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Autore: kikka_67    13/05/2016    0 recensioni
Dopo aver passato tutta la sera a discutere con l’unico parente che mi riteneva un essere inutile, non ero dell’umore adatto per calarmi nei panni del buon samaritano né tanto meno di improvvisarmi eroe, ma alla fine anche se di malavoglia, scesi dall’auto in tempo per salvare quella donnina da morte certa. Mi era stato riferito dagli addetti del soccorso stradale che il serbatoio era danneggiato e stava perdendo gasolio, era un miracolo che l’auto non fosse esplosa appena dopo l’impatto.
Per un attimo rivedo il suo viso dolce, chissà cosa le era saltato in mente di girare da sola di notte invece di rimanere in casa tra le braccia di suo marito. La risposta era chiaramente una sola, quella donna stava scappando da qualcosa o da qualcuno. Aveva capelli castani che le sfioravano le spalle, la pelle candida, un piccolo nasino e un’espressione truce quasi sofferente in viso. Era bella, tenera, una di quelle donne da accudire, una di quelle da cui tornare dopo ogni tempesta, una donna inavvicinabile per lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Leonard è un vecchietto simpatico, con lo sguardo trasparente come quello del nipote, mi ha squadrata per un lungo momento prima di stringermi la mano, poi ha iniziato a ciacolare come una gallina in piena cova. Aiutandosi con un bastone mi ha mostrato di persona, la villa enorme in cui vive.  Seduti nel patio, mentre una signora ci serviva delle bibite fresche, mi ha raccontato parecchi anetodi divertenti del suo passato e di quello di suo nipote.  Ero sicura che mi facesse il terzo grado, invece raccontandosi, ha mostrato solo il suo desiderio di far parte della vita di suo nipote e di quella che crede sia la sua futura moglie.  Rob dal canto suo, preferisce rimanere in disparte senza partecipare alle nostre chiacchere, ci osserva scherzare insieme con una strana espressione in viso.
 
 
 
 
 
  • Avete deciso come chiamerete il piccolo? – chiede il nonno falsamente noncurante.
  • No, non abbiamo deciso. – risponde in fretta il nipote.
  • Robert. – mormoro decisa.
  • Ma davvero? Come tuo padre, molto bene! Mi pare giusto tramandare i nomi degli avi! E’ la stessa cosa che ho detto a mio figlio, quando ha deciso di chiamare lui…. Christopher, come mio padre.  – esclama soddisfatto.
  • Ma... –
  • Andiamo nonno, ti accompagno in camera, sei un po’ pallido. –
 
 
 
 
Ed ecco scoperto il primo inganno, maledizione! Non le ho mai spiegato che avevo dato un nome falso in ospedale e le ragioni per cui istintivamente cerco di evitare di attirare l’attenzione della gente. Dopo aver sopportato dieci minuti di prediche, in cui mio nonno mi ricordava l’importanza della famiglia ritornai sui miei passi preparandomi spiritualmente ad essere aggredito verbalmente. Chloe invece sembra accorgersi appena della mia presenza, è irritata, lo capisco dalla rigidità della sua figura goffa, vuole darsi un contegno ma è arrabbiata.
 
  • Scusami, non mi sono ricordato di parlarti… - mormoro in tono sommesso.
  • Non ti scusare, non mi devi nessuna spiegazione, se non fosse che la mia buona stella ti ha mandato da me proprio nel momento in cui avevo veramente bisogno di aiuto, non saremmo qui…. Vivi…Ti dobbiamo… -
  • Smettila di ripeterlo! Potevi rifiutare, avrei capito.   Non devi sentirti in debito con me, io ti ho chiesto aiuto perché… -
  • Perché sapevi che non avrei mai potuto rifiutare. Vorrei andare a casa, se non ti spiace, sono stanca. –
  • Mio nonno ci ha invitato a cena, se vuoi riposarti puoi usare la stanza degli ospiti. –
  • Va bene. –
 
 
 
 
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Non avevo più voglia di discutere con lui, il dolore sordo nel basso ventre poco alla volta era aumentato, adesso che il parto si avvicina, devo ammettere di aver paura, dovrò affrontare tutto da sola. Ho letto da qualche parte che una doccia calda aiuta in momenti come questi e anche se con fatica mi spoglio e lascio che l’acqua scorra su questo mio corpo appesantito, sperando che spazzi via anche la stanchezza, il dolore e le lacrime che non riesco a frenare. 
Solo dopo parecchio tempo mi accorgo di non essere più sola in bagno, Robert… anzi Chris è appoggiato allo stipite della porta con un accappatoio tra le mani, la cosa che più mi stupisce è che non m’importa che mi veda nuda, grossa e goffa, il mio più grande dispiacere in questo momento è riconoscere nel suo sguardo scanzonato, lo stesso desiderio istintivo, forse solo fisico, che mi brucia dentro, se non fossi incinta di otto mesi sarei già tra le sue braccia.    
Alzo una mano lentamente per spegnere il getto dell’acqua senza interrompere il contatto visivo, Chris lentamente si avvicina e la sua mano ferma la mia, senza dire una parola si spoglia davanti a me ed entra nella cabina. Tutto il mio mondo si ferma intorno a lui, alle sue labbra sulle mie, alle sue mani che accarezzano ogni mia curva e ad ogni sospiro che gli sfugge ogni volta che lo sfioro. Il suo corpo è un meraviglioso groviglio di muscoli che guizzano sensualmente sotto le mie dita, mi piace toccarlo.  Io non sono quel tipo di donna per cui gli uomini perdono la testa e quindi a maggior ragione sono stupita e lusingata, che lui reagisca così prontamente alle mie carezze. I suoi baci diventano più intensi, un po’ più violenti, e sul suo viso è palese la sofferenza che gli costa trattenere i suoi gesti vista la mia condizione.
 
  • Tesoro… non so cosa…non poterti toccare…sta diventando un’ossessione. – sussurra con voce roca.
  • Chris…. Ahi!! – strillo portando entrambi le mani sul pancione.
  • Cos’hai? Stai male? Devo chiamare l’ambulanza? – chiede impaurito.
  • Devi portarmi all’ospedale… subito. -
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo un’accurata visita il medico mi assicurò che il bambino stava bene, e che secondo lui, era ancora presto per il parto. Mi aveva imposto un periodo di riposo assoluto e di usare dei massaggi per alleviare il mal di schiena che non mi lasciava tregua.  Chris, ce l’ha con me, perché non gli ho detto che stavo male. So che ha ragione, ma sono stata tanto tempo da sola e ormai sono abituata a non chiedere aiuto a nessuno. Ho voluto che mi accompagnasse di nuovo a casa mia, ero stanca sia fisicamente che mentalmente e avevo un bisogno assoluto di restare da sola. Ma lui non sembrava dello stesso avviso.
 
 
  • Mi spiace darti noia, ma io non vado proprio da nessuna parte. Per questa notte dovrai sopportare la mia presenza. Abito troppo lontano per correre da te se ti capitasse qualcosa…e domani ti riaccompagno da mio nonno. Devo partire per un paio di giorni, non andrei via tranquillo se non ti sapessi vicino a qualcuno che ti può aiutare. -
  • Non devi preoccuparti per me, qui starò bene, chiamerò mia zia e le chiederò di restare con me per qualche giorno, non sarò da sola, va bene? –
  • Sei sicura? Guarda che dormirei sul divano, non te l‘ho proposto per trovare un modo per infilarmi nel tuo letto, non ho bisogno di questi sotterfugi, di solito le donne…-
  •  Ho capito, ma questo non c’entra molto… adesso, e comunque non avevo dubbi al proposito! Comunque ti ringrazio del pensiero. – borbotto stancamente, non me posso più di lui, voglio solo stare da sola e dormire.
  • Hai ragione. Se non ti spiace aspetto finché non sei pronta per andare a dormire. Vai a cambiarti mentre io bevo qualcosa, posso? – chiede indicando il frigo in cucina.
  • Ehm... ma certo, farò in fretta. –
 
 
 
L’attrazione che provo per lui va contro ogni logica, io sono una donna che partorirà il figlio di un uomo che non ci vuole, una donna che non ha mai fatto girare la testa a nessuno e che certamente non riuscirebbe mai a tenersi accanto un uomo come lui. Sono cosciente che la mia vita sarà colma di sacrifici e di rinunce, ma farò l’impossibile perché mio figlio cresca tranquillo. Non ho bisogno di nessuno per andare avanti, me la caverò da sola come ho fatto fin ora, ma so anche che vorrei un compagno, un uomo che ci stia vicino e che soprattutto ci ami e so perfettamente che quell’uomo non potrà mai essere Chris, devo stargli lontano, non devo innamorarmi di lui, non devo.
 
 
 
 
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Sono stufo di aspettare, saranno perlomeno due ore che è uscita da questa stanza e ancora non è tornata!  Ma in bagno mi aspetta solo il profumo del suo bagnoschiuma. Senza nessuna remora  apro la porta di fronte ed entro in quella che diventerà la stanza del piccolo, le mura azzurro pallido e i decori fatti a mano le avranno portato via tanto tempo, e dai piccoli cumuli di cavi, latte di vernice e pennelli che ancora giacciono in terra immagino che Chloe sia intenzionata a finire da sola questi piccoli lavoretti di manutenzione ma che molto probabilmente non ne abbia avuto la forza, viste le dimensioni del suo ventre non mi stupisco più di tanto, ma possibile che non abbia nessuno che occupi di lei?
 Visto che la casa è piccola, la porta che ancora non ho aperto dev’essere la sua stanza. Busso leggermente ma nessuno risponde, quindi sbircio all’interno e la trovo sul letto che dorme profondamente. Sembra una bambina, con le labbra socchiuse, le guance rosee e le braccia intorno al cuscino, dev’essere quel tipo di donna che dorme meglio appoggiata a qualcuno, perché ha bisogno di sentirsi protetta, al sicuro. Lentamente mi avvicino a lei e non riesco a reprimere l’istinto di accarezzarle il viso, è così piccola eppure è in grado di custodire dentro di sé un bambino. La tenerezza che mi spinge verso di lei è una sensazione pericolosa, io non potrei mai accudirla come merita, la mia vita è già incasinata così, non posso certo farmi carico della responsabilità di una famiglia che alla fine non è neanche la mia. Già, perché lei non è mia moglie e quel bimbo non è mio.  Ma d’altro canto, lei non mi ha mai chiesto nulla e forse è proprio questa realtà che mi lascia l’amaro in bocca più di qualsiasi altra cosa.  
 
 
 
 
 
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La rilassante sensazione di benessere che intesse tutti i miei pensieri, viene spazzata via all’istante dall’odore acre della vernice. Balzo a sedere come una molla, beh si insomma cerco di alzarmi velocemente e mi fiondo in camera di mio figlio, ero sicura di aver chiuso tutte le latte di vernice, avrei voluto finire i lavori prima del parto, ma ultimamente mi stanco con facilità e non sono andata avanti con la decorazione.     
Quello che vedo, aprendo la porta della cameretta, mi riporta alla memoria una serata di tanti anni fa, io e le mie amiche eravamo entrate in un locale dove chiunque poteva esibirsi sul palco, noi ovviamente ci andavamo perché non era raro assistere a delle performance di striptease maschile e Chris senza camicia fa concorrenza ai migliori strippers professionisti. I muscoli della schiena e delle braccia guizzano armoniosamente mentre sparge la tinta sul muro, è leggermente sudato e come un’idiota mi ritrovo ad osservare affascinata una gocciolina che dalla nuca scivola sulla spina dorsale per poi sparire tra le pieghe della cintura dei jeans che gli fascia meravigliosamente il deretano.
 
  • Se vuoi posso mettere un sottofondo musicale. – mormora divertito.
  • Cosa? Oh… scusami ecco. È che sono venuta a dare un’occhiata e… No! Volevo dire. Ho sentito l’odore della vernice… e… - borbotto con gli occhi bassi, mentre la mia faccia diventa bollente dalla vergogna.
  • Sembrava che ti stessi godendo lo spettacolo…. – insinua ridacchiando chiaramente compiaciuto.
  • Che cosa? Sono rimasta stupita tutto qui e comunque cosa stai facendo? Perché ti sei messo a dipingere? – chiedo fissando il muro.
  • Se ti ricordi, quattro ore fa, mi hai lasciato in salotto dicendomi che andavi a rinfrescarti e che saresti tornata subito, ma visto che non arrivavi sono venuto a cercarti e ti ho trovata beatamente distesa sul tuo letto e per ingannare l’attesa ho pensato di darti una mano a finire i lavori per la stanza del piccolo. -
  • Oh no, mi sono addormentata?! Scusami, ma ero stanchissima, quanto mi spiace!!  Beh visto che è tardi e che hai lavorato tanto, lascia che ti ringrazi offrendoti la cena, ti va? – gli chiedo sorridendo.
  • Per me va bene, mi devi promettere però che non toccherai nulla finché non sarò di ritorno, scusami se te lo dico, ma nelle tue condizioni potrebbe essere pericoloso, e poi… ti aiuto volentieri. – aggiunge vedendo che stavo per aprire la bocca per protestare.
 
 
Durante la cena ho cercato di sapere qualcosa di più su di lui, insomma che lavoro fa, dove ha studiato, domande stupide ma mirate a conoscerlo meglio. Chris ha risposto in modo molto evasivo sul suo passato, ma si è lanciato con entusiasmo nella descrizione dettagliata del suo nuovo progetto che aveva intenzione di realizzare in quelle province in cui era presente un alto tasso di disoccupazione. I suoi impegni nei prossimi giorni lo portavano appunto a sondare e forse ad ottenere il benestare delle autorità.  Se le trattative fossero andate bene, avrebbe costruito dei magazzini di stoccaggio per le merci che i suoi mezzi trasportavano per i clienti, la sua società di trasporti avrebbe ampliato il giro d’affari e lui avrebbe potuto assumere parecchio personale.
Decisamente mi sono sbagliata su di lui, non solo è un uomo caritatevole e coraggioso abbastanza da salvare degli estranei dai rottami di una macchina, ma si prodiga anche per il prossimo utilizzando le sue risorse. Un uomo altruista, sexy e che bacia meravigliosamente bene. Certo che il mio specialissimo piano per non innamorarmi di lui sta funzionando alla grande!  
 
 
 
 
 
 
Nei due giorni successivi accaddero più cose contemporaneamente, inaspettate e assolutamente allarmanti. Mia zia non poteva venire da me perché si è rotta una caviglia giocando a golf, a metà mattinata ho ricevuto la telefonata di Chris che mi chiedeva di andare all’ospedale da suo nonno, era stato ricoverato di nuovo quella mattina e lui non sarebbe riuscito ad arrivare prima di sera perché avevano annullato alcuni voli a causa del maltempo ed io sentii il primo di una lunga serie di doloretti al basso ventre. 
Leonard aveva avuto una ricaduta, il suo cuore era affaticato e il suo medico sembrava seriamente preoccupato. Sono entrata nella sua stanza, in punta di piedi, gli strumenti a cui era collegato bippavano ininterrottamente, era pallidissimo e sembrava respirare appena. Mi sono avvicinata piano e gli ho accarezzato una mano, ma lui non ha reagito, eppure il suo cuore batteva ancora e il suo petto anche se molto lentamente si muoveva, una sensazione di panico m’invase, e se fosse morto prima dell’arrivo di suo nipote? Se avesse ripreso conoscenza avrei dovuto dirgli la verità? Forse era meglio tacere, che diritto avevo di distruggere la fiducia che il nonno riponeva nelle parole del nipote, e solo per liberare la mia coscienza dal rimorso di avergli mentito come ho fatto finora?
 
  • Chloe.. – bisbigliò con voce stanca.
  • Ciao Leonard, come ti senti? Sono venuta appena ho saputo. –
  • Dov’è… Chris...? –
  • Sta arrivando. Era fuori città e visto il maltempo non è riuscito a partire subito, ma vedrai che arriverà presto. Mi ha chiamata questa mattina e mi ha chiesto di raggiungerti. – gli spiego con voce rassicurante.
  • Si…Chloe, dimmi… tu lo ami? –
  • Ma… - non sapevo cosa rispondere. Non me la sentivo di continuare con tutte queste bugie, non in questo momento.
  • Senti...Leonard, io e Chris abbiamo uno strano rapporto, è un uomo tanto complicato e alcune volte mi chiedo se lui… - oddio mi sto emozionando, ma perché devo mentirgli, scusami Leonard.
  • Lui...ti ama, l’ho capito da come parla di te, solo che ci sono troppe cose in sospeso nella sua vita e forse non vuole coinvolgerti… ma ti ama…. Ricorda...non lo abbandonare. – sussurra con voce addolorata, chiudendo gli occhi.
  • Non lo farò, adesso riposati. –
 
 
 
 Chris è arrivato trafelato nelle prime ore della sera, mentre parlava con il medico, sono uscita dalla stanza per lasciargli la possibilità di parlare con il nonno da solo. Mi raggiunse in sala d’aspetto dopo qualche ora, sembrava che non ci fosse più nulla da fare.  Vederlo seduto con le mani tra i capelli, mi straziava, sembrava così disperatamente avvilito che decisi di rimanere vicino a lui. I medici lo cercarono più volte durante la notte, ed io lo rividi solo all’alba. Non avevo la forza di corrergli incontro, ma gli tesi le mani e lui si inginocchiò davanti a me e si lasciò abbracciare. Non potevo far altro che tenerlo stretto tra le braccia per fargli capire che gli ero vicina, che poteva contare su di me, che non l’avrei lasciato affrontare tutto questo da solo.
 
 
 
  • Come sta? – chiedo accarezzandogli i capelli.
  • Per adesso è vivo. Sono riuscito a parlargli e mi ha chiesto di te.   Mi ha detto che devo sposarti prima che lui muoia. – mormora alzando il viso per guardarmi tristissimo.
  • E… tu cosa gli hai risposto. – balbetto incredula.
 
 
  
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