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Autore: ilcielopiangequalchevolta    10/05/2016    1 recensioni
A volte, per ricominciare da capo e ammettere i propri sbagli, è necessario scappare per poi tornare indietro.
Sabrina Vacciello è una ragazza timida, abituata a contare esclusivamente sulle proprie forze e con un grande segreto sulle spalle. Ha una sublime conoscenza delle lingue e tanta voglia di viaggiare; comunque partire e abbandonare tutto è difficile, così si ritrova bloccata in Italia fino ai vent'anni. Un giorno una domanda la sprona ad allontanarsi dal suo paese per riscoprire sé stessa.
Proprio Sabrina si scontra con James Harrison, un ricco imprenditore dall'animo saccente. Quando l'amore si interpone prepotentemente sulla sua strada, egli deve solo farsi trasportare dalla magia di questo sentimento.
James vuole avvicinarsi a Sabrina, l’unica donna che riesce a fargli battere il cuore, però lei non è ancora pronta a lasciarsi il passato alle spalle e a gettarsi in quel turbine di emozioni quale è l’amore. O forse si?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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9) DON'T CRY OVER SPILLED MILK

 SABRINA’S POV
Acchiappai velocemente il telefono sul tavolo della cucina per rispondere al dubbio che era appena nato nella mia testa. Quella mattina mi ero svegliata stranamente tranquilla, ero giunta ai fornelli ed avevo riscaldato il latte in un pentolino, mentre avevo frugato nella dispensa alla ricerca dei miei biscotti preferiti. Avevo aperto un nuovo pacco di Grisbì al cioccolato e versato la mia bevanda in un’allegra ciotola con la renna Rudolf dipinta sopra. Mi ero seduta rilassata alla sedia di legno ed avevo iniziato a sgranocchiare i dolci insolitamente affamata. Mi sorse, leggermente in ritardo, una domanda spontanea: che giorno era? Presi il mio cellulare e illuminai lo schermo pigiando il tasto di blocco. Lessi la data rapidamente e mi fiondai in camera per prepararmi. Era martedì ed io dovevo correre a lavoro.

 Nel momento in cui infilai il primo piede nei miei jeans ricordai il nome di una ragazza che era stata in grado di farmi spuntare un sorriso felice per tutta la durata della scorsa notte: Amber. La sorella di James mi aveva confessato che piacevo al fratello. Credevo che lui  mi considerasse una semplice cameriera e, forse, era proprio così. La donna dagli occhi azzurri, nonostante sembrasse piuttosto sicura di ciò che diceva, aveva sicuramente travisato tutto e l’imprenditore non provava assolutamente nulla per me.  Non dovevo illudermi, perciò presi la decisione più appropriata e mi dimenticai di quanto accaduto la sera precedente. Se veramente, in un universo parallelo, in extremis, piacevo a quell’uomo qualcosa sarebbe successo, dovevo semplicemente lasciare che il tempo facesse il suo corso.

Una volta giunta davanti all’entrata del “Ryan’s New York”, trovai la porta sigillata. Stranita chiamai il titolare, il quale mi rammentò che il locale sarebbe stato chiuso per ventiquattro ore a causa di una disinfestazione. E io, ovviamente, me ne ero scordata.
Cercai il numero della mia migliore amica e sperai avesse la mattinata libera da dedicare a qualche pazza spesa. Mi sedetti su di una panchina dall’altro lato del marciapiede.

 -Pronto?- rispose al terzo squillo, insonnolita. Turbata dal suo tono di voce in stile oltretomba, le chiesi spiegazioni. Credevo si trovasse a casa dei suoi genitori,  che vivevano nella Grande Mela. Non era insolito per lei trascorrere qualche nottata da loro. -Ehm… sono rimasta a dormire da Kevin!- confessò lievemente in imbarazzo. Rimasi stupefatta, con la bocca spalancata a quell’inaspettata rivelazione e mi ritrovai a ridere sinceramente allegra, provocando l’ilarità anche della mia interlocutrice.  Nonostante fossi gioiosa e speravo in un po’ di felicità decisamente meritata per Lexy, ripensai alla mia immensa stupidità per non essermi accorta assolutamente di niente.   
-Oh Tesoro, non lo sapevo!- mi scusai, racimolando la mia borsa e mi diressi a grandi passi verso la fermata della metropolitana più vicina. Lei emise un risolino malizioso che non ero sicura fosse rivolto a me. Involontariamente scorsi il mio riflesso nella vetrina di fronte, notando il cipiglio disgustato che aveva assunto il mio viso e che non ero proprio riuscita a sopprimere.
-Tranquilla, Brina! Comunque, visto che oggi siamo libere, andiamo a fare una passeggiata. Aspettami davanti al locale, massimo mezz’ora e arrivo!- affermò ed attaccò celermente, lasciandomi con un pugno di polvere in mano.
Arrestai i miei passi e ritornai al punto di partenza, mettendomi comoda e aspettandola. Mi domandai se avessi dovuto considerare Alexis e Kevin una coppia. Magari lui, da gentiluomo, si ero appisolato sul divano per non metterle pressioni. Avevo il cervello in subbuglio, comunque decisi che mi sarei fatta raccontare tutto ciò che volevo sapere dalla diretta interessata appena ci saremmo viste.
 
Le loro dita erano intrecciate, i loro sguardi persi l’uno negli occhi dell’altra, i loro volti illuminati da due sorrisi identici. Il fratello di James e Lexy stavano avanzando verso di me, che mi alzai e gli andai  incontro. Mi sarei sentita il terzo incomodo? A giudicare dalla complicità che alleggiava tra quei due, il presentimento non era dei migliori.
- ‘Giorno Kev, Ciao Tesoro!- dissi, sporgendomi per dare un bacio sulla guancia ad entrambi.
-Ciao.- rispose lui, ricambiando il saluto allo stesso modo. Aveva la dote di mettere a proprio agio chiunque. Era sempre allegro e gentile e era in grado di trasmettere tranquillità.
-Brina, scusa se non ti ho detto niente, ma mi stavo vestendo e lui si è svegliato. Non aveva niente da fare, così è venuto!- starnazzò Lexy senza neanche staccarsi dal mio abbraccio, indicando quello che dedussi essere ormai il suo fidanzato. Si dondolò sui talloni, puntando le sue pupille sull’asfalto. Questo suo lato timido mi era del tutto nuovo e, a dire il vero, non le si addiceva per niente. La fissai a lungo per metterla ancor di più sotto pressione e farla agitare maggiormente. Kevin comprese le mie intenzioni e nascose un ghigno dietro la sua mano. Un po’ mi dispiaceva per lei, tuttavia vederla così impacciata e scorgere le sue guance rosse mi spronò a continuare. Almeno finché non cedetti e la risata che stavo trattenendo da circa un minuto fuoriuscì dalle mie labbra, facendo vibrare tutto il mio corpo. Fui seguita dal ragazzo e ci guadagnammo un’occhiata smarrita da Alexis. 
-Tranquilla Lexy, mi fa piacere. Non è un problema se viene.- la calmai, carezzandole un braccio e regalando a lui un occhiolino. Quest’ultimo le circondò le spalle e la strinse lievemente a sé.
 
Facemmo colazione e successivamente andammo a comprare alcuni regali in vista del Natale imminente. Quando eravamo seduti ad un tavolo a mangiucchiare un po’ di muffin, riuscii a strappare Lexy dalle grinfie di Kev, o il contrario! Stavano sempre appiccicati e si provocavano a vicenda. Io e la mia migliore amica ci fiondammo in bagno.
-Okay, abbiamo poco tempo! Massimo cinque minuti o lui capirà che stiamo confabulando. Raccontami tutto!- la spronai, voltandomi verso di lei e saltellando sul posto curiosa come, forse, non lo ero mai stata. Non era il luogo più adatto per scambiare due chiacchere e, in teoria, potevo benissimo aspettare di giungere al nostro appartamento, però sarei stata logorata dalle mie stesse mille domande se non avessi ricevuto subito qualche risposta.   
-Beh…Ieri sera Kevin mi è stato vicino tutto il tempo e gli ho spiegato i miei timori. Mi ha detto che io gli piaccio sul serio e  dopo la chiusura del locale mia ha offerto un passaggio. Non so come, ma tra una risata e l’altra siamo finiti avvinghiati sulla sua moto. Mi ha proposto di andare da lui ed io non ho rifiutato. Ora siamo ufficialmente fidanzati!- esclamò con un’alzata di spalle, con la voce spezzata probabilmente dalla vergogna. Malgrado ciò era chiaramente felice e mi ritrovai a gioire contenta per lei. Ritornammo da quell’uomo paziente che ci aveva aspettate fin troppo e ci catapultammo in un negozio di scarpe.

Lo squillo incessante del telefono di Kevin interruppe un’animata discussione sul tipo di cucina in assoluto migliore delle altre. Lui  si allontanò un secondo e parlottò con il cellulare all’orecchio. Lo accosto al palmo e si rivolse di nuovo a noi:  
-Ragazze, è un problema se ci raggiungono James ed Amber?-
Ai nostri cenni negativi, ricongiunse l’apparecchio al lobo e  borbottò ancora con la persona dall’altra parte della linea.
 
JAMES’ POV
Quel martedì fu un giorno veramente stressante. Arrivai in perfetto orario a lavoro. Accomodata alla mia scrivania intenta a fissarsi le unghie trovai Amber. La scortai gentilmente ad andarsene, dato che avevo alcuni problemi dell’azienda da risolvere, però non volle sentire ragioni, affermando che “doveva aiutarmi a conquistare Sabrina”. Mi ero cacciato in un gran bel guaio! Se avevo una possibilità con quella cameriera, grazie a mia sorella, l’avrei persa. Come se non bastasse, durante il nostro dibattito, si intromise Nicole:
 - Chi è Sabrina?-domandò stizzita e alterata, affacciandosi allo stipite sulla soglia del mio ufficio, poggiando il peso di un fianco ad esso e incrociando le braccia al petto. Ogni suo singolo movimento era dettato dalla libidine eccessiva e sprizzava  brama mista a sensualità. Il suo vestiario rendeva chiare le sue intenzioni e la quantità di pelle lasciata scoperta attirava gli occhi, e non solo quelli, come una calamita. Mi riscossi dallo stato di trans in cui sembravo esser caduto  osservando la mia segretaria, perché Amber la liquidò malamente sbattendole la porta in faccia e frugò nella borsa alla ricerca di qualche oggetto.
 
Venti minuti dopo ci stavamo recando da Sabrina, Kevin ed Alexis. Io avevo un braccio mollemente abbandonato sulle spalle di mia sorella. Lei, invece, lanciava occhiate accusatorie alla ragazza leggermente distante da noi con il viso incurvato in un tenero broncio. Infine, la mia assistente, camminava ancheggiando a passo svelto qualche metro più avanti e, ogni tanto, ci incitava ad aumentare la velocità.  Lei aveva origliato la nostra conversazione ed aveva insistito per venire con noi a tutti i costi, esclamando di stare sempre rinchiusa in ufficio e di aver bisogno di svago. In realtà, voleva solo fare un capoluogo tastando la sua nuova minaccia: Sabrina. La fanciulla italiana bella, dolce, intelligente, con delle curve da urlo, una cantante nata, una ballerina stupenda… Dio Santo, non potevo veramente aver pensato tutto ciò. Nessuna donna era mai riuscita a conquistarmi, ad attrarmi oltre alla sfera sessuale come era, invece, successo a mio padre con mia madre. Se Amber avesse avuto ragione e mi fossi preso una cotta per lei, sarebbe stato un male? A mente lucida credevo proprio di no. In fondo, in sua compagnia, mi sentivo bene, mi divertivo… ed ancora non avevo provato quelle magnifiche labbra!

Scorsi la camminata di Nicole bloccarsi repentinamente, seguita da quella di mia sorella. Capii di essere giunti difronte ai nostri amici e mi avvicinai a Sabrina, attratto dal suo bel viso a cuore.
-Buongiorno dolcezza, sei stupenda.- sussurrai piano al suo orecchio in modo da non essere udito dagli altri, intanto che mi chinavo per lasciarle un tenero bacio sulla guancia. Indossava un paio di jeans chiari, un giubbotto beige perlato, i piedi erano tenuti caldi all’interno di un paio di stivaletti neri e i capelli svolazzavano per colpa del vento in tutte le direzioni non coprendole, fortunatamente, mai la faccia poiché un paio di ciocche erano tenute ferme con una molletta in prossimità della nuca. La pelle nivea del suo volto era sempre troppo truccata e i suoi profondi pozzi color nocciola assumevano quasi il color della pece pura a causa dell’ombretto scuro.
-Grazie, James!- disse arrossendo, come era solita fare quando c’ero io nei paraggi. Bastava che le facessi un complimento, indubbiamente meritato,  e i suoi zigomi assumevano una tonalità bordeaux.
-Ciao, cognata!- urlò Amber, saltandole al collo. Tossii, portandomi un pungo alla bocca e cercai di concentrarmi sulle espressioni chiaramente stupite degli altri per eliminare la smania di prenderla a calci .. Come aveva potuto chiamarla “cognata”? Sabrina strabuzzò lievemente gli occhi, nonostante ciò non replicò nulla.
-Amber!- ricambiò, piuttosto, con un sorriso da togliere il fiato.
-Ciao, piacere! Io sono Alexis.- affermò, rivolgendosi a Nikky. Quest’ultima ricambiò a mala pena il saluto e si sporse verso Kevin  con fare sensuale. Gli dedicò un benvenuto abbastanza caloroso, facendo ringhiare la povera Lexy peggio di un cane in gabbia.
-E tu sei?- domandò la mia segretaria a Sabrina, alzando un sopracciglio e squadrandola dalla testa ai piedi con atteggiamento altezzoso.
-Mi chiamo Sabrina, piacere.- si presentò educatamente l’altra, invitandola a stringerle la mano. La guardò per alcuni attimi, non ricambiando neppure la stretta.
-Oh tesoro, sta volta sei caduto in basso! Come puoi sostituirmi con questa…questa…cosa! – strepitò la mia collaboratrice aspramente, indicando la ragazza dinanzi a lei. Boccheggiai per un paio di secondi non sapendo come ribattere. In quel momento la mente sembrava sul punto di esplodere. Da ottimo codardo, non avevo la più pallida idea di cosa dire, di come comportarmi.
-Come scusa?- gridò la diretta interessata sconvolta.
-Oh cara, non illuderti. Si stancherà molto presto di te, vedrai! Fa sempre così: vede una bella donna, le va un po’ dietro, se la scopa e poi ritorna da me. Di solito sono belle gnocche, ma tu…tu sei… come dire?... –
-Perfetta!- asserì qualcuno, intanto che i miei occhi scrutavano le mie scarpe. Nicole si zittì di colpo, pestando un piede sull’asfalto grigio del marciapiede ed interrompendosi a metà della sua frase. Passarono alcuni minuti di totale silenzio, nei quali la quiete era interrotta solamente dai nostri respiri. Stranito, alzai lo sguardo e notai che mi stavano studiando tutti attentamente e scombussolati.  Ero stato io a  parlare, o meglio il mio cervello collegato alla mia lingua. Sicuramente avevo l’espressione di un pesce lesso, comunque continuai per la mia strada, schiarendomi la voce ed aggiustandomi il cappotto –E’ perfetta. Lei è perfetta, non tu Nicole. Sai anche tu che lei è mille volte meglio di te!- conclusi, avvertendo il sangue fluire leggero alle mie gote.
-James, non puoi parlarmi così!- balbettò nel vano sforzo di riacquistare un po’ di contegno.
-Ti licenzio!- 
-Come? Ma non puoi…- tartagliò confusa, perdendo gran parte del coraggio che l’aveva accompagnata fino a quel momento. Mi osservò stralunata, scuotendo la nuca e tentò di arpionare un mio braccio per spiegarsi meglio. Mi allontanai schifato e cozzai contro Sabrina. Mi voltai nella sua direzione  e l’attirai con grazia al mio petto.
-Hai appena fatto una figura di merda, non è ora che giri i tacchi e vai a fanculo?- ruggì stizzita Amber. Nicole fu costretta a girarsi per fronteggiarla.
-Ma come ti permetti? I ragazzi fanno la fila per me!- dichiarò con gli zigomi rossi come dei pomodori, stringendo convulsamente le dita e piagnucolando alla pari di una bambina capricciosa.
-Ovvio, i prezzi bassi attirano sempre tanti clienti.- bofonchiò mia sorella.
Le gambe della mia ex-assistente scalpitarono velocemente per fuggire da quella situazione il prima possibile. Quando pensavamo che fosse davvero finita, abbaiò dall’altro lato della via.
-Tesoro…- iniziò, ruotando il busto verso la ragazza che ancora tenevo saldamente al mio fianco -...io non so da quanto tempo ti sbavi dietro James, ma sappi che ieri abbiamo fatto sesso. Anzi l’abbiamo fatto molto spesso nell’ultimo periodo e, credimi, lui si è divertito tanto!- terminò, fuggendo dalla mia rabbia.
Sabrina, basita, si scansò violentemente da me e sondò la mia anima con i suoi profondi occhi scuri e lucidi. Si scontrò con il mio cipiglio colpevole e sembrò rinsavire dallo stupore in cui era caduta. Corse via, scappando e fiondandosi su un bus che passava di lì.
-Sei proprio un coglione!- ammise Alexis, spintonandomi e seguendola insieme a Amber e Kevin.
Mi ritrovai da solo, di fronte ad un negozio di muffin, perso a guardare le macchine di tutti i modelli sfrecciare sulla strada dinanzi a me.
 
SABRINA’S POV
Vagai in quella città illuminata e mastodontica, mentre tutti i colori intorno a me sfumavano nel grigio ed il mio cuore si accartocciava sempre di più su sé stesso. Arrivai al mio appartamento ormai svuotata di tutte le mie energie, barcollando e sorreggendomi agli alberi che incontravo sul mio cammino. Provai a infilare la chiave nella serratura varie volte, tuttavia il tremolio della mia mano, gli spasmi che scuotevano il mio corpo e le lacrime che scorrevano ancora copiose sulle mie guance non resero semplice l’impresa.

Mi precipitai in camera mia e mi buttai sul letto. Annaspai in cerca d’aria senza togliere il naso dalla stoffa del cuscino. Portai le mani alla nel disperato sforzo di far cessare la morsa che sembrava opprimerla. Sfregai velocemente i palmi sul torace per cercare di far almeno diminuire quel dolore assurdo.  Ero solita ripetermi che “non si piange sul latte versato”, eppure facevo sempre tutto l’opposto. Le mie illusioni si riversarono su di me come una cascata burrascosa. James era uno stronzo che voleva solo abbordarmi per togliersi lo sfizio; a me, invece, lui piaceva sul serio…con quegli occhi verdi come smeraldi, i capelli mori che sembravano così morbidi, per non parlare delle sue labbra rosse che avevo una voglia matta di baciare e baciare e baciare… 


NOTE DELL’AUTRICE:
Chiedo immediatamente scusa per il ritardo, ma lo studio non voleva più darmi tregua. So che nel capitolo precedente vi ho praticamente lasciate col fiato sospeso, ma spero che questo capitolo non deluda le vostre aspettative. Lexy e Kevin mi fanno sciogliere e, probabilmente, il mio carattere da romanticona non aiuta. Kevin è davvero un ragazzo d’oro e so per certo che adesso tutte voi vorrete un ragazzo come lui! Si, lo vorrei anch’io! La sua è una razza in estinzione, ma la speranza è l’ultima a morire. Come vi avevo anticipato nel capitolo precedente, c’è stato un gran colpo di scena. Ovviamente non è stato per nulla positivo. Nicole ha sbattuto la verità poco elegantemente in faccia a Sabrina. James si è sentito “bloccato” e la nostra povera protagonista è fuggita in lacrime. La colpa, tuttavia, non è solo di Nicole, ma soprattutto di James. Quest’ultimo riuscirà a farsi perdonare? Come andranno le cose tra Brina e James? Alla prossima spero, ciao SS.
   
 
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