Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: SpicyTuna    11/05/2016    1 recensioni
Sullo sfondo grigio e piovoso di Sheffield si intrecciano le storie di tre personaggi alla ricerca del loro raggio di sole: Evangeline, ragazza di buona famiglia che tenta di sfuggire al futuro pianificato dai genitori in un modo tutto suo, Joel, ventottenne accecato dall'amore per lei e incurante del divario di età, e Marshall, studente senza regole che vorrebbe non aver mai incontrato la biondina sulla sua strada.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12 Ottobre, Venerdì - Sheffield (York St.)

La sede dello Sheffield Telegraph, quotidiano locale, accolse l'arrivo di Joel con il suo classico odore di carta stampata e caffé,
due cose che andavano a braccetto alle sette e mezza del mattino.
Rifiutò cortesemente quello offerto dalla segretaria, avendone già preso uno da Sarnis, al piano di sotto, e puntò al suo ufficio prima che qualche collega potesse placcarlo. Il giorno prima aveva dato buca ad una cena di lavoro con i pezzi grossi dell'editoria a causa di un "impegno con una parente".
La verità era che non vedeva Evangeline da una settimana e mezzo, e i suoi ultimi messaggi mancavano di punteggiatura, segno che era di fretta e non le andava di parlare. Doveva assicurarsi che stesse bene. Nell'ultimo periodo si era fatta più sfuggente del solito, evitando le domande come lui cercava ora di evitare Sophia,
che aveva appena visto girare l'angolo. La donna non parve notarlo, troppo intenta a picchiettare lo schermo del tablet con le unghie finte laccate di blu.
Un tempo lo trovava un suono rilassante, quel perpetuo ticchettio, all'epoca in cui i due vivevano nello stesso appartamento di fronte a Devonshire Green.
Adesso lo innervosiva come poche cose al mondo. Purtroppo lo scontro fu inevitabile, dato che la donna aveva l'oscuro potere di fiutarlo da chilometri di distanza. Alzò lo sguardo nel momento esatto in cui le loro strade si incrociarono, proprio quando lui pensava di passare inosservato.
Forse doveva fingersi morto, tipo turista incauto davanti ad un orso.
« Buongiorno, Joel. Come mai così in ritardo? ».
« Traffico » rispose, evasivo. Doveva fare attenzione al contatto visivo, o lei avrebbe letto la menzogna nei suoi occhi. Se le cose fossero andate male al Telegraph, Sophia avrebbe potuto optare tranquillamente per la carriera di detective privato, lo stesso che gli aveva sguinzagliato contro a otto mesi dal matrimonio.
No, non la tradiva, e no, non passava le nottate a fare il tour dei night club, ma quando la bionda si metteva in testa una cosa era impossibile farle cambiare idea.
« Facciamo la stessa strada, e io non ho trovato chissà quale ingorgo » lo rimbeccò, un sopracciglio alzato con fare scettico. Joel liberò un lungo sospiro, già stufo del dibattito ancora prima di averlo perso. Ormai era scritto nelle stelle che i due non potessero rimanere nella stessa stanza per più di dieci secondi senza abbaiarsi contro. « Mi scuso per il tremendo ritardo. Posso andare, agente? ».
Sophia acconsentì alla richiesta e si fece da parte, specie dopo aver interecettato il capo redattore alle sue spalle. Di bene in meglio, insomma.
Quando raggiunse l'ufficio in fondo al corridoio, Joel era già saturo di rimproveri, e un bicchiere di Scotch sembrava l'unica cosa in grado di rimettere i nervi al loro posto. La stanza in stile loft newyorkese, tra pareti in finto mattone ed arredamento essenziale, lo aiutò a ritrovare la pace interiore, insieme al sorriso sfavillante della sua collega, Doreen. In quanto madre di tre figli, era una veterana nel rabbonire gli animi inquieti. Notò subito l'espressione sofferente dell'uomo, a cui rispose mostrando una scatola di biscotti al burro. « Tieni, caro. Mi sa che ne hai bisogno ».
Joel non faceva mai colazione, eppure gli si aprì una voragine nello stomaco alla vista della confezione di latta. Fece rifornimento prima di mettersi alla scrivania di fronte, un caos di appunti, libri aperti e pennarelli senza tappo. C'era anche una foglia secca, primo segnale che il bonsai regalatogli da Doreen avesse le ore contate.
Non era bravo quanto Evangeline a badare alle piante. Beh, agli esseri viventi in genere.
« Che si dice, stamattina? ».
« Niente di nuovo sul fronte occidentale » commentò la donnetta dalla ribelle chioma riccia, passandogli il foglio stampato di una mail.
« Dobbiamo solo rivedere per intero l'articolo di Willis su quella scuola a Nether Edge.
Sembra che un gruppo di giovani spacciatori abbia la sede ufficiale tra le mura dell'Istituto Wetherby ».
« La cosa non mi sorprende ». Ne avevano parlato più volte di quel covo di teppisti. Per fortuna Evangeline frequentava una scuola d'elite, sotto stretta sorveglianza, o non ci avrebbe dormito la notte. A volte si chiedeva che ruolo svolgesse nella vita della studentessa, troppo anziano per essere il suo amante e troppo giovane per fargi da padre. Di questo non parlavano mai. I loro incontri si riducevano a frasi di circostanza e sesso fine a sé stesso, senza troppe pretese. Un tacito accordo che avevano stipulato la notte in cui si erano conosciuti, entrambi costretti sotto la teottia di un bar da un tifone impietoso. Ancora ricordava lo sguardo da predatrice di lei, cammuffato sotto una coltre di finta innocenza, mentre gli chiedeva che cosa ci facesse per strada a quell'ora tarda. Il fatto che la ragazza gli avesse chiesto del denaro, la prima volta, l'aveva lasciato senza praole, poi Joel si era reso conto che sarebbe andato in rosso pur di rivederla, che il sentimento fosse reciproco o meno. Certo, era sbagliato trattenere una persona contro la sua volontà con la sola promessa di un centinaio di sterline a notte, ma finchè le cose funzionavano...
Prese dalla tasca dei pantaloni il duplicato della chiave del suo appartamento e lo soppesò sul palmo della mano, nemmeno fosse l'anello di fidanzamento.
Aveva deciso di invitare Evangeline a stare da lui, conscio che la fanciulla faticasse a pagare l'affitto dello squallido bilocale dove viveva.
Un'idea bizzarra, folle, con meno del venti per cento di possibilità di riuscire, ma doveva provare. Le scrisse un messaggio come imput e mise il cellulare accanto al bonsai, in attesa della fatidica risposta, finché leggeva il papiro di informazioni stillate da Willis su questi fantomatici spacciatori con aria perplessa.
« Potrebbero chiuderlo, il Wetherby. Ha pochissimi studenti e cade a pezzi » commentò, passando al quinto di dodici fogli.
Doreen annuì dall'altra parte della scrivania, i capelli che ondeggiavano da sopra lo schermo. « Ormai è più un riformatorio che una scuola.
Hanno chiuso anche i negozi in zona, una strana coincidenza ».
« Perchè a Willis interessa tanto, comunque? E' già il terzo articolo che scrive su quest'impronta ».
La donna ci pensò su, masticando con calma un biscotto. « La frequentava un suo nipote, credo, ma adesso è stato espulso. Non per spaccio, quello mai, però ha minacciato un compagno con un coltello, quindi immagina ». Molto rassicurante. L'uomo scosse il capo per esprimere il disappunto, grattandosi la barba incolta sul mento. Lo faceva invecchiare, urgeva una visita al barber shop prima del fatidico incontro a Withwell, nel locale dove lavorava la biondina.
Mascherare i suoi ventotto anni era impossibile, eppure anche solo dimostrarne due in meno non gli sarebbe dispiaciuto.
- A volte dimentico che abbiamo dieci anni di differenza - rifletté, sentendo il peso dell'età sulle spalle. Guardò la figura slanciata ed altezzosa di Sophia passare davanti ai pannelli in vetro che si affacciavano sul corridoio, una sorta di reminder a ricordargli che quello era il genere di donna per lui.
Gli occhi tornarono in fretta all'articolo chilometrico, mentre la testa vagava altrove, lontano, verso l'unico oggetto del suo interesse,
ed un sorriso ebete gli illuminò il volto all'instante.


• • •

12 Ottobre, Venerdì - Sheffield (Ellsworth Institute)

Per Evangeline la giornata era un grande déjà vu. Lezioni passate in silenzio ad ascoltare l'insegnante, prendere appunti e rispondere correttamente ad ogni domanda, pranzo in totale solitudine, ancora lezioni, incontri con l'associazione studentesca e un'attesa interminabile alla fermata dell'autobus,
spesso e volentieri con la pioggia a fare da cornice. Eppure in quell'immobilità stava bene, aveva raggiunto un equilibrio. Non pretendeva uscite con le amiche, shopping o cose tipiche per una ragazza della sua età, figurarsi. La rubrica del suo cellulare contava appena dieci numeri, cinque dei quali preimpostati dalla compagnia telefonica, e i restanti usati di rado. Scese i gradini ed arrivò al piano terra, una specie di hall con tavolini, divanetti, distributori automatici e una moltitudine di studentesse esagitate. Era lì che attendevano gli autisti al termine della scuola, senza essere costrette a bagnarsi le scarpe nuove per raggiungere la macchina. Evangeline era l'unica armata di ombrello, al momento.
Scivolò oltre gli sguardi di compassione delle compagne con nonchalance, affrontando il maltempo a testa alta e saltando ogni pozzanghera sul suo cammino.
Con le strade così malridotte ed il traffico tipico delle cinque e mezza, l'autobus si sarebbe fatto aspettare anche quel giorno, poco ma sicuro.
La ragazza guardò in su, oltre la plastica trasparente dell'ombrello, dove nubi plumbee si incontravano nel cielo fino a ricoprirlo interamente.
Sapeva che ad ottobre era impossibile incappare in un raggio di sole, ma un po' ci sperava. Aveva il timore di essere metereopatica, un bello svantaggio per chi abitava a Sheffield. - Forse dovrei migrare a sud, come gli uccelli - pensò, prima di andare a sbattere contro un passeggino.
La donna alla guida le lanciò un'occhiataccia, ragion per cui non chiese scusa. Quel tempo metteva di malumore chiunque.
Quando vide l'autobus sguazzare nel mare d'acqua piovana verso la sua direzione, quasi non ci credette. Era in anticipo?
Controllò le fermate sul grande display frontale, ed era effettivamente il suo. Poco male, il karma doveva aver avuto pietà di lei.

Mostrò l'abbonamento all'autista ed imboccò subito gli stretti scalini per il piano di sopra, rischiando di scivolarvi per il bagnato.
Vi erano poche facce note, tutte in religioso silenzio, a parte un gruppo di ragazzi che affollavano i sedili più in fondo, marcando il territorio con cartacce e residui di patatine. Evitò i loro sguardi per sua buona pace, sedendosi accanto ad una donna sulla trentina presa a riempire un criciverba chilometrico.
Da bambina anche Evangeline trascorreva così i lunghi viaggi da Royan a Calais, dove la madre la attendeva per tornare in Inghilterra.
Riempiva i quadratini, colorava, leggeva, l'importante era distrarsi e non pensare alla bella città che si lasciava alle spalle. I genitori erano separati, e suo padre, Lazarre, aveva una deliziosa villetta in prossimità del porto, dove la bambina trascorreva le estati insieme ai nonni. Lì c'era sempre il sole, un caldo afoso ed il profumo di salsedine. Dio, quanto le mancava. Avrebbe venduto un organo pur di teletrasportarvisi all'istante.
Visti i minuti che la separavano da casa, riaccese il cellulare per pura noia, incappando in due messaggi di Joel, uno inviato a pranzo e l'altro mezz'ora prima.
A parte le raccomandazioni di rito sul chiudere bene la porta di casa a chiave, guardarsi attorno mentre camminava per strada e simili, nel secondo le diceva che un articolo piuttosto allarmante nominava un Istituto accanto al suo per la presunta presenza di spacciatori. Era preoccupato per lei, ovviamente.
- Terrò gli occhi aperti, grazie - scrisse pian piano, non ancora abituata alla tastiera sullo schermo.
Stava bene con la sua vecchia cabina telefonica portatile, un gingillo di sei anni fa, ma l'uomo aveva insistito per comprarle a tutti i costi uno smartphone, e lei ci battagliava ogni santo giorno. Joel era una sorta di fratello maggiore/fidanzato/tutore, qualcuno che la supportava economicamente in cambio di appassionati incontri notturni senza pretendere un coinvolgimento emotivo. Poteva dirsi prostituzione? Forse, eppure Evangeline non credeva di svendersi per una cattiva causa.
Dopo un tremendo litigio con la madre, proprietaria di una casa di moda in collaborazione con Parigi, la biondina aveva lasciato le opprimenti mura domestiche per prendere in mano la sua vita, rinunciando agli agi che una famiglia benestante offriva. Niente più restrizioni, niente più ordini. Solo lei ed un futuro incerto, da costruire da zero con le proprie mani. All'inizio era stato difficile, certo. Gli alimenti di Lazarre bastavano a malapena per pagare l'affitto del bilocale nei quartieri bassi di Sheffield, e anche se la retta della Ellsworth era sempre a carico dei genitori, restavano tante piccole spese personali da sostenere, come il cibo, ad esempio. La notte in cui si era proposta come cameriera in un bar poco raccomandabile, conscia che le avrebbero chiesto molto più di una pinta di birra, Evangeline e Joel si erano riparati sotto la stessa tettoia, fradici dalla testa ai piedi. Lui era un uomo raffinato, vestito di tutto punto, lei una ragazzina intrappolata nel corpo di un'adulta, disposta a fare qualsiasi cosa, morale o meno, pur di raggiungere il suo obiettivo. Le chiacchiere erano sfociate in sguardi languidi, avvicinandoli uno all'altra fino a far sfiorare le loro mani. Vista dall'esterno doveva sembrare una scena romantica, ma l'atto che si era consumato nella camera da letto aveva ben poco di affettuoso, in realtà. Si era così instaurata una sorta di routine, un tacito accordo a vedersi purché Joel la pagasse per il disturbo. Le mandava un messaggio, decidevano luogo e ora dell'appuntamento, e la fine era analoga in ogni contesto, che fossero in un hotel, nella macchina dell'uomo o nel bagno di un pub.
Dalla sua, Evangeline poteva vantare un aspetto serafico ed innocente che sventava ogni dubbio sulla doppia vita condotta, oltre a doti di attrice invidiabili.
Nessuno avrebbe mai potuto sospettare che fosse abile sotto le coperte quanto fra i banchi di scuola.

Alla fermata di Nether Edge si sparse per l'abitacolo un soffocante odore dolciastro, che a contatto con l'aria umida e pesante divenne ancora più stomachevole. Sebbene Evangeline non fosse una fumatrice accanita, era abbastanza sicura che si trattasse di qualche spinello appena spento. Ne ebbe la conferma quando sentì l'autista rispedire sul marciapiede i malcapitati. Ne sopravvisse solo uno, che prese posto nella fila alla sua sinistra con l'espressione pacata di uno zombie.
Un po' lo capiva, visto com'era ridotto. La divisa scolastica era passata da un bluette ad un nero profondo a causa della doccia d'acqua piovana, ed i capelli gli stavano incollati alla fronte e le tempie, gocciolando sul sedile. Decise che ignorarlo era la cosa migliore da fare. Le parole crociate l'attiravano molto più di un ragazzino fradicio e scontroso, e le parve che la signora seduta lì accanto avesse bisogno di una mano.
« La seconda verticale è Impero » bisbigliò, e l'altra si diede della stupida per non esserci arrivata prima. A quell'ora tarda doveva essere difficile concentrarsi, poverina. Il suggerimento parve incoraggiarla a terminare le ultime caselle, lasciando Evangeline ad i suoi pensieri sconlusionati, mentre osservava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. Andavano piano, imbottigliati nel traffico, e imparò a memoria lo slogan pubblicitario di un cartellone appeso a lato della strada.
- Magari devo comprare degli stivali nuovi anche io - si disse, ipnotizzata dalla fanciulla di una nota marca di scarpe che li esibiva con orgoglio.
Fu allora che al cartellone si sovrappose il riflesso dei sedili, insieme al volto dello sconosciuto che la stava esaminando nemmeno avesse la vista a raggi x.
Alle molestie era abituata, ma non significava che dovesse subire in silenzio. La biondina fece per mettere una ciocca dietro l'orecchio, e nel farlo sollevò unicamente il dito medio. Piccoli messaggi subliminali per il seccatore in questione. Con sua sorpresa, anzichè scattare in piedi e tentare di picchiarla a sangue, il moccioso soffocò una risata, tornando a guardare davanti a sè. Cosa c'era di tanto divertente?
Evangeline archiviò il caso non appena la sua fermata fu in vista, e scese al piano inferiore dell'autobus ben attenta ad evitare qualsiasi contatto visivo con il pervertito. Doveva riconoscere che era una persona tenace, a cui non piaceva perdere. Le rimandò il gestaccio attraverso il finestrino con un ghigno vittorioso sulle labbra, e lei fu costretta ad ingoiare il rospo per la mancanza di mani libere.
Peccato non avere la stazza di Joel, l'avrebbe volentieri atterrato alla maniera dei wrestler.

Grazie a Dio la schiera di appartamenti di Fentonville Street non distava molto, con il rosso brillante dei mattoni sulle pareti a mo' di faro per i dispersi nell'alluvione. Gli inquilini erano studenti fuori sede o artisti falliti (il chitarrista del secondo piano era rimasto senza band dopo aver fregato le fidanzate di tutti), ognuno indaffarato a farsi gli affari proprio, quindi la privacy non era mai stata un problema. Evangeline conosceva a malapena il vicinato, passando solo poche ore della giornata a casa. In realtà si riteneva fortunata ad aver trovato un bilocale dall'affitto basso come quello, nonostante l'assenza di ascensore e quattro piani di scale da battere ogni volta. Le stanze si adattavano allo stile di vita della ragazza, offrendo grandi vetrate e una vista a trecentosessanta gradi della cupa Sheffield, insieme ad un balcone grande abbastanza da accogliere la giungla di piante che coltivava con maniacale attenzione. Gettò l'ombrello davanti alla porta e corse subito in loro soccorso, assalita dal vento e la pioggia insistente. I vasi strabordavano d'acqua, e i tre bonsai si facevano forza tra loro finché Evangeline li trascinava in un angolo più riparato. - Se abitassi a Royan queste cose non succederebbero -.
Notò le margherite troppo tardi, quando ormai giacevano sparpagliate a terra, e le venne quasi da piangere.
La città stessa sembrava ripudiarla, mettendole i bastoni tra le ruote in ogni modo possibile.
E mentre affrontava la tempesta per salvare le sue uniche amiche, il cellulare nello zaino suonava senza sosta, il nome di Joel a lampeggiare invano sul display.
Non lo richiamò, almeno, non subito, fradicia e vicina al tracollo. Non c'era spazio per lui nei residui di giornata che restavano, aveva bisogno di un po' di solitudine.
Ammirò la prepotenza del temporale abbattersi su Sheffield dal divano-letto dove si era sdraiata, i capelli ancora umidi per la doccia e le braccia strette intorno allo stomaco, punto che le doleva in risposta all'ammontare di stress appena affrontato. Prima o poi se ne sarebbe andata da quel buco d'inferno, a costo di vivere per sempre sotto un ponte. Tutto ciò che le serviva era il sole sulla pelle e l'erba sotto ai piedi, nient'altro.
« E vaffanculo anche a quel cretino » borbottò, ricordando la sfacciataggine del tipo sull'autobus.
Avrebbe avuto la sua vendetta, poco ma sicuro.



{ Author's Note }
Il personaggio di Evangeline è difficile da inquadrare, ma penso si sia capito che è una regina di ghiaccio, as I like it.
Capitolo un po' spoglio, lo ammetto... Spero di riuscire a scrivere decentemente in futuro ._.
Ci vediamo nel prossimo, dove si ritroverranno tutti nel fatidico pub!
Colgo l'occasione per ringraziare herflowers del gentilissimo commento, e allemari per aver aggiunto la storia tra le "ricordate".

PS: la storia contiene riferimenti reali (nome delle vie, dei negozi ecc), insieme a modifiche da me apportate per far funzionare il tutto. Di seguito vi elenco un po' di link illuminanti.
- Ellsworth Institute: di mia invenzione. Per l'aspetto mi sono ispirata alla Cattedrale di Norwich.
- Wetherby Institute: idem come sopra. Me lo immagino più o meno come il Leeds City Museum.
- Sheffield Telegraph: esiste davvero, ed è stato fondato nel 1855. L'edificio, dall'esterno, appare così.
- Fentonville Street: una zona abbastanza scialba di Sheffield. Dall'esterno, immagino il complesso di appartamenti così,
mentre queste sono le immagini da cui ho preso spunto per la casa di Evangeline: 1 2 3 

Much love as always, people 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SpicyTuna