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Autore: Lala96    14/05/2016    2 recensioni
Lalage, giovanissima promessa della musica classica, a seguito di una serie di eventi dolorosi e di fallimenti professionali si trasferisce dalla capitale francese a Aix en Provence, dove si ritrova a vivere con la bislacca zia materna. Tormentata da dolorosi ricordi ma tenace, troverà ad attenderla persone, ragazzi giovani come lei, che l’aiuteranno a ritrovare l’amore mai scomparso per la musica. E le daranno il coraggio di affacciarsi investigando negli abissi della Storia, alla ricerca dell’amore perduto di sua nonna…
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Non è così” ripeté Lysandro, più dolcemente questa volta, senza guardarla. Lalage stupita continuò a fissarlo incuriosita. La pioggia scrosciante attutiva tutti i suoni, percuotendo così forte la terra da sollevare dal suolo nubi basse composte proprio dalle gocce d’acqua, disgregatesi nell’impatto. Il paesaggio aveva un’aria come sospesa nel vuoto. “Scusa” sospirò Lysandro, socchiudendo gli occhi “ti ho dato una rispostaccia, sono stato veramente sgarbato” “Ma no che dici” disse lei sedendosi vicino a lui e raccogliendo le ginocchia contro il petto, sorridendo “in fondo ho parlato in modo supponente. Tu lo conosci certo da più tempo di me. Dopotutto” soggiunse “sono arrivata qui da meno di un anno, e non ho stretto un rapporto particolare con nessuno, a parte, forse, Rosa. Tu invece sembri essere molto legato a lui”. Alzò gli occhi e incontrò quelli di lui, che la scrutavano stupiti. “Perché mi guardi così?” “Davvero, credi di non aver stretto un rapporto particolare con Castiel?”. La domanda, così a bruciapelo, la lasciò un attimo interdetta, per cui ci mise un po’ a rispondere. “Beh, non credo di avere un rapporto con lui diverso da quello che ho con Alexy, o te, o Nathaniel”. Lysandro la guardò ancora, poi si passò una mano sulla fronte. “Scusa, ho di nuovo esagerato. Sto ficcando il naso in faccende che non mi riguardano, e non è proprio da me. Perdonami”. Lalage rise, lasciando interdetto lui, questa volta. “Lysandro, sei una persona straordinaria. Continui a scusarti anche se non hai fatto nulla di male, ti comporti proprio come un gentiluomo d’altri tempi. Sei davvero strano” “Mi trovi bislacco?” “Interessante, più che altro”. Lalage si rese conto di aver detto qualcosa di inopportuno e guardò da un’altra parte arrossendo. Dopo qualche minuto, con la coda dell’occhio, si voltò ancora a guardarlo. Si accorse che anche lui era arrossito. Passò molto tempo prima che uno dei due parlasse. L’acquazzone non accennava a diminuire. “Ah senti, volevo chiederti scusa”. Si voltò a guardarlo, senza capire. Lui continuò ”L’altra volta, al sushi…ho recitato quella poesia…credo di averti messa in imbarazzo, e volevo chiederti scusa per…” “Invece sono stata davvero lusingata” lo interruppe lei. Si girò stupito. “Sul serio?” “Certo!”. Lei si strinse nella giacca della tuta di lui e continuò. “Ho sempre pensato che il mio nome fosse una bella seccatura. È un nome strano che si fa notare. Mi rendeva un po’ una bestia rara. È stato bello che tu abbia riconosciuto il mio nome”. Lui intanto era arrossito ancora, guardandola appena, come se temesse di sciuparla con gli occhi. “Pensavo…sai…per il tema di quella poesia…” “Perché è una poesia d’amore?”. Lei si guardò un secondo le mani, prima di rispondere con naturalezza. “In fondo l’arte, anche quando è un’arte che parla di odio, è figlia dell’amore”. Lysandro scoppiò a ridere per quella breve affermazione filosofeggiante, ma non con un riso sprezzante o cattivo. Era un riso buono, come il gorgheggiare di un torrente nel suo letto, quando la neve si scioglie in primavera e sospinge l’acqua ghiacciata per il greto. Un suono che riempiva di allegria il cuore. “Ricordi molto la protagonista di quella poesia” “Castiel dice di no” bofonchiò lei gonfiando le gote e assumendo un’espressione corrucciata che lo fece ridere ancora volta.  “Tu dici che non sei in rapporti particolari con lui, ma non dovresti dire cose del genere così alla leggera. Potrebbe non essere dello stesso parere” disse Lysandro tornando improvvisamente serio. L’aria si era notevolmente rinfrescata, e lei tremava un po’, non avendo pensato a portarsi una felpa. Con gesto premuroso lui le posò sulle spalle la sua, avvicinandosi quasi impercettibilmente a lei. “Sono una specie di giocattolo per quello lì. Nulla di più” commentò lei di rimando voltandosi verso di lui e appoggiandosi alla sua spalla “e inizia a essere piuttosto fastidioso, come atteggiamento”. E Lysandro  rispose “Sai, ti dirò una cosa, e devi credermi, perché conosco molto bene Castiel e so di cosa parlo. Lui non si è mai comportato con un’altra persona nel modo in cui si comporta con te. Questo fa di te una persona speciale” “Che vuoi dire?”. Lui si avvicinò ancora un po’, e Lalage sentì lo scambio di calore dei loro corpi, e ammirò una volta di più i contorni morbidi e allo stesso tempo virili del volto di Lys. I suoi lineamenti le davano allo stesso tempo un senso di protezione e di dolcezza. “Castiel ti ha mai parlato che com’era, prima che arrivassi tu?”; lei scosse il capo, e Lysandro continuò. “Quando era piccolo, era un bambino molto indipendente. Forse perché i suoi genitori non erano mai in casa. Suo padre e sua madre lavorano in una compagnia aerea, come pilota e come hostess. Capita che a volte siano in due parti diverse del mondo. Lui ha vissuto sostanzialmente con delle baby sitter, non avendo fratellini. E queste non restavano mai più di tanto, quindi era sempre circondato da persone diverse che scomparivano presto, man mano che lui cresceva e le sue esigenze cambiavano. Per questo l’anno scorso sono andati in tribunale per discutere della sua emancipazione” “Cos’è l’emancipazione?” “E’ un procedimento per cui si permette a un minore di assumere tutti gli oneri e gli onori della piena maturità per quanto riguarda comportamenti ordinari: firmare documenti a suo nome, essere retribuito per un lavoro…ma anche rispondere di eventuali mancanze. Per i casi più gravi, ovviamente, interviene un curatore, cioè un adulto che si occupa delle faccende più complicate, ad esempio se il suo assistito deve comparire in tribunale eccetera. I suoi lo hanno fatto per permettergli di gestirsi lo studio e alcuni lavoretti senza dover aspettare il loro ritorno dal lavoro, visto e considerato che a volte non stanno a casa che un’ora prima di ripartire”. Fece una pausa, come riflettendo se valeva la pena continuare il racconto, e proseguì. “L’hanno scorso…beh è successa una cosa parecchio grave a Castiel…ha avuto dei problemi a scuola, e alla fine della fiera è stato bocciato e ha rischiato di essere espulso. I suoi genitori non erano in un periodo facile, e hanno cominciato a darsi vicendevolmente la colpa dell’accaduto. E’ mancato poco che divorziassero. Per fortuna, il curatore di Castiel, un collega di suo padre che lavora all’aeroporto e quindi non viaggia quasi mai, è riuscito a farli ragionare, e alla fine le cose si sono messe a posto. Ma per un certo periodo, volevano revocargli l’emancipazione” “E’ possibile?” “In alcuni casi sì”* “E cosa ha fatto Castiel per arrivare a questo punto?”.

Lysandro la guardò, incerto. “Non so se dovrei dirtelo. Sono faccende sue, e se non te l’ha detto evidentemente ci sarà un motivo. Forse ha paura che tu possa giudicarlo in qualche modo”. Il volto di lei assunse un’espressione seria, e si alzò restituendogli la felpa. Lui rimase a guardarla con aria interrogativa. “Non devi dirmelo per forza se non ti fa piacere. Mi sembri un tipo piuttosto riservato. In un certo senso ti capisco” e il volto di Lalage si distese in un mezzo sorriso che lo turbò, prima che i suoi occhi color del cielo tornassero a volgersi in direzione della pioggia, assorti “Vedi, non mi piace parlare dei miei problemi. Ho sempre pensato…che non volevo diventare una Mary Sue”. Si voltò a guardarlo, e lui spalancò le braccia scuotendo la testa. “Temo di non capire” “Sai quelle ragazze indifese e spaurite che aspettano che un principe venga a salvarle dal drago?”. Lysandro fece cenno di sì con la testa, e lei continuò “quella è una Mary Sue. Io ho vissuto dei momenti non buoni…ma credo che tutti vivano momenti bui, nella vita. È come vanno naturalmente le cose. Per cui ho sempre cercato di andare avanti, nonostante tutto. Anche l’ambiente che frequentavo mi ha spinto a questo. La musica ti può dare tanto, ma ti chiede molto in cambio. Soprattutto, tenacia. Tanta, tanta tenacia. Sempre. Perché non ammette secondi posti, perché la perfezione si raggiunge solo con dei sacrifici” e così dicendo cominciò a camminare avanti e indietro.“Ma non mi sono mai considerata una benedetta dalla sfiga, o cose del genere. Per cui, ho sempre cercato di risolvere i miei problemi da sola. E non mi piace parlarne.  Capisci, non voglio essere una ragazza fragile, che piagnucola in continuazione. E non voglio nemmeno essere una persona perfetta a tutti i costi”. Scoppiò a ridere e si voltò a guardarlo. Nella sua mente, Lysandro pensò che quella risata, il rossore su quelle guance morbide dovuto al freddo e all’agitazione, e quel luccichio nei suoi occhi, la rendevano molto bella. “Non so cantare, sai? Nemmeno un po’. La mia insegnante di canto corale mi aveva pregato di non frequentare le sue lezioni, perché stonavo terribilmente. “Se devi cantare, canta solo davanti alla televisione per le partite di calcio, quando suonano la Marsigliese. E fallo a voce bassa” mi implorò un giorno”. Scoppiarono a ridere insieme, e quando si furono calmati lei ricominciò sorridendo. “Faccio schifo di matematica e fisica. Sbaglio tutti i calcoli, mi perdo resti e quozienti, e questo solo a parlare di cose semplici, immaginati quelle complicate. Me la cavo nella pallavolo, ma non chiedetemi di giocare a basket. Non so assolutamente cucinare, né cucire, nemmeno i bottoni, non so disegnare o creare oggetti con le mani”. Sporgendosi da sotto le chiome della grande quercia lasciò che l’acqua la percuotesse, fredda e sinuosa, sul palmo della mano, ammirando le perle iridescenti che si formavano sulle sue dita e scorrevano guizzanti fino ai polpastrelli. La scosse per asciugarla e proseguì nel suo discorso. “Sono insopportabile. Sono testarda, a volte acida. Mi perdo spesso nei miei pensieri, e a volte risulto tremendamente saccente e noiosa, come ora, che stiamo parlando di cose importanti e io ti traccio il mio identikit…ma io VOGLIO essere così. Non voglio essere perfetta, né una principessa da salvare. Voglio essere una persona, pregi e difetti inclusi, in grado di afferrare l’ istante al momento giusto. Anche se non so ancora vedere oltre il confine di oggi, il mio futuro, quale sarà”. Tornò a sedersi accanto a lui, e istintivamente fece per appoggiare la testa contro il suo petto, stupendosi lei stessa di questo gesto. Si stupì ancora di più quando Lysandro, sollevato il braccio, la cinse con esso intorno alle spalle facendola accoccolare accanto a sé, contro di lui, senza una parola. Lei poteva sentire i battiti, appena accelerati, del suo cuore. “Una sera, sai, mi sono scoperta un poco, e Castiel ha visto alcune cose del mio passato che mi fanno ancora male. Mi sono arrabbiata molto con me stessa, e con lui, perché crede che conoscere il mio passato sia come mettermi un’etichetta addosso. E io non voglio etichette, voglio essere libera di ridefinire me stessa in qualsiasi momento, e di rimettermi ogni volta in discussione”. Finito finalmente di parlare abbassò gli occhi. “Scusa per questo sproloquio” “No, anzi, mi hai aperto il cuore, e questo vuol dire che ti fidi di me. Sono lusingato” e poi disse con voce morbida, che lei udì echeggiare e vibrare attraverso il suo petto “e credo che sia questo aspetto di te che piace a Castiel. Sei molto diretta, ma non ti scopri mai del tutto. Non so cosa sia successo tra te e lui, ma ha avuto spesso rapporti con persone molto superficiali, e credo che tu possa rappresentare una novità ai suoi occhi. Vedi” spiegò poi abbassando la voce, tanto da essere quasi ammutolito dal frastuono del temporale.“Castiel…quell’anno che ti dicevo prima…ebbe alcuni problemi….problemi che lo hanno portato  a detestare Nathaniel nel modo in cui lo detesta oggi”

“Castiel aveva una ragazza, si chiamava Debrah. Una donna molto bella, ma a me non è mai piaciuta. Aveva qualcosa…una sorta di aura di ipocrisia che sembravo notare solo io. Castiel era completamente cotto, sai. Se gli avesse ordinato di attraversare il mare a piedi, lui sarebbe corso a farlo. Un giorno, lei se ne andò, e seppi che aveva a che fare con Nathaniel. Pare che avesse cercato di portarla via a Castiel…” “Nath non farebbe mai una cosa del genere!! È buono e gentile!!”interruppe lei indignata scostandosi appena e guardandolo severamente negli occhi. Lui la guardò incerto per qualche istante, poi sorrise.“Penso anch’io che non sia andata così. Un po’ perché secondo me di quella lì non ci si può fidare, e poi perché Nathaniel è troppo intelligente per commettere un errore del genere, non credi?”. Poso la guancia sul capo celeste di lei. Questa volta Lalage arrossì violentemente, e si chiese se lui non avrebbe sentito il calore del suo viso contro la sua pelle. “Ad ogni modo, non si parlano da allora, se non per attaccar briga. Castiel smise di venire a scuola, i suoi voti precipitarono, e un giorno aggredì uno di terza, in cortile. Non so il motivo. Fatto sta che rischiò di essere espulso. E il resto ormai lo sai”. Tacquero per diverso tempo, ascoltando entrambi rapiti la pioggia, che ora scorreva più dolcemente, zampillando dalle foglie al terreno dove aveva formato uno strato di fango amalgamandosi con la polvere. I primi uccellini, capinere e cince, annunciarono trillando l’imminente fine del temporale. “Lysandro” “Dimmi” “Voglio dirti…che mi fiderò di quello che tu mi dici ora” e sollevò gli occhi, sentendo l’omero di lui sotto la guancia “perché credo che tu sia una persona in grado di vedere nei cuori degli altri”. Lui arrossì, poi le diede un buffetto sulla guancia. “E tu, sei la ragazza più stravagante che abbia mai conosciuto. Sei un insieme di forze contrarie e contrastanti. E questo, fa di te una persona speciale”. I loro occhi si contemplarono gli uni gli altri. Rapita dalla fiducia istintiva che provava per lui, Lalage non si era resa conto di quanto fossero vicini, ma era come se tutto fosse normale, come se quella vicinanza fosse naturale e ovvia. Forse si sarebbe pentita della poca distanza a cui si trovavano i loro volti, del sentire il respiro tiepido di lui sulla fronte, ma ora, in quel momento, ogni cosa era come ammantata da un alone di leggerezza e innocenza, come quando una favola non viene mai conclusa e rimane sospesa, col suo carico di magia e attesa, attraverso il respiro dei rintocchi dell’orologio.

Improvvisamente si sentì un fruscio, mentre alcune frasche vicino a loro si flettevano sotto il peso di qualcosa. Ignorando se fosse o meno un atteggiamento adeguato Lalage si strinse a Lysandro sbarrando gli occhi terrorizzata. “Oh buon Dio, un orso? Un lupo? Un serial killer?”. Lysandro sentì la vicinanza tra di loro ridotta a zero e arrossendo violentemente si scostò. “N-non so dirti per il serial killer, ma sono abbastanza sicuro che non ci siano orsi o simili in un parco privato”. Il fruscio si fece più intenso, e Lalage trattenne il fiato…fino a che la testa di una snella cerbiatta, con gli occhi languidi incuriositi, non fece capolino attraverso i cespugli. “Ma che bella!” esclamò lei, ma Lysandro le posò delicatamente l’indice sulle labbra, facendole segno di tacere. Le guance di Lalage avvamparono. Decisamente, sono arrossita più questo pomeriggio che nella mia vita intera, si disse. Lui le sussurrò “Non parlare, o scapperà. Aspetta che si avvicini”. Rimasero in silenzio, e lentamente la cerbiatta di avvicinò a loro, brucando qua e la alcuni germogli e osservandoli incuriosita. Poi, si sollevò di scatto ruotando le orecchie, e conpochi, agili balzi riguadagnò il folto del bosco. “Oh, che peccato!” si rammaricò Lalage, adagiandosi di nuovo vicino a lui “Qualcosa deve averla spaventata” le rispose Lysandro. E in effetti, un altro fruscio si fece sentire dalla stessa direzione, sempre più vicino a loro. Finché una chioma rossa non fece capolino tra il fogliame. Castiel si bloccò e rimase immobile e ammutolito qualche secondo, guardando ora uno ora l’altra con uno sguardo indecifrabile. Poi scoppiò. “Si può sapere cosa state facendo??” urlò furioso, avvicinandosi aggressivamente. Lalage si alzò in piedi, ancora eccitata. “Castiel, abbiamo visto un cerbiatto!! Era così carino!!” ma gli occhi scintillanti non bastarono a calmare il rosso, che per tutta risposta le arrivò a un centimetro urlandole in faccia “E questo spiega come mai gli stai così tanto appiccicata??”. Una mano, maschile e vigoroso, afferrò la spalla di Castiel. Lysandro lo guardava severamente. “Non trattarla in questo modo” e soggiunse “non c’è nulla di improprio. Era spaventata perché credeva fosse un orso, per questo eravamo così vicini. Ora vedi di calmarti”. Gli occhi di Castiel si ridussero a due fessure e la contemplarono da capo a piedi freddamente. “Certo, come no”. E Lalage vide rosso. No, non IL rosso. Quello lo aveva davanti agli occhi, e alla mente le tornavano epiteti poco lusinghieri come pezzo di idiota, bulletto perennemente mestruato e così via. I ruoli si ribaltarono, e questa volta fu lei ad arrivare a urlare in faccia a Castiel, che la guardava inarcando un sopracciglio, interdetto. “Ma chi ti credi di essere, eh?? Ora ti devo rendere conto di quello che faccio o non faccio?? No che non devo, isterico di un imbecille, e in ogni caso non sono affari tuoi, quindi vedi di calmarti e chiudi quella fogna invece di usare quel tono con me, hai capito??”. Poi tacque. Con la coda dell’occhio vide Lysandro scuotere la testa, e si sentì uno schifo. Intanto Castiel si voltò senza una parola, tranne un ringhio sordo “Già, non sono affari miei” e si incamminò nella direzione da dove era venuto, lasciandola titubante e pentita.
   
 
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