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Autore: Becky2000GD    08/05/2016    0 recensioni
Brian Haner è un veterano di guerra. Dopo aver passato molti anni sul campo di battaglia e aver più volte rischiato di morire per il proprio paese, decide di ritirarsi e tornare a condurre una vita normale nella sua città, Huntington Beach, California. Quando però suo marito Matthew, da poco tornato in guerra per svolgere altri due anni al servizio dell'esercito degli Stati Uniti, viene catturato dai nemici e probabilmente ucciso, iniziano i problemi. Brian cade in depressione, senza più essere neanche in grado di occuparsi di suo figlio. Troppo forte è il desiderio di avere indietro il corpo di Matt, in modo da potergli dare una degna sepoltura. Le cose però non sono esattamente come sembrano, e presto Brian riacquista la speranza di potere tornare alla sua vita ...
-PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA SU WATTPAD-
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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"Questo si faceva. Si moriva. Non si sapeva di cosa si trattasse. Non si aveva mai il tempo di  imparare. Si veniva gettati dentro e si sentivano le regole e la prima volta che vi acchiappavano in fallo vi uccidevano." 
-Ernest Hemingway

 

 

 

 

-Papà, ho fatto un altro brutto sogno ...

La voce di Nicholas mi fa sobbalzare.

In un istante apro gli occhi, trovandomi davanti il visino minuscolo e paffutello del mio bambino. Sembra spaventato, forse addirittura più di me.

-Che c'è papà? Stai male?

Con fatica riprendo fiato e deglutisco, osservandolo. È a pochi passi dal mio letto, avvolto nel suo pigiamino blu. Sta tremando di paura, mentre ha ancora le guance rigate di lacrime. Tiene in mano il suo orsacchiotto, quello che Matthew gli ha regalato prima di partire ...

Scuoto la testa e cerco con fatica di sorridergli.

-No, piccolo ... sto benissimo, non preoccuparti.

Sospiro a fondo, per poi passarmi una mano tra i capelli. Sono completamente sudato, dalla testa ai piedi. Quei fottutissimi sonniferi non funzionano quasi mai e, quelle poche volte che riesco a dormire, finisco sempre per fare i soliti incubi.

-Di brutti sogni ne faccio tanti anche io, so quanto può essere terribile. Vuoi dormire con me, stanotte?

Gli chiedo, inclinando la testa da un lato. Provo ancora a sorridergli, anche se non so quanto posso sembrare rassicurante ai suoi occhi in questo momento.

Nicholas non mi risponde, si limita a salire sul letto, mettendosi dall'altro lato.

-C'è ancora il profumo di papà Matt ...

Lo sento dire con la sua dolcissima vocina. Ed è una fitta al cuore, qualcosa di paragonabile ad un coltello con la lama affilata che pian piano inizia a scavarmi dentro, fino a condurmi alla morte.

Lo so che è solo un bambino, lo so che non capisce cosa sta succedendo ... ma alle volte vorrei davvero che stesse zitto. Non può mai evitare certe frasi? Deve proprio dire tutto ciò che gli passa per la testa?

Soffoco un gemito. Avrei quasi voglia di mettermi a urlare per via del dolore che sento dentro. È straziante, mi lacera l'anima ogni giorno di più.

-Quando tornerà papà Matt?

Riprende Nicholas dopo qualche istante di silenzio, mentre si stringe al cuscino del mio ormai defunto marito.

Mi copro la bocca con una mano, cercando di non fargli sentire i miei singhiozzi.

Non voglio piangere davanti a lui, non di nuovo.

Ha bisogno di un genitore, di qualcuno che in un momento come questo sappia essere abbastanza forte anche per lui ...

Per il suo bene, non devo per nessuna ragione al mondo dargli l'idea di essere debole.

-Vado a farmi una doccia. Torno subito, piccolo ...

Senza neanche voltarmi a guardarlo allontano le coperte dal mio corpo e mi alzo, dirigendomi verso la stanza da bagno.

-No, papà! Per favore, non mi lasciare da solo! Papà Brian, non andare via! Il mostro verrà qui e mi mangerà mentre non ci sei!

Nicholas inizia a urlare e salta in piedi, correndomi incontro. Mi tira per i pantaloni, cercando disperatamente di farmi tornare a letto.

Con calma cerco di allontanarlo da me, ma lui insiste. Le sue grida mi stanno dando alla testa, così tanto da portarmi ad avere un attacco di nervi. Non mi faccio una vera dormita da giorni, non ce la faccio più ... sto crollando a pezzi sotto il peso della mia vita, e la mia pazienza è quasi finita.

Senza neanche rendermene conto afferro mio figlio per la maglietta e lo spingo via.

-Basta! Piantala! Non c'è nessun mostro qui!

Gli urlo contro, mentre lui non può far altro che nascondersi sotto il letto e iniziare a piangere più di prima.

-Esci di lì Nicholas! Subito!

Io stesso mi stupisco nel sentire il mio tono autoritario. Neanche quando indossavo la divisa ero in grado di parlare in questo modo alle persone. Perché allora lo sto facendo con mio figlio?

-Tu sei cattivo ... tu sei il mostro! Se papà Matt fosse stato qui, ci avrebbe pensato lui a difendermi e proteggermi.

Il bambino è disperato, ma a questo punto lo sono anche io.

Non ce la faccio più a sentire il nome di Matthew, mi sta uccidendo.

-Non parlare mai più di lui ... mai più!

In un nuovo attacco d'ira riesco a tirare fuori da sotto il letto Nicholas, tirandolo per una caviglia.

-La vuoi sapere una cosa, moccioso? Matt non tornerà mai più! Tuo padre è morto, fattene una ragione. Il vero mostro è solo chi non si è fatto problemi a rapirlo, torturarlo e poi decapitarlo. Del resto i soldati non sono considerati come esseri umani. Sono solo pedine ... e lui è stato un idiota a lasciarsi catturare!

Prendo il piccolo per le spalle e lo scuoto.

No, non è decisamente da me comportarmi così. Amo la mia famiglia, stravedo per mio figlio. Vorrei proteggere tutto ciò che ho creato con mio marito, vorrei davvero essere capace di dare ancora un senso a tutto questo ...

Senza più riuscire a trattenere le lacrime, mi allontano da lui tremando.

Perchè gli ho detto quelle cose? Ora sarà per sempre traumatizzato.

Entro in bagno e mi accascio a terra, sul pavimento.

-Non ce la faccio più ... ditemi che è solo un incubo, vi prego ...

Mi rannicchio in un angolo, tra il box doccia e il muro. Mi sento un bastardo, e non posso farci niente.

-Matt, perdonami, ti prego ... scusami per come ho trattato nostro figlio, per avere detto che sei stato un idiota. Non lo penso davvero ...

Mi passo le mani sugli occhi, cercando in vano di asciugarli.

-Ho tanto bisogno di te ... di averti davanti, poterti toccare.

Mormoro, in lacrime. Mi illudo che lui mi possa sentire ...

Non ho neanche avuto occasione di accarezzare un'ultima volta le sue mani. Non mi hanno riportato il suo cadavere, non sono riusciti a recuperarlo. Ma avrei dannatamente bisogno di dargli una degna sepoltura ... vorrei una lapide su cui piangere, un posto dove poter portare Nicholas. Qualcosa che mi faccia capire che è tutto vero, che non sentirò mai più la sua voce ...devo andare avanti, ma finchè non mi riporteranno mio marito non sarò mai in grado di proseguire con la mia vita.

Solo perché una volta ero anche io un militare non significa che io sia preparato a tutto, che sia capace di sopportare cose simili. È un dolore immenso, talmente grande che non sono capace di descriverlo.

Mi hanno detto che devo essere orgoglioso di lui, di come è morto da eroe per salvare un suo compagno durante una missione. Ha preferito aiutare qualcuno invece che pensare a se stesso.

Non posso nasconderlo, mi ha reso fiero. È stato un grande uomo fino alla fine, ha rinunciato alla sua vita per quella di qualcun altro. Grazie a lui ora un ragazzo di soli ventiquattro anni è tornato a casa, in patria.

Ma d'altra parte, vorrei davvero che si fosse ricordato di noi per un momento. Si è lasciato guidare dall'istinto, senza pensare al suo bambino di neanche cinque anni, senza pensare a me che ero suo marito ...

"Brian, ti amo. E voglio passare il resto della mia vita con te ... "

Le parole che pronunciò quel giorno, non appena tornammo al campo base degli U.S.A. , mi risuonano in testa. E intanto non posso smettere di accarezzare l'anello che porto al dito, e che da dal giorno del matrimonio non ho mai tolto neanche per un secondo.

Mi chiese di sposarlo dopo la missione più difficile che avessimo mai affrontato. Ci toccò di passare ore e ore appostati su un tetto, per controllare la situazione nell'edificio davanti, dove i nostri compagni dovevano ricercare un pericoloso criminale. Se lo avessero catturato saremmo stati in grado di risalire al nascondiglio di colui che dava ordini ai nostri nemici, e avremmo avuto informazioni sufficienti per vincere questa maledettissima guerra.

Eravamo i cecchini migliori che l'esercito degli Stati Uniti potesse sperare d'avere dalla sua parte. Naturalmente sapevamo che per questo c'erano delle grosse taglie sulle nostre teste, ma non ci importava. Volevamo solo combattere per la patria, per l'onore ... eravamo due ragazzini poco più che ventenni, ma già la nostra presenza giocava un ruolo fondamentale nelle sorti di ogni battaglia.

Quel giorno non fece alcuna differenza. Quando ci rendemmo conto che i nostri compagni erano stati attirati in una trappola demmo immediatamente l'allarme e iniziammo a sparare all'impazzata sull'esercito nemico che aveva circondato l'edificio di fronte. Naturalmente però rischiammo la vita: qualcuno, appostato su qualche altro tetto, stava facendo fuoco su di noi.

Quando mi colpirono alla gamba destra ebbi come l'impressione di stare per morire. Fu un dolore tremendo, qualcosa che non auguro a nessuno. Eppure rimasi zitto, non osai fare un solo fiato. Forse era stato solo un colpo fortunato, magari non sapevano davvero dove eravamo e io non avrei voluto rischiare di compromettere l'intera missione. Se fossimo morti io e Matt, nessuno avrebbe più avuto scampo.

Non appena il mio compagno si accorse che ero stato ferito diventò una furia. In breve tempo non solo eliminò tutti i soldati nemici a terra, ma riuscì a individuare la posizione degli altri cecchini e farli fuori, uno per uno. Erano cinque in tutto.

Credo che fu proprio per quello che, due ore dopo, già mi stava chiedendo di diventare suo marito. Avermi visto ferito deve avergli fatto un certo effetto ...

Un sorriso nasce sul mio viso non appena ripenso a tutto questo.

Per quanto poco è durata la nostra vita insieme, ce la siamo davvero spassata ... ci siamo amati più di qualsiasi altra cosa. Abbiamo addirittura deciso di avere Nicholas ...

A colpo d'occhio già si nota: è figlio di Matthew. È identico a suo padre. Ha lo stesso sorriso, per non parlare degli occhi ... sono due gocce d'acqua.

Ci eravamo ripromessi che, non appena fosse tornato da quest'ultima missione, avremmo avuto un altro bambino. E questa volta l'avrei concepito io.

Eravamo entrambi felicissimi al riguardo ... e sono sicuro che anche al piccolo Nicholas avrebbe fatto piacere avere un fratellino o una sorellina.

Abbasso lo sguardo, mentre sento ancora una volta una fitta.

Ripensare al passato mi fa soffrire. Ripensare a quella vita perfetta che entrambi desideravamo mi fa soffrire.

Ancora non so perché decise di tornare un'altra volta laggiù,perché fosse veramente così importante per lui portare a termine altri due anni come cecchino in quell'inferno.

Avrei davvero voluto seguirlo, ma ovviamente mi è stato impossibile. Qualcuno doveva pensare a nostro figlio, e comunque noi in quanto sposati non saremmo più stati destinati alle stesse missioni. Non avrei mai potuto proteggerlo.

Scusami Nicholas, non so quanto ancora rimarrò qui. Ho bisogno di tempo ... spero che tu riesca a rimetterti a dormire stanotte, magari accoccolato al cuscino di Matthew.

   
 
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