Serie TV > Terapia d'urgenza
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Autore: Dea Elisa    16/05/2016    1 recensioni
Eccoci di nuovo qua, ad applicare la stessa tecnica ad un'altra coppia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era Una Vita Che Ti Stavo Aspettando – Francesco Renga

 

Note. Re-interpretazione della scena finale del terzo episodio (La notte dei morti viventi).

 

Seduti sulla panchina, guardi il cielo, e guardi me, e non lo sai quello che è successo stanotte, perché se lo sapessi non continueresti a guardarmi e sorridere, a scorrere gli occhi sul mio corpo, contornato da quest’abito. So che mi sta bene, e lo sai anche tu, ma non vuoi dirmelo, e se fossi in te non me lo direi, perché io saprei.

Saprei quello che ti ho fatto stanotte, saprei che sono la donna più stupida di questa terra, saprei che tu mi stai guardando, che tu sei qui per me e con me, io che non merito i tuoi occhi e il tuo sorriso.

Il vento mi scompiglia i capelli, e io li risistemo dietro l’orecchio, mentre tu segui ogni mio gesto.

Se fossi in te mi darei uno schiaffo, fisico e astratto, me ne andrei da questa panchina, mi lascerei da sola. Non stiamo insieme, non lo siamo stati in passato, eppure c’è solo una parola che mi sta vorticando in testa: tradimento.

Ti ho tradito perché avrei voluto e dovuto essere insieme a te, nel cuore e in sala operatoria. Ti ho tradito e ho tradito me stessa e il coraggio di affrontarti, preferendo la strada più facile, quella per cui non c’è bisogno di pensare e studiare e inventare e inseguirti e capirti.

Ma se fossi in te forse saprei cosa stai pensando adesso. Saprei che non stanno sorridendo solo le tue labbra, ma anche il tuo cuore, che mi sta dicendo che sono bellissima, che ti dà fastidio non essertene accorto prima. Ho sciupato una vita inseguendo sogni, pochi dei quali si sono realizzati. Tu sei il mio prossimo sogno, e mentre ti sogno, qui, su questa panchina, tu continui a guardarmi e sorridermi, e a dirmi che era una vita che mi stavi aspettando.

Così mi scende una lacrima, e te ne accorgi, e l’asciughi col pollice. Ma non sono pronta al contatto con le tue mani, così finisco per scattare indietro.

«Gandini, non credevo di fare quest’effetto alle donne.»

«Hai le mani fredde.»

«Intendevo piangere. A quanto pare l’appellativo ‘mostro’ si riscontra nei suoi effetti.» Fai una pausa, e cerco di tenere la testa bassa. Non voglio farti capire che di mostro ci sono solo io. «E non ho mai avuto le mani fredde. Hai paura di me?»

Di dirti la verità.

«Ciao Riccardo» mi alzo dalla panchina, ma mi blocchi trattenendomi per una mano.

«Sei tu, quella che ha le mani gelate.»

Mi risiedo, mentre mi dici di aspettare un attimo. Ma lo sappiamo entrambi che ti aspetterei anche per tutta la vita.

   
 
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