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Autore: _Nimphadora_    07/05/2016    7 recensioni
||Crossover HP/Game of Thrones
Westeros è diviso in due.
A Nord regna la famiglia Stark di Grande Inverno, a Sud la famiglia Baratheon ad Approdo del Re.
Dopo anni di convivenza pacifica i Baratheon infrangono ogni patto per conquistare il potere anche oltre la barriera.
In seguito al tradimento di alcuni cavalieri la dimora degli Stark viene messa a ferro e fuoco, saranno molti a morire ma una dei giovani nobili riuscirà a fuggire.
Iryn Stark, principessa del Nord, ferita gravemente ma ancora viva si allontana muovendosi nella neve dal suo castello in fiamme.
Eppure non sarà sola a lungo, il nome degli Stark deve essere vendicato.
In molti l'accompagneranno e le giureranno fedeltà.
Iryn è di diritto la regina del Nord, ma nasconde un terribile segreto...
Amori peccaminosi. Morti. Intrighi. Battaglie.
Nessuno è al sicuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Incompiuta, Triangolo | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
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Tirava un forte vento gelido e Flangan non riusciva quasi a vedere oltre il suo naso, era Nafeesa a guidarlo.
Lei, con la sua straordinaria capacità di vedere sia alla luce che al buio.
Gli sarebbe stato addirittura grato, se non sapesse che la colpa del dover fuggire in quel modo era proprio la sua.
Certo, creare problemi a Emmett Sterling non era certo un dispiacere ma il suo appoggio poteva essere utile una volta trovata Iryn.
Un luogo sicuro dove poter passare la notte nella loro situazione era qualcosa di fondamentale.
«Oh, cavaliere, quando smetterai di tenermi il muso? Perché non ammetti che in questo modo è più divertente?»
Sussurrò Nafeesa con il suo solito tono suadente e sfacciato.
Poi l'aria si riempì della sua risata cristallina, armoniosa come una musica antica e allegra.
«Sta zitta, vampira. Vuoi che il vecchio Sterling si svegli proprio adesso?!»
Lei sbuffò e Flangan poté notare come il riflesso rosso dei suoi occhi si alzasse verso l'alto a formare uno sguardo irritato.
Spalancò il portone della stalla, spaccando in due il lucchetto senza il minimo sforzo.
Flangan finse di non essere stupito e si avvicinò al cavallo di razza, era rossiccio e dalla criniera color mogano.
«Vorrei poter dire che mi dispiace privare il vecchio Sterling del suo ultimo cavallo, ma la verità è che fosse per me ora sguazzerebbe nel letame. Magari è stato davvero meglio in questo modo...»
Disse il cavaliere accompagnando le parole a una risata secca, per poi montare la sella.
Il cavallo nitrì, infastidito, ma parve calmarsi dopo che Nafeesa cominciò ad accarezzarlo dolcemente.
«Mhm... sarebbero delle scuse, cavaliere d'acciaio?»
«No di certo»
Rispose immediatamente, ma poi le porse la mano per aiutarla a salire in sella, lei l'accettò.
La raggiunse poco dopo.
«Cerco di provare a collaborare»
La vampira schiacciò la schiena contro l'armatura lucida di Flangan, senza nascondere un sorriso soddisfatto.
«Accetto le tue scuse, Christopher»
Questa volta toccò al cavaliere alzare gli occhi al cielo.
Il cavallo lasciò lentamente la stalla, per evitare di fare baccano, e si avviò verso il bosco.
C'era meno neve rispetto ai confini di Grande Inverno ma l'aria continuava ad essere gelida, tanto da costringere anche la mezza vampira a stringersi nella pelliccia ormai sciupata.
«Ti diverte essere così irritabile?»
Sussurrò lui a un certo punto, magari fare conversazione l'avrebbero aiutato a non concentrarsi troppo sul freddo inoltre, anche se non l'avrebbe mai ammesso, ma lo divertiva punzecchiarla.
«Mi diverte metterti in difficoltà, prode cavaliere»
Lo apostrofò divertita, poi d'un tratto la sua espressione si fece seria.
Ci volle del tempo prima che riprendesse la parola.
«Io ho sempre odiato gli uomini come te. Vi credete tanti forti, con le vostre spade, le vostre armature. Vedete le donne come oggetti, di piacere o utili per continuare il vostro nome. Non le credete forti, non le reputare alla vostra altezza, o almeno vi comportate in modo da farlo credere. Io penso che voi ci temiate, dovreste. Una donna può sopportare i dolori del parto, può faticare nel campi per giornate intere, può essere un'ottima osservatrice e colpire al momento opportuno. Noi, al contrario di voi, non ci lasciamo accecare dall'odio ma lasciamo che esso covi dentro di noi, e attendiamo. Attendiamo fino a che quello stesso odio sia abbastanza freddo da permettere la più nobile e arguta delle vendette»
Flangan rimase inspiegabilmente colpito da quel breve discorso ma non riuscì a non sentirsi chiamato in causa.
«Io non corrispondo a questa descrizione, ancella, ho sempre rispettato le donne che ho incontrato sul mio cammino. Sempre»
Nafeesa rise di scherno, allontanando la schiena dal petto reso duro dall'armatura del cavaliere.
«Se io ti sfidassi adesso tu combatteresti contro di me, cavaliere?»
Flangan abbassò lo sguardo.
«...questo non vuol dire niente»
«E invece sta tutto lì, il nocciolo del mio discorso. Non mi onoreresti con uno scontro leale perché per te non sarebbe onorevole farlo. Così io avrei tutto il tempo di tagliarti la gola quando mi avrai voltato le spalle, ma di certo non ne trarrei soddisfazione»
Il cavaliere fece prendere velocità al cavallo, che iniziò a compiere lunghe falcate sul terreno fangoso.
«Preferiresti che ti uccidessi in battaglia?»
«E qui sbagli ancora, ti stupirà ma una donna può imparare a usare la spada proprio come un cavaliere. Siamo versatili, tanto da poter essere sia madri che assassine nello stesso momento»
 
«Lady Stark ammiro la vostra tenacia, davvero, ma se continuerete di questo passo vanificherete tutto il mio lavoro!»
Esclamò Riona, avvicinandosi alla casa di legno e pietra. 
Veniva dal bosco, come ogni giorno era stata alla ricerca delle erbe necessarie a Iryn per i suoi ricostituenti e tornava quando la mattinata aveva già iniziato a intiepidirsi.
La lady si era rifiutata di rimanere a letto una volta sveglia e aveva iniziato a camminare, non senza fatica.
Sentiva delle fitte atroci ad ogni movimento ma si costringeva a dissimulare.
Non avrebbe vissuto come un'inferma, doveva iniziare a muoversi.
«Tu continua a fare bene il tuo lavoro e vedrai che starò perfettamente»
Fu infatti la sua rapida risposta, data con tono più lieve ma con la solita fiera testardaggine. 
Stanca, iniziò a reggersi contro lo steccato di legno scuro che circondava la vecchia costruzione.
Jace la osservava con attenzione ma a debita distanza. Aveva provato a parlarle spesso ma negli ultimi due giorni la Stark si era chiusa in un religioso silenzio.
Il padre di Riona, Ivor, diceva che era il suo modo per elaborare il lutto.
La guaritrice serrò la mascella, contrariata, ma non le disse altro.
Piuttosto si concentrò sulla ragazzina dietro l'abitazione, era possibile intravedere i suoi movimenti rapidi e il luccichio provocato dalla sua bacchetta se si prestava una particolare attenzione.
Sophia, era certa fosse quello il suo nome.
Si avvicinò a lei, incuriosita.
Stava cercando di far nascere dei fiori in mezzo alla neve, ma riusciva a malapena a far spuntare dei germogli verdi.
Sembrava molto concentrata, non si lasciava abbattere dal fallimento.
Riona ne rimase affascinata.
«La formula è sbagliata»
Pronunciò poi, dopo alcuni minuti passati ad osservarla senza che lei lo notasse.
Sophia sussultò ma poi le rivolse un sorriso di cortesia.
«No, sono sicura sia giusta»
La guaritrice alzò le spalle, poi cacciò la bacchetta di salice che portava nascosta nell'ampio borsone che teneva in spalla.
«Flos ex frigore»
Pronunciò con voce piena e sicura, impugnando la bacchetta verso un mucchietto di neve.
In pochi secondi venne alla luce una splendida rosa bianca e senza spine.
Riona si girò verso la ragazzina.
«E non flos in frigore»
Ripeté.
Sophia arrossì ma annuì.
«Mi è riuscita bene non trovi? A volte la mia bacchetta fa i capricci, nonostante le crine di unicorno. La tua come è fatta?»
Chiese prendendola rapidamente dalle sue mani, la ragazza storse il naso ma rispose.
«Cedro, nucleo di corde di cuore di drago»
«Mhm... lo sento, ha carattere»
Rispose, poi la restituì.
«Forza, ora riprova»
Sophia impugnò saldamente la sua bacchetta, poi pronunciò la formula fissando la distesa bianca.
«Flos ex frigore!»
E in poco tempo comparve uno splendido cespuglio di rose selvatiche di un rosso intenso e senza spine.
Riona rimase strabiliata, ma l'orgoglio le impedì di darlo a vedere.
«Chi ti ha insegnato?»
Chiese inquisitoria. Sophia a quella domanda sorrise, un sorriso impregnato però di una nostalgia che Riona non avrebbe potuto comprendere.
«La mia famiglia non poteva pagare per un vero maestro, fu un uomo del villaggio a insegnarmi le basi, il vecchio Lorcan. Non mi ha mai chiesto denaro. Ho studiato con lui dall'età di dieci anni fino ai quindici, è morto un anno fa»
Riona annuì, ma non aveva mai sentito quel nome.
«Ha fatto un bel lavoro»
Lei sembrò ridacchiare per via di un ricordo lontano.
«Era piuttosto maldestro in realtà, ma diceva che io avevo un dono. Ho sempre imparato in fretta»
«Allora dovremmo cercare di mettere a frutto il tuo dono»
Sophia sgranò gli occhi, incredula.
«Volete darmi delle lezioni? Lo fareste davvero?»
«Sarebbe un peccato lasciarti a marcire nella mediocrità quando potresti fare molto di meglio, non credi?»
Nel frattempo Iryn non poteva fare altro che osservare i bambini giocare a rincorrersi o lanciarsi palle di neve. 
Conan e Nari erano rimasti seduti accanto allo steccato per diverso tempo finché un'altro ragazzino non aveva iniziato a lanciare alla bambina delle palle di neve, facendola ridere.
Si rincorsero a lungo, fino a crollare l'uno sopra l'altro sulla distesa soffice.
 
«Non nevicava così tanto da quando sei nata tu, Iry»
Jon si teneva attaccato alla sorellastra, stava morendo di freddo e gli piaceva tenerla stretta. La pelliccia di Iryn era più morbida della sua ed era come un enorme cuscino.
La bimba aveva i capelli neri resi umidi dalla neve e le guance rosse dal gelo. 
Lei aveva appena sette anni mentre lui undici eppure sembrava lei la più grande fra i due.
Non si lamentava per il freddo, non si scomponeva per le scarpette bagnate, aveva una resistenza unica e Jon l'ammirava molto per questo.
Stava proprio per chiederle se voleva tornare dentro al calduccio, magari per mangiare qualche biscotto alla melassa, quando la vide balzare in avanti all'improvviso.
Era stata colpita da una grossa palla di neve.
Un ragazzino alto e con la testa piena di ricci rossicci e ribelli si era avvicinato a loro, riprendendo a lanciare neve contro Iryn.
«Robb! Smettila, dai!»
Si lamentò la bimba ridendo, gli corse incontro per poi schiantarsi contro il petto del ragazzino. Caddero entrambi sulla neve gelida.
«Iryn? Iryn stai bene?»
Chiese con voce piccola Jon, ma lei non lo sentì nemmeno presa com'era dal ridere a crepapelle fra le braccia del fratello.
«Stupido, stupido Robb!»
Gli sussurrò divertita all'orecchio. Il piccolo Stark la strinse forte, strofinando le mani inguantate sulle sue braccia, per riscaldarla.
«Hai freddo Iry?»
Lei sembrò rifletterci su per qualche secondo, poi appoggiò la testa sul suo petto.
«No, adesso non più»
Jon sgattaiolò via, si era offeso. Odiava quando Iryn lo ignorava, lo facevano già tutti e lei era l'unica che gli era rimasta. Per lui era l'unica sorellina.
Già progettava di riempirle il letto di fango, per punizione.
«Devi smetterla di ricoprirmi di neve, torno a casa tutta zuppa e poi la mamma mi sgrida sempre»
Borbottò dopo un po' la piccola, Robb sorrise appena giocando con i suoi capelli.
«Te lo meriti»
«Non è vero»
«Non mi cerchi mai, ora giochi con lui...»
Iryn ridacchiò.
«Jon non mi fa mai gli scherzi, e divide tutto con me»
Robb sbuffò per poi spingere via la bimba, facendole cadere il faccino candido nella neve.
Iryn ricacciò dentro le lacrime di fastidio, non gli avrebbe dato la soddisfazione di averla fatta piangere.
«Sei cattivo!»
Gli urlò con la vocetta acuta, cercando di scappare via, ma il fratello la afferrò per il polso per poi costringerla a tornare fra le sue braccia.
«Scusa, scusa, scusa. Mi perdoni?»
La bimba cercò di spingerlo via ma lui era troppo più forte, troppo più grande.
Iryn sarebbe potuta scomparire fra le sue braccia.
«Mi perdoni? Dividiamo anche i miei giocattoli, se vuoi li puoi prendere anche tutti. Dai, dai!»
Ripeté Robb ancora una volta, Iryn alzò lo sguardo fino a incontrare i suoi occhi azzurri come il cielo in estate.
Gli venne da ridere e rise forte, non sapeva nemmeno bene il perché.
«Non li voglio i tuoi giocattoli, non mi piacciono»
Cantilenò, ma in compenso gli diete un veloce bacio sulla guancia, poi scappò via dalle sue braccia.
Si rincorsero per ore.
 
«Basta! Basta, siete insopportabili!»
Urlò all'improvviso la lady contro i bambini.
«Smettetela, smettetela di urlare! Sembrate dei piccoli mostri. Sei avessi la mia bacchetta con me vi avrei già zittiti a dovete e ah!»
Smise di urlare a causa di una forte fitta al fianco che la costrinse ad accasciarsi sulla neve.
Jace le corse incontro immediatamente.
«Lady Stark, permettete che io vi aiuti!»
Le disse svelto, allungando le mani verso di lei, ma Iryn lo rifiutò in malo modo.
Voleva nascondere le lacrime che d'improvviso le avevano riempito gli occhi.
«Lasciami, l-lasciami sola»
Jace ritirò le braccia in modo repentino. Sembrò accartocciarsi su se stesso, ferito da qualche parte fra l'orgoglio e l'affezione.
Il baccano aveva fatto accorrere anche Riona che, dopo aver dedicato alla lady uno sguardo confuso, prese i due bambini in braccio e li portò velocemente in casa dove era Ivor Griève a lamentarsi.
«Questa casa sta diventando peggio di un bordello, per fortuna non continuerà così ancora per molto»
Lo sentì dire distintamente la guaritrice, che in quello stesso istante avvertì il sangue raggelarsi nelle vene.
Posò i bambini a terra e fece appena in tempo a pronunciare un “andate via” prima di sentire le gambe iniziare a tremare.
«Questo cosa vuol dire, padre?»
Chiese cercando di dare un tono fiero alla sua voce, ma anche quella finì per iniziare a tremare.
«Lo sai benissimo, Riona. Devi sposarti, avresti dovuto farlo già molto tempo fa. Da quando è morta tua madre sono solo a sostentare quattro figli, non posso continuare a farlo ancora»
Riona sentì il petto gonfiarsi di rabbia.
«Sono io a sostentare la famiglia con il mio lavoro, tutti i giorni!»
Esclamò irata, stringendo i pugni tanto forte da lacerarsi i palmi.
L'uomo rise amaro.
«Ah sì? Credi che lady Stark ti pagherà, vero? Non ha niente con se', niente! Per non parlare di quei due contadini che l'hanno accompagnata. Tanta fatica per nulla! Alla fine del mese Idris MacPhearson porterà qui suo figlio a conoscerti e combineremo il matrimonio. E pensare che dovrò persino pagargli una dote...»
La guaritrice rimase senza parole. Tutto era già stato scelto, il suo futuro era stato già inciso nella roccia ma lei non ne era stata avvisata.
Si sentiva perduta, derubata della sua libertà.
Si sentiva senza alcuna speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Heilà.
Ecco il nuovo capitolo, vi è piaciuto?
Ho una notizia da darvi, ho creato una pagina facebook dedicata al mio profilo efp e a questa storia: https://m.facebook.com/Nimphadora-autrice-efp-577807555720377/
Qui troverete anticipazioni e aggiornamenti quotidiani riguardo “Blood of Ice”, magari piccoli spoiler, o approfondimenti sui vari personaggi. Inoltre verrete avvisati sulla pagina ogni qual volta io stia per postare un nuovo capitolo. Mi farebbe molto piacere iniziaste a seguirla!
Grazie per aver letto fin qui.
Baci,
-Nimph


  
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