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Autore: La Setta Aster    16/05/2016    2 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cobra riaprì gli occhi, ma dovette sbattere le palpebre una decina di volte, prima che si abituassero alla luce accecante del sole del deserto. Era stato scaraventato fuori dalla nave, ad almeno cinquanta metri di distanza dal cratere. Vide molte persone vicino alla carcassa della nave schiavista, a giudicare dal colore della macchia informe dovevano essere marziani. Il vecchio pistolero si convinse ad alzarsi per accorrere in aiuto dei due ragazzi. Dentro di lui sentì il bisogno, quasi un istinto naturale, di preoccuparsi per loro. Decise di repellere quella domanda che gli frullava per la testa: perché preoccuparsene?

Quando fu vicino poté constatare che la tribù di Caccia Demoni era sopravvissuta, ed ora era riunita in cerchio davanti a qualcosa, che Cobra si apprestò a scoprire. Spostando a forza la folla, riuscì a farsi strada, fino a vedere il corpo di Blacky disteso sul terreno, ricoperto della rossa polvere di Marte bagnata di un sangue del medesimo colore. Sentì mancargli il respiro e stringersi il cuore. Sdraiato di fianco a lei stava Caccia Demoni, ma non pareva ferito, mentre inginocchiato vi era un anziano sacerdote, che invocava gli spiriti del deserto tramite la musica di un flauto che emanava un fumo profumato; l’effluvio pareva avvolgere in un abbraccio sia Blacky che Caccia Demoni. Mat stava chino dall’altro lato, con gli occhi vistosamente rossi e lucidi.

“Blacky!” esclamò smorzato Cobra “Mat, tu stai bene?” gli mise una mano sulla spalla.

“Cobra, sono felice che tu sia vivo! Io sto bene, ma Blacky…” la guardò con mestizia, poi indicò lo sciamano “È almeno un’ora che va avanti a suonare ma non succede nulla” disse Mat, con la voce corrotta dall’angoscia.

“Caccia Demoni, dimmi qualcosa” chiese Cobra.

“Caccia Demoni non può parlare, sua anima sta cercando quella di ragazza in mondo degli spiriti”

E non mentiva, non era mera superstizione.

*

Caccia Demoni calcolava con estrema cura ogni sua mossa: le mani per issarsi, i piedi per spingersi. Si stava arrampicando su una vertiginosa torre di roccia rossa all’ombra di un mesto crepuscolo. Aveva errato per mesi interi nel Deserto della Perdizione, senza cibo, acqua, né riposo, forte solo della speranza di trovare quella formazione rocciosa. L’unico modo per uscire da quella distesa di sabbia fredda era desiderare una meta più di ogni altra cosa, desiderare di raggiungere il proprio obiettivo più del cibo stesso, e della sacra acqua; più della vita stessa. Sapeva bene che un’anima mortale che si avventura nelle terre di Oltre Vita è in pericolo: gli spiriti guardiani danno loro la caccia, e se l’anima muore in quei luoghi resta rinchiusa in un limbo per l’eternità. Per questo aveva portato con se la lama ricurva e stretta appartenuta al suo antenato Bosco dell’Est, che per primo viaggiò e tornò dal regno degli spiriti. Nel manico erano incastonate quattro pietre: Rubino, la pietra di Marte; Ametista, sacra a Vento Selvaggio; Zaffiro, talismano di Notte, lo spirito dell’Oltre Vita; infine, uno Smeraldo, che invece era talismano di Giorno, controparte di Notte, lo spirito della vita terrena. Il nome di tale spada era Velo. Il cielo ondeggiava, ed esplodeva di milioni di colori, pur rimanendo buio, come un incredibile agglomerato di aurore boreali, che si agitavano come un vespaio, in numero incalcolabile. La roccia sotto il mocassino di Caccia Demoni cedette, e per qualche metro fu preda di una caduta che lo avrebbe abbandonato nel limbo, ma con estrema prontezza e caparbietà estrasse la sua lama e la conficcò in una crepa nella dura roccia. Ringraziò lo spirito guerriero Marte – che diede il nome al pianeta – per aver donato al suo avo quella lama tanto affilata. Riprese la sua arrampicata senza indugio. In un tempo che a lui parve un giorno intero, giunse ad un suo primo sguardo in vista della sommità della torre, ma la seconda volta che guardò, la cima parve essersi allontanata. Senza demordere, Caccia Demoni strinse i denti ed aumentò la velocità. Quel luogo risucchiava la speranza dalle anime mortali, impedendo loro di innalzarsi fino alle cime delle torri rocciose, dette Flauti del Sempre; questi erano canali attraverso i quali le anime immortali, una volta aver riflettuto e compreso gli errori compiuti in vita e aver apprezzato ed amato ogni gioia avuta in dono quando era mortale, potevano ascendere al mondo del Grande Spirito del Deserto, chiamato Vento Selvaggio. Ma Caccia Demoni doveva credere di poter raggiungere la cima, affidarsi alla sua speranza, con enorme forza d’animo, per riuscire ad arrivarci come anima mortale. Gli sembrava di essere appeso a quella parete da giorni interi, e dovette cacciare più volte il pensiero che in diverse occasioni aveva tentato di farsi strada nella sua mente: torna indietro, perché rischi la tua anima per salvare una assassina di cui non sai niente? Non ti ascolto, tu esisti solo per mettermi alla prova. Il solo fatto che tu mi consenta di rimanere qui significa che stai perdendo la prova, sai? Caccia Demoni non rispose, si concentrò solo sulla salita. Rischiava sempre di perdere da un lato il controllo della sua presa sulla roccia, dall’altro il controllo della sua presa sulla mente. Non doveva cedere: doveva convincersi che salvare Blacky era l’obiettivo di tutta la sua vita. E doveva sapere che avrebbe raggiunto la ragazza e che avrebbe portato la sua anima fino al suo corpo.

*

Nel mondo dei vivi, Cobra cercava risposte. Si rivolse all’anziano sciamano che stava suonando il flauto, scuotendolo.

“si salverà?” domandò, ma subito fu bloccato da due marziani nerboruti. Quando tentò di divincolarsi, uno di loro gli spiegò che il flauto non solo era un omaggio per gli spiriti benevoli, ma anche un modo per nascondere la visita di Caccia Demoni nel regno dell’Oltre Vita agli occhi degli Spiriti Guardiani.

*

Un agghiacciante grido straziante perforò le orecchie di Caccia Demoni. Prima si guardò intorno, in preda alla paura, poi volse lo sguardo in alto, e vide, con disperazione, che la cima era ancora più lontana. Urlò al vento.

Un nuovo stridente suono lo avvisò che uno Spirito Guardiano era vicino: in rotta verso di lui, sbattendo le sue enormi ali di pipistrello, emettendo terrificanti versi dal muso a forma di cinghiale, e agitando le chele di scorpione. La coda era una pesante catena di ferro, che sferzava il vento. Caccia Demoni sentì il cuore battere tanto forte che gli parve volesse fracassargli la cassa toracica per uscire come fosse un parassita alieno germinato nel suo ventre. Voltò la testa di lato, e il suo terrore fu ancora più martellante: vide se stesso, camminare di traverso sulla parete di roccia rossa, con un ghigno malvagio sulle labbra, e una collana fatta di teschi di neonati. Digrignava i denti.

“allora, il possente Caccia Demoni che teme la propria morte! E la teme più della morte di quella ragazza!” lo schernì “a cosa ti porta quest’inutile missione?” emise una risata isterica “lascerai il tuo popolo senza guida, verranno spazzati via in meno di un ciclo di Fobos!” lo stava provocando. Indicò verso l’alto con un dito, ridacchiando “oh, dov’è finita la cima?” scoppiò a ridere fragorosamente.

“tu non prenderai il sopravvento, demone” sussurrò più a se stesso che all’avversario. La bestia era ancora più vicina, alle sue spalle. La voce si alzò, fino a divenire ruggito “sono io il padrone della mia terra, io il padrone della mia anima, tu sei un occupatore, e ti scaccerò via come si fa con gli avvoltoi!” urlò con furore. Detto questo, preparò i muscoli delle gambe e delle braccia, preparò il suo cuore. Attese che lo spirito guardiano fosse vicino, poi, con tutta la forza delle membra e dell’anima si spinse verso la proiezione malvagia di se stesso, estraendo Velo. Mollò un micidiale affondo laterale, trafiggendolo mentre ancora rideva. La lama lo trapassò, e andò a conficcarsi nella roccia della torre; il demone svanì in un nugolo di sabbia rossa, mentre la bestia si schiantava contro la parete, facendola tremare. La presa della spada cedette, e Caccia demoni fu costretto ad aggrapparsi rapidamente alla roccia con una mano. Sentì i muscoli dolere atrocemente, e sentiva la sua mano lentamente scivolare. Ma quando vide la cima a una decina di metri da lui si sentì percorrere da una nuova, possente forza, e con rinnovato vigore si issò, afferrò la roccia con le mani e con i piedi, dopo essersi liberato dei mocassini, e ricominciò l’arrampicata, più svelto che mai. Aveva ucciso il suo demone, e lo spirito guardiano che gli dava la caccia ora stava ancora precipitando, tutto questo dopo aver superato il Deserto della Perdizione. Non doveva più temere niente. Quando la sua mano toccò finalmente la meta, issarsi dall’altra parte fu come aver visto casa dopo un lunghissimo viaggio. Ma non era quella la sua casa, e il viaggio non era finito: ora davanti a Caccia Demoni si apriva una fitta foresta fluviale, oltre la quale era sicuro di trovare Blacky. Trasse un profondo respiro, rivolse un saluto a Vento Selvaggio, che si agitava nel cielo, creando galassie e disfando universi interi. Caccia Demoni era profondamente grato di essere dinnanzi a quello spettacolo, tanto meraviglioso da non poter essere descritto dalle parole dei racconti. Vedeva l’infinito, lo poteva percepire, e respirare. In quel luogo gli atomi stessi cantavano, intonavano una melodiosa nota, una musica che faceva sentire di poter vivere per sempre. Ma avrebbe potuto contemplare l’eternità una volta morto, ora doveva proseguire la sua missione, e poi godere di una vita da mortale, assaporando gli attimi vissuti lontano dalla morte. Mosse un passo avanti, poi un altro, risoluto, e un altro ancora, ostinato, e un altro ancora, sicuro, finché la sua camminata non lo portò nel fitto della giungla.
La mirabile visione di quel cielo scomparve nella imperscrutabile ragnatela di piante. Ben presto, Caccia Demoni dovette fare affidamento alla sua spada, Velo, per falciare le liane che gli impedivano il passaggio. Più si addentrava, più l’oscurità prendeva il sopravvento sulla gentile luminescenza notturna donata dal cielo. Caccia Demoni iniziò a provare ancora paura. Si sentì assalire da un freddo che gelava il suo sangue e le sue ossa. Ma sapeva che non era reale: il suo corpo era al caldo sotto il sole cocente del deserto. Versi inquietanti si facevano sentire da ogni direzione, e ogni movimento faceva scattare i sensi di Caccia Demoni. Poteva vedere occhi gialli apparire nel buio per poi scomparire. Il respiro si fece affannoso, ma continuava a pensare alla sua precedente vittoria, e ritrovava la grinta per muovere i suoi passi nel cuore delle tenebre. Giunse ad una pozza d’acqua sorgiva. Ringraziando Vento Selvaggio e ritrovando il sorriso, s’inginocchiò alla fonte ed iniziò a bere copiosamente. Dovette subito sputare: l’acqua si era tramutata in sangue. Con sgomento, si scostò dalla fonte. Vide dall’altra sponda una figura sdraiata. Cercò di osservare meglio, riducendo gli occhi a due fessure. Capì che si trattava di Blacky. Corse da lei. Si inginocchiò al suo fianco, e le prese la mano: era fredda.

“Blacky!” disse.

I suoi occhi si spalancarono, ed erano neri come una notte senza lune e senza stelle.

“mi hai lasciata morire” sussurrò la sua voce “potevi salvarmi ma hai fallito”

Caccia Demoni si alzò di scatto, e si allontanò dal corpo esanime che parlava. Sentì una forza invisibile afferrare il suo braccio destro, quello che impugnava Velo, e alzarlo di lato. Quando guardò in quella direzione, vide la sua lama conficcata nel ventre di Blacky, che lo guardava piangendo.

“perché?” la voce era soffocata “perché mi hai uccisa?”

Caccia Demoni estrasse la lama, e accolse tra le sue braccia la caduta della ragazza. Gemeva e si lamentava, premendosi la ferita. La vita pian piano scivolò via da lei. La sua testa si lasciò cadere, gli occhi perduti nell’infinito.

“mi dispiace” disse il marziano, in preda alla disperazione. Le diede un bacio sulla fronte.

Si posò la lama sul polso sinistro, ed era pronto a farla scorrere fino a recidere vene e tendini. Arrestò la sua azione, sgranando gli occhi, in tempo per non uccidere la sua anima. Scosse la testa.

“no!” urlò “lei non è morta, e io non darò mai la mia resa! Non avrai la mia vita, Notte, e non avrai la sua! Io non cederò!” così dicendo, rinfoderò la spada. Al suono che fece Velo nel ritornare nel suo fodero, il cadavere di Blacky svanì.

Caccia Demoni si concesse una risata di soddisfazione per aver superato anche quella prova.

Attraverso la vegetazione, dritto davanti a se, il giovane sciamano vide una luce blu. Senza esitare, la seguì. Come scostò l’ultimo strato di foglie, Caccia Demoni dovette lasciarsi scappare un sospiro di meraviglia, al cospetto di una simile visione: una bianca sponda sabbiosa, in riva ad un mare che si stendeva nella più infinita notte. Una luna, immersa per metà nel buio blu marino, emanava una carezzevole luce azzurra, che si specchiava sull’acqua. Pareva uno zaffiro. Ondeggiando, il suo riflesso catturò gli occhi di Caccia Demoni. Si sentì in pace, privo di ogni affanno, come se la sua anima fossa stata svuotata da tutte le preoccupazioni, tristezze, ma anche dalle passioni. Rimase solo una assoluta tranquillità ed ammirazione per quella notte tanto quieta. In riva al mare, seduta sulla sabbia, stava Blacky. Avvicinandosi, lo sciamano notò che possedeva entrambe le braccia. Indossava un morbido vestito di lino, che lasciava scoperte le spalle, e scivolava lungo le cosce color mogano, tanto levigate da lasciarsi accarezzare dolcemente dalla luce della luna, riflettendola come faceva il mare. Senza dire una parola, Caccia Demoni si sedette di fianco a lei. Gli atomi cantavano ancora dolcemente, cullando i sensi.

Seguì un interminabile silenzio, durante il quale entrambi fissarono l’orizzonte ignoto, oltre la luna cristallina. Dopo quel tempo, Blacky parlò.
“è bellissimo, non trovi?”

Caccia Demoni rispose con calma: “sì” era come se la voce uscisse dalla sua bocca senza che lui compiesse la fatica di muoverla. “però è strano” ridacchiò “è come se qualcosa bussasse alla mia testa” non smettevano mai di guardare la luna. “come se ci fosse qualcosa che devo fare” tornò serio. “qualcosa che un tempo era così importante” rimembrare quelle preoccupazione gli costava una fatica immane, era come se una parte di lui si rifiutasse di ricordare. Gli pareva di essere lì seduto da anni interi, e forse lo era.

“non puoi sdraiarti qui e lasciarti cullare dal canto degli atomi?”

“vorrei tanto, ma questo grillo nella testa non mi da pace!” si picchiettò le tempie; iniziava a sentire dei sentimenti contrastanti: rabbia, verso se stesso, e fretta, amore verso la vita, desiderio “mi piacerebbe che questo grillo se ne andasse, lasciandomi qui, in pace, su queste sponde” disse “mi piacerebbe che questo grillo mi lasciasse naufragare dolcemente in queste acque” poi, per la prima volta da quando si era seduto, scostò lo sguardo dall’orizzonte, per rivolgerlo verso il viso di Blacky.

“Blacky, dobbiamo andare”

“non ho mai avuto un vestito come questo” rispose lei, come per fuggirgli “mi sento bella”

“tu sei bella, Blacky, anche con vestiti luridi e con u braccio meccanico” con queste parole, le prese la mano. Finalmente, anche lei smise di fissare l’orizzonte, e guardò Caccia Demoni. Approfittando di quell’attimo, lui la baciò. Entrambi si sentirono pervadere da una moltitudine di sentimenti: prima quelli dolci dell’affetto, dell’amore e dell’amicizia. Poi, sentirono entrambi una punta d’imbarazzo, e poi vennero tutti gli altri sentimenti, positivi e negativi, tutti insieme. Il respiro si fece faticoso, per i due prigionieri dell’Oltre Vita. Finalmente i loro spiriti tornarono gravidi di tutte le emozioni che rendevano speciale un’anima che camminava nel mondo dei vivi: dall’amore alla rabbia, dalla gioia alla tristezza.

“torniamo a casa, Caccia Demoni” disse Blacky.

*

Cobra camminava nervosamente avanti e indietro davanti al corpo senza vita di Blacky e a quello disteso di Caccia Demoni. Mat stringeva la mano della ragazza, e si sforzava di non lasciarsi andare ad un pianto, non davanti a Cobra. Lo sciamano anziano ancora suonava, pareva non stancarsi mai né perdere il fiato. Ormai erano passate tre ore dall’impatto. Un guaritore aveva già risanato le ferite del vecchio pistolero e del giovane tiratore tramite unguenti e pozioni di erbe e radici, rimedi che funzionarono in meno di trenta minuti.

Ad un certo punto, Blacky spalancò gli occhi, e trasse un profondo respiro, come se avesse passato le ultime ore in apnea. Prese a tossire ferocemente, per poi cercare di riempire nuovamente i polmoni di aria pulita. Si sdraiò, per calmare i muscoli, abbassando le palpebre, ferite dai raggi del sole. Deglutì, poi si sentì pronta per riaprire gli occhi. Così, li strizzò, e, con cautela, tornò a vedere. Per prima cosa si guardò intorno, poi, quando notò che Mat le stava stringendo la mano, se ne riappropriò violentemente, poi lo guardò negli occhi. Gli mollò un pugno dritto sul naso, e per fortuna del ragazzo non utilizzò il braccio bionico.

“non provare mai più a tenermi la mano, capito?” ruggì “e non osare piangere per me, chiaro? Non sopporto il peso di qualcuno che si metterebbe a frignare se io morissi!”

“e cosa ti fa pensare che piangessi per te?” protestò l’altro.

“ma per favore, mi tenevi la mano e hai gli occhi gonfi e lucidi, per cosa piangevi, per la botta che hai preso al culo quando sei atterrato?”

“che donna impossibile!” Mat era indeciso se detestarla o ridacchiare, contento che fosse tornata con tutte le sue rotelle fuori posto, niente di diverso.

Cobra si stava massaggiando le tempie “ma tu guarda se devo farmi venire un’ulcera per questi due delinquenti”

In quel momento, anche Caccia Demoni si alzò tremante e molto debole. Subito, un guaritore e lo sciamano anziano lo fecero sedere, e gli portarono una foglia secca da masticare e dell’acqua da bere.

“per ringraziarti di quello che hai fatto per Blacky voglio offrirti quello che resta della mia riserva personale di poltiglia magica” disse Cobra, estraendo la sua fiaschetta “non basta per farti rimettere completamente, ma almeno ti rimetterà in forze quel tanto che basta per arrivare alla tua tenda.

“l’alcool disidrata, e io ho bisogno di acqua” rispose dolente.

“questo non è whiskey, e Xocohatl” gli prose di nuovo la fiaschetta.

Ai marziani, quella bevanda era ignota. Così, contro ogni suggerimento del guaritore e dello sciamano anziano, Caccia Demoni bevve con gusto fino a dare fondo alla fiaschetta. Mentre beveva, Blacky si avvicinò al suo salvatore.

“devo ammettere che ha un effetto molto rinvigorente, e in più è anche molto gustoso, questo Xocohatl” confessò.

“Caccia Demoni” Blacky gli si pose davanti, con la testa china “volevo ringraziarti per quello che hai fatto”

“non potevo lasciarti nel regno dell’Oltre Vita, il tuo destino qui non è ancora compiuto” rispose sorridendole “e poi è stato un viaggio rivelatore anche per me”

“hai visto Vento Selvaggio?” domandò ansioso un marziano della tribù.

Caccia Demoni annuì.

“e che aspetto aveva?” domandò un altro, curioso.

“all’inizio egli era l’intero cielo che mi sovrastava, ma per parlarmi e concedere a me e Blacky il permesso di lasciare l’Oltre Vita…” fece una pausa, come se stesse cercando di ricordare un evento accaduto diversi anni prima “assunse l’aspetto del mio antenato Bosco dell’Est: sguardo severo, con la mascella serrata, e le palpebre strette, come se avesse il sole negli occhi” descriveva “portava un cappello simile a quello di Cobra, e indossava una specie di coperta con un buco in mezzo”

“un poncho!” disse Mat.

“scusami, Caccia Demoni, riguardo a me” Blacky riprese il discorso “di quale destino blateravi?”

“devi aiutare Cobra ad uccidere il demone bianco”

Blacky si sorprese, e ridacchiò tra i denti.

Caccia Demoni si rivolse a Cobra “ricostruirò il mio villaggio smantellando la nave degli schiavisti e prendendo quanto più posso dalla sua carcassa. Tu prendi i nostri cavalli; a sei miglia da qui, una lunga strada in salita vi condurrà fuori dal canyon, poi proseguite a sud, costeggiando il precipizio, e troverete una città: là il vostro destino vi attende” mentre ancora stava parlando, tre marziani portarono altrettanti cavalli. Cobra si chiese da dove fossero sbucati.

“non mi hai ancora detto come ve la siete cavata tutti, eravate spariti dalla nave!”

Caccia Demoni tentò di ridere, ma la sua debolezza gli impedì di fare più di un paio di sbuffi divertiti “siamo in comunione con gli spiriti e con il pianeta: la sabbia del deserto ci ha salvati”

Cobra capì che non era il caso di chiedere oltre. Ringraziò, e salutò Caccia Demoni con una pacca sulla spalla. Blacky, invece, gli concesse un fugace bacio sulle labbra, con la sorpresa di tutti. Corba e Mat avevano gli occhi fuori dalle orbite, e la tribù cominciò a bofonchiare e ad agitarsi. La ragazza fece spuntare un sorriso malizioso sul suo volto.

Colto dall’invidia, Mat si limitò a fare un cenno con la mano a Caccia Demoni “ci vediamo” gli disse. Si dimenticò persino di ringraziare.

“ma avrete dieci anni di differenza!” brontolò Cobra.

Dopo un lauto pasto e un meritato riposo, i tre eroi montarono a cavallo. Il sole andava tramontando dietro al canyon, quando lo abbandonarono alle loro spalle, rivedendo l’immane deserto rosso davanti ai loro occhi, oltre la salita. Col rosso rovente che precedeva il crepuscolo alla loro destra, oltre il canyon e oltre l’orizzonte planetario, Cobra Jack, Mat Wallace e Blacky Hole ripresero il loro cammino verso la cittadina dove avrebbero sicuramente trovato Mark Stirling.   
   

ANGOLO DEGLI AUTORI:
E rieccoci! Dopo un interminabile periodo di silenzio radio, per il quale vi chiediamo di perdonarci, torniamo con un nuovo capitolo (finora il nostro preferito!) di C'Era Una Volta Su Marte!
Innanzitutto consigliamo la lettura con l'ascolto dei brani Strange World (una linea di basso da pelle d'oca! ndUE&Hanck) e la canzone da cui prende il nome il titolo di questo episodio, When the Wild Wind Blows (il testo non c'entra una fava, ma poco importa perché la musica è azzeccatissima!). I suggerimenti delle colonne sonore li faremo più spesso, d'ora in poi, come se i titoli non bastassero! XD 
Questo capitolo è senza alcun dubbio diverso da tutti gli altri, più complesso, più profondo e psicanalitico, e anche più lungo! Troviamo anche uno spaccato su quello che è il mondo degli spiriti, e quindi la sfera sovrannaturale di Marte, da cui derivano le credenze marziane.
IN questo capitolo abbiamo le grandi citazioni, da Cloud Atlas a Supernatural (mica per niente c'è Jared Padalcki! ndHanck), vi sfidiamo a trovarle tutte! E soprattutto l'inconfodibile volto di Bosco dell'Est (il cui nome è già una garanzia! XD)! 
Al prossimo episodio!  
 

 
  
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