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Autore: franci893    05/05/2016    6 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Ciao a tutti.
Non sono un miraggio, dopo mesi rieccomi qui, anche se un po' mi vergogno ad essere stata via così tanto tempo. Ogni volta prometto di essere puntuale nelle pubblicazioni ma poi, senza che me ne renda conto, il tempo vola via e la storia resta sempre ferma allo stesso punto.
Devo dire la verità, il motivo per cui questa volta sono stata così tanto tempo a pubblicare è perché non riuscivo a scrivere questo capitolo. Penso di avere buttato giù almeno sei versioni diverse, e nessuna riusciva mai a soddisfarmi e finivo per bloccarmi e lasciar perdere. Questo capitolo è fondamentale per la storia, e scrivere male questo avrebbe poi influenzato tutto quello che sarebbe seguito, per questo ho voluto lavorarci e rifletterci su fino a che venisse fuori un buon lavoro. Spero di esserci riuscita, e di non aver perso tutti i lettori per strada, anche se sarebbe comprensibile:)
Chiusa questa noiosissima parentesi, vi lascio al capitolo! 

Un bacione
Francesca


14.
 
Accovacciata sotto un grande platano solitario che dominava la vallata sottostante, Lynn osservava le fronde variopinte degli alberi muoversi dolcemente e ascoltava il fruscio prodotto dalla brezza autunnale. Le foglie si staccavano docili dai rami e volteggiavano nel vuoto prima di cadere al suolo, inermi. Solo alcune restavano in balia del vento che, a suo piacimento, le disperdeva nel cielo. Chissà dove andavano a finire.
A volte le sarebbe piaciuto prendere il volo con la loro stessa facilità, andare via e scappare lontano, da tutto e tutti.
Un leggero fruscio la distolse dai suoi pensieri, e con la coda dell’occhio vide uno scoiattolo arrampicarsi in cima all’albero sopra di sé. La stagione autunnale aveva regalato giorni insolitamente tiepidi, e sembrava che gli animali volessero ancora godersi qualche raggio di sole, prima di ritirarsi nelle loro tane in vista dell’inverno. Lynn non poteva biasimarli.
Lei stessa aveva approfittato di quelle belle giornate per uscire dal castello e stare un po’ da sola. Raggiungeva il vecchio platano, si raggomitolava nel suo mantello di lana, e trascorreva molto tempo a osservare la natura che, nel suo linguaggio arcano e misterioso, si prendeva congedo dal mondo esterno, e a pensare.
Lynn era sempre stata una ragazza riflessiva, ma non le era mai capitato di trascorrere intere giornate persa nei suoi pensieri: per un motivo o per l’altro trovava sempre qualcosa da fare, e spesso l’unico momento in cui riusciva a prendere del tempo per se stessa era la sera, prima di addormentarsi. Ora però, le cose erano cambiate.
Con un sospiro si appoggiò al tronco freddo e nodoso, strattonando distrattamente la fede nuziale che le ornava la mano sinistra. Il piccolo cerchio dorato brillò alla luce del sole.
Era impressionante pensare che un minuscolo oggetto come quello potesse racchiudere in sé un valore così grande, al punto tale da condizionare la vita della donna che lo indossava.
Tristyn.
Erano trascorse tre settimane dal loro matrimonio, eppure la ragazza continuava ad avere le idee molto confuse sull’uomo che aveva sposato. Nella sua breve vita, Lynn era sempre riuscita ad attribuire una caratteristica precisa a ogni persona che aveva incontrato sul suo cammino.
Eppure con Tristyn questa sua capacità svaniva del tutto.
Quell’uomo restava un mistero, come anche i suoi pensieri e la sua opinione verso di lei.
Un giorno la trattava con gentilezza, quello dopo la ignorava apertamente, come se non esistesse, quello dopo ancora se la prendeva con lei per la più piccola delle sciocchezze.
- Potrebbe anche decidersi- borbottò Lynn, non riuscendo però a trattenere un sorriso.
Perché nonostante Tristyn fosse arrogante, testardo e prepotente, in fondo lei sapeva che il suo carattere aveva qualche lato positivo. Altrimenti come spiegarsi la sua gentilezza durante la loro prima notte di nozze? Qualsiasi altro uomo non si sarebbe fatto scrupolo a prendersi ciò che gli spettava di diritto, e lui invece le aveva concesso del tempo.
Lynn, passato il primo momento di sconcerto, gli era stata molto grata per questo. Aveva nettamente rivalutato suo marito, e aveva tirato un sospiro di sollievo nel avere conferma che non era lo spietato barbaro che, all’inizio, aveva creduto che fosse. Tuttavia, trascorso un po’ di tempo, aveva avuto l’impressione che lui lo avesse fatto più per se stesso che per lei. Con il passare dei giorni, suo marito aveva instaurato una routine ben precisa, in modo da evitare il più possibile ogni loro contatto in camera da letto: andava a coricarsi solo quando era certo che lei fosse addormentata, e la mattina si svegliava ancora prima che sorgesse l’alba, al punto che Lynn dubitava che dormisse più di tanto, visti i suoi ritmi giornalieri. Evidentemente, una volta salvaguardato il suo onore davanti agli abitanti del villaggio, non aveva più avuto alcun interesse per lei, almeno da un punto di vista prettamente fisico.
Lynn sapeva che avrebbe dovuto gioire di questo, e allora perché ogni volta che ci pensava, si sentiva ribollire dentro? In fondo, un po’ le bruciava il fatto di non riuscire a essere interessante agli occhi di Tristyn come donna. Cosa le mancava rispetto alle altre ragazze? Era davvero così poco desiderabile? Non avrebbe mai pensato di porsi domande del genere, ma ultimamente il rimuginarci sopra le portava via parecchio tempo.
La brezza si era fatta più fredda, e la ragazza si avvolse ancora di più nel mantello di lana.
Era ora di tornare a casa.
Con un sospiro, s’incamminò lungo il sentiero che si snodava fino al castello.
Il sole stava iniziando a calare, e i suoi raggi aranciati conferivano una luce mistica all’intero paesaggio. Lynn ringraziava spesso Dio per averle dato la vista, perché a volte solo contemplare la bellezza della natura riusciva a darle quella serenità che lei tanto ricercava. Forse era un pensiero un po’ stupido, eppure le sorgeva spontaneo ogni volta che i suoi occhi ammiravano il mondo che la circondava.
Sgattaiolò nelle cucine per evitare il trambusto che regnava nel cortile interno, e stava per raggiungere il corridoio quando la sua attenzione fu attirata da uno scoppio di risate maschili.
In una nicchia avvolto nella penombra, vide Tristyn, seduto a uno dei grandi tavoli in quercia, assieme a Stefan e Conrad. Stavano brindando a qualcosa, a giudicare dai boccali che tenevano in mano, e sembravano divertirsi un mondo.
Attenta a non farsi notare, Lynn si avvicinò e si fermò a osservarli: le faceva sempre uno strano effetto vederli ridere, soprattutto Tristyn. Nella sua mente lui era un uomo adulto, responsabile, e spesso si dimenticava che fosse poco più vecchio di lei. Eppure ora, a vederlo ridere e scherzare con i suoi amici, la sua giovinezza traspariva in tutta la sua forza e vitalità.
Una strana sensazione – la stessa che aveva provato la prima notte di nozze quando si erano ritrovati faccia a faccia - le prese la bocca dello stomaco, ma cercò di non badarci, come faceva sempre del resto.
Curiosa di sapere quale fosse il motivo di tanta allegria, la ragazza si avvicinò ancora di più, senza nemmeno guardare dove metteva i piedi.
Fu questione di un attimo.
Lynn si accorse solo di un movimento sopra la sua testa, e poi vide tutto nero.
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò distesa a terra, attorniata da diverse paia di occhi preoccupati che la stavano fissando.
- Tutto bene, milady? –
- Oh, santo cielo! –
- Forse bisogna chiamare un dottore…-
A fatica, la ragazza si mise a sedere e solo allora si accorse di essere completamente ricoperta di una sostanza bianca e polverosa. Farina?
Stava ancora cercando di capire da dove diavolo fosse arrivata tutta quella farina, quando vide la folla attorno a sé disperdersi in silenzio.
- Si può sapere cosa sta succedendo qui? – chiese una voce autoritaria.
Oh, maledizione!
- Lynn? – domandò la stessa voce, stavolta in tono sorpreso.
Facendosi forza, la ragazza alzò gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con lo sguardo stupito del marito.
- Sto bene – disse, in fretta, cercando di alzarsi e scomparire il prima possibile. Fece per tirarsi su ma una fitta alla tempia la costrinse a sedersi. Ma cosa diavolo aveva combinato?
- Ma cosa diavolo avete combinato? –
Ecco, quando si diceva una domanda calzante.
- No, non ditemelo. Coraggio, vi aiuto – prima che potesse protestare, sentì Tristyn afferrarla delicatamente per la vita e metterla in piedi.
La ragazza barcollò, ma lui la tenne stretta a sé.
- Sicura di stare bene? – le chiese, in tono preoccupato.
Lynn annuì, frastornata più dai suoi modi gentili che dalla caduta in sé.
Tristyn la fece accomodare su una sedia lì accanto e iniziò a ispezionarle il capo, con delicatezza.
- Sto bene – gli disse – non c’è bisogno di…-
- State buona. Vi è caduto un sacco di farina in testa, e probabilmente vi uscirà un bernoccolo. Anche se, conoscendo la vostra testa dura, credo che il sacco sia ridotto molto peggio di voi – le disse, continuando a passarle con delicatezza la mano tra i capelli.
Lynn stava per ribattere, quando sobbalzò per il dolore.
- Come volevasi dimostrare – bofonchiò lui – niente di grave, è solo un bernoccolo – disse, rivolgendosi all’uomo che si era avvicinato.
- Tutto bene, milady? – le chiese Stefan, preoccupato.
Lynn stava per rispondergli, quando intervenne Tristyn.
- Sta bene – borbottò, lapidario – basterà un impacco caldo per farlo andare via. Chiedi a una delle sguattere di prepararne uno.
Stefan obbedì, non troppo convinto e, dopo averle lanciato un’ultima occhiata, si allontanò.
- Non serviva essere così bruschi – osservò Lynn.
- Stefan ha l’abitudine di fare troppo la chioccia quando si tratta di voi – ribatté Tristyn – e comunque, si può sapere cosa ci facevate lì? Potevate farvi male – la rimproverò, mentre cercava di toglierle la farina dal viso.
- Da quello che avete detto, il sacco se l’è vista peggio di me – lo rimbeccò lei, offesa.
Inaspettatamente, Tristyn scoppiò a ridere e scosse la testa.
- Cosa c’è adesso? – gli domandò, con voce acida.
Tutti i pensieri positivi di poco prima erano scomparsi. Era tutto inutile! Lui restava sempre il solito arrogante, maleducato e…
- Non smettete mai di stupirmi. Nemmeno essere stata centrata da un sacco di farina vi ha fatto perdere il vostro sarcasmo – le disse.
- Non mi lascio mettere i piedi in testa facilmente. Nemmeno da un sacco di farina – rispose lei, in tono combattivo.
- Me ne sono accorto – osservò Tristyn – è anche per questo che mi piacete.
Entrambi rimasero in silenzio, incapaci di aggiungere altro.
Suo marito le aveva appena fatto un complimento? Lynn quasi non poteva credere alle sue orecchie.
- Ecco qua l’impacco! – esclamò Stefan.
Erano talmente assorti a guardarsi l’uno con l’altra che non si erano nemmeno accorti del suo arrivo.
Tristyn fu il primo a riscuotersi da quel torpore.
- Bene. Mettetelo sopra il bernoccolo e state a riposo per qualche ora. Stefan, accompagnala nella sua stanza, non voglio che combini altri danni per oggi – e senza aspettare una risposta, girò sui tacchi e si allontanò così rapidamente che la ragazza quasi credette di essersi immaginata tutto.
“Non voglio che combini altri danni per oggi”, brutto prepotente, come osava?
Nemmeno suo padre le aveva mai parlato così!
Eppure la preoccupazione che aveva letto nei suoi occhi quando si accertato se stesse bene…
Non c’era niente da fare.
Un enigma. Quell’uomo sarebbe sempre rimasto un enigma per lei.
 
*
 
- Ecco dove ti eri cacciato –
Tristyn alzò la testa di scatto.
- Che cosa vuoi? – chiese brusco, riprendendo a spazzolare il suo cavallo.
Conrad si appoggiò con nonchalance contro la palizzata.
- Un uomo non può fare due chiacchiere con un suo amico? – domandò, in tono innocente.
Tristyn non lo sopportava quando si comportava così.
- Non tu – disse, continuando a strigliare il manto lucido dell’animale.
Conrad era l’ultima persona con cui desiderava parlare, in quel momento.
Anzi, non voleva parlare proprio con nessuno, per questo era andato nelle scuderie alla ricerca di un luogo tranquillo per starsene per i fatti suoi: a quell’ora gli stallieri si erano ormai ritirati e non c’era nessuno che potesse disturbarlo.
Almeno fino a quel momento.
- Sai, ho come l’impressione che tu sia un po’ nervoso – osservò l’amico.
- Risparmiati questi modi diplomatici e vieni al punto – ribatté lui, a denti stretti.
- D’accordo, come desideri. Quali sono i rapporti tra te e tua moglie, esattamente? -
A Tristyn cadde la spazzola di mano.
Si voltò a guardarlo, incredulo.
- Puoi ripetere? – chiese.
- Suvvia, non c’è nulla di cui essere imbarazzati. Ci siamo sempre confidati noi due, no? Tra pochi giorni partirò per Londra e ho pensato che forse volessi parlarne con me, visto che, diciamo, ho una certa esperienza in fatto di donne – disse, con finta modestia.
Tristyn desiderava fare tante cose.
La prima della lista era togliere quel sorriso impudente dalla faccia del suo amico a suon di pugni.
- Sparisci dalla mia vista! – sibilò, riprendendo il suo lavoro da dove l’aveva interrotto.
- Così mi ferisci! – ribatté Conrad, portandosi una mano al petto.
Tristyn gli lanciò un’occhiata scettica, a cui l’uomo rispose con una risata.
Per fortuna che almeno uno dei due stava trovando quella situazione divertente!
- Dai, Tristyn, pensi che sia cieco? C’è qualcosa di strano in te ogni volta che tua moglie è in giro, me ne sono accorto da un po’, ormai. Prima la cerchi, e poi scappi a gambe levate, quasi avessi paura di lei. Si può sapere qual è il tuo problema?- chiese.
- Te l’ho già detto, vattene – lo ammonì Tristyn.
- Prima voglio che tu mi dica cosa c’è che non va! – insistette Conrad.
- Ora basta! – sbottò lui.
Voltandosi di scatto Tristyn sferrò un pugno contro il viso dell’amico, facendolo ribaltare dall’altra parte della palizzata.
L’uomo si rialzò subito in piedi.
- Non ti conviene attaccare briga con me, ti ho sempre battuto – lo ammonì.
- Le cose cambiano – grugnì Tristyn, prima di partire all’attacco.
Tuttavia questa volta Conrad non si lasciò cogliere impreparato.
Rispose con prontezza di riflessi e colpì Tristyn allo stomaco, facendolo indietreggiare.
- Dai Tristyn, cerca di comportarti in modo ragionevole – sbottò.
- Sai dove puoi mettere le tue belle maniere londinesi? – ribatté lui, tornando alla carica.
Si azzuffarono per un po’, come ai bei vecchi tempi, e Tristyn, al di là di tutto, si divertì.
Aveva bisogno di scaricare la tensione che si era accumulata dal giorno del matrimonio, e fino a quel momento non ne aveva mai avuta realmente occasione. Non nel modo che desiderava, almeno.
- Ti senti meglio, adesso? – gli chiese Conrad, una volta che entrambi furono troppo stanchi anche per restare in piedi.
Tristyn si lasciò cadere a terra e annuì.
- Ti batti bene per essere il damerino che sei diventato – osservò.
Conrad sogghignò, asciugandosi un rivolo di sangue che gli colava dal labbro ferito.
- Questo era solo un riscaldamento per me – rispose – comunque lieto di esserti stato d’aiuto.
Rimasero in silenzio alcuni minuti.
Sopra di loro, una luna luminosa rischiarava il cielo e il paesaggio sottostante, e migliaia di stelle brillavano silenziose.
- Senti Tristyn, non voglio farmi gli affari tuoi, ma ti conosco da una vita e non ti ho mai visto in questo stato – iniziò Conrad – cos’è, il tuo orgoglio non ha ancora digerito la storia del matrimonio combinato? –
Come se fosse questo il problema.
La gente pensava che lui fosse molto orgoglioso, e lui non aveva mai capito perché. Certo, l’idea del matrimonio non gli era mai andata a genio, ma l’aveva accettata ormai da tempo.
No, la situazione assurda in cui si trovava era ben peggiore! E ora che ci rifletteva su, era stata tutta colpa di Conrad e Stefan! Se non gli avessero riempito la testa di mille incertezze, ora sarebbe stato un uomo sereno. Appagato, probabilmente. Ma no, aveva voluto fare la parte del cavaliere dall’armatura scintillante e ora ne stava pagando le conseguenze!
- Perché è questo il problema, vero? – chiese Conrad.
Ecco. Appunto.
- Senti Conrad, apprezzo il tuo aiuto ma non mi va di parlarne – disse.
Seguì un silenzio assordante. Si sentiva solo il canto di un gufo in lontananza.
Ormai lo riconosceva, visto che era il compagno di molte sue notti insonni.
Improvvisamente, Conrad si tirò su e lo fissò attentamente.
- D’accordo, sto iniziando a farmi un’idea ma ho qualche scrupolo a fartela.
Be’, questa è una novità.
- Forse tua moglie non gradisce le tue attenzioni? – gli chiese – in camera da letto intendo.
- Per fortuna che avevi qualche scrupolo a domandarmelo!- sbottò Tristyn, mettendosi a sedere.
- Be’, ho ragione o no? – ribatté Conrad – A me non è mai successo, però non penso sia un problema così irrisolvibile e…- 
- Dio, cosa ho fatto di male per meritarmi questo? – borbottò Tristyn, passandosi una mano sugli occhi.
- Oh, smettila di commiserarti, non ti sopporto quando ti comporti come una donnicciola lagnosa – esclamò Conrad.
- Stai attento a come parli – lo minacciò lui, già pronto a riprendere a menare le mani.
- Risparmiati questo atteggiamento da vero uomo per quando sei solo con tua moglie. Che poi, davvero non capisco come mai le cose tra voi non funzionino. Voglio dire, Lynn è una bella donna, piuttosto desiderabile e…-
- Attento a quello che dici – ringhiò Tristyn.
L’amico lo guardò e scoppiò a ridere.
- Cos’è, hai paura che Lynn preferisca me? Non temere, non ho intenzione di rubartela, è tua moglie e anche un uomo come me ha dei principi morali. Sta di fatto che non puoi continuare così, vai da lei e vedi di superare i problemi che ci sono tra voi – concluse, lapidario.
Dopodiché, si mise a ridacchiare tra sé e sé.
- Si può sapere che cosa c’è adesso? – gli chiese, irritato.
Non solo si era dovuto sorbire la sua predica, ora aveva pure il coraggio di ridergli in faccia!
- Niente, è che…chi l’avrebbe mai detto? Proprio tu, sempre così sicuro di te, messo con le spalle al muro da quella piccola sassone con i capelli rossi! Quasi da non crederci!- osservò.
- Felice che lo trovi divertente – borbottò in risposta.
- Oh, ricominci con questo atteggiamento lamentoso? Senti, se vuoi qualche consiglio più specifico, basta chiedere – si offrì, sornione.
- No grazie – rispose Tristyn, in tono lapidario.
- Come vuoi – disse Conrad.
Apparentemente, quella conversazione assurda era giunta a un termine.
Grazie a Dio.
- Bene – disse Tristyn - penso che sia ora di andare e…-
- Eccovi finalmente! Vi ho cercato dappertutto! – esclamò la voce di Stefan – si può sapere che cosa è successo? – chiese, vedendoli mezzi acciaccati.
Conrad scoppiò a ridere.
- E’ una lunga storia – gli disse, e gli fece segno di sedersi accanto a loro – non è vero Tristyn? –
Dal luccichio nel suo sguardo, Tristyn capì che il suo calvario era solo all’inizio.
Sarebbe stata una lunga serata.
 
*
 
Avviluppata nel tepore delle coperte, Lynn non riusciva a prendere sonno.
La testa le faceva male nel punto in cui stava uscendo il bernoccolo, e l’infuso alle erbe che aveva bevuto prima di andare a letto non l’aveva calmata come aveva sperato.
Continuava a pensare a quello che era successo quel pomeriggio.
Allo sguardo preoccupato di suo marito. Alle sue mani gentili che le avevano accarezzato i capelli e il viso. Alla sua fronte, leggermente cosparsa di farina. Al calore del suo corpo contro il suo e…maledizione, che stava facendo?
Irritata per la piega dei suoi pensieri, si mise a sedere, appoggiandosi contro i cuscini.
La sensazione di vuoto allo stomaco era tornata, per l’ennesima volta.
Che avesse fame? Di solito la cena la saziava a sufficienza, ma forse la botta in testa aveva avuto ripercussioni anche sul suo appetito.
Dopo averci riflettuto attentamente, scese giù dal letto, prese con sé la candela e iniziò a scendere le scale con cautela. La testa le girava ancora un po’ e voleva evitare di spezzarsi l’osso del collo.
- Si può sapere dove pensate di andare? –
Lynn sobbalzò e si appoggiò al muro per sorreggersi.
Ma che diavolo…?
Guardò in fondo alle scale e vide la sagoma del marito nella penombra, le gambe larghe e le braccia incrociate sul petto. Sembrava piuttosto arrabbiato.
Sai che novità.
- A mangiare qualcosa – rispose lei, in tono calmo.
Fece per scendere ancora, ma lui le fu accanto in un attimo, superando con un balzo i gradini che li separavano.
- Tornate di sopra – le ordinò, nel suo solito tono imperioso.
- Con tutto il dovuto rispetto, voglio solo…- s’interruppe di colpo, vedendo il viso di Tristyn alla luce della candela – Cosa vi siete fatto? – chiese, inorridita.
Aveva un labbro spaccato, diversi tagli sulla fronte e la sua guancia destra stava velocemente acquistando un colorito bluastro. I vestiti erano stropicciati e sporchi, come se si fosse rotolato nel fango.
- Non sono affari che vi riguardano – rispose, imperturbabile.
- Pensate che sia stupida? Avete fatto a botte con qualcuno, è evidente! Non ci posso credere – borbottò – Forza, venite con me.
Senza pensarci gli afferrò una mano e lo trascinò di sopra, fino alla loro camera.
- Sedetevi lì – gli disse, indicando il letto e Tristyn, stranamente, obbedì.
Lynn accese il fuoco nel camino, per avere più luce possibile, e si mise a frugare freneticamente nel suo baule.
- Che cosa state cercando? – gli sentì chiedere.
- Qualcosa per la vostra faccia – borbottò lei.
- Non mi serve nulla – iniziò lui – un po’ d’acqua fresca e…-
- Potete tacere per una volta? – sbottò Lynn.
Un silenzio surreale calò tra loro, mentre lei si rendeva conto di cosa aveva appena detto.
E in che modo soprattutto.
Trovata l’ampolla che stava cercando, si fece coraggio e si voltò verso il marito.
Lui la fissò senza dire nulla, rimanendo immobile al suo posto.
La ragazza versò il contenuto della fiala su un panno di stoffa, e un aspro profumo di erbe aromatiche si diffuse nell’aria.
- Questo aiuta a far guarire più in fretta le ferite – spiegò, muovendosi verso di lui, in attesa.
- Fate pure – le disse.
Con cautela, Lynn si avvicinò e appoggiò il panno sul labbro arrossato e sui piccoli tagli che aveva sul viso.
Tristyn girò la testa, infastidito.
- Su, non è così terribile! Brucia un po’, ma funziona, ve lo posso assicurare – gli spiegò, continuando a tamponargli il volto – ogni volta che cadevo, da piccola, la mia balia usava sempre questo unguento, e faceva miracoli.
- Dovevate essere una bambina molto vivace – osservò lui.
- Be’, vivace è il termine giusto. Non stavo mai ferma. Mi piaceva esplorare e gironzolare qua e là, soprattutto in estate – Lynn sorrise al ricordo – purtroppo mio padre non me lo lasciava fare spesso.
- Sì, capisco il suo punto di vista – disse Tristyn.
I suoi occhi chiari, leggermente divertiti, erano fissi su di lei, e Lynn poteva percepire il calore della sua pelle sotto la stoffa umida. Anche se aveva finito di medicarlo, non riusciva ad allontanarsi.
Era come se una forza inopponibile la stesse attraendo verso di lui.
- Non mi volete dire cosa è successo? – gli chiese, cercando un argomento di conversazione.
Si sentiva piuttosto accaldata e stordita, ma probabilmente era dovuto all’incidente del pomeriggio.
Mettersi a letto e riposare erano di certo la cosa migliore da fare. Se solo fosse riuscita a staccare i piedi da terra.
- Ho avuto una piccola discussione con Conrad – borbottò lui – niente di che.
- Pensavo foste amici – osservò lei.
- Le risse migliori sono proprio quelle – le rispose, ridacchiando – avevamo voglia di menare un po’ le mani e lo abbiamo fatto. Niente di grave. Avete finito? – le chiese.
Accorgendosi di essere rimasta ferma per chissà quanto tempo, la ragazza si riscosse imbarazzata.
- Si certo! Stanotte dovrebbe già fare effetto e…- cercò di voltarsi ma lui la trattenne.
Lynn iniziava a sentire le gambe molli. Sul serio, non era solo una sua impressione.
Con delicatezza, suo marito le mise una mano tra i capelli e le accarezzò la testa.
- Vi fa ancora male? – domandò, con aria preoccupata.
- No…no… – balbettò lei – credo che alla fine sia andata peggio al sacco di farina – scherzò, riprendendo la battuta che le aveva fatto quel pomeriggio.
- Non mi avete detto perché eravate lì – mormorò lui, continuando ad accarezzarle delicatamente il capo. Dio, era così piacevole!
- Passavo per caso – rispose la ragazza, di getto.
Suo marito le lanciò un’occhiata scettica, che la punse sul vivo.
L’abilità di quell’uomo a cambiare atteggiamento era sorprendente!
- D’accordo, non volete credermi? Siete libero di farlo! Davvero, a volte non capisco proprio…- le parole le morirono in gola quando suo marito si alzò in piedi di fronte a lei.
La ragazza era talmente abituata a non stare troppo vicina a lui che quasi si meravigliò di quanta forza emanasse il suo corpo allenato e imponente. Eppure la stava trattenendo con una delicatezza tale che non riusciva a sentirsi intimidita da lui.
- Cosa non riuscite a capire Lynn? – le chiese.
Lei si era aspettata un tono sarcastico, invece sembrava sinceramente interessato.
- Voi – disse, guardandolo negli occhi - cambiate in continuazione. Per essere un uomo, siete piuttosto complicato – osservò, cercando di essere pragmatica.
Tristyn rise piano e scosse la testa.
- Be’, non penso di esserlo così tanto. Forse siete voi che non vi sforzate troppo per capirmi – la prese in giro, guardandola sornione.
Tristyn stava veramente scherzando con lei? La botta in testa doveva essere più forte del previsto perché la situazione le stava sembrando sempre più surreale.
- Sappiate che ho ottime capacità nell’individuare subito il carattere di una persona! Sul serio! Potete chiedere a chiunque e…si può sapere cosa c’è adesso? - gli chiese, sentendolo ridere sempre di più.
- E’ troppo facile – le disse lui, attirandola più vicina a sé.
In un altro momento Lynn se ne sarebbe subito accorta ma la sua mente era troppo impegnata a ragionare su cosa intendesse dire.
- Cosa? Vedete che siete complicato? E’ colpa vostra! – esclamò, trionfante, puntandogli un dito contro il petto.
Senza ribattere nulla, lui le prese la mano e la premette contro di sé.
- Avete finito? – le chiese.
- Sul serio, da come vi comportate stasera, sembra che abbiate preso voi una botta in testa, se fossi in voi andrei a…- le parole le morirono in gola.
O meglio, non riuscì proprio ad articolarle.
Prima che potesse accorgersene, si trovò a un palmo di naso dal viso di Tristyn. Non fece nemmeno in tempo a metterlo bene a fuoco che le labbra di lui si posarono sulle sue.
Delicatamente, al punto che all’inizio Lynn pensò di stare veramente vivendo un’allucinazione.
Poi però, la pressione delle sue labbra si fece sempre più insistente e la ragazza chiuse gli occhi, d’istinto, appoggiando le mani contro il petto di lui.
Aveva trascorso le ultime tre settimane a chiedersi cosa mai suo marito trovasse di così repellente in lei da non volerla nemmeno sfiorare con un dito, e ora invece stava succedendo questo!
Tristyn le passò una mano tra i capelli per tenerla vicino a sé, e la ragazza si ritrovò imprigionata contro di lui. Ancora stupita per la piega che quella serata aveva preso, rimase immobile, lasciandolo fare. Non era un’esperta, ma suo marito sembrava molto capace in quello che stava facendo, ecco, se solo non avesse…
- Ahi! – borbottò, quando sentì la mano di lui premere contro il bernoccolo.
Subito Tristyn la lasciò andare, guardandola preoccupato.
- Mi spiace – disse, in tono contrito.
Aveva le guance arrossate e il respiro un po’ affannato. Tuttavia, ciò che più la colpì in quel momento fu la luce che gli brillava negli occhi e che comunicava emozioni contrastanti.
Sollievo. Appagamento. Orgoglio.
- Dovete riposare, adesso – le disse lui, riprendendo il suo tono fermo, anche se la voce non aveva la solita sfumatura autoritaria.
Lei annuì, ancora intenta a osservare quello sconosciuto che aveva preso il posto di suo marito.
- Lynn? –
- Si? -
- Siete sicura di stare bene? – le domandò – avete preso una bella botta oggi.
Ah, sì. Giusto.
- Si…infatti, credo che ora andrò a dormire – mormorò lei – grazie.
Grazie?
La botta in testa doveva averla rintronata più di quando si aspettasse.
- Prego – rispose lui, in tono educato, ma i suoi occhi sorridevano divertiti.
La degna conclusione della serata.
Cercando di muoversi con disinvoltura, si arrampicò sul letto e si infilò sotto le coperte, sospirando di piacere nel poter appoggiare la testa sul cuscino. Emise uno sbadiglio e osservò Tristyn  mentre attizzava il fuoco nel camino. Sembrava…felice. 
- Tristyn? – lo chiamò, con voce assonnata.
- Sì? – rispose lui, senza voltarsi.
- Siete davvero un uomo complicato – borbottò prima di cadere in un sonno profondo.
 
 
 
   
 
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