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Autore: neverenough    16/05/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Note pre-capitolo

A stento, ma sono riuscita a pubblicare oggi!
Non m’intrattengo molto poiché domani ho troppo da fare e maggio è un mese del cavolo.
Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante ho notato che nessuno delle poche persone che recensiscono digeriscono la coppia Shizuo/Vorona, ma a me purtroppo piace xP Anche se Shizaya resta sempre al top.
Il prossimo capitolo non lo pubblicherò lunedì prossimo: vi chiedo di pazientare. Putroppo sono sotto esami e senza contare compleanni e altri oneri che mi stanno assillando. Il tempo per scrivere è poco e sono circa due settimane o di più che non butto giù qualcosa di decente.
Ho bisogno di un po’ di tempo per mettere in ordine tutte le cose, ma poi credo di riuscire ad aggiornare regolarmente sino alla fine della storia! In ogni caso, il prossimo capitolo lo pubblicherò il 27 maggio, salvo che riesco a pubblicarlo prima.
Chiedo ancora scusa. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione
Yogurt.

Capitolo 10 – Seconda parte


Shizuo si è di nuovo lasciato andare ai ricordi, e un sorriso affiora sulle sue labbra. Il primo incontro con Mairu e Kururi non era stato dei migliori, ma ne conserva un bel ricordo. Appena iniziati i fuochi di artificio, Mairu si era alzata dal suo fianco e si era lanciata sul suo fratellone, sedendosi poi tra le sue gambe e subito raggiunta dalla gemella. Izaya aveva detto qualcosa a entrambe, che lo avevano guardato e poi riso. Lui aveva sorriso, per poi alzare lo sguardo. Forse, quella volta, è stato il primo e ultimo vero sorriso che aveva visto sul volto della pulce: non c’era scherno, non c’era malizia, non c’era beffa. Shizuo aveva quasi cancellato quell’immagine, ma adesso si ripresenta prepotente davanti ai suoi occhi, e vorrebbe avergli scattato una foto, così da poterla mostrare alle gemelle adesso. Probabilmente, una semplice foto lo avrebbe aiutato a consolarle... o forse le avrebbe uccise ancora di più interiormente.
Si scuote dai propri pensieri quando la mano di Vorona si poggia sul suo braccio, attirando la sua attenzione e aiutandolo a scendere dalle nuvole. Probabilmente è stato in silenzio per un periodo prolungato senza accorgersene. – Scusami – sussurra, guardandola negli occhi prima di abbassare i propri sulle mani. Non c’è bisogno di dire per cosa si sta scusando, dopotutto è chiaro a entrambi. Si piega in avanti, e fissa per un secondo il terreno sotto i piedi. – Mi capita spesso ultimamente.
Vorona annuisce e, in silenzio, prende la sua mano, facendolo drizzare nuovamente sul posto e attirando di nuovo tutto il suo sguardo. Si avvicina le dita di Shizuo al volto e lentamente passa i propri polpastrelli sul polso dell’uomo di fronte a lei, testando silenziosamente i battiti del suo cuore. Sono calmi e regolari ma, a quanto pare, quel gesto fa aumentare di colpo il pulsare ritmico. Non lo guarda in volto mentre saggia il calore di quello che un tempo considerava una montagna da abbattere. Anche il cuore di Vorona inizia a battere più forte e più velocemente. Questo significa essere innamorati? Si chiede, conoscendo già la risposta. L’ha compresa quando, nel viaggio di riflessione fatto nel suo paese di origine, qualsiasi cosa gli ricordava Shizuo e come le guance bruciassero al pensiero di un suo tocco. Così si sente in questo momento. O forse anche peggio, considerando che è reale. – Shizuo-senpai – dice infine. – Izaya ti sta facendo più male adesso di quando era ancora in piedi.
Shizuo sussulta, non aspettandosi un’affermazione del genere. Sente la gola seccarsi e il corpo ha un fremito che cerca di trattenere. Avvolge la guancia di Vorona con il palmo della mano già vicina al suo viso e, quando lei lo guarda negli occhi, si sente folgorato. Il cuore che già pulsava velocemente sembra avere un sussulto. Se fosse stato in piedi, probabilmente le gambe avrebbero ceduto. Quando ha iniziato a provare emozioni così forti verso quella donna? Non lo sa e non gli interessa. – Hai ragione. Quel bastardo si diverte in questa maniera, ma non importa.
– Ma tu stai male.
– Ed è per questo che sto bene. I mostri non hanno sentimenti, i mostri agiscono per impulso. Questo è ciò che Izaya mi ha sempre detto e ridetto per anni. – Sorride, iniziando a muovere delicatamente il pollice sul suo viso. – Adesso che è in quello stato, significa che non l’ha avuta vinta. Il fatto che qualcosa non vada in me è la conferma che io sono un essere umano. Il mio odio non è cambiato, ma sono responsabile di ciò che gli è accaduto. È giusto che stia male.
Vorona lo guarda confusa, chiedendo silenziosamente il significato di ciò.
Tuttavia Shizuo scuote la testa, non volendo rispondere. Lo scopo di questa serata è togliersi dalla testa qualsiasi pensiero incentrasse Izaya e già non ha mantenuto quella promessa, facendo preoccupare la propria accompagnatrice. Mentre ci pensa, sente una forte attrazione verso Vorona. In tutti i mesi in cui è stata via, le è mancata tanto. Le rare telefonate che riceveva da parte sua lo aiutavano a riempire la giornata di una strana gioia. Gioia che man mano è stata accompagnata dalla malinconia mentre pensava di non avere più la kohai al proprio fianco. Sapeva che un giorno l’avrebbe rivista e che probabilmente avrebbe dovuto combattere con lei per una questione che era stata lasciata in sospeso tempo prima. Ma dopo tutto ciò che è avvenuto, Vorona sembra aver rinunciato a ciò per puntare a qualcos’altro. Quel qualcos’altro si concretizza in quel momento, mentre i fuochi di artificio esplodono nel cielo: i centimetri si accorciano, le speranze prendono vita e i desideri di entrambi si realizzano grazie a un unico, casto, bacio.
Ecco, finalmente entrambi hanno compreso che mesi e mesi di separazione sono serviti ad avvicinarli. Perché no, la lontananza non è una nemica, ma un seme piccolo che serve a consolidare quello che un giorno potrà essere l’albero della stabilità.

Finito lo spettacolo pirotecnico, i due piccioncini si dirigono all’hotel che Kasuka ha prenotato per loro. Non è distante dal luogo del festival e, essendo una località termale, il piccolo Heiwajima ha ben pensato di regalare a Shizuo e Vorona il soggiorno in uno degli hotel termali migliori. Gli avrebbe anche regalato una settimana intera alle terme per rilassarsi, tuttavia le prenotazioni erano al completo. Così ha dovuto rinunciare all’idea, promettendo tuttavia di rimediare più avanti. Questo è uno dei tanti motivi per cui Shizuo tiene molto a Kasuka: anche se non glielo chiede, spesso è lui che si comporta come fratello maggiore più del biondo stesso.
Mano nella mano, i due arrivano all’hotel e si lasciano guidare nella loro stanza. È tutto di lusso, nessun dubbio su questo: Kasuka non ha badato a spese, pensando anche a un piccolo bagaglio per entrambi con abiti di ricambio.
Quando infine arrivano in camera e vedono un unico letto matrimoniale, Shizuo quasi si fa’ prendere dal panico. È Vorona che lo tranquillizza che, con un unico bacio, gli lascia intendere che se le sue intenzioni sono di fare l’amore, lei non si sarebbe tirata indietro. Alla fine è esattamente ciò che accade.
Quando, tra i baci di passione e un po’ di foga si ritrovano nudi, Shizuo sopra Vorona, lui non può far a meno di osservare la donna sotto di sé e adorare ogni pezzo del suo corpo sinuoso. Lei non ha mai mostrato un’esitazione e Shizuo la invidia: vorrebbe avere il suo controllo, la sua determinazione e il suo sangue freddo. Tuttavia, l’unica cosa che la natura gli ha donato è la forza disumana, accompagnata dalla poca pazienza verso tutti, verso il mondo.
Quando diventano una cosa sola e il respiro di Vorona si spezza per un secondo, le menti si svuotano e nulla più esiste al di fuori di loro. Shizuo sente il cuore battere a mille e, sotto le dita che accarezzano i prosperosi seni, sente che anche quello di Vorona batte a mille. Il tutto si confonde con i loro sospiri e i loro gemiti, mentre entrambi arrivano al culmine in una lenta e dolce cantilena, che li porta a volare in luoghi sconosciuti e li alza fino a toccare il cielo con dito.
Questa è una versione troppo romantica del fare l’amore, pensa sorridendo Shizuo, mentre si appoggia sul petto della donna e intreccia le proprie dite con le sue. Quello che ci vorrebbe, in questo momento, è una sigaretta. La cosa lo tenta tuttavia... il calore del corpicino che sta stringendo e il ritmo del cuore che rallenta lo spingono a ignorare quella voglia e a godersi più che può quegli attimi.
I problemi, le disperazioni, gli anni passati... tutto sembra scivolare via come l’olio, tanto da apparire inesistenti. Non gli dispiacerebbe morire in quel modo.

Il sangue colava e l’anima sembrava essere risucchiata via, strappata dalle proprie radici per poi andare a fuoco.
Il sangue era fonte di fastidio. Evidenziava lo sporco che si annebbiava in quelle gocce scarlatte dello stesso sapore del ferro. E sulla pelle, mentre scorreva, rendeva il tutto ancora più difettoso. Soprattutto se colava lungo le cosce. Ma in quel momento non gli importava. Era un involucro vuoto, spogliato di qualsiasi veste e dignità. Era solo un automa che avrebbe preferito non esistere.
Il buio che lo avvolgeva, nonostante freddo, era diventato l’unico calore che la sua sporca anima poteva avvertire. L’unica cosa che lo avrebbe sempre e comunque abbracciato anche se non lo avrebbe mai consolato.
Voleva essere consolato? No. Voleva morire. Voleva smettere si sentire quel respiro intermittente e irregolare, voleva smettere di avvertire il pulsare del proprio cuore e lo scorrere di quell’acido qual era il sangue nelle vene.
Ricordava: più di una volta aveva assistito a ragazzi che avrebbero voluto mettere fine alla propria vita per motivi futili. Non erano in grado di reggere a delle bugie, non erano in grado di provare più calore che la persona fonte del loro male non aveva mai smesso di regalargli. Avrebbe voluto prenderli a schiaffi, pensando che quel calore che loro sembravano disprezzare lui non lo aveva mai ricevuto. Lo aveva desiderato e agognato, e mai era arrivato. Così aveva iniziato a pensare che le emozioni lo avrebbero fottuto. Che gli affari degli altri potevano interessargli, basta che non lo coinvolgessero direttamente. Tutto quello che doveva fare, era dare uno stimolo e vedere se le sue cavie avrebbero davvero compiuto quel gesto che sarebbe stato fatale. Che li avrebbe sottratti a quella tanto odiata quanto agognata vita. Li trovava stupidi. Tremendamente stupidi.
Il suo... era davvero un buon motivo per farla finita? L’aguzzino non aveva smesso un giorno di divertirsi con lui. A volte, per ore intere, si divertiva a farlo urlare di dolore finché la gola gli diveniva secca e i sensi si annebbiavano, come sotto l’effetto di una droga. E gliele aveva anche somministrate, ne era certo, ma non ricorda nulla di quanto era successo poi. Meglio così.
Quel giorno era andato ben oltre di qualsiasi previsione: aveva utilizzato il suo corpo per le perversioni che la sua mente malata celava. La propria dignità di uomo era stata completamente spazzata via, e non importava più nulla. Avrebbe sottostato alla volontà di chi si sarebbe preso cura di lui nei modi più contorti e orribili. Non avrebbe più reagito, anche se la forza lo aveva abbandonato da più tempo di quanto riuscisse a ricordare. Sperava che presto, spingendosi troppo oltre, Kuromo lo avrebbe ammazzato definitivamente.

E anche il sangue è in questo momento sotto le palpebre di Shizuo, che si sente intrappolato in un sogno senza capo né coda. Le immagini sono sconnesse. Tutto ciò che riesce a distinguere è il volto tumefatto di Izaya. Non riesce però a vedergli gli occhi e più cerca di avvicinarsi, più il vuoto sembra assalirlo e tirarlo indietro. Più si fa’ avanti, e più il suo obiettivo non si muove e la distanza resta sempre la stessa. Shizuo è nauseato e infine avverte un qualcosa che annuncia la fine sfiorarlo e accarezzarlo, in una muta promessa di morte. Ma non è lui che sta accarezzando, bensì il corpo inerme che è l’obiettivo da raggiungere.
Shizuo spalanca gli occhi, con l’affanno e il cuore in gola. È disorientato e non ritrovarsi nella propria camera lo porta a un cieco terrore, che lo assale e lo spinge in basso, verso un baratro che gli fa’ salire le vertigini. Dal suo fondo lo sente di nuovo: quel disgustoso tanfo che risale al ritrovamento di Izaya, quello che credeva di aver definitivamente seppellito nei suoi ricordi ma che torna adesso prepotente. Una scarica di nausea gli scuote violentemente lo stomaco, e Shizuo è costretto a correre in bagno. Vomita.
Il sapore disgustoso che gli invade la bocca sembra essere in perfetta sintonia con il fetore che aumenta di secondo in secondo. Da dove proviene? Lo sa bene, ma non è possibile che esista ancora. È passato più di un mese, dopotutto. Com’è possibile che sia ancora lì? Perché lo avverte!?
Tutto il contenuto del suo stomaco viene riversato nel bagno, e brividi freddi gli percuotono il corpo. Le immagini confuse del suo sogno tornano a farsi vive e il disgusto aumenta. La nausea lo rende instabile e perfino inginocchiato sente le proprie gambe vicine a cedere. Si aggrappa come può al water e continua a rigettare, anche quando ormai non esce più niente dalla sua bocca. Solo saliva liquida, che riversa tossendo. Ha l’impressione che lo stia soffocando, sebbene non sia così.
Ha i muscoli rigidi e si sente sempre più sprofondare, quando una mano si poggia sulla sua fronte. È calda e fredda, completamente in contrasto con la pelle di Shizuo. In qualche modo riesce a tranquillizzarlo: lo riporta alla realtà, riuscendo a fargli acquistare di nuovo parte della propria forza. È scosso a tal punto da non sente la voce che gli rivolge le parole. Alla fine si siede a terra e arretra, fino a toccare le spalle nude con le piastrelle del muro. Davanti a sé vede Vorona accovacciata, che lo guarda senza espressione. Le sottili ciglia sono arcuate verso l’alto e ciò lo aiuta a capire che in realtà è preoccupata.
– Cos’è successo? – chiede, passando una mano sulla sua guancia destra. – Sei congelato.
Shizuo boccheggia e sposta gli occhi sul pavimento. Si ricorda solo adesso di indossare solo i boxer, mentre Vorona si è addormentata nuda e adesso indossa una vestaglia rosa con motivi floreali. Il ricordo della notte passata a fare l’amore lo fa’ arrossire. Ma poi il disgustoso sapore in bocca lo riporta al sogno e, a fatica, si rende conto che quel tanfo che ha avvertito non c’è più. Si è dissolto nello stesso modo in cui è comparso. Nessuna traccia del suo cammino.
Si porta le mani tra i capelli, scompigliandoli un po’. Come può descrivere quello che ha provato? Le parole gli mancano. – Il tanfo – sussurra infine, ma anche così non ha dato nessuna spiegazione. L’espressione confusa di Vorona glielo conferma. Prova quindi a spiegare: – Un... un incubo. Non so cosa stesse succedendo. C’era Izaya, e più cercavo di raggiungerlo più si allontanava. – Ingoia a forza della saliva. Ha caldo, tanto caldo. Tuttavia, la goccia di sudore che gli attraversa la tempia sembra essere fredda. – Io... non so cosa stava succedendo. E poi ho sentito quel puzzo...
– Quale puzzo?
– Lo stesso che ho sentito prima di ritrovare Izaya – dice. – L’ho avuto sotto il naso per giorni e non sono riuscito a dormire a causa sua.
– Di cosa odora? – chiede cauta Vorona, sedendosi in ginocchio accanto a lui. Lascia che poggi la testa sulla sua spalla e, per aiutarlo a rilassarsi, scioglie la sua presa dai capelli, iniziando poi ad accarezzarli lei stessa.
– Marcio. Sangue. Muffa. Feci. Aveva anche l’odore di quella dannata pulce al suo interno. Non... non riesco a reggerlo.
Vorona annuisce. – Hai subito un trauma, Shizuo. Riuscirai a uscirne. – Non c’è esitazione in quelle parole, e nemmeno finzione. È proprio questo ciò che adora di lei: se ha qualcosa da dire, non ci gira intorno. È diretta e sincera. Per questo anche rassicurante.
Shizuo annuisce. – Grazie – sussurra, prima di sentire le labbra di Vorona premere contro le proprie, in un bacio dolce e disgustoso allo stesso tempo. Ed è Shizuo stesso che si tira indietro. – Forse farei meglio a sciacquarmi prima la bocca – dice in imbarazzo, e Vorona gli regala un piccolo sorriso e il suo consenso.

Shinra si aggiusta gli occhiali sugli occhi, mentre annuisce al telefono. – Ho capito la situazione. – Fa’ delle raccomandazioni, poi rassicura: – Provvederò ad approfondire l’argomento. Grazie per aver chiamato. – Stacca la telefonata, e fissa per un momento lo schermo acceso del proprio cellulare. – Non va bene – sussurra. – Non va per nulla bene.

   
 
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