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Autore: Tera_Saki    04/05/2016    7 recensioni
STORIA INTERATTIVA, Iscrizioni chiuse
Dopo che l'Umanità è venuta a conoscenza dell'esistenza dei Mezzosangue, alcuni anni dopo la guerra contro Gea, il mondo è piombato nel caos. Le convinzioni di molte persone sono crollate e la paura e il sospetto hanno preso il sopravvento dei Mortali che, animati da un cieco egiosmo, hanno cacciato, sterminato e imprigionato la maggior parte dei figli degli dei olimpici.
I pochi sopravvissuti sono diventati Esclusi, feccia del mondo mortale, bestie selvatiche in fuga, esotiche creature schiave di crudeli pardoni.
Ma i Mezzosangue fremono nell'ombra, agognando la liberta che è stata loro preclusa, e sono pronti per una vendetta che farà tremare tutti quelli che hanno anche solo pensato di poterli controllare.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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"Things aren't the way they were before
You wouldn't even recognise me anymore"
(Linkin Park - In the End)

 

Fa freddo, un gelo che gli penetra nelle ossa, che gli spezza il respiro e gli impedisce perfino di muovere le mani.
Le guarda. Sono violacee, e le dita stanno iniziando a gonfiarsi; ma non tremano, non ancora.
Nel momento in cui realizza di non sentire più niente dal polso in giù, un movimento improvviso oltre il vetro attira la sua attenzione. Socchiude gli occhi, annebbiati da un velo sottile di stanchezza, e vede la porta della cella accanto spalancarsi.
Due inservienti, protetti da pesanti tute azzurre, entrano nella stanza, trascinando con sé il corpo semisvenuto di un ragazzo. Lo abbandonano malamente sul pavimento freddo, e mentre escono di nuovo lui si trascina  verso la parete di fondo, il più lontano possibile dalla porta.
Frank, nel silenzio ovattato in cui ha assistito a tutta la scena, osserva il ragazzo accasciarsi sfinito contro il muro, i capelli chiarissimi a coprire i profondi tagli sul viso e gli occhi ossidiana appena socchiusi.
Senza motivo l'odore asettico del disinfettante, un'aspra essenza che ha imparato a temere già dal primo giorno, gli riempie le narici. Cercando di sfregare fra loro le mani congelate, si stupisce dell'incredibile nitidezza con cui riesce a distinguere le nuvolette di vapore che soffiano flebili dalle labbra dischiuse del ragazzo in mezzo a tutto il bianco che colora le pareti.
Un rumore improvviso, il primo che sente dopo settimane, provoca nelle sue membra intorpidite un sussulto sorpreso. I suoi occhi castani scattano verso la maniglia della porta, e poco prima che questa si spalnchi abbassa lo sguardo sulle proprie mani. Stanno tremando, adesso.

* * *

La costellazione del Cancro è particolarmente luminosa quella sera, come se anche le stelle gli stiano augurando buona fortuna.
Zachary inspira lentamente, l'aria frizzante di marzo che gli riempie i polmoni in un rilassante abbraccio. Si porta una mano dietro il capo, e sente sulla pelle la rugiada umida che ricopre l'erba su cui è sdraiato. Lascia scivolare lo sguardo sulla volta celeste, socchiudendo piano gli occhi blu. C'è qualcosa di profondamente disturbante nel buio che permea il cielo, un vuoto siderale che minaccia di inghiottire tutto ciò che l'umanità ha faticosamente costruito in migliaia di anni.
Riflette alcuni istanti su quella prospettiva, e realizza che non gli dispiacerebbe poi molto, infondo.
-Renn, preparati-
Si concede ancora qualche minuto per assorbire quella piacevole sensazione di pace, e per un fuggevole attimo riesce quasi a sentire le sottili dita di Naponos fra i capelli. Poi si alza in piedi e rientra nella cabina.
Si siede sulla scomoda panca di legno in un angolo della stanza, e dopo aver fatto ruotare attorno a sé gli attenti occhi zaffiro per controllare la posizione di Dawson, abbassa piano la fascia di cuoio a protezione del gomito e dell'avambraccio, fino a scoprire i bordi arrossati di un profondo taglio nella parte interna del gomito.
-Non va bene...- sfiora con le dita la pelle gonfia adiacente alla ferita, e sobbalza in un sussulto di dolore -...non va bene per niente- contrae la mascella, e il suo sguardo scivola sullo scaffale accanto alla parete fronte, fino a bloccarsi sulle bende nel ripiano più in alto.
Strappa alcune strisce dello spesso tessuto e imbastisce un rudimentale bendaggio, stringendo i denti ogni volta che la stoffa grezza sfiora la ferita. Ha appena terminato di legare le bende quando la voce di Dawson riecheggia alle sue spalle -Le regole sono le stesse. Ultimo sangue, chi resta a terra, perde-
Finge noncuranza mentre si dirige verso l'armeria.
-Mh, chiaro. L'avversario?- chiede, sistemandosi le placche della leggera armatura e afferrando la sua spada.
-Oh, è un tipetto davvero interessante- risponde Dawson con un sorrisetto che non gli piace per niente -figlia di Cupido, credo, una classe 54-
Zachary assottiglia lo sguardo -Mi prendi in giro?-
L'uomo indurisce il sorriso -È uno degli Esclusi di Renan- rivela a bassa voce -sarà meglio che tu vinca, sia per me che per te. Quelli non perdonano-
Un moto di stizza invade il Semidio. Renan. Renan il mostro.
Irrigidisce le spalle, teso, e quando Dawson gli rivolge un secco cenno col capo, risponde con un grugnito affermativo.
Tenendo stretto tra le dita il ciondolo d'argento della sua collana, chiude gli occhi e rivolge a fior di labbra una breve preghiera alla madre, consapevole come ad ogni incontro che Naponos non lo aiuterà, non più.
Con un amaro sapore in bocca, Zachary si dirige verso l'ingresso dei combattenti, e mentre aspetta che la mastodontica grata d'acciaio si sollevi, fa scorrere le dita sul cuoio sottile che copre la ferita.
-Ed ora, illustri spettatori, un esemplare di raro pregio, classe 73, figlio della Dea dell'Intelligeza. Signore e signori, ecco a voi Renn Zachary!-
Stringe forte la presa, serra i denti in un'ultima, breve preghiera, e poi c'è solo la luce.

* * *

Si estrae l'ennesimo pezzo di metallo dalla carne, soffocando un gemito alla vista del sangue.
-Dannnazione!- soffia tra i denti.
Un improvviso rumore, però, la fa sussultare. Si schiaccia contro il muro di pietra dell'edificio, premendo forte le dita sulla ferita al braccio.
Trattiene il fiato, mentre il sangue inizia a colare sulla pelle, viscido.
Un tonfo sordo spezza il silenzio, e una lattina vuota rotola sul selciato lurido fino ai suoi piedi. Il cuore di Aletha batte così forte che teme il rumore possa tradirla.
Ti prego...non adesso...
Ma poi intravede un ciuffo bruno di peli spuntare da dietro la parete, e rilascia finalmente l'aria nei polmoni, rilassando le membra in tensione.
Un gatto. Solo un gatto randagio.
Decide comunque di allontanarsi ancora e trovare, se possibile, un posto per nascondersi e medicare le ferite.
Si stacca dal muro, e barcolla silenziosa per le strade sporche di quel quartiere di periferia, pallida come un giglio alla luce del giorno nascente. Quando finalmente i primi colori dell'alba rischiarano il cielo grigio, i suoi occhi blu si soffermano sulle pareti crollate di un vecchio edificio.
Si avvicina, sempre più malferma sulle gambe, e riconosce un cantiere abbandonato, forse anche da parecchi anni. Nonostante quel caldo barlume di speranza, tuttavia, non permette ancora al sollievo di invadere il suo corpo stanco. Assottiglia lo sguardo, anzi, e cauta e leggera come una gatta scivola dietro un'impalcatura crollata, controllando con attenzione che non ci sia nemmeno la minima traccia di una presenza mortale.
Dopo alcuni minuti di tensione, il peso sul petto si scioglie e, finalmente tranquilla, si lascia scivolare contro un muretto spezzato all'interno dell'edificio.
Un sospiro esausto le sfugge dalle labbra bluastre. Ruota stancamente il capo verso il braccio destro, che continua a mandarle fitte di dolore sempre più intense. Trattenendo un conato fa scivolare lo sguardo sulla ragnatela di sangue che ricopre il braccio destro, e a una prima occhiata individua quattro tagli più profondi, senza contare gli innumerevoli graffi e abrasioni.
Strappa alcune strisce di tessuto dalla logora camicia, e le stringe strette attorno alla spalla e all'avambraccio, notando sconcertata che accentuano ancora di più la sconcertante magrezza dei suoi arti. Poi, colta da un violento e improvviso capogiro, abbandona la schiena contro il muro e chiude gli occhi.

* * *

-Cosa vogliamo fare adesso, eh?-
Per tutta risposta, il figlio di Marte gli tira un violento pugno all'addome. Derek barcolla all'indietro, e annaspa, preso alla sprovvista, -Come non detto...- poi parte al contrattacco. Mentre con un veloce montante colpisce il mento dell'avversario, sguaina la cupa spada nera, che va subito a scontrarsi con l'ascia del ragazzo.
-Andiamo sul pesante amico-
-Non perderò contro di te, moscerino-
Derek ridacchia, e fingendo un affondo laterale riesce a mandare a segno un paio di rapide stoccate -Questo è da vedere-
Il suo avversario, un corpulento ragazzo dai capelli più biondi di una pannocchia di grano, si porta una mano all'incavo del collo, e accecato dal rosso cupo del proprio sangue gli si scaglia contro con un ringhio. Preso alla sprovvista da quell'impeto furioso, il semidio indietreggia appena in tempo per parare un micidiale colpo al collo, ma inciampa nel marciapiede, e per un attimo si ritrova completamente sbilanciato.
-Sbrigati, Derek- gli urla il suo Master -rischio di fare tardi alla cerimonia-
Con un incantesimo riesce a deviare il fendente diretto al suo volto, ma quando ritrova finalmente l'equilibrio sente un intenso bruciore allo zigomo, accompagnato dalla sensazione di un liquido denso e caldo sul viso.
Con la manica della maglia si pulisce dal sangue -Va bene, fratello. Adesso basta-
Lo travolge con l'intero peso del colpo in una serie di rapidi affondi, che il figlio di Marte, a causa della sua imponente mole, fatica a parare. Lo spinge contro il muro fino a farlo inciampare, sovrastandolo con la spada puntata al suo petto.
-Ma che diavolo stai facendo, Hedes?- strilla una giovane donna alle sue spalle -Distruggilo!-
Come rianimato da quelle parole, il semidio afferra di nuovo la sua ascia, abbandonata ai piedi dell'avversario, e prima che lui possa anche solo fare qualcosa la affonda nel suo polpaccio sinistro. Il figlio di Icelo urla di petto nel sentire la lama penetrare nella carne fin quasi a raggiungere l'osso, indietreggia stordito, e un secondo taglio si apre sul suo avambraccio. Fissa incredulo il ragazzo di fronte a lui, e per un secondo al suo posto compare l'ombra scura di un'enorme lupo. I suoi occhi rossastri scintillano, famelici, e quando la bestia svanisce per lasciare il posto al luccichio di una lama, Derek reclina il busto all'indietro, in una mossa istintiva per schivare il colpo. Poi, approfittando della temporanea scarica di adrenalina che intorpidisce la gamba ferita, lancia in aria la spada, evita l'ennesimo fendente e la afferra come un pugnale, conficcandola nella spalla di Hedes.
-No!- urla la sua Master mentre il ragazzo crolla pesantemente a terra con un gemito -Tu! Dovevi vincere! Come hai osato farti battere?-
Derek ruota il capo, ansimante, verso il suo padrone, che con un cenno indifferente gli fa segno di lasciar perdere. Zoppica nella sua direzione, mentre le urla della donna continuano a rimbombare dietro di lui -Cosa credi che ti tenga in vita a fare, Hedes? Hai perso, perso!-
Il suo Master fissa infastidito il sangue che ricopre la sua gamba sinistra, poi lo invita seccamente a muoversi.
-Hai già sprecato abastanza tempo- gli dice gelido -cerca di sbrigarti; non sono mai stato in ridardo, e non inizierò certo ad esserlo per colpa di un Escluso-

* * *

La piccola lametta incide la pelle del polso con millimetrica precisione, ricalcando la sottile cicatrice non ancora rimarginata. La stella è l'ultima ad essere disegnata, perfettamente simmetrica, imponente e simbolica in tutto ciò che rappresenta.
Ljudmila osserva il sangue che cola sulla mano e non può trattenersi dal piegare il collo verso destra, strizzando l'occhio e stirando le labbra in una macabro smorfia di dolore. All'improvviso, nasconde il braccio sotto la manica lacera della veste, e punta di scatto gli occhi grigi alla porta.
-Ciao, splendore. È arrivato il momento dei tuoi test-
L'unica risposta che la donna riceve è uno sguardo penetrante, che tuttavia non la scoraggia. Anzi, si inginocchia alla sua altezza e scuote piano la testa con un sorriso a fior di labbra, come se la stesse affettuosamente rimproverando -Non ti smentisci mai, eh, Ljli? Che cos'è quello?- chiede indicando un disegno nella polvere a terra.
-Niente- la voce della piccola semidea è tintinnante, fragile come quella di una bambola, ma nei suoi occhi c'è solo un'inumana serietà.
-Va bene. Dai, vieni- le dice alzandosi e afferrando la catena che le imprigiona il polso sinistro. Ljudmila si alza e, nascondendo la lametta in una crepa del pavimento, segue la donna attraverso la porta cigolante di quella cella buia.  Percorrono pochi metri in uno spoglio corridoio senza finstre, e quando la donna spalanca la porta del laboratorio la luce aggredisce con prepotenza le sue iridi scure.
-Oh, la piccola Doestoevskaja- il suono divertito di quella voce provoca nel petto della semidea un fremito d'odio, che tuttavia non intacca i suoi freddi lineamenti di bambina.
L'uomo si rivolge poi alla sua assistente -Grazie, Marya, puoi andare-
-A più tardi, dottore- si congeda la donna uscendo dalla stanza, e Ljudmila rimane immobile al suo posto, lo sguardo di vetro puntato su Riley.
-Oggi, mia cara, servirai la nostra nobile causa- il dottore sorride, una smorfia priva di calore, ma disumanamente eccitata quanto i suoi occhi chiari -La domanda del giorno è questa “Qual è la soglia del dolore di un Mezzosangue?”-
Lo sguardo di Ljudmila si sposta alle spalle del dottore, dove su un lucido vassoio scorge il luccichio di un bisturi e una macchia opaca di sangue rappreso, e digrigna i denti.

* * *

-Ti sei fatto desiderare, eh, mostro?- gli sibila addosso il comandante, sputando a terra un grumo di sangue -Beh, adesso sarò io a ridere-
Lo afferra malamente, spingendolo conto il muro, e Aris ringhia un insulto in greco nella sua direzione quando gli stringe con troppa forza le manette attorno ai polsi.
-Volevi assaggiare la libertà, non è così?- continua a deriderlo mentre i suoi uomini lo fanno salire nel furgone -Solo gli umani posseggono diritti, moccioso, te lo eri dimenticato?-
Il semidio continua a tenere lo sguardo fisso a terra, muovendosi di tanto in tanto per trovare una posizione più comoda; e alla fine anche il comandante, non ottenendo risposte agli insulti che continua a sputagli contro con disprezzo, tace.
Un'ora più tardi la circolazione sanguigna delle mani è compromessa, non riesce più a muovere le dita e inizia ad avvertire un fastidioso bruciore ai muscoli delle braccia. Scostando dal volto un ciuffo dei ricci capelli d'ebano con un soffio, Aris si decide a domandare -Dove stiamo andando?-
Un'improvviso dolore esplode alla sua tempia sinistra, e si ritrova sbattuto con violenza contro la parete del furgone di Polizia. Stordito, cerca di mettere a fuoco la figura massiccia del tenente di fronte a lui, che tiene ancora in mano il manico del manganello con cui lo ha colpito.
-Ti è forse stato dato il permesso di parlare?-
Lo guarda confuso, incapace di elaborare il senso di quell'ennesima, umiliante e irrazionale privazione.
-Suvvia, Jared- interviene l'uomo al suo fianco con una sfumatura ilare nello sguardo -ci penseranno già quelli dell'istituto a dargli una calmata-
Aris si metterebbe a ridere in faccia ad entrambi se il dolore alla testa non fosse così forte. Una calmata. A lui.
Lievemente barcollante si rimette a sedere, deciso a rimanere in silenzio fino alla fine del viaggio ed evitarsi così altri episodi di quel genere, ma non appena riesce a catturare fuori dal finestrino una prima occhiata di quella che sarà la loro destinazione, la sua impassibile facciata si incrina.
-No...- ansima senza fiato quando la portiera del furgone viene aperta e di fronte a lui campeggia la scritta “Istituto di ricerca Redson” -non potete lasciarmi qui!-
Il dolore delle percosse non è nulla in confonto al vuoto disperato che sente nel petto, e che si espande sempre di più ad ogni dettaglio dell'edificio che riesce a scorgere fra un colpo e l'altro.
-Lascialo andare, Jared, è un ordine!-
Finalmente i poliziotti riescono a dividerli, impedendo al tenente di continuare ad accanirsi sul suo corpo dolorante. E mentre quell'uomo continua ad abbaiare insulti nella sua direzione, due paia di braccia lo sollevano da terra, iniziando a condurlo a forza verso l'entrata della struttura.
-Non voglio tornarci!- urla mentre il sapore dolciastro del sangue gli invade la bocca -Vi prego!-
Gli sembra di scorgere una scintilla di compassione nelle iridi scure del comandante mano a mano che la sua voce si fa più disperata -Lasciatemi andare!-
L'ultima cosa che sente è un dolore sordo dietro la nuca, poi il buio.

* * *

Guarda la piccola creatura rannicchiata contro il muro, il viso pallido coperto di efelidi corrucciato in un'espressione triste. Sembra stia per piangere.
-Non sono pazza- asserisce all'improvviso, quasi per convincere sé stessa.
-Sì, certo- replica.
-Io non sono pazza- ripete con più convinzione.
-Sai cosa mi importa...- ribatte infastidito. Non sa neanche il nome di quella ragazzina, ma è appena arrivato, e già non ne può più di trovarsela sbucare alle spalle con quell'aria disperata. Si gira su un fianco in cerca di una posizione comoda, se così si può dire, per dormire almeno un paio d'ore. Ma la sua coinquilina è di tutt'altro avviso.
-Voglio la mia mamma...- inizia a piagnucolare -Serafina!-
Dopo altri vani richiami dello stesso genere, non potendo più sopportare quello strazio, Caden si volta di scatto verso di lei, stizzito -Ma che problemi hai?- sbotta al limite della sopportazione -La pianti di gridare cose a caso?-
Lo sguardo vacuo che riceve gli provoca un moto di sincera perplessità -Sembri scappata da un manicomio, te l'ha mai detto nessuno?-
Ma Leavy ha già rivolto altrove la sua angelica attenzione, e adesso si sta dondolando piano accanto al muro, intenta in un'illuminante conversazone con una spazzola per capelli.
Il ragazzo le scocca un'occhiata a metà fra l'icredulo e lo scocciato, poi decide di ignorare quella strana ragazza per tornare al suo obiettivo originario; così, con un'indifferente alzata di spalle, si butta addosso la ruvida coperta di lana e si corica sullo scomodo letto, chiudendo stancamente gli occhi.
La vocetta di Leavy lo raggiunge nello stato di dormiveglia che precede di poco l'inizio di un sogno -Come ti chiami?-
-Caden Redson-

* * *

-Un'ora-
-Mi sta bene, Getër-
Il salotto di quell'appartamento è completamente bianco, le pareti, l'enorme tappeto, il tavolino proprio in centro alla stanza, perfino i quadri. L'unico colore che spicca in quel candido oceano è il rosso ciliegia dei i due divani ad angolo.
L'arredamento, in effetti, è quanto di più moderno Xanher abbia mai visto.
-Lui è Teer. Lo terrò qui durante lo scambio, sai, in caso...-
La figura  accanto all'amico  della Master lo sta guardando incerta. C'è qualcosa di surreale nei suoi occhi smeraldini socchiusi, nel modo in cui saettano da lui alla sua Master, nell'eleganza con cui protende il corpo verso il suo padrone. Un'eleganza che il ragazzo nell'angolo della stanza, abbigliato con nudi bracciali di ferro e una sobria veste di cuoio, non possiede.
-Bene, direi che possiamo iniziare- dice Harada Kree indirizzando nella sua direzione un cenno leggero. Lui, come da programma, inizia ad avazare verso l'uomo, seguito pochi istanti più tardi dal ragazzo al fianco di quest'ultimo.
-Wiktor ha molta esperienza, non ti deluderà, vedrai-
Continua a camminare, piano, impossibilitato a distogliere lo sguardo dal corpo longilineo del semidio che continua a fissarlo.
-Oh, neanche il mio Xanher-
Quando gli passa accanto, può sentire la loro pelle, le loro braccia che si sfiorano, lasciandogli addosso un fresco aroma di menta selvatica. Continua a camminare fino a raggiungere il padrone del ragazzo, che lo osserva famelico mentre si posiziona al suo fianco.
-Tu e Wiktor potete accomdarvi nella stanza alla tua destra, Harada Kree. Io sarò qui con Xanher-
Punta lo sguardo sulla sua Master e può vedere la lussuria vibrare nei suoi occhi, il desiderio intenso di quel corpo che adesso sta assaporando con una carezza appena sussurrata -Ma certo, Getër, a più tardi-
Cattura un'ultima volta la scintilla misteriosa negli occhi del ragazzo, prima che scompaia insieme alla Master dietro una tenda di mobido velluto rosso.
All'improvviso sente la mano dell'uomo al suo fianco appoggiarsi sulla schiena, e non può fare a meno di inarcarla lievemente per sfuggire a quel contatto lascivo.
-Non devi avere paura- soffia lui avvicinando le labbra al suo volto -sarà piacevole anche per te-
Poi lo conduce nella stanza alla loro sinistra, e nella penombra del tramonto inizia a lasciare una scia di baci sul suo collo, spingendolo sul letto.

 

ANGOLO AUTRICE

Lo so. Praticamente sei settimane di attesa per 'sta schifezza.
Purtroppo il tempo è quello che è, e questo periodo è stato massacrante. Comunque state tranquilli, non ho intenzione di abbandonare la storia, nel caso, ve lo farei almeno sapere con un avviso, so quanto sia stressante l'attesa di un aggiornamento che non arriva mai.
D'ora in avanti, soprattutto da giugno, cercherò di essere più veloce con i capitoli, giurin giurello.
Allora, passando alla storia, i vostri personaggi sono tutti veramente fantastici, vi ringrazio di nuovo per avermeli affidati, e spero di averli resi almeno in modo vagamente decente. Se ho sbagliato qualcosa, qualsiasi cosa, anche la più piccola, nella caratterizzazione non esitate a farmelo notare, ci tengo veramente tanto a renderli bene.
Come avrete notato, in questo capitolo non è ancora emersa molto la psicoologia dei vari personaggi in quanto ho preferito soffermarmi maggiormente sulle loro azioni, ma state tranquilli, nei prossimi capitoli verranno tutti approfonditi di più.
Ah, ultima cosa, non ho scelto un altro personaggio fra le schede che mi sono state mandate, è solo che mentre scrivevo, Caden si è praticamente creato da solo. Il problema è che a questo punto non so cosa farne. Boh, ditemi voi se vi piace e vorreste che fosse inserito nella storia o no e ,in caso, come i vostri OC si rapporterebbero con lui.

Basta, sono stata anche troppo noiosa, ci vediamo al prossimo capitolo:)

  
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