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Autore: Majka_Komatsu    09/04/2009    5 recensioni
Fumo e cenere. Solitudine e abbandono. Kurapikadodici anni,il ricordo ancora fresco dello sterminio della sua gente,avvolto da un dolore capace di spegnere anche le sue più ingenue speranze. Solo una donna riuscirà a sarvarlo,una donna dal passato altrettanto tormentato,altrettanto sola. Ma quando le fiamme della morte avvolgeranno anche lei,lasciandosi di nuovo dietro solo fumo e cenere,solo un'ira repressa,un nuovo,inatteso desiderio di vendetta riuscirà a ridare forza di vivere a questa vita quasi persa,quasi spenta.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non voglio perdermi in lunghe premesse che non portano a nulla...anche se non ci azzecca niente,però,vorrei dedicare questa sciocchezzuola alle vittime del terremoto in Abruzzo,e ai miei parenti lì a L''Aquila che se la sono scampata, e per il quale io e la mia famiglia abbiamo tremato dall'inizio alla fine. Nessuno di loro legge fanfiction, ma mi sembra un modo per ringraziare Dio che ci siano ancora...e per sentirmi più vicina con tutti quelli che hanno perso qualcosa in questa tragedia.
 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO QUARTO
 
 
 
Tears
 
 
 
 
 
 
-Chihiro...Chihiro, non credo tu abbia sentito la sveglia...sono le sette e un quarto-diceva Kurapika scuotendo dolcemente la donna, che aprì gli occhi, rivelando due iridi lucide e decisamente spente.
-Oh, Kurapika, io non...-
-Non stai bene. Si capisce. Non importa, lo dirò ad Hanako e farò da solo. Non ti preoccupare.Rimettiti...-
-Okay...grazie, tesoro.-
-Ci vediamo dopo.-
 
Kurapika chiuse lentamente la porta di Chihiro, mise lo zaino inspalla e uscì ccercando di fare il meno rumore possibile, riflettendo. In fondo, lui l'aveva detto che avrebbe dovuto coprirsi...ma magari non era solo per quella botta di freddo della sera prima, e comunque una cosa come l'influenza viene a tutti. Mica era una tragedia...
-Kuruta!Tre minuti esatti di ritardo! Fila al tuo posto, prima che possa venirmi in mente di metterti in punizione per questo!-
-Mi scusi tanto, signorina Osaki...-
Si sedette al suo posto, mentre l'insegnante ricominciava  a parlare di rette e punti notevoli nei triangoli. Non che ne gliene importasse qualcosa(l'aveva gia studiato al suo villaggio) ma si mise comunque ad ascoltare, tanto per fare qualcosa.
-Kuruta, potresti spiegare in parole semplici quello che ho appena detto?-
Oh, al diavolo tutti quanti.
Non gli piaceva essere comandato. Era una delle cose che odiava di più al mondo.
-Certamente, signorina Osaki...-
Comunque, avrebbe dimostrato chi era. Tanto per fargliela pagare a un pò di persone, lì dentro.Tremendamente orgoglioso com'era, nessuno aveva il diritto di invadere il suo spazio vitale. Ma era quello che facevano tutti, da due settimane o poco più.
 
 
 
 
                                                        *                        *                        *
 
 
 
-Davvero, Signora Hanako, ce la faccio...nessun medico, almeno per ora...grazie comunque. Arrivederci.-
Chihiro riattaccò e si rimise sul letto, coprendosi le spalle con una coperta. Che strazio. Febbre, mal di testa, i respiri irregolari e dolori di minor conto su tutto il resto del corpo. Non ce l'aveva fatta proprio ad andare a consolare Kurapika -come avveniva quasi ogni notte- quella volta. E si sentiva tremendamente in colpa, responasibile di lui com'era.
Si sedette alla scrivania, tirando fuori dei documenti da consegnare. Le riaffiorò nella mente la foto vista quella mattina, scivolata da sotto il cuscino del futon del "suo" bambino. Gli occhi le erano caduti su una scritta, "pregando che possiate trovare la pace". Kurapika e la sua famiglia, tutti con quei sorrisi identici, i medesimi occhi vivaci...e poi lei, sua madre, la stessa donna trovata morta accanto al ragazzino, svenuto, quella notte di pochi giorni prima, le orbite vuote, gli abiti imbrattati di sangue e fango...la visione di tanta gente in simile stato, quella volta, era stata davvero durada sopportare per uomini ben più forti e tosti di lei. Figuriamoci per un ragazzino di dodici anni.
A volte si chiedeva come lui riuscisse a sopportarlo. Forse -benedetta infanzia- perché era dotato di quell'elasticità emotiva che gli permetteva di andare avanti. Forse perché in lui le cose scendevano profonde, venivanomeditate e poi capite...e ormai, comprendendo che niente sarebbe stato più come prima, mai più, aveva capito che doveva esserci un modo per superare quello stadio di profondo dolore e infinita, struggente nostalgia. Oppure ancora, e sembrava l'ipotesi più plausibile, faceva solamente finta, di stare bene. Ma comunque per un dodicenne era un ragionamento profondo.
Mentre si preparava un tè, Chihiro chiamò la signora Hanako. Stava molto peggio.
-Hanako-san...sono Takanashi. Potrebbe...sì, grazie. Fantastico. La ringrazio. Arrivederci...-
Attaccò e compose il numero della scuola, pensando di far avvertire Kurapika, ma ci ripensò. Non stava così male, e poi lui sarebbe stato lì entro un paio d'ore.
Mezz'ora dopo,arrivò una dottoressa, una certa Satou Keiko, che ci mise molto poco a visitarla...le disse che dopo essersi messa a letto non avrebbe dovuto alzarsi per nessun motivo al mondo, e le diede qualcosa per curare gli eccessi respiratori. Chihiro l'accompagnò alla porta, stancamente.
-Mi raccomando, signorina-fece Satou con un lieve inchino della testa. -Arrivederci.-
-Arrivederci...-
Si appoggiò adagio al portone, sospirando,ma si staccò immediatamente. Aveva sentito la chiave infilarsi nella serratura, impacciata,come se chi ce l'avesse messa avesse davvero fretta.
-Ciao, Kurapika, come...-
-Lasciami stare!-
Il ragazzino sbattè la porta e corse in camera.
-Che hai?-
Lei lo seguì, aprendo la porta.
-Niente!-
-No, non è niente. Hai le lacrime agli occhi.-
-Non mi va di dirtelo! E' stupido che tu me lo chieda, se sai che non ti risponderò, vattene! E' stupido anche restare qui a perdere tempo, mentre potrei, adesso...-
-Fare cosa?-
-Qualcosa di utile ! Come massacrare quei bastardi che hanno massacrato noi! Esci, per piacere?-aggiunse fra l'esasperato e l'implorante.
-Calmati, prima. Ragiona, Kurapika...ehi!  Che avresti intenzione di fare?-
-Voglio andarmene! E sto ragionando, non sono mai stato più razionale che in questo momento...-
-Non puoi...che vuoi fare, Kurapika...se c'è qualcosa che non va,parliamone...-
-Sono io quello che non va, non fanno che ripetermelo tutti!-
Le lacrime scorrevano sui visi di entrambi, per ragioni diverse. Oppure molto simili. E poi, instintivamente, Chihiro lo abbracciò. Lui rimase come paralizzato, incerto su cosa fare. I suoi occhi, da scarlatti che erano diventati, tornarono lentamente, sorprendentemente azzurri. E si mise a singhiozzare sulla spalla di lei, tremando leggermente.
-Scusami...-
-Shh...no. Non è colpa tua. Non lo è mai stata.-
Restarono abbracciati per un pò, immersi in un pianto silenzioso, struggente.
-Scusami davvero.-Si era calmato un pochino.-Sono tremendamente egoista, a te non ho pensato minimamente. Come stai?-
-Bè, sarei stata meglio se non mi avessi fatta addannare così...-
-Oh, perdonami! Sono davvero orribile!-
-Smettila, okay? Sono stata meglio, ma mi riprenderò.-
-Sicura?-
-Mmm.- annuì.-Tu, piuttosto? Che ti è preso?-
-Mmh...la gente sa essere davvero insensibile, certe volte.-
-Dici?-
-Altrochè. Qui dentro lo sono un pò tutti, in modo particolare. Tranne te, forse...-
-Tranne me?-
-Sì, credo di sì. Quando ti ho conosciuta, la tua...diciamo "energia"era diversa da qualle delle altre persone. Piacevole, però.-
-Come la tua...a proposito...ho trovato una foto nel tuo futon.-
-Oh...-
-Sei identico a tua madre, dagli occhi al sorriso a come tieni le mani in grembo...sorprendente.-
-Fisicamente. Però non hai conosciuto mio padre. Orgoglioso, testardo, irascibile, impulsivo...e amava tanto leggere.-
-Mi ricorda qualcuno, eh? Solo che questo qualcuno sa anche essere dolce e gentile. E dovrebbe esserlo     più spesso.-
.Dici?-
-Mmm.-sorrise.-Mi sento molto meglio. Grazie.-
-A te, invece. Piuttosto, non dovresti andare a letto?-
-Si...dopo essere stata con te, e aver badato che tu non fugga via, ragazzino...-
 
Quella sera, Chihiro avrebbe giurato che le sarebbe servita un'altra buona dose di lacrime per mettere a letto Kurapika, ma per fortuna non andò così. Non aveva avuto però il coraggio di lasciargli la mano finché non fu sicura che si fosse addormentato. Si mise a letto, stanca, stanchissima. Cercò di non pensare per addormentarsi, ma i morti del villaggio Kuruta le ritornavano in mente, alternati al sorriso gentile di suo figlio. Sprofondò dopo poco in un sonno inquieto, in sogni troppo dolorosi e confusi per poterli ricordare,  per aver la forza di richiamarli alla memoria.
 
 
 
FINE QUARTO CAPITOLO
 
 
 
  
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