improvvisamente, il maggiore si leccò un pollice e lo strofinò sulla punta del naso di Bambam, cercando di togliere quella fastidiosa macchia rossa. Il ragazzino si pietrificò immediatamente, incrociando i suoi grandi occhi marroni nel tentativo di controllare che cosa stesse facendo quel pollice umido sul suo naso. Nonostante Donghae avesse strofinato con forza, la macchia non ne aveva voluto sapere di andarsene, anzi, più lui cercava di toglierla, più essa si espandeva, finendo per coprirgli l’intero naso.
“Che state facendo voi due?” Sehun li raggiunse, tenendo lo sguardo fisso sul naso del suo dongsaeng.
Non appena Donghae staccò il pollice da Bambam, il ragazzino scosse la testa, sperando che le sue pupille fossero ritornate al loro posto.
“Non riesco a far sparire questa macchia.” brontolò il maggiore, arricciando le labbra in un broncio adorabile. Di tutta risposta, Sehun scoppiò in una risata rumorosissima.
“AHAHAHAH guardalo, sembra un pagliaccio!” lo stomaco gli faceva addirittura male dal ridere.
“Non prendermi in giro, hyung!!” strillò Bambam, coprendosi il naso velocemente con entrambe le mani. Il suo viso divenne rosso per l’imbarazzo ma, nonostante ciò, la macchia rossa era ancora ben visibile. Mentre i due battibeccavano, lo sguardo di Donghae ricadde su Gong gi: la ragazza si era appena alzata a fatica dal tronco, aiutata dal suo ultimate. Improvvisamente si sentì in colpa: Gong gi aveva così tante cose di cui occuparsi e loro, con il loro comportamento ingenuo, non le stavano di certo dando una mano.
“Tieni” disse, avvolgendo velocemente la sua sciarpa attorno al collo di Bambam fino a coprirgli completamente il naso “non toglierla per nessun motivo, ok?” ordinò poi. Il ragazzino unì pollice ed indice in un “ok”, sorridendo sotto al tessuto. Donghae guardò nuovamente Gong gi prima di avvisare gli altri che le bacche non erano, poi, così tanto commestibili.
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"Ecco, tieni, questa è l'ultima." Suzy distese il braccio destro verso LE, porgendole l'ultima benda da medicazione raggomitolata al meglio. LE era l'unica a bordo con conoscenze in campo medico: lei e Namjoon studiavano spesso insieme questo genere di materia, in modo da essere entrambi pronti ad intervenire nel caso in cui uno dei membri avesse avuto bisogno di cure. Purtroppo, in certi casi la teoria non basta, e Namjoon lo aveva ben capito. LE era molto abile quando si trattava di intervenire veramente, di agire rispetto a ciò che avevano studiato. Lui, invece, non si era mai sentito veramente pronto.
"Sai, ogni volta che chiudo il mio zaino spero sempre di non doverlo più riaprire. Ed è buffo pensare che siamo solo all'inizio." sussurrò, chiudendo la zip ed assicurandosi di non aver dimenticato nulla da riporvi. 
"Ti capisco. Beh, dobbiamo solo tenere la testa di Gong gi lontana da qualsiasi cosa, no?" rise Suzy, cercando di smorzare la tensione. LE si limitò a sorriderle, infilando il braccio destro nella spallina dello zaino. Entrambe si voltarono in direzione del loro capitano, notando come, grazie ai punti di sutura che LE le aveva applicato sulla fronte, fosse già pronta per riprendere il viaggio. 
"Unnies, si riparte!" Joy strillò improvvisamente di fronte a Suzy che, troppo intenta a seguire i movimenti del suo capitano, non si era nemmeno accorta di quando la ragazzina le si fosse parata davanti. 
"Yah mi hai fatto prendere un colpo! Ok ok, siamo pronte." borbottò, passandosi le dita tra i suoi lunghi capelli marroni.
"Forza, forza! Gong gi ha detto di proseguire in questa direzione." Joy era impaziente di riprendere il viaggio: le sue mani si agitavano per aria, intimando Suzy ad avviarsi velocemente. 
"Com'è che voi Fedeli avete sempre tutta questa energia?" sbuffò la maggiore, sentendosi già stanca ancor prima di partire. Joy scosse la testa, sorridendo. 
"Coraggio unnie, prima partiamo e prima troviamo Jiyong!"
Dopo un intero anno speso a vagare nel nulla alla ricerca dell'ultimate tradito, era comprensibile che Joy e le altre Fedeli fossero più motivate degli altri bias a ritrovarlo. 
"E va bene, ora parto!" borbottò Suzy, muovendo i primi passi verso nord e seguita a distanza dal resto della ciurma "Ah, perché mi mettete pressione?! Così facendo turbate la mia quiete emotiva! Non lo sapete che...uhm?" la suola del suo scarpone scricchiolò in modo sospetto, portando la ragazza ad abbassare istintivamente lo sguardo. Sotto il suo piede sinistro, Suzy scorse l'angolo di quello che pareva essere un foglietto di carta. Scostò il piede e si accorse che ciò che aveva pestato non era altro che una specie di volantino pubblicitario. Inarcò le sopracciglia e socchiuse leggermente gli occhi nel tentativo di decifrare cosa vi era scritto, ma il biglietto era completamente imbrattato di sabbia ed acqua piovana, nonché dell'impronta del suo scarpone numero 36.
Notando la frenata brusca della ragazza, Joy ed LE le si accostarono, allungando il collo quanto più gli era possibile per vedere qual era la causa della loro sosta improvvisa. 
"Un volantino nel bel mezzo di un'isola semi-deserta?" disse Joy, appoggiando la testa sulla spalla di Suzy, che si trovava davanti a lei. LE si accucciò, afferrò per un angolo il biglietto e lo sollevò, lasciando scorrere lo sporco che vi era rimasto depositato. Lo agitò leggermente, stando attenta che la carta bagnata non si strappasse. Afferrò per un secondo angolo il volantino e si rimise in piedi, voltandolo verso le altre due. La scritta sul pezzo di carta era a dir poco illeggibile, un po' a causa della pioggia del giorno prima che ne aveva mischiato i vari colori ed un po' a causa dello scarpone di Suzy che, affondandolo ancor di più nella sabbia umida, lo aveva arricciato proprio nel centro, imprimendo per bene la sua impronta.
“Che avete trovato?” intervenne Namjoon, dopo averle raggiunte ad inizio fila e puntando le sue pupille sul volantino che LE teneva tra le mani. La ragazza glielo porse, sperando che il suo cervello sexy potesse decifrare la scritta sbiadita che vi era stampata. Namjoon lo afferrò con entrambe le mani, lo guardò da vicino, ma constatò che l’inchiostro si era inevitabilmente mescolato a causa della pioggia. Più arguto degli altri, però, lo afferrò per gli angoli superiori, ruotandolo al contrario. Con due dita afferrò anche gli angoli inferiori, rischiando quasi di strapparlo. Alzò le braccia, ruotando su sé stesso alla ricerca del sole: posizionando il volantino in controluce e leggendolo al contrario, probabilmente sarebbe riuscito ad individuare qualche lettera. Chiuse l’occhio destro, coprendo la fastidiosa luce solare con il pezzetto di carta. Ci volle un po’ di tempo prima che riuscisse a decifrare un paio di lettere.
“Dunque, tenendo presente che lo sto leggendo al contrario e calcolando la grandezza che dovrebbe aver avuto ogni singola lettera…Beh, il risultato non è molto soddisfacente.” sbuffò, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, facendo schioccare le ossa del collo. Le tre ragazze drizzarono le orecchie, attendendo con ansia l’esito della sua scoperta.
“La parola principale di questo volantino contiene le lettere A e P, rispettivamente al secondo e quinto posto. La parola finale dovrebbe essere composta all’incirca da sette lettere.”
Suzy si lasciò scappare una smorfia: che diamine significava? Mantenendo la testa appoggiata alla spalla della mora, Joy portò entrambe le mani in avanti, avvolgendo Suzy in un abbraccio involontario. Compose il numero 7 con le dita, tenendo abbassati l’indice ed il mignolo della sua mano destra, dita a cui corrispondevano le lettere indicategli da Namjoon. Le sue labbra si muovevano appena, sussurrando varie parole che potessero contenere quelle lettere nelle rispettive posizioni.
[ _ A _ _ P _ _ ]
“Non riesci a leggere nient’altro, Namjoon?” chiese LE, coprendosi poi la bocca con la bandana che teneva costantemente legata al collo. Il ragazzo scosse la testa, provando nuovamente a decifrare il biglietto. Ma si sa, ogni cosa che Namjoon tocca ha vita breve: non appena distese un po’ di più il volantino in modo da renderne più visibile il centro, il foglio si strappò esattamente a metà, indebolito dalla pioggia battente della notte prima. I lembi del volantino finirono per atterrargli sulle palpebre, lasciandolo in stato confusionale.
“Yah! Sei sempre il solito!” nonostante il ragazzo avesse strappato l’unico indizio che avevano, Suzy non riuscì a trattenere una risata. Namjoon era rimasto ancora con le braccia leggermente alzate, sentendo come i raggi del sole, ora, punzecchiassero il suo viso. Si schiaffeggiò mentalmente per ciò che aveva combinato ma, d’altronde, c’era da aspettarselo da lui. Aprì lentamente prima un occhio, poi l’altro, sentendo le pupille bruciare per la troppa luce del sole. Iniziò a vedere delle macchie scure un po’ ovunque, dovute al fatto che aveva cercato di fissare la stella luminosa troppo a lungo. Ad un tratto, però, si accorse che una delle macchie che vedeva non era affatto scura. Anzi, non era nemmeno una macchia. Senza nemmeno togliersi i resti del volantino dal viso, puntò l’indice verso il cielo, gridando il nome del suo capitano. Le tre ragazze accanto a lui alzarono lo sguardo al cielo quasi contemporaneamente, fissando i loro occhi su un oggetto di color rosso acceso che prendeva quota.
"Questa cosa non mi piace per niente." il tono di Suzy cambiò radicalmente. Si sentì improvvisamente stringere lo stomaco quando capì di che cosa poteva trattarsi. A Gong gi non servì nemmeno aprir bocca: non appena vide quel puntino rosso scomparire tra le nuvole sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.
 
***
 
Tutto era finalmente più chiaro: il naso rosso di Bambam, il biglietto scolorito ed infine il palloncino tra le bianche nuvole di quella calda mattina. Tutto aveva assunto un senso nel momento in cui, proseguendo verso nord, erano giunti ad una nuova macabra destinazione. Un cancello in ferro, alto all'incirca tre metri, determinava l'entrata ad un altro incubo. Su di esso campeggiava una scritta: sette lettere, la seconda una A e la quinta una P: Jackpot. Esitarono ad entrare: tutto, oltre quel cancello, era inquietante. Sulla destra vi erano una vetrata spoglia ed un immenso tendone da circo a strisce rosse e bianche; sulla sinistra, invece, una giostra di cavalli ed una casa degli specchi. A causa della fitta nebbia era impossibile vedere cosa ci fosse oltre tutto ciò. Ogni luce era spenta, ogni attrazione disattivata ed arrugginita. Certamente, quel luogo non prometteva nulla di buono. Zico fu il primo a varcare la soglia, impugnando con freddezza la sua pistola. I suoi piedi scivolavano uno avanti all'altro, facendolo avanzare molto lentamente. Dietro di lui, la ciurma si armo ed entrò con cautela, guardandosi le spalle l'un l'altro. Gong gi fu l'ultima ad entrare: luoghi del genere erano sempre stati la casa di una delle sue paure più grandi. A pochi metri dall'entrata era stata posizionata una sorta di cabina di legno incustodita che fungesse da biglietteria. Il capitano si avvicinò ad essa, mordendosi a sangue il labbro: forse, per la prima volta, aveva paura di ciò che poteva incontrare. Sul tavolo della biglietteria vi erano appoggiati pochi oggetti: delle bacche, uno spago, qualche brandello di palloncini rossi ed un blocchetto di biglietti d’ingresso. Gong gi lo afferrò, confrontandolo mentalmente con quello trovato poco prima da Suzy. Passò il palmo della sua mano sopra al primo biglietto, rimuovendone la polvere in modo tale da leggere chiaramente cosa vi era stato stampato.

« We hit the Jackpot baby! »

“Questo posto mette i brividi.” sussurrò Niel, stringendo tra le mani il suo bastone.
“Dovremmo andarcene al più presto!” li invitò Jun.k, indietreggiando.
“Perché invece non diamo un’occhiata intorno? Questo posto sembra abbandonato, potremmo svagarci un po’!” intervenne Sehun, avanzando di qualche passo in direzione della casa degli specchi. Zico sospirò, afferrando il minore per il colletto della giacca e trascinandolo nuovamente indietro.
“Appunto perché sembra abbandonato dovremmo andarcene.” tuonò infine il biondo.
“Non ci lascerà andare.” Gong gi teneva ancora tra le mani il blocchetto di biglietti sbiaditi “Ormai avete capito come funziona, no? Finché non sconfiggiamo il Bias Tradito non saremo liberi di proseguire.”
“Se le cose stanno così, suggerisco di dividerci. Prima lo troviamo e prima potremo andare via di qui.” disse Eunhyuk, avviandosi verso sinistra. Come lui, anche gli altri bias si incamminarono in varie direzioni, avvicinandosi in piccoli gruppi alle poche attrazioni visibili. Il capitano era rimasto pietrificato di fronte alla biglietteria: tra le mani tremolanti teneva a malapena i biglietti d’ingresso, guardandoli ossessivamente. Notando questo suo stato d’animo inquieto, Zico le si affiancò.
“Che ti succede baby? Qualcosa non va?” chiese timidamente, inarcando le sopracciglia. Gong gi scosse la testa, sorridendogli tristemente.
“Anyia. Ho solo paura di vederne uno.” rispose vagamente. Il ragazzo fece una smorfia ai limiti del derp.
“Uno cosa?”
“Non te lo dico.”
“Dimmelo.”
“Rideresti.”
“Capitano, se continui a girarci intorno mi spingi a pensare ad un doppio senso.”
“YAH! Ma che dici! Mi riferivo a…” la ragazza sospirò, strizzando gli occhi: si vergognava di rivelargli quella sua stupida fobia.
“Andiamo, dimmelo. Cos’hai paura di vedere?” chiese nuovamente lui, con un tono di voce caldo e rassicurante.
“Un…pagliaccio.”
Un pagliaccio. La fobia di Gong gi erano i pagliacci. Ah.
“…….…PFF. VEDRAI CHE QUI NON CE NE SARANNO.” nemmeno lo stesso Zico credette alle parole che gli uscirono di bocca. Gong gi lo guardò in cagnesco, redarguendolo mentalmente: i pagliacci nei luna park? Chi li ha mai visti?
“Andrà tutto bene, vedrai! Mi occuperò io di te, baby.” sorrise poi, abbracciandola forte. Gong gi si lasciò stritolare, fingendo di brontolare qualcosa. Non appena il ragazzo mollò la presa e si avviò verso sinistra, Gong gi lo richiamò a sé.
“Ehi tu! Dove vai senza biglietto?” un sorriso le illuminò il volto: la cosa migliore sarebbe stata vivere il tutto con ironia, senza lasciare che la paura li pietrificasse. Afferrò il primo biglietto per un angolo e, con un colpo secco, lo staccò dal blocchetto. Non appena il rumore impercettibile della carta strappata terminò, l’assordante silenzio che regnava in quel luna park abbandonato si frantumò.

[Lo sentite anche voi?... https://www.youtube.com/watch?v=WtpZkQ5j1l4 ]

Le luci delle giostre si accesero improvvisamente, le attrazioni iniziarono a rilento ad attivarsi ed ogni loro movimento era accompagnato da un fastidioso cigolio che trapanava i loro timpani. Gong gi sentì il cuore salirle fino in gola, e dovette deglutire rumorosamente per rispedirlo al suo posto. Strinse nella mano il biglietto d’ingresso che aveva dato inizio a tutto ciò, torturando nervosamente quel pezzetto di carta tra le sue dita, stropicciandolo il più possibile, come se fosse servito ad interrompere quel macabro spettacolo. I bias si guardarono l’un l’altro, in cerca di una spiegazione e, non appena rivolsero simultaneamente i loro sguardi verso il loro capitano, Gong gi nascose la mano dietro la schiena, stampandosi un’espressione sorpresa in volto. Senza preavviso Zico le strappò dalle mani il blocco di biglietti e, sventolandoglielo davanti al naso, borbottò qualcosa.
“Hai ragione, non posso entrare senza biglietto!” le sue parole abbondavano di ironia. Ciò che accadde non appena strappò un biglietto per sé, però, non fu affatto divertente…

[E voi? Non avete preso il vostro biglietto? YAH! Non ditemi che avete anche voi paura dei pagliacci! Staccate anche voi il vostro ed entrate con noi! …Allora? L’avete preso? Sì?... Oh. Dunque lo sentite anche voi. https://www.youtube.com/watch?v=f3pSWR_lCVk Benvenuti.]

Un’allegra e sorda melodia risuonò nell’aria, accompagnando i cigolii delle giostre arrugginite. Il leggero suono di un pianoforte riecheggiò in tutto il parco, immobilizzando improvvisamente tutta la ciurma. In un altro contesto, quella musica sarebbe stata piacevole da udire ma, in quel luogo ed in quel momento, servì a rendere l’atmosfera ancora più macabra. Gong gi e Zico buttarono a terra i biglietti che avevano tra le mani, calpestandoli ripetutamente, per poi iniziare il loro giro di perlustrazione come se nulla fosse.
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“Lalala lalala lalala lalalala lalala lalala …non è poi così male!” Sehun sembrava a dir poco a suo agio dentro la casa degli specchi.
“Wow, non ti ho mai sentito cantare così a lungo! Sono commosso!” la frecciatina di Eunhyuk era pronta per essere scagliata già da un bel po’: forse perché, ultimamente, Sehun non si staccava un attimo da Donghae?
“Non fare l’antipatico!” lo rimproverò immediatamente il moro, dandogli una pacca sulla spalla.
“Lascia perdere Hae, non mi offendo mica!” lo rassicurò Sehun, fermandosi di colpo di fronte ad uno specchio ed iniziando a fare una serie di boccacce.
“C-c’è nessuno?...No?...Perfetto...USCIAMO!” Jooheon mosse le sue gambe molli in direzione dell’uscita. Lungo la sua strada, però, si imbatté in un ragazzino avvolto in una lunga sciarpa blu.
“WAH. BAMBAM. MI HAI SPAVETATO!” gli strillò conto, sbarrando gli occhi.
“Vedo le tue pupille hyung!” il ragazzino puntò l’indice destro dritto verso gli occhi del maggiore, che seguivano istintivamente il movimento delle sue falangi.
“Non sei divertente.” mise il broncio il rosso, incrociando le braccia davanti al petto. Eunhyuk non si impegnò minimamente a trattenere una risata spontanea, ma il suo viso cambiò improvvisamente non appena si accorse di cosa stava indossando il ragazzino.
“Ma…quella non è la tua sciarpa, Donghae?” balbettò. Il moro annuì, inventandosi che Bambam aveva freddo e che quindi aveva pensato di prestargli la sua sciarpa: anche l’ultimate, come il capitano, aveva tanti pensieri per la testa, e Donghae non voleva essere un peso per nessuno dei due. In fondo, il fatto che Bambam avesse il naso rosso come quello di un pagliaccio era chiaramente legato al fatto che il nuovo Bias Tradito si nascondeva in un luna park ed era certo che, non appena il Bias Tradito fosse stato sconfitto, il naso del suo dongsaeng sarebbe tornato alla normalità. Eunhyuk finse di credergli e storse il naso, fulminando il ragazzino con lo sguardo. Di tutta risposta, Bambam sprofondò del suo cappotto, cercando ti scomparire a poco a poco.
“Ragazzi! Ragazzi! Guardate il mio Sebooty!!!” Sehun si trovava nuovamente di fronte ad uno specchio. A differenza del primo, però, questo specchio ingrandiva la parte inferiore del corpo del ragazzo, mettendo ancor più in evidenza il suo bel posteriore. Donghae gli si avvicinò, ridendo e commentando insieme al moro il suo riflesso. Poco distante, Eunhyuk sentiva la pelle bruciare di gelosia.
“Se ti metti di profilo anche il tuo posteriore diventerà come il mio!” gioì Sehun, afferrando il maggiore per i fianchi  e ruotandolo con una mossa sola. La mano del più piccolo accarezzò innocentemente il gluteo del moro, facendogli notare come il suo didietro fosse diventato molto più grande nel riflesso. Alla vista di tutto ciò, l’ultimate sbottò.
“SMETTETELA!” strillò improvvisamente Eunhyuk, afferrando Donghae per il polso e trascinandolo con sé “DOBBIAMO TROVARE IL BIAS TRADITO, NO? E ALLORA ANDIAMO! SEHUN MUOVI QUEL SEBOOTY E SEGUICI!”
Il ragazzo rimase basito dalla reazione del maggiore, ma obbedì ai suoi comandi, seguendoli ad ogni passo. In fondo alla fila, Bambam e Jooheon camminavano l’uno con la schiena appoggiata all’altro, in modo da avere una visione a 360° di ciò che li circondava. Tra tutti i riflessi negli specchi, però, nessuno di loro notò una figura sconosciuta, con un abito viola ed una maschera da pagliaccio. Troppo intenti ad osservare il Sebooty, erano passati accanto al Bias Tradito senza nemmeno vederlo.
 
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“Non. Mi. Piace.” CL scandì le parole, lasciando che i suoi occhi scorressero da un cavallo all’altro nella grande giostra illuminata. I finti animali seguivano indisturbati il loro percorso, eseguendo sempre lo stesso giro, muovendosi su e giù lungo un palo in ferro che collegava ogni cavallo al tetto della giostra. La bionda li osservò tutti, continuamente, non lasciandosene sfuggire nemmeno uno. Le sue pupille erano l’unica parte del suo corpo in movimento: stringeva tra le mani la sua colt, puntandola dritta davanti a sé; le gambe divaricate le permettevano di rimanere in perfetto equilibrio, nonostante  i tacchi sprofondassero nella sabbia.
““Lalala lalala lalala lalalala lalala lalala …è raccapricciante, non credi?” dopo aver camminato attorno all’attrazione per svariate volte, Hyuna le si fermò accanto, riponendo la katana nel fodero che teneva legato dietro alla schiena.
“Decisamente.” sospirò CL, abbassando la guardia “Non c’è nessuno qui, vero?”
Hyuna scosse la testa. Le ragazze si guardarono negli occhi, volgendo poi lo sguardo nuovamente alla biglietteria.
“Non trovi che sia una situazione buffa?” sorrise a denti stretti la mora. CL si limitò a guardarla con un’espressione confusa stampata in viso. “Invece di fuggire, siamo costretti ad andare in cerca del nostro nemico. E’ così assurdo.”
“Purtroppo non abbiamo scelta. Dobbiamo solo sperare di trovarlo prima che faccia buio.” intervenne Victoria, che si trovava nella cabina accanto alla giostra. Scese rapidamente dalla pedana e raggiunse le altre due tenendo stretti nella mano destra un paio di gettoni rossi.
“Trovato qualcosa di interessante?” chiese subito CL, aprendo il palmo della sua mano e lasciando che la bruna ci posasse i gettoni in duro ferro.
“Nulla di anomalo.” sbuffò la maggiore, dando le spalle alla giostra. CL diede uno dei gettoni a Hyuna, ruotando su sé stessa in direzione della luce: c’era un viso impresso nei gettoni, ma non riusciva a vedere chiaramente chi fosse. Intente a decifrare la stampa sui piccoli cerchi in ferro, non si accorsero che qualcuno, avvolto in un elegante abito viola e col viso coperto da una maschera da pagliaccio, si teneva saldamente su uno dei pali legati ai cavalli, badando di non cadere mentre la giostra continuava imperterrita il suo giro.
“Questo viso io l’ho già visto. Ah, l’immagine è così rovinata che non riesco a riconoscerlo.” Hyuna avvicinò ancor di più ai suoi occhi il gettone che teneva tra le dita, sperando in qualche modo che le sue pupille si trasformassero miracolosamente in lenti di ingrandimento.
“Se lo portiamo al capitano, di certo lo riconoscerà!” le illuminò Victoria, incamminandosi verso il lato sinistro del parco in cui si era diretta Gong gi. Senza voltarsi, le altre due la seguirono. Se solo i loro occhi si fossero posati un’ultima volta su quella giostra…

 
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“Ci sono dei pagliacci in quella vetrina, vero?” Gong gi sapeva già quale sarebbe stata la risposta. Era ferma immobile, con le palpebre serrate, le braccia lungo i fianchi e l’impugnatura della spada stretta nella mano destra.
“Hai intenzione di combattere ad occhi chiusi?” le si affiancò Jonghyun, schiacciando il naso sulla vetrina davanti a sé. Cinque pagliacci erano immobili oltre quel vetro spesso: ognuno di loro indossava un completo di un colore diverso e molto vivace. Tutti e cinque, però, erano immobili.
“Sarebbe una battaglia interessante, non credi?” rispose ironicamente la ragazza: non aveva la minima intenzione di guardare in faccia quei manichini.
“Te l’ho detto baby, sarò i tuoi occhi.” la voce di Zico sapeva rassicurare sempre Gong gi. La ragazza sorrise, sentendo le sue guance arrossire.
“Qui non si muove nulla. Direi che possiamo proseguire.” disse Jonghyun, staccando finalmente la sua faccia dalla vetrina e lasciando un alone impresso sul vetro. Gong gi annuì, riponendo la spada nel fodero. Sentì i piedi del ragazzo calpestare il terriccio davanti a lei ed un leggero spostamento d’aria ad indicargli la direzione che Jonghyun aveva preso.
“Dove sono i miei occhi?! Yah, Zico! Vieni a prendermi!” strillò, schiudendo appena una palpebra. Non appena, tra le folte ciglia nere, intravide la vetrina con i pagliacci, rabbrividì, serrando nuovamente gli occhi: la sua paura era più forte di lei. Improvvisamente sentì la sua mano stretta da una presa calda e rassicurante: finalmente la sua guida era arrivata.
“Oh, eccoti qui! Vedi di non perdermi per strada la prossima volta!” rise, dandogli un leggero pugno in direzione della spalla. Non ottenne alcuna risposta.
“Allora, per dove si va?” chiese, sorridendo. La stretta sulla sua mano si fece più forte.
“Ti sei morso la lingua?” Gong gi allentò la presa sulla mano dell’altro, cambiando drasticamente il tono della sua voce: non vi era più la solita ironia a scacciare la paura. Ancora, non vi fu risposta. Il capitano fece un respiro profondo, incoraggiandosi mentalmente ad aprire gli occhi. Tentò di schiudere una delle due palpebre, ma la sua vista era leggermente appannata. Riconobbe, oltre le ciglia, i contorni dei cinque pagliacci nella vetrina. Con la coda dell’occhio guardò nella direzione in cui era andato Jonghyun: il tendone da circo si ergeva alla sua destra, ed il ragazzo si trovava proprio di fronte all’entrata. Accanto a lui, però, c’era Zico. Appena lo riconobbe, il cuore iniziò a battere forte nel suo petto, le gambe divennero improvvisamente molli ed un tremolio si impossessò delle sue mani: se Zico era davanti al tendone con Jonghyun, chi le stava tenendo la mano?
Lentamente portò la mano sul suo fianco, cercando di afferrare la spada custodita nel fodero, ma la persona accanto a lei scomparì improvvisamente, non lasciandole nemmeno il tempo di voltarsi. Trafisse l’aria con la lama della sua arma e rimase pietrificata, con gli occhi spalancati a fissare il nulla accanto a sé. Con il fiato corto indietreggiò rapidamente, tenendo le braccia ben distese davanti a sé. Si sentiva così indifesa in quel momento: il Bias Tradito era riuscito ad avvicinarsi a lei più di quanto si aspettasse.
“Capitano, che succede?” chiese Zico con tono allarmato. Gong gi biascicava parole incomprensibili.
“Forse ci siamo. Vado a chiamare gli altri!” disse Jonghyun, sparendo velocemente dalla loro visuale. La nebbia iniziò a farsi sempre più fitta, un’aria fredda accarezzò le loro guance e delle grigie nuvole coprirono a poco a poco il caldo sole che illuminava l’isola.
“Pensi quello che penso io, vero baby?” azzardò Zico, afferrando un lembo del tendone e scostandolo quanto bastava a lui e a Gong gi per infilarvici dentro. La bionda lo fissò intensamente nei suoi profondi occhi marroni, non riuscendo a dire nemmeno una parola: non sarebbe mai voluta entrare in quel tendone ma, in cuor suo, sapeva che l’unico modo che aveva per porre fine a tutto questo era affrontare con coraggio la sua fobia. Di coraggio, però, ne era sprovvista al momento. Zico distese la mano sinistra verso di lei, sorridendole dolcemente.
“Finché ci sarò io non devi temere nulla, capitano. Sono qui, accanto a te. E ti proteggerò fino all’ultimo dei miei respiri ed anche oltre, se il buon dio me lo permetterà.”
Gong gi non aveva mai visto Zico così preoccupato per lei ed iniziò a sentir crescere dentro di lei un forte senso di colpa ad ogni parola pronunciata dal ragazzo: lei avrebbe dovuto proteggerlo, lei avrebbe dovuto proteggere tutti loro. Era a causa sua se si trovavano in quella situazione e non avrebbe mai potuto permettere a Zico di doversi preoccupare così tanto per lei. Lei era il capitano e a lei spettava il compito di occuparsi della sua ciurma.
Chinò lentamente il capo e, contemporaneamente, abbassò la spada. Eseguì una serie di respiri profondi e controllati, diminuendo il battito impazzito del suo cuore. Era finalmente pronta ad affrontarlo. Doveva esserlo.
Fu la prima ad entrare: il tendone, rispetto a come si mostrava dall’esterno, era incredibilmente immenso, tanto che, ad occhio nudo, non si riusciva nemmeno a vederne il soffitto. Come un normale tendone da circo, vi erano delle sedie disposte in modo circolare attorno ad uno spiazzo di sabbia, delimitato da un basso muretto a strisce bianche e rosse. Nonostante le luci fossero accese, non vi erano né spettatori, né circensi. Gong gi e Zico presero comodamente posto sugli spalti: scelsero la zona in cui avrebbero potuto, per quanto assurdo, godere meglio dello spettacolo e vi si sedettero tranquillamente, dandosi un’occhiata intorno, quasi fossero una giovane coppia sposata in un normale circo in una fredda serata invernale. Gong gi raggruppò bandane, fazzoletti di stoffa ed altri stracci che teneva nello zaino e nelle tasche dei suoi pantaloni grigio scuro e li infilò nella sua manica destra, lasciandoli ammucchiati all’altezza del polso. Nel mentre, Zico notò come la sorda musica che avevano udito all’esterno si sentisse molto più distintamente lì dentro. Si sporse giusto quel poco che bastava per individuare in quale lato del palco il pianoforte si trovasse. La cosa raccapricciante, però, fu che non c’era nessuno che lo suonasse: i tasti bianchi e neri si alzavano ed abbassavano autonomamente, ripetendo continuamente la stessa allegra melodia, come un jukebox impazzito.
“Dove sei, bastardo…” Gong gi iniziava a perdere la pazienza. La sua stabilità mentale era stata messa a dura prova durante tutta la giornata ed era ormai arrivata al culmine della sopportazione.
Poco dopo, tutte le luci si spensero e la musica del pianoforte si interruppe.
“Signore e signori, bambini di tutte le età! Vi do il benvenuto nel mio piccolo regno! Prego, accomodatevi! Non siate timidi, occupate pure le prime file!” una voce calda e profonda diede ufficialmente inizio allo spettacolo. Quella voce Gong gi la conosceva bene. Talmente bene che non esitò nemmeno un istante ad impugnare la sua spada.
“E’ con immenso piacere che vedo come gli spalti siano affollati questa sera! Oh, ne sono lusingato! Mi sento quasi in imbarazzo di fronte a tutto questo affetto, ma non temete, combatterò questa mia timidezza iniziale e vi offrirò il miglior spettacolo di sempre signori miei. Uno spettacolo che, spero, non dimenticherete mai.”
Improvvisamente, dei fasci luminosi si accesero, illuminando vari punti degli spalti e ruotando da ogni parte. I movimenti dei riflettori furono accompagnati da un assordante rullo di tamburi, che parve infinito. Ad un tratto, un’accecante occhio di bue illuminò l’intero palcoscenico, in cui era comparsa una pedana coperta da una tenda semi trasparente, che lasciava intravedere solo l’ombra della persona che vi era nascosta dietro. Quando i tamburi si zittirono, il tessuto si sganciò, scivolando sulla terra sabbiosa e rivelando, finalmente, il volto del Bias Tradito: ingessato in un completo viola, il ragazzo era inchinato a 90°, con una mano dietro la schiena ed una appoggiata allo stomaco. I piedi puntavano pari sulla pedana rialzata, permettendogli di rimanere in perfetto equilibrio. I suoi capelli, anch’essi di colore viola, erano accuratamente fissati con del gel, intrappolati in un’acconciatura molto elaborata.
“Poniamo fine a questa pagliacciata.” sussurrò Zico, estraendo la pistola e puntandola dritta verso il Bias Tradito: il nemico era immobile davanti a lui, non avrebbe potuto sbagliare il colpo. Durante quel nanosecondo necessario al biondo per prendere bene la mira, il Bias Tradito si mise in piedi, scendendo rapidamente dalla pedana ed iniziando lo spettacolo.
“Vi ho detto di prendere posto, no?” disse, con tono seccato. Inaspettatamente, una forza sconosciuta obbligò i due spettatori a sedersi sulle sedie dietro di loro ed un paio di cinghie legarono i loro polsi ai braccioli, immobilizzandoli completamente. Nonostante si dimenassero con tutta la forza che avevano in corpo, non riuscivano nemmeno ad allentare la stretta di quelle fasce in pelle.
“Sono commosso, devo ammetterlo. Ho passato molto tempo ad organizzare questo spettacolo, ho provato e riprovato il discorso introduttivo e mi sono molto allenato per rendere tutto perfetto, nella speranza che voi due avreste varcato la soglia del circo. Vi trovo in forma, entrambi. Soprattutto tu, Zico. Si sta bene a bordo, no? Ci si sente amati, protetti, coccolati. Ah, dev’essere bello sentirsi così. Oh, ma aspetta, so esattamente come ci si può sentire. E’ un peccato però, ora non posso più godere di tutto questo.”
Zico e Gong gi rimasero in silenzio, ascoltando le sue parole. Cercavano cautamente di liberarsi: non volevano che, notando il loro tentativo di fuga, il Bias Tradito decidesse di immobilizzarli ancora di più.
“E tu, Gong gi? Come stai? Sono contento che tu sia venuta a trovarmi. Scommetto che non è una visita di piacere, ma sono comunque onorato di averti qui, tra il pubblico. Sono pronto a mostrarti uno spettacolo indimenticabile, mio capitano, e spero apprezzerai tutto il lavoro che ho fatto per perfezionare il tutto.” la sua voce profonda riecheggiava nella testa della ragazza. Quel suo vecchio bias era sempre stato dolce con lei, ed ora non sapeva davvero che cosa aspettarsi dalla sua vendetta.
“Apprezzo tutto il lavoro che hai fatto, Ji Hoon, ma noi veramente…” Gong gi prese la parola, ma fu bruscamente interrotta dal ragazzo, che la zittì portandosi l’indice davanti alle labbra.
“Per favore, chiamami P.O .”
Il capitano si sentì gelare il cuore.
“Se permettete, vorrei dare inizio allo spettacolo. Non vi ruberò molto tempo, non preoccupatevi. LUCI PREGO!” batté le mani due volte, facendo spegnere improvvisamente l’occhio di bue che l’aveva illuminato fino a quel momento. Passarono pochi secondi prima che i riflettori illuminassero nuovamente il palco. Al centro di esso era stata posta una ruota in legno, sostenuta da un cavalletto colorato. Con mani e piedi legati alla struttura, Taeyeon spalancò gli occhi terrorizzata. Non si era resa conto, fino a quel momento, in che situazione fosse capitata.
“NO! LASCIALA STARE!” sbraitò Zico, dimenandosi sulla sedia.
“Pubblico, vi invito a rimanere in silenzio, altrimenti potreste distrarre il mio speciale lanciatore di coltelli.” la potenza del tono di voce di P.O sovrastò senza difficoltà le grida del biondo. Zico si dimenava senza sosta sulla sedia, sentendo i polsi infuocati a causa delle cinghie che lo tenevano legato sul posto. Il Bias Tradito prese ad illustrare con fierezza il numero con cui avrebbe deliziato i suoi spettatori: dal soffitto impercettibile delle corde calarono Dowoon e Jooheon, posizionandoli ai lati della ruota in cui era stata legata Taeyeon. Successivamente, anche Himchan scese dall’alto, ma lui venne posizionato proprio di fronte alla ruota, a tre metri di distanza da essa. I tre ragazzi avevano dei fili legati ai polsi e alle dita, segno che non erano in grado di muoversi liberamente. Non appena Gong gi e Zico notarono questo particolare, si resero conto di essere dei burattini nelle mani del loro nemico.
“Ed è con immenso piacere che do inizio allo spettacolo!” tuonò P.O, spostandosi di un paio di passi, in modo da lasciare il centro della scena alla ciurma di Gong gi.
Controllati dai fili, Dowoon e Jooheon iniziarono a muovere la ruota a cui era stata legata Taeyeon, aumentandone a mano a mano la velocità. Di fronte a loro, Himchan teneva nella mano destra un piccolo coltello dorato ed era pronto a scagliarlo contro la ragazza. Con orrore, però, Taeyeon si accorse che, attorno alla vita del ragazzo, penzolavano una decida di coltellini, legati ad una cintura in pelle. Iniziò a strillare in modo disumano, spaventata da ciò che stava per accaderle e obbligando Zico ad insistere ancor di più nel liberarsi, ferendosi i polsi a forza di dimenarsi. In tutto questo, Gong gi lavorava qualcosa con le dita, non mostrando particolare agitazione. Himchan scagliò tra le lacrime il primo coltello e, successivamente, tutti gli altri, uno dopo l’altro, schivando miracolosamente la ragazza quasi ad ogni tiro. Purtroppo, però, alcuni coltelli riuscirono a raggiungere il corpo di Taeyeon, ferendola lievemente. Scagliato anche l’ultimo coltello, le luci si spensero nuovamente.
“Allora, che ne pensate? Vi è piaciuto questo numero?” la voce profonda di P.O riecheggiò nel circo buio. Zico iniziò ad imprecare contro il vecchio bias, non smettendo nemmeno un attimo di dimenarsi. Accanto a lui, il capitano era in silenzio, concentrata su ciò che stava facendo.
“Ladies and gentlemen, vi farà piacere sapere che non è finita qui! Prego, entri la prossima circense!” il gusto con cui P.O presentava i suoi prigionieri dava una chiara idea di quanto si stesse godendo la sua vendetta, ormai non più solo psicologica.
L’occhio di bue si accese di nuovo, accecando la ragazza che si trovava rinchiusa in una trappola rettangolare, con solo la testa e le gambe scoperte. Gong gi riconobbe immediatamente quei lunghi capelli biondo-arancio: quella ragazza era Joy. Immaginando come si sarebbe sviluppato quel numero, Gong gi si sveltì, guadagnando più tempo possibile prima che la sua bias venisse tagliata a metà dall’enorme sega che P.O teneva tra le sue possenti mani.
“Sapete, sono diventato anche un abile mago!! Ahimè, non sempre le magie mi riescono. Ma speriamo solo che questo non sia uno di quei casi!” rise, posizionando accuratamente la lama della sega a metà del corpo di Joy. La ragazzina gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, implorando il suo capitano di liberarla di lì. Per sua fortuna, Gong gi conosceva fin troppo bene i suoi vecchi bias: appena entrata nel tendone, infatti, la ragazza aveva appallottolato più stracci possibili e li aveva posizionati nella manica, all’altezza del suo polso destro. Aveva previsto che sarebbero stati legati alle sedie e, nell’eventualità che sarebbe accaduto, aveva escogitato un modo per far si che le cinghie si chiudessero in base alla misura del polso, gonfiato grazie agli stracci. Le era bastato, dunque, sfilare uno alla volta quei fazzoletti per recuperare lo spazio necessario alla sua mano per liberarsi. E così fece, sfilando la mano destra dal laccio in pelle, ormai troppo largo per immobilizzarla. Non potendosi muovere più di tanto e martellata dalle urla di Joy che era stata ferita all’addome dalla lama seghettata, afferrò dalla custodia la pistola che Zico teneva legata in vita e sparò un colpo sicuro, trapassando la mano sinistra del Bias Tradito.
P.O gridò di dolore, uccidendo Gong gi con lo sguardo mentre il sangue scorreva senza sosta dal foro sulla sua mano. Le luci si spensero ancora: Joy era ferita, ma salva. P.O, invece, era decisamente più incazzato di prima.
“Non mi è piaciuta questa attiva partecipazione del pubblico” tuonò il ragazzo, lasciando che la sua voce penetrasse il cervello di Gong gi. Senza perdere tempo, il capitano aveva approfittato di quegli istanti di tregua per tagliare, con la lama della sua spada, la seconda cinghia che la teneva legata alla sedia. Mentre era intenta a liberare Zico, le luci si riaccesero, catturando la sua attenzione.
Un telo giallognolo copriva un’attrazione rettangolare, alta circa due metri. Non riuscendo a capire di che cosa si trattasse, Gong gi riprese ad occuparsi delle fasce che legavano il suo bias: qualunque numero fosse stato il successivo, l’avrebbero perlomeno affrontato insieme.
“Signore e signori, ecco a voi la vera magia!” P.O introdusse così il nuovo circense. Con un’unica mossa levò il telo che copriva la teca trasparente in cui era stato rinchiuso Donghae. Stretto in una camicia di forza, il moro era stato incatenato ad una sedia, ed un tubo in plastica faceva scorrere litri d’acqua dentro la teca. Di lì a pochi minuti, l’acqua l’avrebbe completamente riempita, lasciando Donghae morire annegato. Quando anche la seconda cinghia stretta al polso di Zico si tagliò, i due si voltarono velocemente, scoprendo il nuovo macabro spettacolo che li stava aspettando. Non appena gli occhi del capitano incontrarono quelli di Donghae, nella ragazza esplose tutta la rabbia che aveva represso fino a quel momento. Tenendo ben salda la sua spada nella mano destra, scavalcò i posti a sedere che la dividevano dal palcoscenico, fino a raggiungere il muretto bicolore. Vedendola ormai in prossimità del palco, P.O mise in atto il suo ultimo numero.
Delle alte fiamme color arancio si accesero lungo la circonferenza del palcoscenico, bloccando Gong gi sugli spalti. Il tempo per salvare Donghae era poco e i due dovettero trovare una soluzione alla svelta: l’acqua aveva già raggiunto la gola del ragazzo, che continuava a gridare al di là del vetro.
“Non preoccuparti per me, Gong gi!” gridava il moro, dimenandosi senza sosta. Il suo messaggio, però, non raggiunse chiaramente il suo capitano, che lo percepì invece come un sordo tentativo di chiedere aiuto. Zico sparò un paio di colpi in direzione di P.O, ma il Bias Tradito si stava velocemente dileguando. Il fuoco ardeva sempre di più, creando una barriera impenetrabile per i due biondi. Tra le fiamme Gong gi poteva vedere chiaramente come Donghae era ormai completamente ricoperto dall’acqua. Teneva gli occhi serrati, e la bocca gonfia d’aria gli permetteva di resistere per qualche minuto in più. Il capitano tentò disperatamente di oltrepassare quel cerchio infuocato ma, come risultato, ottenne solo delle dolorose bruciature alle braccia.
“E adesso che facciamo, Zico?” chiese tra le lacrime, facendo pressione con la mano su una delle scottature che iniziava a farle male. Zico era completamente pietrificato, impotente di fronte all’ostacolo che gli si era presentato davanti. Non sapevano come oltrepassarlo, ne tantomeno come liberare Donghae. Improvvisamente, gli occhi annebbiati dalle lacrime di Gong gi videro la teca di vetro esplodere a causa della troppa pressione dell’acqua. Non appena il capitano capì ciò che Donghae aveva fatto, le tornarono in mente le parole che Eunhyuk le aveva detto quella sera, mentre si stavano dirigendo alla locanda.

“Quando salperemo domani…permettimi di portare Donghae con me. Si, so che non c’entra nulla con il resto della ciurma, ma fidati di me, potrebbe esserci d’aiuto.”

Ora tutto aveva finalmente senso: Donghae aveva aumentato la pressione dell’acqua fino a frantumare la teca in vetro. Tutti i litri in cui, fino a poco prima, era stato immerso, ora erano sospesi sopra alla sua testa, come se il tempo si fosse fermato nel momento in cui la teca si era distrutta. Il moro alzò la testa e sorrise al capitano: P.O aveva scelto la persona sbagliata per quel numero.  Senza battere ciglio, Donghae guidò la massa liquida di fronte a Gong gi, lasciandola cadere sopra alle fiamme che le impedivano il passaggio, creando così uno stretto varco momentaneo, che permise ai due di raggiungerlo al centro della scena. Gong gi gli corse incontro, stritolandolo in un forte abbraccio. Gli lasciò dei dolci baci sui capelli, rimproverandolo di non avergli detto prima di quella sua particolare capacità.
“Ti avevo detto che non dovevi preoccuparti per me.” rise lui, lasciandosi poi liberare dalla camicia di forza e dalle catene. Ma, improvvisamente, le luci ed il fuoco si spensero.
“Lo spettacolo non è ancora finito.”

 
***
 
Zico aprì gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco il luogo in cui si trovava. Era rinchiuso in una piccola stanza azzurra, sulle cui pareti erano state dipinte delle linee a chiocciola. Questa volta non era stato legato alla sedia; in compenso, di fronte a lui si trovava un piccolo tavolo in legno scuro e, sopra alla sua testa, penzolava una grossa lampada accesa. P.O si trovava in piedi dietro di lui. Accarezzava la sua mano sinistra, la cui benda era impregnata del suo stesso sangue.
“La ragazzina è cresciuta, non è vero?” chiese, posizionandosi di fronte a lui, in modo tale da guardarlo in faccia mentre parlava.
“Non osare parlare di lei.” ringhiò Zico, scattando in piedi. P.O rise sonoramente.
“Perché te la prendi tanto? Devo forse ricordarti che è stata lei a scegliermi? Lei voleva me, voleva noi. E’ stata la BiasList a decidere che noi non eravamo adatti a lei, ma tutte le persone che si trovano su quest’isola sono state scelte da Gong gi. Non capisco davvero perché siate così legati a lei: le siete capitati, ecco la verità. Lei voleva noi.” P.O gli sputò addosso la sua verità. E non aveva tutti i torti. Quando Gong gi attraccava ai vari porti sceglieva lei chi reclutare nella sua ciurma. Decideva in base al suo cuore, ma era la BiasList che aveva l’ultima parola.
“Vuoi sapere perché siamo così legati a lei? Bene, te lo spiego subito. La verità è che non sono loro a scegliere il bias. Siamo noi bias che scegliamo loro. E lo stesso vale per Gong gi. E’ vero, lei non ha scelto noi. Ma noi abbiamo scelto lei. Perché lei è il nostro capitano.”
P.O rimase in silenzio, riflettendo su ciò che avrebbe potuto rispondergli, ma si rese conto che, a modo suo, anche Zico aveva ragione.
“E che cosa vi porta qui? Sentiamo. Siete venuti a conquistare quest’isola?” chiese semplicemente.
“Siamo qui per riprenderci Jiyong.” rispose Zico, con tono deciso. P.O inarcò le sopracciglia, stampandosi un’espressione dubbiosa in volto.
“Jiyong? Siete venuti per lui?”
“Sì. E’ il motivo per cui abbiamo affrontato questo viaggio ed è il motivo per cui, se non ci lascerai andare, ti farò saltare il cervello con un unico proiettile.”
A quella sua affermazione, P.O scoppiò a ridere così di gusto che la pancia gli fece male.
“E’ per lui che siete qui? Dici davvero?”
Zico annuì. A quel punto, P.O si ricompose. Allargò il braccio destro, indicando a Zico la strada per uscire dal circo.
“Cos’è, una trappola?” la domanda si Zico era più che comprensibile. P.O sorrise, mostrandogli la sua bianca dentatura.
“So che cosa troverete alla fine del vostro viaggio e, credimi, se vi uccidessi ora vi farei solo un favore. Quindi prego, andate pure. Per me, lasciarvi proseguire verso ciò che vi aspetta è la vendetta perfetta. Non potrei chiedere di meglio.”
Zico non fece nemmeno in tempo a chiedergli delucidazioni che la lampada si spense, catapultandolo all’esterno del tendone.

 
***

“Questa volta sono stata attenta alla mia testa, hai visto?” Gong gi aveva ripreso il suo tono ironico, cercando di smorzare l’atmosfera pesante che si era creata dopo quella terribile esperienza. LE si era occupata di rimettere in sesto Joy e Taeyeon ed ora stava medicando le sue ustioni, applicandole un po’ di crema per disinfettare le ferite e fasciandole le braccia bruciacchiate.
“Non ti si più lasciare sola nemmeno per un attimo, dico bene?” Eunhyuk apparve da dietro una palma, porgendole una borraccia con dell’acqua fresca. Gong gi gli sorrise, afferrando il contenitore.
“Hyukjae, ti devo delle scuse. Avevi ragione, Donghae potrà tornarci utile lungo il viaggio. Non avrei dovuto dubitare di te, mi dispiace.”
Eunhyuk non le rispose a parole. Le lasciò un dolce bacio sui capelli, facendole capire che non c’era nemmeno bisogno che si scusasse.
Dopo essersi rifocillati, avevano ripreso il cammino, lasciandosi dietro le spalle il luna park maledetto. Gong gi faceva scorrere tra le dita i due gettoni rossi in ferro in cui era stampata la faccia sorridente di P.O, ripensando a ciò che era accaduto in quel tendone. Li strinse forte nel palmo della mano prima di riporli nel taschino della sua camicia, proprio all’altezza del suo cuore, ferito dalla cattiveria con cui il suo vecchio bias si era scagliato sulla sua ciurma.

 
Curiosità: P.O non è mai stato un mio bias. Anzi, io ho una vera e propria fobia di P.O. Ed è il motivo per cui ho deciso di scrivere un capitolo su di lui, in modo da migliorare il nostro rapporto (?) Per questo non ci sono ricordi con P.O a bordo, ma nella storia è da considerare comunque come Bias Tradito ^^

Lo so, c'ho messo un'eternità ad aggiornare. But spero siate soddisfatti del nuovo capitolo. Fatemi sapere che ne pensate ^^ 
PS: il "Diario di bordo" di Bambam lo pubblicherò stasera--
  
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