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Autore: Becky2000GD    09/05/2016    0 recensioni
Brian Haner è un veterano di guerra. Dopo aver passato molti anni sul campo di battaglia e aver più volte rischiato di morire per il proprio paese, decide di ritirarsi e tornare a condurre una vita normale nella sua città, Huntington Beach, California. Quando però suo marito Matthew, da poco tornato in guerra per svolgere altri due anni al servizio dell'esercito degli Stati Uniti, viene catturato dai nemici e probabilmente ucciso, iniziano i problemi. Brian cade in depressione, senza più essere neanche in grado di occuparsi di suo figlio. Troppo forte è il desiderio di avere indietro il corpo di Matt, in modo da potergli dare una degna sepoltura. Le cose però non sono esattamente come sembrano, e presto Brian riacquista la speranza di potere tornare alla sua vita ...
-PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA SU WATTPAD-
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Il suicidio! Ma è la forza di quelli che non hanno più forza, è la speranza di quelli che non credono più, è il sublime coraggio dei vinti! Già: in questa vita c'è almeno una porta che possiamo sempre aprire per passare dall'altra parte! La natura ha avuto un moto di pietà: non ci ha imprigionati."
-Guy de Maupassant

 

 

 

"Non fare così, Brian. Smetti di tenermi il broncio, coraggio ... si tratta solo di due anni. Ci siamo abituati, no?"

"No, no che non ci siamo abituati. A suo tempo hai preso questa decisione senza consultarmi ... e lo so che ne abbiamo discusso centinaia di volte ormai, ma proprio non ce la faccio a credere che domani partirai di nuovo. Chi te lo fa fare? Che cos'è che hai lasciato che ti manca così tanto da spingerti a tornare in quell'inferno?"

Ripenso alla discussione che ebbi con Matt il pomeriggio del giorno precedente alla sua partenza.

Non ha mai risposto alla mia domanda, mentre ciò che avrei davvero desiderato era solo una motivazione. Perché l'uomo che amavo voleva andare a farsi ammazzare?

Per anni eravamo entrambi scampati a una sorte terribile, ed ora che finalmente avevamo qualcosa di diverso lui era pronto a gettare tutto.

Sicuramente oggi come oggi mi farebbe stare molto meglio sapere perché prese quella decisione. Mi aiuterebbe un po' a mettermi il cuore in pace.

Matt preferì avvicinarsi a me e baciarmi, senza dare peso alla mia domanda. Non so se si sia trattato di un maldestro tentativo di porre fine alla discussione o se sia stata semplicemente la cosa più istintiva per lui. Certo è che ricordo quell'ultimo bacio come se lo avessi ricevuto solo qualche minuto fa. Non ho più avuto modo di sentire le sue labbra premute sulle mie, né mai avrò nuovamente questo privilegio.

E sono pentito di non aver approfittato del poco tempo che mi era rimasto. Neppure prima che salisse sull'aereo fui capace di salutarlo come meritava. Lo abbracciai semplicemente, come avrei fatto con un amico. Invece lui era l'uomo con cui avevo deciso di passare il resto della mia esistenza.

Ed ora mi ritrovo qui, in camera nostra, seduto sul letto.

La notte scorsa è stata terribile, tanto per me quanto per Nicholas.

Ha smesso di parlarmi, si limita a fissare un punto nel vuoto succhiandosi il pollice. Tiene ancora stretto al petto quel pupazzo che suo padre gli lasciò prima di partire.

Gli ho preparato la colazione ... ma lui niente, sta seduto sulla sedia senza neanche degnare di uno sguardo il cibo. E gli voglio troppo bene per non sentirmi colpevole.

Sono passati otto mesi da quando siamo rimasti solo io e mio figlio qui a casa, due da quando mi sono ritrovato due uomini in giacca e cravatta fuori sulla veranda.

Non appena li vidi il mio cuore mancò un battito. Non fu difficile capire perché avevano bussato alla mia porta. Uno di loro aveva in mano una scatola di cartone, con dentro i pochi effetti personali del mio Matthew che erano riusciti a recuperare.

Proprio in questo momento sto frugando in quella stessa scatola, osservando tutto quello che mi è rimasto di lui.

Non c'è niente che parli di più di un soldato delle cose che ha portato in battaglia con sé.

Proprio per questo prima di oggi non ho mai avuto il coraggio di guardare qui dentro. Avevo paura di scoprire qualcosa di cui non mi ero mai accorto prima ...

Ma ci sono solo due camicie a scacchi e un paio di jeans scuri. Quei pochi abiti da civile che era solito portarsi dietro, anche se spesso non servivano neanche.

Con un innaturale timore accarezzo i diversi tessuti, e quasi ho l'illusione di tornare indietro nel tempo.

-Te li avevo regalati io questi ...

Un brivido mi corre lungo la schiena quando ancora una volta mi sembra di sentire la sua voce e una mano toccarmi la spalla.

Sto impazzendo, non c'è altra spiegazione.

Lotto contro me stesso, ma proprio non riesco a resistere alla tentazione di stringere al petto questi vestiti.

Mi sento incredibilmente stupido nell'istante stesso in cui il cotone entra in contatto con la mia pelle, ma incomincio anche a tranquillizzarmi.

Sembra di ricevere un ultimo abbraccio. Non è poi così male. E finalmente sento di nuovo il profumo di Matt, quello che Nicholas ha riconosciuto la notte scorsa nel cuscino di suo padre.

Una cosa in particolare attira la mia attenzione: c'è una fotografia a terra, sul pavimento. Deve essere caduta quando ho tirato fuori gli abiti dalla scatola.

In un attimo la raccolgo e incomincio ad osservarla. Mi rendo immediatamente conto che è stata scattata circa un anno fa, poco prima che Matthew partisse.

Ritrae me con in braccio il bambino, davanti al Golden Gate Bridge di San Francisco.

Fu la nostra ultima gita di famiglia. Volevamo portare nostro figlio a vedere la città in cui ci eravamo incontrati per la prima volta.

-Come posso andare avanti se tutto quello che mi rimane sono solo i ricordi?

Stringo i pugni, mentre sento l'ira crescere in me.

-Ho regalato gli anni più belli della mia vita al mio paese, lo stesso che per me non è stato neanche capace di riprendersi un dannatissimo cadavere e riportarmelo qui.

Scuoto la testa ed un sorriso triste mi si dipinge sul viso. Non so neppure con chi sto parlando.

Apro il cassetto inferiore del mio comodino e, da sotto una felpa pesante, estraggo una pistola.

È la mia Beretta 92, la prima arma che ho mai tenuto in mano. Apparteneva a mio padre, prima che me la regalasse per il mio diciottesimo compleanno.

-Forse dovrei farla finita.

Non esiste un'altra soluzione.

Se Matt fosse qui in questo momento mi prenderebbe a schiaffi anche solo per averci pensato. Ma è proprio questo il problema: lui non c'è.

Rigiro l'arma carica tra le mani, mentre nella mia testa si affollano centinaia di pensieri. Primo tra tutti Nicholas. Cosa ne sarebbe di mio figlio?

In fin dei conti lo so che i genitori di Matthew non esiterebbero ad accoglierlo in casa loro ed occuparsi di lui. E so anche che non gli servo a niente ridotto così: sono depresso e tutto ciò che faccio è rimanere chiuso in casa e prendere medicine su medicine. Non sono più il padre che merita.

-Starà meglio senza di me.

Con una certa difficoltà punto la canna dell'arma contro la mia tempia, e chiudo gli occhi. Non ho mai tremato così prima d'ora tenendo in mano una pistola. Da quando sono un simile codardo?

Metto il dito sul grilletto, sospirando.

Basta solo una minima pressione sulla minuscola parte in acciaio. Poi sarà tutto finito.

-Papà ... non farlo.

Ancora una volta la voce del mio bambino mi riporta alla realtà. Di scatto apro gli occhi, deglutendo non appena lo vedo lì sulla porta. Mi fissa tra le lacrime.

No ... no, no, no. Perché sei qui, piccolo mio?

Mi blocco. Non ho la più pallida idea di cosa dovrei dire in un momento del genere. Mi vergogno di me stesso. Mi vergogno di quello che avevo deciso di fare.

È bastato avere davanti Nicholas un'altra volta e in un pochi secondi tutto è cambiato.

Allontano immediatamente la Beretta da me, tentando quasi di nasconderla.

Mio figlio sarà anche piccolo, ma non è stupido. E io non voglio che gli resti per sempre in mente la scena che ha appena visto.

-Hey, tesoro ... di che parli? Non stavo facendo nulla. Tranquillo ...

Mi avvicino a lui, sorridendogli.

Mi dispiace per ciò che hai appena visto, marmocchio. Mi dispiace.

Nicholas indietreggia, scuotendo la testa. Ha paura di me?

-Volevi andartene anche tu. Volevi lasciarmi solo ...

Mi si stringe un nodo in gola non appena lo sento parlare così.

E come potrei rispondere? Ha ragione. Volevo morire. Stavo per spararmi un colpo in testa, infischiandomene totalmente delle mie responsabilità nei suoi confronti. E del fatto che sarebbe stato proprio lui a trovarmi morto ...

-Non ci proverò mai più. Ti voglio bene, Nicholas.

Provo a dissuaderlo e allargo le braccia, come per invitarlo ad avvicinarsi. Credo che il piccolo riesca a leggere il terrore nei miei occhi ... se perdessi anche lui, che senso avrebbe la mia vita?

Vorrei solo essere ancora capace di rendere orgoglioso mio marito. Fargli provare la stessa cosa che ho sentito io quando ho saputo che si era sacrificato per gli altri. Ma ora come ora faccio solo schifo. Odio me stesso, e sono certo che anche Matt è disgustato dal mio comportamento.

-Ti prego, dammi un'altra possibilità ... lui manca anche a me. Non è facile, piccolo. Però da adesso in poi ti giuro che farò sempre del mio meglio. Non ti urlerò più contro come la notte scorsa, e di certo non proverò più a lasciarti solo.

Mi si lacera l'anima mentre mi rendo conto di come mi sta guardando. E me lo merito.

Quando finalmente si avvicina a me, non riesco a fare a meno di abbracciarlo. Lo sento piangere sulla mia spalla.

-Va tutto bene. Non fare così, sistemeremo ogni cosa ...

Lo bacio sulla fronte, mentre con i pollici gli asciugo le guance. Questo minuscolo visino così triste mi rende inquieto.

-Lo sai che cosa facciamo Nicholas? Io e te oggi andiamo a giocare. O al cinema. Facciamo ciò che vuoi, decidi tu.

Non ho la benché minima voglia di uscire. Ogni posto mi ricorda Matthew.

Ma va bene, per mio figlio questo ed altro.

Lui continua a non rispondermi, si limita a guardarmi fisso negli occhi. Sento la disperazione crescere in me. Cosa sta cercando di vedere nel mio sguardo?

-Hai già mangiato la tua colazione?

Inclino la testa di lato, sperando di ottenere una risposta almeno questa volta.

Mi fa cenno di no.

-Beh, non possiamo andare proprio da nessuna parte se non mangi qualcosa prima ...

Prendo la sua manina e la stringo nella mia. Accidenti, è minuscola ...

Un brivido mi corre lungo la schiena.

Come potevo voler morire sapendo che mi sarei lasciato dietro un bambino così piccolo e innocente?

Credo che mi torturerò a lungo con questa domanda. Anche solo pensare di ammazzarmi è stata una stronzata ...

Proprio quando inizio ad incamminarmi con lui per il corridoio, lo sento riprendere a parlare.

-Hai detto che sistemeremo ogni cosa. Quindi papà Matt tornerà?

Mi sembra di ricevere un pugno nello stomaco.

-Lo vorrei tanto. Ma no, Nicholas. Lui non tornerà mai più ...

   
 
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