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Autore: Mavimat    15/05/2016    2 recensioni
Non sempre sappiamo cosa ci può accadere. La maggior parte delle volte la vita cambia quando meno ce l'aspettiamo: quando stiamo camminando per strada, quando siamo ad una festa alla quale non volevamo andare, quando perdiamo un treno. O, semplicemente, quando siamo "solo una ragazza in un bar".
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Piper Chapman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Non sapevo ci fosse una terrazza nel tuo palazzo”. Alex mi guardava fissa, seduta sulla sedia in camera da letto, vicino alla finestra, mentre io me ne stavo seduta sul letto, a gambe incrociate. Quella era la prima volta che mi interrompeva da quando avevamo cominciato a parlare.
“Non mi ci hai mai portata”, continuò.
“No, infatti”
“Perché?”
“Perché quella terrazza è ancora legata a lei, al suo ricordo, al ricordo che ho pensando a lei”, le avevo risposto guardando le lenzuola rosse del letto. Non avevo il coraggio di guardarla negli occhi, perché sapevo che in quel momento il suo sguardo sarebbe stato freddo, come lo avevo già visto altre volte.
“In tutto questo tempo avevi ancora il suo ricordo vivo nel cuore?”, mi rivolse quella domanda con un tono di voce piatto, come se non provasse nessuna emozione, mentre sapevo bene che avrebbe voluto alzarsi ed urlare.
“No, non avevo vivo nessun ricordo”
“E allora perché non mi ci hai mai portata su quella terrazza?”
“Perché non volevo mischiarti con qualcosa che apparteneva al passato, qualcosa che mi ha fatto stare male e bene allo stesso tempo”. Ora avevo alzato lo sguardo. I miei occhi nei suoi. I suoi occhi, più gelidi di qualsiasi altra volta. Non riuscivo a vederli in quello stato. Mi alzai dal letto ed andai verso la finestra. Guardavo fuori. Le luci dei lampioni che si accendevano ed annunciavano l’arrivo della sera. Il silenzio che regnava in quella stanza stava diventando insopportabile. Ad un certo punto mi voltai, andai verso il bagno e cominciai a cambiarmi.
“Cosa stai facendo?”, disse Alex dalla camera.
“Esco a fare due passi Alex, ho bisogno di cambiare aria”
“Vengo con te”
“No Alex! Ho bisogno di stare da sola”, e infilate le scarpe ed il cappotto me ne andai.
Soffiava un’aria fresca. I negozi stavano per chiudere e per strada correva ancora qualche persona che si era ridotta all’ultimo minuto per prendere il latte, un regalo oppure una bottiglia di vino per gli amici che l’avevano invitata a cena. Mi passarono vicino una mamma con un bambino per mano che le stava raccontando cosa aveva fatto insieme ai suoi amici per tutto il pomeriggio. Qualche passo dopo, mi passò vicino una ragazza che stava litigando al telefono, probabilmente con il fidanzato dal momento che la sentì dire “Tra noi due è finita!”. Attraversai la strada ed entrai nel viale del parco dove qualche volta io e Alex trascorrevamo la domenica pomeriggio. Sulla sinistra, appena entrati nel parco, c’è una gelateria che in inverno vendeva anche delle crepes. Ogni volta che ci passavamo davanti la fila era sempre lunghissima, e i più erano soprattutto bambini. Alex ed io rinunciavamo sempre a prendere qualcosa quando arrivavamo e così decidevamo di prendere un dolcetto alla sera per cena, prima di tornare a casa. In quell’istante, con quello che mi stava succedendo, i ricordi di qualche settimana prima mi sembravano così lontani e decisi di distogliere subito lo sguardo da quella vetrina ricca di colori che stava ormai servendo gli ultimi clienti, prima di chiudere. Andai oltre la gelateria e continuai a camminare. Ad un certo punto, il viale si divideva : verso destra si poteva rimanere all’interno del parco, mentre andando verso sinistra si costeggiava un torrente. Decisi di andare a sinistra perché lo scroscio dell’acqua sapevo che riusciva sempre ad aiutarmi a fare ordine nei miei pensieri. Camminai per una decina di minuti e poi mi sedetti su una delle panchine che si trovavano lì. Cosa mi era saltato in mente? Perché stavo raccontando tutta quella storia ad Alex? Non potevo semplicemente dirle che c’era stato un qualcosa da parte mia nei confronti di Stella e fine? Nient’altro? Perché le stavo raccontando tutta quella storia che ormai era acqua passata? O forse non era così? Forse volevo solo credere che lo fosse. Ma no, non poteva essere.
“Piper”.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla e dei brividi mi corsero lungo la schiena.
“Cosa ci fai qui?”, chiesi, senza nemmeno voltarmi.
“E tu?”
“Ero venuta per pensare. Posso?”
“A cosa devi pensare?”
“E me lo chiedi pure?”, mi voltai verso di lei.
“Hai sempre pensato tanto, troppo, da quando ti ho conosciuta”
“Pensavo di dover smettere di pensare quando te ne sei andata”
“Non dire sciocchezze. Tu non smetti mai di pensare. Mai”
“Credi ancora di conoscermi così bene?”
“Sì”
“E’ passato un anno. Sono successe tante cose ed io sono cambiata”
“Ne sei così convinta?”
“Certo! Chi ti credi di essere invece tu che capiti qui come se niente fosse, credendo che sia tutto rimasto come l’avevi lasciato?”
“Perché non hai parlato di me a quella ragazza? Come si chiama…Alex, giusto?”
“Cosa avrei dovuto dirle? E poi lascia stare Alex!”
“E’ una persona a cui tieni, o almeno mi sembra, eppure non hai avuto nemmeno il coraggio di parlarle di me. Devi stare ancora molto male”
“Male? Tu non sai quello che dici! Io ormai ti ho dimenticata!”
Prima ancora di riuscire a finire la frase, mi prese e mi abbracciò. Provai a divincolarmi, ma la sua stretta era troppo forte, finché ad un certo punto mi fermai e rimasi lì, con le braccia lungo il corpo, chiusa nella sua presa.
“Piper, se tu mi avessi dimenticata, non saresti qui a pensare. Saresti a casa, tra le braccia di Alex. E invece sei qui. A pensare. Ti conosco ancora troppo bene e posso garantirti che non mi hai dimenticata”. Mi lasciò, mi guardò negli occhi e mi prese il viso tra le mani. “E volevo dirti che non ti ho dimenticata nemmeno io”. Stella si staccò da me e se ne andò.
“Stella, perché mi fai questo?”, pensai, lasciandomi andare sulla panchina. E cominciai a piangere.
  
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