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Autore: Vitya    09/05/2016    2 recensioni
Tutti invidiavano Sasuke: era il più affascinante, il più intelligente, il più bravo in tutto. Nessuno avrebbe mai pensato che stesse attraversando un periodo tanto difficile. In tutto questo, però, c'era un ragazzo dai capelli biondi al suo fianco. E, soprattutto, c'era un posto dove si sentiva in pace con se stesso, un bar dove facevano un caffè davvero buonissimo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagato Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note a fine capitolo :)
Cap 31: Riassestarsi
 
Di fronte le insistenti telefonate di Itachi il moro non poté che stringere i pugni, mordendosi l’interno della guancia per alleggerire un po’ la frustrazione. Non sapeva se rispondere. Aveva già capito quali fossero le sue intenzioni; voleva che tornasse a casa, che tutto si sistemasse e si chiudesse quella spiacevole parentesi. Proprio per questo quelle chiamate lo infastidivano; non trovava altro modo per descriverle se non come “la Paraculata del Secolo”. Perché dall’altra parte del telefono c’era Itachi, il suo amato fratellone, e lui di certo sarebbe riuscito a convincerlo. Così si sarebbe occupato lui del lavoro sporco, troppo umiliante per quel bastardo di Fugaku. Era questo che non sopportava: che suo padre stesse delegando suo fratello per riportarlo indietro, invece di assumersi le proprie responsabilità e andare in prima persona.
-Che pezzo di merda – pensò il ragazzo, fissando con disprezzo il display luminoso – Sa che è l’unico a cui risponderei. –
La tentazione di riattaccare fu tanta. Voleva farlo per spregio, per rabbia, per lasciar perdere la sua dannata famiglia, che per quel giorno l’aveva ferito abbastanza. L’immagine di Itachi si formò subito nella sua mente: sicuramente era preoccupato da morire e imprecava fra sé ad ogni squillo che passava. Non lo stupiva, d’altronde si era sempre preso cura di lui al posto di quell’infame del loro genitore. Non era giusto farlo penare in quel modo. Decise di accettare la chiamata solo per lui, almeno avrebbe messo le cose in chiaro. Se sperava che tornasse a casa così facilmente si sbagliava. Suo padre stava cedendo alle pressioni di sua madre e del suo primogenito, per poi mandare quest’ultimo a recuperarlo come fosse un pacco postale spedito all’indirizzo sbagliato. Così poteva risparmiarsi tutta l’umiliazione e la fatica.
-Pronto? – esordì, dopo aver preso un respiro profondo.
-Sas’ke, sono io. –
La sua voce non fu affatto rassicurante; al contrario di quanto aveva sperato, assomigliava più a una coltellata al petto. Strano, perché suo fratello era l’unica persona di cui era assolutamente certo che non gli avrebbe mai fatto del male.
-Cosa vuoi? – andò dritto al sodo.
-Posso parlarti? –
-Non ce n’è bisogno, dì a papà che non torno a casa – sancì categorico.
Sentì una forte stretta schiacciargli lo stomaco a quelle parole. A questa si unì quella che sentiva addosso, causata da due occhi color zaffiro che non si staccavano mai da lui. Naruto non perdeva neanche un suo gesto e, nonostante cercasse di sembrare tranquillo, il suo sguardo non nascondeva la sua apprensione.
-Quel ragazzo non sa mentire, è troppo buono – commentò fra sé – A differenza mia. -
-Papà qui non c’entra niente, sono io che ti devo parlare – ribatté il maggiore, con un sospiro liberatore – Sono sotto casa di Naruto, all’entrata del parcheggio. Scendi. –
-Cosa?? – domandò Sasuke, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.
Si affacciò al vetro della finestra, notando che il balcone dava sullo spiazzo in cui avevano costruito il grande parcheggio. All’ingresso, appena oltre il cancello che segnava l’inizio del condominio, riconosceva la macchina scura di suo fratello. Come sapeva che era lì? Nemmeno i servizi segreti erano tanto efficienti. Le capacità investigative degli Uchiha rasentavano lo stalking estremo.
-Come diavolo sai che sono qui? –
-Suigetsu – confessò l’altro, ancora seduto in macchina – Almeno lui ha voluto sentire quello che avevo da dire. –
-Suigetsu?? – pensò il più giovane, invaso da una nuova ondata di rabbia – Si è lasciato abbindolare come un’idiota! No, non è così stupido, anche se Itachi può tranquillamente ammaliarlo con due belle parole delle sue. Però sa quello che è successo, perché diamine gli ha detto dove mi trovo?
-Suigetsu si è fidato di me – mormorò il maggiore – Ti sto chiedendo di fare lo stesso. Non voglio riportarti a casa, non è stato papà a mandarmi. Sono venuto solo per parlarti, Sas’ke, se vorrai restare qui non farò nulla per farti cambiare idea – cercò di convincerlo, pienamente sincero – Per favore, scendi. –
 
-Hai spie ovunque – esordì il ragazzo, raggiunto il fratello maggiore.
Questi era sceso dalla vettura appena l’aveva visto arrivare, fermo dietro il cancello di ferro battuto del parcheggio.
-Ho i miei mezzi – ammise il maggiore, a metà fra il serio e il sarcastico.
Si fermarono a fissarsi, separati dalle sbarre metalliche che delimitavano l’ingresso. Sembrava quasi un confine invalicabile, che divideva due mondi profondamente diversi: casa Uzumaki-Namikaze da una parte, con la sua calda accoglienza e i suoi sorrisi sinceri, Itachi Uchiha dall’altra, ambasciatore di una famiglia orgogliosa e fredda come il marmo. Sasuke si sentiva esattamente a metà fra quei due mondi, come se fosse in asilo politico.
-Ho saputo quello che è successo … -esordì Itachi, sentendo bruciare lo sguardo offeso dell’altro – Mi dispiace. –
-Ti dispiace? – sbottò Sasuke incredulo – Mi dovevi dire questo? Ti dispiace di cosa, di grazia? – incalzò, punto nell’orgoglio.
-Ti dispiace che io sia così? Lo pensi anche tu? – si tormentò il ragazzo, sentendo le lacrime salire prepotenti. Una cosa era accettare il disprezzo di suo padre, un’altra era perdere suo fratello maggiore; il quale, in tutta sincerità, era stato una figura paterna molto migliore dell’originale.
-Mi dispiace che sia finita così, speravo che le cose si risolvessero in un altro modo – puntualizzò l’altro, sospirando – Io lo sapevo, Sasuke; sapevo già da un pezzo che sei gay. –
A quelle parole il minore si pietrificò. Aprì la bocca per formulare una domanda, ma la richiuse subito, sentendo la lingua secca troppo attaccata al palato per emettere qualche suono.
-È difficile che tu porti qualcuno a casa, e quel biondino non te l’avevo mai neppure sentito nominare. Eppure ti sei fatto sospendere per difenderlo, sei arrivato ad urlare contro papà. Una cosa simile non la faresti per tutti - spiegò il più grande, fermandosi a riprendere fiato; ora arrivava la parte difficile.
-Ho chiesto a Kisame di tenerti d’occhio – confessò colpevole, abbassando appena il capo.
-Che cosa?! – sbottò il minore, sciogliendosi la lingua.
-Avevi detto che saresti andato in discoteca, qualche fine settimana fa. Kisame aveva il turno sicurezza in un locale e mi ha scritto di averti visto entrare con un ragazzo biondo. Gli ho chiesto di controllarti, dato che l’ultima volta eri tornato a casa ubriaco fradicio. Vi ha visto, mentre vi baciavate in macchina. –
-Tu sei peggio della CIA! – commentò Sasuke, indignato – Nemmeno papà è arrivato a farmi pedinare! –
-Me ne rendo conto. –
-Non ci credo … - sospirò ancora il giovane dai capelli blu, non riuscendo a pensare ad altro. Si sentiva quasi tramortito.
-È per questo che sono venuto qui; volevo scusarmi con te. Ho pensato che, dato che tu non me l’avevi detto, sarebbe bastato aspettare. Credevo che prima o poi me l’avresti confidato, così ho continuato a fare finta di niente, e guarda come sono andate le cose. Avrei dovuto parlarne con te; non saresti stato da solo contro papà – mormorò il maggiore, fissando il suo adorato fratellino dritto in viso.
Vi trovò una strana sorpresa, presto sostituita da uno sguardo identico al proprio, un concentrato di orgoglio che non voleva essere scalfito e … amarezza?
-Non sono un bambino, ‘Tachi, posso affrontare Fugaku da solo. E poi, anche se fossimo stati insieme, papà non avrebbe certo cambiato idea. Non devi scusarti di nulla -
-Invece devo; se avessi parlato con te, sarebbe potuto andare diversamente. Almeno saremmo stati insieme. –
Poi alzò il capo, regalando a Sasuke uno dei sorrisi più sinceri che, nella sua vita da bugiardo, avesse mai fatto.
-Io sono dalla tua parte, Sas’ke, sempre. Non te lo dimenticare. –
Il più giovane Uchiha rimase in silenzio per qualche momento, cercando di metabolizzare quelle parole così pesanti. Non c’era niente di nuovo in quella frase; suo fratello aveva sempre dimostrato di esserci per lui, con la sua presenza silenziosa ma costante. Forse era per questo che sentirlo dire era tanto sconvolgente: per chi parla poco ogni sillaba assume più importanza.
-Grazie, Nii-san – mormorò appena, abbassando gli occhi scuri su quelle sbarre che li dividevano.
-Che vuoi fare adesso? – gli chiese l’altro, a bruciapelo.
-Io … non so. Non voglio tornare a casa; penso sia meglio se resto qui per un po’. –
-Mamma sta rivoltando l’inferno contro Fugaku, e pure io farò lo stesso. Non ti fare problemi a venire se lo vuoi, troveremo una soluzione – lo rassicurò il maggiore, ricevendo un cenno affermativo in risposta.
-Ho capito, però voglio stare lontano da casa, non me la sento ancora di tornare. -
-Va bene – rispose Itachi, portando il braccio nello spazio fra le sbarre del cancello.
Allungò l’indice e il medio e diede un colpetto sulla fronte di Sasuke, in quel gesto infantile che lo faceva tanto infuriare fin da quando erano bambini.
-Non ti dimenticare quello che ti ho detto. E chiama se hai bisogno di qualcosa, mi raccomando – concluse, con un lieve sorriso.
 
***
 
Quel silenzio era schifosamente opprimente, sembrava la quiete dopo un’apocalisse. E in effetti era un po’ così. Non era una persona incline alle liti, ma la classica mente razionale che cercava sempre il compromesso ricorrendo alla diplomazia. Certe volte però era inevitabile, per alcune cose si doveva litigare per forza. Come quel pomeriggio: non poteva finire diversamente. Non urlava così tanto da secoli … Eppure non era quello che le deva fastidio. Era il silenzio, quella finta calma in cui tutto era sospeso, la tensione ancora palpabile nell’aria. Lo detestava, perché non si riusciva a tranquillizzare né a pensare con lucidità in quell’atmosfera ancora traballante. Si guardò intorno, sentendo una voragine dentro di sé. Era sola a casa: Itachi era uscito mentre si accapigliava con Fugaku, suo marito se n’era andato dopo svariate minacce e urla che di Mikoto Uchiha avevano ben poco, mentre Sasuke … Chissà dov’era Sasuke in quel momento.
-Che casino.-
Ecco un altro motivo per cui odiava i momenti dopo le grandi liti; era il tempo di riflettere su quello che si era detto. Solo adesso meditava sulla causa scatenante di quel turbolento pomeriggio.
Suo figlio era frocio. No, no; gay, suo figlio era gay. Non le era mai piaciuta quell’altra parola, conteneva un insito disprezzo che non condivideva in alcun modo. Era difficile accettarlo? Assolutamente sì. In realtà non aveva mai potuto nemmeno sospettare niente di simile, quindi quella rivelazione l’aveva colta del tutto impreparata. Questo però non significava che fosse diverso. O forse sì? In teoria non cambiava niente, solo che non le avrebbe mai presentato una fidanzata ma un fidanzato. Provò per un attimo ad immaginare una scena simile, e storse subito il viso. No, non era affatto facile. Non riusciva neanche a pensarci, chissà come sarebbe stato poi dal vivo. In quell’ottica, le parole di Fugaku non le suonavano poi così sbagliate.
“Che farai quando ci porterà ragazzi spacciandoli per “suoi amici”? O dovremmo vivere col timore di entrare in camera sua e trovarci chissà che cosa?”
Lì per lì non gli aveva dato peso, le aveva solo messe da parte perché troppo sconvolta. Invece, riflettendoci, non sapeva come rispondergli. Sarebbe stato strano, senza dubbio. Però in quel momento non le era importato: aveva ragione Itachi, insomma, si parlava sempre di Sasuke! Era sempre suo figlio, e lei gli voleva bene comunque. Come poteva non amarlo? Forse l’errore di suo marito era proprio questo; a modo suo, era convinto che buttarlo fuori di casa lo riportasse sulla strada giusta. Perché non dubitava affatto del legame che c’era fra lui e il loro secondogenito, nonostante lo esprimesse in un modo parecchio discutibile e assai complicato. E poi, Sas’ke non era proprio un santarellino. Sicuramente era un ragazzo brillante, ma più volte aveva cercato, a suo parere di proposito, d’infastidire il padre per fargli un torto. Sapeva che prima o poi si sarebbero scontrati sul serio, era solo questione di tempo, ma tutta la lungimiranza non era bastata a prepararla a niente di simile. Chissà cosa si erano detti quei due da soli a casa …
Sospirò, stanca come non mai. Bisognava riordinare un po’ le idee e dormire, assolutamente dormire. Avrebbe telefonato a Itachi, sperando in buone notizie. Al resto avrebbe pensato in un secondo momento.
 
***
 
Nonostante cercasse di non darlo a vedere, Naruto era terribilmente in ansia. Sasuke non stava bene, lo sapeva. Gli bastava guardarlo per capirlo, insomma, era qualcosa che sentiva a pelle, però ne era assolutamente convinto. Era più freddo e distaccato del previsto, tanto silenzioso da far paura. Aveva poi un’aria stanca e devastata che non gli aveva mai visto, se non verso gli ultimi giorni della sua punizione di un mese prima. Non si stupiva: sfidava chiunque a star bene dopo una simile giornata, ma adesso lui era lì. Ed era questo a renderlo nervoso; l’Uchiha era al suo fianco, abbandonato sul divano a guardare la tv, e non sapeva cosa fare. Voleva rassicurarlo, allentare quella tensione che ancora gli si leggeva in viso o anche solo distrarlo un po’ da quei tristi pensieri che di sicuro gli vorticavano in testa, però non ci riusciva. I suoi tentativi erano stati tutti inutili e quel silenzio che regnava in soggiorno lo raggelava.
-Sas’ke … - pensò sconsolato, posando per l’ennesima volta i propri occhi azzurri sul profilo elegante del ragazzo.
Seduto al suo fianco, con un braccio attorno alle sue spalle, il moro fingeva di seguire il film sullo schermo; in realtà fissava un punto impreciso di fronte a sé con la loquacità di un pesce. Di solito non era così; in genere quando guardavano la televisione … non la guardavano. Dopo il primo quarto d’ora partivano i baci e nel giro di cinque minuti si ritrovavano nudi, impegnati in attività ben più divertenti. Con le dovute eccezioni; ad esempio, quando si trattava dei rispettivi film preferiti, non c’erano intenzioni che tenessero. Se l’Uchiha voleva seguire la trama fino all’ultimo, si vedeva tutto, persino i titoli di coda che il biondo tanto detestava. L’Uzumaki era comunque abbastanza certo che quella non fosse la pellicola del secolo, e anche che il proprio fidanzato avesse smesso di prestare attenzione da un bel po’.
-Magari riesco a distrarlo – commentò fra sé Naruto, ricordandosi di come finivano di solito quei pomeriggi sul divano di casa sua.
Tentò un primo approccio, spostando il capo dallo schienale del mobile alla spalla del giovane. Questi si ridestò dalle proprie riflessioni, spostando la mano per posarla fra le ciocche color grano dell’altro, spettinate come sempre. Poteva considerarlo un buon inizio. Stampò allora un bacio sul petto del ragazzo, sulla pelle candida sotto la clavicola lasciata scoperta dalla sua maglia scura. Sasuke si limitò a continuare ad accarezzargli il capo, senza troppo entusiasmo. Non era una reazione molto incoraggiante.
-Vuoi andare a letto? – domandò il biondo, cercando di cogliere un minimo cambiamento sul suo viso.
Il moro annuì semplicemente, senza sbilanciarsi. Naruto non gli aveva mai visto un’espressione tanto impenetrabile; era impossibile capire cosa gli passasse per la testa. Persino quando arrivarono sulla soglia della stanza degli ospiti, l’Uchiha non disse niente. Quel silenzio stava decisamente scartavetrando il sistema nervoso del padrone di casa, che decise di avanzare un  po’. Portò il palmo aperto sul collo delicato del giovane, avvicinandolo a sé. Fece toccare le loro labbra con dolcezza, sperando che quel contatto bastasse a trasmettere tutto ciò che con gli altri gesti non riusciva a dire. Fu sollevato quando il moro ricambiò, prima timidamente, poi spingendo la lingua a cercare quella del fidanzato.
-I tuoi genitori? – domandò sospetto, controllando i dintorni con una rapida occhiata.
-Sono in cucina – mormorò il biondo, riprendendo subito il bacio che avevano interrotto.
Sentì Sasuke ridestarsi all’improvviso, come se la sua mente fosse tornata da un lungo viaggio chissà dove. Poco importava: ciò che contava era che, in quel momento, fosse concentrato solo su loro due e sulle loro bocche unite. L’Uzumaki fece scivolare la mano libera sotto la maglia dell’altro, sfiorando i muscoli dell’addome con la punta delle dita, posandola poi sul fianco snello del ragazzo. Già pregustando quello che sarebbe successo da lì a poco, iniziò a sentire caldo. Certo, dedicarsi quel genere di attenzioni con Minato e Kushina in un’altra stanza non era proprio il massimo, anzi in realtà avrebbe preferito evitarlo. Però non sapeva proprio cosa inventarsi e quella gli sembrava la soluzione migliore.
-No – lo fermò l’Uchiha, bloccandogli il polso sotto i suoi vestiti – Scusami, stasera non sono in vena – continuò, allontanandolo da sé.
Il biondo lo fissò sconvolto, restando paralizzato per qualche secondo. Non l’aveva previsto. Ovvio che non l’aveva previsto, era inconcepibile che l’altro non volesse fare sesso!
-Oh cazzo – commentò fra sé, nel panico più totale. Se erano a questi livelli, allora doveva trattarsi di qualcosa immensamente più grave di quanto avesse immaginato.
-V-Va bene – rispose subito, ricomponendosi in tempo record – Come preferisci. –
-Io … adesso voglio solo andare a letto e cercare di dormire – aggiunse poi il maggiore, con un tono piatto in cui si coglieva una sfumatura di sofferenza.
-Va bene – ripeté il padrone di casa, intuendo che in quel “dormire” ci fosse anche un implicito “da solo”.
-Buonanotte, Naru. E grazie ancora per tutto. –
-Quante volte devo dirtelo? Non ti preoccupare – sorrise l’Uzumaki, stampandogli un bacio sulla guancia.
 
***
 
Il giovane sospirò, portandosi una mano sulla pancia. La morsa che gli aveva stretto lo stomaco non se ne andava, e a questa si aggiungeva il senso di colpa. Era stato così freddo con Naruto e nonostante avesse cercato di nasconderlo, lui c’era rimasto male. Ma non era riuscito a fare altrimenti, aveva bisogno di stare un po’ per conto suo. Alzò i propri affilati occhi pece sulla stanza, immersa nell’oscurità. In quel buio riuscì comunque ad arrivare al bordo del divano su cui avrebbe tentato di riposare. Anche se era perfettamente consapevole che si trattava di un tentativo inutile: faticava ad addormentarsi in un letto che non fosse il proprio, e aveva sempre avuto svariati problemi legati al sonno. Sapeva già di avere troppi pensieri che non l’avrebbero lasciato dormire, ma una parte di sé sperava che la stanchezza lo tramortisse facendolo crollare appena sotto le coperte.
Speranza che si dimostrò del tutto vana. Proprio come aveva immaginato, non trovava pace. Anche quando, dopo svariati tentativi, trovava una posizione comoda e conciliante, arrivavano i ricordi a tenerlo sveglio. Ripercorse per intero quel pomeriggio di fuoco, partito così bene mentre era al bar assieme al suo fidanzato e terminato in tragedia. Ricordò le rassicurazioni di Itachi e le parole di Suigetsu, in cerca di un conforto. L’albino aveva ragione sulla famiglia Uzumaki: erano persone gentili, ospitali e calorose in un modo che a stento tollerava. Avevano cercato in tutti i modi di farlo sentire a casa, così come lo stesso Naruto aveva provato a stargli vicino senza far pesare la propria presenza. Non riusciva comunque a riassestarsi, aveva un boccone troppo amaro da mandar giù e gli si era fermato in gola. Stava elemosinando un posto dove stare perché cacciato da casa, cacciato dalla sua stanza, il suo mondo, dal posto in cui era sempre tornato a fine giornata. Non aveva mai pensato che una cosa del genere fosse così umiliante, eppure lo era, eccome se lo era. Il suo orgoglio non aveva mai subito uno schiaffo tanto doloroso, nemmeno paragonabile alla cinquina che Fugaku gli aveva lasciato sulla guancia mentre litigavano.
Fugaku, suo padre … pensare a lui gli provocava un misto di rabbia ed autocommiserazione. Si era sempre ammazzato per cercare la sua approvazione, per essere all’altezza delle sue aspettative, per sentirgli dire almeno una  volta “Sono fiero di te”, che invece ripeteva ad Itachi. Aveva capito troppo tardi che non sarebbe mai stato abbastanza per lui, eppure non aveva voluto desistere, continuando ad essere “perfetto” come il suo cognome imponeva. Che idiota, osservando il suo passato con un briciolo di lucidità si faceva schifo da solo. Come aveva potuto essere tanto stupido?!
-Vorrei spararmi – commentò inacidito, contemplando la propria idiozia – Almeno mi sono fermato in tempo. –
Già, chissà cosa sarebbe successo se avesse continuato in quel modo. In cosa si sarebbe trasformato? In un avvocato di prestigio, perché ovviamente avrebbe studiato legge, e dopo? Magari avrebbe trovato una bella moglie, che gli avrebbe sfornato un paio di marmocchi. Per fortuna non era andata così: ogni fibra del suo essere ringraziava qualunque divinità ci fosse, il Caso o chiunque fosse intervenuto per essersi ripreso prima che fosse troppo tardi. E, di certo, doveva anche ringraziare Naruto per questo. Soprattutto lui, Nagato e l’Akatsuki per avergli aperto gli occhi. Si erano tutti presi cura di lui, talvolta anche senza saperlo. Erano persino arrivati a difenderlo davanti quel mostro, quei folli, come se stesse insultando loro in prima persona. Gli sembrava tutto così lontano, gli pareva che fossero passati anni, invece era stato poche ore prima. Beh, non esattamente. Controllò lo schermo del cellulare, che quasi lo abbagliò nel buio della stanza, scoprendo che in realtà era quasi mattina.
-Una merdosissima notte in bianco – borbottò con un filo di voce – Come previsto. –
Sospirò, alzandosi dalle lenzuola calde e sudate, e aprì la finestra che dava sul balcone. Rabbrividì un po’ e, ancora scalzo, frugò nel borsone dei vestiti in cerca del pacchetto di sigarette. Ne accese una e, appoggiato alla ringhiera in ferro battuto, fissò il parcheggio sotto di sé rischiarato dai primi raggi di sole, deserto e silenzioso. Rimase a fumare in balcone, ignorando il freddo, in attesa dell’alba. Mentre il fumo saliva in cielo e i primi raggi del sole coloravano il blu immenso davanti a sé, una sarcastica considerazione giunse a rassicurarlo.
-Di sicuro domani sarà migliore di oggi. -

*Angolo autrice*
Buonasera e benritrovati a tutti! :D Sono felice di aver di nuovo aggiornato, anche se la mia precaria salute mentale mi impedisce di essere entusiasta. 
La storia è stata in pausa un bel po', è passato più di un mese, cavoli ... 
Mi è dispiaciuto avervi fatto aspettare così a lungo: molti di voi mi seguono da tanto e non mi hanno mai fatto mancare sostegno e consigli. Sappiate che se la storia prosegue è solo grazie a voi e per voi; non nascondo che ho pensato spesso di lasciare anche questa long incompleta, o di riprenderla una volta in vacanza, tipo verso luglio, ma non mi sembrava giusto. Oltretutto mi dispiaceva moltissimo interrompere con la trama già così avanti, quindi mi sono deicsa a riprendere a scrivere. In tutta onestà non mi piaceva il modo in cui mi accostavo a questa storia: pensavo di continuo "Oddio, sono in ritardissimo, devo aggiornare", "Ma sono già passati quindici giorni? Il capitolo è ancora a metà!" e mille altri trip che non facevano altro che stressarmi. Ed ho già gli esami (sempre più vicini, ed io sono sempre più nella cacca, yeah) e una vita a minare la  mia stabilità emotiva. Essenzialmente è per questo che ho deciso di prendermi una pausa: come ho già detto nella mia pagina, scrivere per me è e deve restare un piacere. 
Passando al capitolo, ammetto che non è il mio meglio: è un po' cortino e alcuni punti forse dovevano essere sistemati ancora di più (ho ricontrollato tutto due volte, in caso di errori vi prego di scusarmi). Il titolo è emblematico; tutti i personaggi hanno bisogno di rimetersi in sesto, ritrovare un po' l'equilibrio perduto, ma non è facile. Vale anche per me e, come Sasuke, spero che il prossimo capitolo sarà migliore di questo. Intanto, posso dirvi che sono tornata :D
Un bacione a tutti :*
Konan98f

 
  
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