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Autore: Emmastory    06/05/2016    1 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Capitolo XVI

Muta letizia

È di nuovo buio. Tutti dormono, eccetto me. Sono difatti persa in uno stato di dormiveglia, sdraiata su un fianco a occhi socchiusi. Le zampe molli, e le orecchie sempre tese alla ricerca di suoni e novità. Il bubolare di un gufo riesce a riportarmi alla realtà, e rimettendomi in piedi, miro lo stellato cielo, ora scuro e quasi tinto di nero. I miei amici alati sono tornati a farmi visita, e scendendo in picchiata, raggiungono il terreno, iniziando quindi a zampettarmi intorno come passeri solitari. “Sei ancora sveglia?” chiede Owen, fissando il suo sguardo su di me e attendendo in silenzio una mia qualsiasi risposta. “E preoccupata.” Dissi, con la voce rotta e spezzata dall’emozione. “Povera cara! Qualcosa non va?” si informò la dolce India, moglie del mio amico poeta. “Mia sorella. Sono giorni si comporta in modo strano. Ansima, è stanca e non riesce a muoversi.” Continuai, soddisfacendo la curiosità dei miei congiunti alati. “Forse so cosa la affligge.” Esordì poi Casper, rompendo il silenzio che era riuscito a mantenere fino a quel momento. In quel preciso istante, mi sedetti, e continuando a guardare il mio amico negli occhi, attendevo di ascoltare la sua opinione a riguardo, che sarebbe con grande probabilità stata accompagnata da qualche perfetta rima. “La gioia e il dolore nel suo animo turbineranno, e al sorgere del sole le cose cambieranno.” Disse, riuscendo a dissipare ogni mio dubbio. A quelle parole, non risposi, avendo unicamente il coraggio necessario a formulare una singola e semplice domanda. “Torna a dormire, e promettimi solo di restare con lei.” proruppe poi una voce alle mie spalle. Voltandomi di scatto, riconobbi la figura di mia nonna, occultata dalle tenebre e difficilmente visibile. Spostando quindi lo sguardo, notai un particolare che non ebbe potere dissimile dallo scioccarmi. Un lampo precedette un fragoroso tuono, e nei secondi di luce che ne risultarono, la verità. Non riuscivo a crederci, ma Astral era sparita. Una sola cosa era certa. Dovevo ritrovarla, e in fretta. “Dovete aiutarmi.” Dissi, riferendomi ai miei quattro interlocutori, ora preoccupati quanto me. Obbedendo a quella sorta di ordine, i miei custodi alati volarono via andando alla sua ricerca, e correndo al mio fianco, mia nonna si offrì di accompagnarmi nel viaggio che ci avrebbe condotto al luogo dove era fuggita. I minuti passavano, e nascosta nella tetra oscurità, gridavo il suo nome. Per pura sfortuna, nessuna risposta giungeva alle mie orecchie, e di mia sorella nessuna traccia. Non lo credevo vero né possibile, ma di lei neanche l’ombra. Intanto, le ore continuavano a passare, ed io sentivo caldo. Il sole stava lentamente spuntando e mostrando il suo tuttavia ancora pallido volto, e la temperatura si stava alzando. Il buio era ormai scomparso, e improvvisamente, avvertii nell’aria la presenza di un odore. Concentrandomi, lo riconobbi. Era lei. Quasi istintivamente, sollevai il capo, e posando il mio sguardo sull’ora azzurro cielo sgombro dalle nuvole, vidi i miei tre custodi alati solcarlo come erano soliti fare, emettendo stridii a tratti incomprensibili. Erano troppo lontani perché potessi sentirli chiaramente, ma malgrado la distanza, compresi il loro messaggio. “Seguici.” Sembravano dire, volando senza apparente sosta ad ali spiegate. In quel momento, la stanchezza era in procinto di immobilizzarmi, ma lottando contro il dolore alle zampe, mi mostrai fiduciosa, contando sull’aiuto dei miei amici. Seguendo il loro muto andare, raggiunsi senza accorgermene l’ormai conosciuto villaggio abitato da Saskia, ed entrando nella grotta che avevo per puro caso scoperto tempo prima, la vidi. Mia sorella, sdraiata su un fianco, intenta ad allattare tre adorabili lupacchiotti. Ero arrabbiata perchè non me ne aveva parlato, A quella vista, mi intenerii sciogliendomi come bianca neve al sole. “Sorpresa.” Biascicò, notandomi e posando il suo sguardo su di me. L’occhio stanco, la voce flebile, e il grigio pelo rovinato. Appariva stremata, e mentre i suoi tre piccoli continuavano a muoversi e scalciare andando alla ricerca del latte con il quale si sarebbero nutriti, lei tentò di alzarsi. Avvicinandomi, decisi di aiutarla, e guardandola, notai che il suo intero corpo tremava. “Ho paura.” Ammise, posando alternativamente il suo sguardo colmo di terrore e preoccupazione su di me e sui suoi cuccioli. “Forse Scar ci sta ancora cercando, io ho appena avuto i piccoli, e se dovessimo fuggire? Che faremo?” chiese, tempestandomi di domande e sperando in una marea di risposte e parole di incoraggiamento. “Non dovremo. Hai fatto bene a rifugiarti qui. Dove sono gli umani?” risposi, per poi terminare quel mio discorso con quella domanda. “Sono andati a caccia, e cercano un lupo. Lo chiamano Fiera Notturna.” Continuò, per poi tacere e scivolare nel più completo mutismo. A quel nome associai un ricordo, e improvvisamente, raggelai. La ricerca di Scar da parte degli umani non era finita, e da ormai lungo tempo non facevano che muovergli guerra. Iniziando forse inconsapevolmente a tremare, tentai di nascondere le mie vere emozioni acquattandomi al fianco di Astral. “Ora dormi, hai bisogno di riposo.” Le dissi, fornendole un utile consiglio e vedendola sdraiarsi in una posizione tale da offrire spazio anche ai suoi cuccioli. Con l’arrivo della notte, faticai ad addormentarmi, e nonostante i mille cupi pensieri che mi vorticavano in mente, spendevo ogni grammo delle mie energie nel tentare di sorridere e concentrarmi sul ritrovamento di mia sorella e della sua seppur muta letizia.
   
 
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