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Autore: Emmastory    09/05/2016    1 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Luna-d-argento-II-mod
 
Capitolo XVIII

Graffiti nella roccia

Camminavo lentamente, con aria solo all’apparenza tranquilla. Il sole aveva di nuovo vinto la sua guerra contro la luna, astro per noi lupi importante quanto la vita, e levandosi in cielo, aveva dato i natali ad un nuovo giorno. Nessuno al di fuori dei miei congiunti avrebbe potuto capirlo, ma io non ero tranquilla. Il gesto che avevo compiuto, scagliandomi con rabbia contro Silver e ferendolo al solo scopo di difendere mia sorella, aveva finito per ferire anche me. Come ripeterò fino alla fine dei miei giorni, odio la violenza, e non tentando mai di farvi ricorso, provo ogni volta a controllarmi, dominando ogni volta l’impulso di attaccare. Una sola volta avevo fallito, e proprio ora, durante una diurna passeggiata, rimuginavo sul passato e sul risultato che le mie azioni avevano prodotto. Ero riuscita a difendere mia sorella, ma avevo ad ogni modo perso la calma e il controllo. Il tempo scorre, ed io giungo alla grotta dove mi rifugiavo nei momenti di sconforto o paura. Sedendomi accanto ad Astral, le regalai un debole ma convincente sorriso, notando con piacere che mia nipote, la piccola Nova, è l’unica dei cuccioli a non dormire, essendo difatti impegnata a rosicchiare un seppur fragile ramoscello, suo unico espediente per riuscire a sopportare il dolore e la tensione derivante dal cambio dei denti. L’intera scena mi strappa un sorriso, e guardandola, rimembro i miei tempi da cucciola. Il mio riflesso appare chiaro in una piccola pozzanghera di acqua piovana, e rimanendo immobile, mi sforzo di tornare indietro nel tempo e ricordare. Istintivamente, chiusi gli occhi, e respirando a pieni polmoni, vidi la mia intera vita scorrere nei meandri della mia stessa mente. Una cucciola dal pelo bianco, candida come la fredda neve, e due occhi azzurri come preziosi zaffiri, pietra che ho visto in una sola occasione pendere da uno dei bracciali appartenuti alla mia amica Saskia. Ingenua e indifesa, si diverte a giocare con i suoi fratelli sotto gli occhi attenti dei genitori, lupi grigi dal temperamento forte e deciso, pronti a qualunque cosa pur di difendere il branco. Quella cucciola ero io, la dolce e ad ogni modo forte Runa. Scuotendo leggermente il capo, libero la mente da ogni pensiero, e tornando a guardarla, lascio che il mio sguardo cada su Brutus, cucciolo diverso dagli altri per la sua indipendenza unita alla sua grande curiosità, che lo aveva portato a fissare lo sguardo sui disegni presenti sulle pareti della grotta. I suoi occhi brillavano per la felicità, e posando una zampa sul muro in roccia, mi chiamò abbaiando, quasi a voler attirare la mia attenzione. Obbedendo a quella sorta di richiamo, mi voltai nella sua direzione, e spostando il mio sguardo sulla parete rocciosa, noto un nuovo particolare. Un nuovo disegno ha fatto la sua comparsa, e gli umani sembrano averlo scolpito da poco. Ad avvalorare la mia tesi, la presenza di una sorta di polvere rossastra fra i cuscinetti della mia zampa, e un ciottolo dello stesso colore, che staccandosi dal muro, cade producendo un rumore sordo. Quasi per istinto, arretro, e continuando a fissare quel disegno, tento di interpretarne il significato. Nello stesso, un sentiero illuminato dalla luce lunare. Confusa, scuoto nuovamente il capo, e guardando mia sorella Astral negli occhi, scelgo di chiederle spiegazioni. “Lo avevi visto?” chiesi, indicando con la zampa ognuno dei disegni che avevo avuto la fortuna e il piacere di ammirare. “No, ma qualcosa significa.” Rispose, guardandomi con aria interrogativa. Incerta sul da farsi, mi guardai intorno, e dandole le spalle, andai subito in cerca di nostra nonna. Era il lupo più saggio che conoscessi, ragion per cui uno dei suoi consigli era ciò di cui avevo bisogno. Tornando in fretta alla tana, la trovai intenta ad affilarsi gli artigli strofinandoli contro un tronco d’albero, e pregando perché mi aiutasse, la convinsi a seguirmi. Il nostro viaggio verso quell’ormai conosciuta spelonca non si rivelò lungo, e una volta arrivata, faticai a parlare a causa della stanchezza. “È un disegno degli umani.” Le dissi, strascicando le parole. “Che vuol dire?” chiese Astral, che per tutto quel tempo era rimasta nella grotta assieme ai suoi piccoli. “Te lo dirò quando sarà il momento.” Rispose lei, guardandomi fisso negli occhi e sdraiandosi al solo scopo di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo. “Ma nonna…” protestai, sfiorandole il corpo con una zampa. “Quando sarà il momento.” Ripetè, rimettendosi in piedi e spostandosi in un angolo sovrastato dal buio. Mugolando leggermente, mi acquattai vicino ad Astral e ai suoi cuccioli, che protetti da due lupe adulte del nostro calibro, si addormentarono sbadigliando. Quella notte, dormii profondamente, sperando che uno dei miei sogni contenesse la chiave dell’enigma rappresentato dai graffiti nella roccia.
   
 
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