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Autore: Tigre Rossa    17/05/2016    9 recensioni
“Sono venuto a prendere qualcosa che mi appartiene. O, per meglio dire, qualcuno. Siete voi il tutore della maestra Tigre, no?”
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Non si può fuggire dal proprio passato, per quanto oscuro possa essere. E quando quello di Tigre torna a reclamarla nella figura misteriosa e crudele di Shang Chiang, la giovane maestra è costretta ad abbandonare ogni sua certezza per un lungo viaggio verso l'Est e verso le sue origini. Un viaggio che dovrà affrontare solo con la guida di un paio di occhi di giada e il ricordo evanescente di un sacrificio coraggioso. Un viaggio da cui potrebbe non tornare.
TiPo- Non tiene conto degli avvenimenti di Kfp3
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 30 – Il collezionista di cuori


 

Ci è voluto così tanto tempo per stare di nuovo bene
Per ricordarmi come riaccendere la luce nei miei occhi
Vorrei essermi persa la prima volta in cui ci siamo baciati
Perché hai infranto tutte le tue promesse
E ora sei tornato, e stai cercando di riavermi

E chi ti credi di essere?
Correndo qua e là a lasciare cicatrici
Collezionando cuori per il tuo barattolo
ed a dilaniare l’amore
Ti prenderai un raffreddore
per il ghiaccio che c’è nella tua anima
Perciò non tornare per me
non tornare proprio!

- Jar of heart

 


“Po? C’è qualcosa che non va?”

Il panda nemmeno si era accorto che Mantide gli era saltato sulla spalla e lo stava osservando con aria preoccupata, tanto era preso a fissare il punto in cui Tigre era scomparsa.

Si affrettò a distogliere lo sguardo, tentando di allentare quella zampa gelida e sconosciuta che gli stringeva sempre più dolorosamente il cuore “No, non preoccuparti. Tutto a posto.” rispose, cercando di sembrare tranquillo e convincente. Non dovette riuscirci molto bene però, visto che l’altro piegò il collo con aria critica “Sicuro? Le ore insonni si stanno forse facendo sentire?” insistette, sfregando appena le antenne.

Scosse la testa “Stavo solo pensando.” disse, sperando che quella mezza verità bastasse, mentre i suoi occhi tornavano a quel punto in mezzo agli alberi, quasi senza che se ne accorgesse.

“È qualcosa che riguarda Tigre?” quella domanda, diretta ed inaspettata, prese di sprovvista il guerriero, che sobbalzò e si voltò di scatto verso il compagno, che guardava con un pizzico di divertimento la sua reazione.

“N-no! Perché dovrebbe?” negò, allarmato, chiedendosi come cavolo l’altro avesse fatto ad indovinare.

Un piccolo sorriso si formò sul viso scaltro di Mantide “Hai quello sguardo che riservi solo a lei. Sai, mezzo incretinito e mezzo incantato.” si bloccò, gli occhi che gli brillavano divertiti “Uhm, a pensarci in realtà lo rivolgi anche agli spaghetti. Ed ai ravioli. Ed ai biscotti. E . .  .”

“Ah-ah, molto divertente. ” borbottò, mentre a quel commento un calore improvviso iniziava a lambirgli il collo. Per un attimo, ricordò lo sguardo di Tigre, la sera precedente, quando le aveva chiesto se fosse mai stata innamorata, e lei aveva negato, per poi accennare ad una vecchia storia finita male. Ricordò come era cambiato di fronte a lui, il modo in cui si era rabbuito, come una stella che si spegne di colpo. Ricordò il rimpianto, la rabbia e il dolore che avevano oscurato i suoi occhi color del fuoco. Ricordò il modo in cui si era chiusa, in cui l’aveva vista allontanarsi da lui per lasciarsi trascinare indietro dai dei ricordi forse troppo brutti  per essere condivisi. Non aveva potuto fare altro che stringerla a sé, tentando di alleviare quel peso a lui sconosciuto. Vedere che c’era ancora qualcosa che lei non riusciva a dirgli, qualcosa di talmente importante da farla stare male a distanza di anni, lo aveva colpito più in profondità di quanto avesse creduto in un primo momento.

Un’idea, folle, avventata, improvvisa, iniziò a punzecchiarlo, attirando la sua attenzione. E se . . . perché non avrebbe dovuto? In fondo, non stava facendo niente di male. Voleva solo aiutarla. E come poteva farlo, se non sapeva nemmeno cosa la ferisse così tanto?

Fece un profondo respiro, mentre prendeva la sua decisione. Qualcosa, dentro di lui, gli gridava che no, non era una buona idea, ma lo ignorò. Voleva capire il perché di quell’oscurità, negli occhi di lei. Qualsiasi fossero le conseguenze.

“A dire il vero, si, stavo pensando ad una cosa che riguardava Tigre.” aggiunse lentamente, in tono molto vago, passandosi una zampa dietro la testa “Un volta mi ha accennato ad un fatto avvenuto qualche tempo fa, quando era più piccola, con un ragazzo. Non mi ha detto molto, ma sembrava non averne un bel ricordo, e non riesco proprio a capirne il perché.”

Il volto del guerriero si rabbui di botto. “Probabilmente si trattava di Shen Te.” mormorò, la voce che si caricava di disgusto nel pronunciare quel nome, come se fosse veleno nella sua bocca.

Quel nome colpì il panda come un pugno dello stomaco “Shen Te..?” boccheggiò, pensando o forse sperando di aver capito male “Aspetta, Shen Te il figlio adottivo dell’Imperatore? Il principe Shen Te? Quel Shen Te?”

“Mhm-mhm.” Mantide annuì, e Po restò senza fiato. Conosceva la storia del principe, come tutti del resto. Era appena un cucciolo di leopardo di qualche mese, quando l’armata del generale ribelle Lang [1] aveva attaccato la Città Proibita. Il padre del piccolo, capitano della Guardie Reali, era morto per proteggere l’Imperatore, lasciando il figlio solo al mondo, visto che la madre non era sopravvissuta al parto. L’Imperatore, colpito nel profondo dal suo sacrificio e dalla difficile situazione del bambino, aveva deciso di adottarlo e di crescerlo come figlio suo. Dopo alcuni anni, visto che l’Imperatrice era morta senza dare alla luce nessun erede,  il piccolo Shen Te era stato nominato principe a tutti gli effetti e successore al trono. Da allora, era stato cresciuto ed educato come tale, ed era diventato la figura più nota dell’intero Impero. Tutti sapevano di lui, dei suoi occhi glaciali, del suo pelo color dei raggi del sole, dei mille cuori che aveva rubato ed infranto. Per il suo comportamento leggero e quasi dissoluto, spesso e volentieri l’anziano padre aveva minacciato di togliergli il titolo e con esso il trono, ma i suoi modi eleganti e quel fascino che tanto lo caratterizzava avevano vinto sempre e comunque.

“N-non sapevo che voi l’aveste mai incontrato.” fece sinceramente sorpreso, tormentandosi le dita.

“Non lo sa quasi nessuno.” spiegò l’insetto, sistemandosi meglio sulla sua spalla per poi iniziare a raccontare “Cinque anni fa, quando eravamo appena dei ragazzi, venne a trascorrere in gran segreto qualche mese nel Palazzo di Giada, per migliorare la propria abilità nella arti marziali.” fece una smorfia, di quelle che riservava solo alle battute che gli amici facevano sulla sua altezza “Diciamolo, ne aveva proprio bisogno. Era un ragazzino viziato, abituato ad usare le zampe per raccogliere fiori per le fanciulle e non per tirare pugni. Shifu si rese conto che le sue condizioni erano davvero pietose e pensò che la cosa più saggia da fare fosse sottoporlo a degli allenamenti extra con uno di noi. La sua scelta ricadde su Tigre, visto che è sempre stata la migliore sia in combattimento che nell’insegnamento, tra noi cinque. Quel damerino non poté esserne più felice. L’aveva puntata appena aveva messo piede nel Palazzo, per quante lei l’avesse rimesso al suo posto al primo tentativo di flirt.”

Po strinse d’istinto i pugni, in uno scatto involontario e quasi di rabbia. Poteva vederlo, un leopardo alto e muscoloso ed affascinante che ci provava con qualsiasi appartenente al sesso femminile che incontrasse per strada. Non riusciva a credere che Shifu l’avesse affidato proprio a Tigre. “E lei non l’ha ucciso?”

Sbruffò “Stranamente, no. All’inizio credo che fosse molto confusa dal suo comportamento, non avendo mai avuto spasimanti o roba simile, e lasciò correre, nonostante la mettesse parecchio a disagio. Lo facemmo anche noi, per quanto Gru e Scimmia sentissero puzza di bruciato. L’addestramento durò settimane, durante le quali divennero molto vicini.  Lui la seguiva ovunque come un’ombra, e con il tempo anche lei iniziò ad affezionarsi, cogliendo tutti noi di sorpresa. Anche allora non era una tipa da legarsi facilmente, men che meno con una persona di quel genere. In lui c’era qualcosa di subdolo e sfuggente, nel modo in cui si comportava, in cui parlava, in cui la guardava. Eppure non avevamo mai visto Tigre più allegra di quel periodo; sembrava aver trovato un po’ di quella spensieratezza che avrebbe dovuto avere, visto la sua età. Poi, però, successe una cosa che stravolse tutto. “

Si fermò, come se all’improvviso si fosse ricordato di qualcosa, e rimase in silenzio a fissare un punto imprecisato talmente a lungo che il panda si ritrovò a dover richiamare la sua attenzione “Che cosa?”

L’insetto scosse risoluto la testa “Non posso dirtelo. Le abbiamo promesso di non parlarne mai più. Probabilmente non avrei dovuto accennare nemmeno al resto, ma ormai sei uno di noi, e visto che lei aveva già iniziato a parlartene .  . . Ma su questo non posso aggiungere altro. La cosa importante è che dopo tutto quanto quello schifoso partì prima del previsto e scomparve per sempre dalle nostre vite. Tigre non fu più la stessa da allora. Se prima era riservata, dopo quell’avvenimento si chiuse quasi completamente in sé stessa, e non permise a nessuno di avvicinarsi più a lei. Indossò un’armatura di ferro attorno al cuore, e smise di legarsi alle persone.” Questa volta la pausa fu breve, ed un sorriso appena accennato fece capolino sulle labbra dell’altro quando aggiunse “Beh, questo fino a quando sei arrivato tu.”

Il cuore dell’altro perse un battito “Io?”

“Si, tu.” rispose, annuendo e guardandolo con affetto“Forse non ci crederai, ma sei il primo a cui si è permessa di affezionarsi, da cinque anni a questa parte. E, giuro sulle mie antenne, non l’ho mai vista tenere a qualcuno quanto a te.”

Po non sapeva cosa dire. Nella sua anima si stavano scatenando emozioni contrastanti, e sentiva la testa esplodergli nel disperato tentativo di dare un giusto senso a tutto quanto “Non riesco a capire. Non faccio nulla di speciale.”

“Nulla di speciale?” Mantide spalancò gli occhi “Tu la fai illuminare, Po. La fai ridere. La fai sentire apprezzata ed unica, come nessuno ha mai fatto prima. Forse nemmeno te ne rendi conto, ma tu riesci a farla sentire amata. E per me e per tutti quelli che a lei ci tengono, questo sì, che è speciale.”.

Gli diede una pacca con l’artiglio, per poi saltare a terra ed andare verso gli altri, lasciando da solo il Guerriero Dragone, che dopo qualche secondo si voltò nuovamente verso il punto in cui la giovane maestra era sparita, quelle parole che ancora gli risuonavano nelle orecchie.


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Le zampe di Tigre erano serrate con forza attorno al legno dell’arma improvvisata, e non sembravano avere la minima intenzione di lasciare andare la presa. Un ringhio furioso era trattenuto a forza nella gola serrata, e gli occhi di fiamme seguivano ogni mossa del ragazzo a terra con felina attenzione.

“Cosa ci fai qui?” le parole le uscirono dalle zanne come ruggiti di rabbia, letali come pugnali avvelenati “Perché ci stai seguendo? Ti avevo detto di non farti più vedere.”

Il leopardo accennò ad un piccolo sorriso, come se l’intera situazione lo divertisse “Mi avevi detto di non tornare nella Valle, ed ho rispettato il tuo desiderio fino a quando mi è stato possibile. E per essere precisi, non vi sto seguendo. Ti sto seguendo.” fece una piccola pausa, mentre i suoi occhi di ghiaccio scorrevano, lenti e languidi, lungo tutta la sua figura. La ragazza ringhiò di nuovo, la coda che si muoveva a scatti, come se fosse pronta a colpire. E, probabilmente, lo era.

“Devi starmi alla larga. Credevo di avertelo spiegato abbastanza chiaramente, anni fa. Ma a quanto pare, oltre a non avere un minimo di decenza, non hai nemmeno spirito di autoconservazione.” I suoi artigli, colpiti per un attimo da un raggio di sole, mandarono un breve lampo di avvertimento, e i suoi occhi di fuoco bruciavano come un incendio.

La sua rabbia sembrò quasi fargli piacere “Sopravvivere non è uguale a vivere, soprattutto non per me.” Provò a sollevarsi un po’, ma la guerriera lo bloccò spingendolo di nuovo a terra con forza e fulminandolo con lo sguardo. Lui le lanciò un’ occhiata sorpresa “Andiamo, non posso nemmeno alzarmi, adesso?” obbiettò, allargando appena le braccia.

“No.” Fu la secca risposta dell’altra “A meno che non sia per andartene una volta per tutte.”.

Il ragazzo sembrò deluso da quelle parole “Non sei nemmeno un po’ felice di rivedermi, Tigre?” domandò, guardandola intensamente negli occhi e pronunciando il suo nome in quel modo solo suo, come se fosse qualcosa di esotico, lontano, ed affascinante. La maestra sentì un breve brivido correrle lungo tutta la spina dorsale, ma si affrettò a reprimerlo.

Shen Te non era cambiato, in tutti quegli anni. Certo, il suo volto ed il suo corpo erano quelli di un uomo e non più di un ragazzino, ma i suoi occhi di ghiaccio erano gli stessi, così come il suo sorriso scaltro e misterioso, e la sua voce faceva ancora scattare in lei quegli istinti naturali e primitivi che la prima volta, tanti anni prima, l’avevano colta completamente impreparata. Ma lei non era più la stessa, ed in parte era stato proprio lui a trasformarla in quello che era ora. Ormai non era più una ragazzina sola in cerca di affetto. Era una guerriera in tutto e per tutto, adesso, e non gli avrebbe permesso di abbindolarla un’altra volta.

“Non vedo perché dovrei.” ribatté freddamente “Ed a meno che tu non abbia un buon motivo per essere qui, ti conviene andartene, se non vuoi fare la conoscenza dei miei artigli.”

Il principe socchiuse gli occhi “Dritta al punto come sempre, vedo.” mormorò “Comunque si, ho un buon motivo per essere qui. Devo parlarti, e preferire non farlo sdraiato per terra. Si tratta di una faccenda delicata.”.

Strinse i denti, ma non trovò nulla da obbiettare, e si fece indietro affinché l’altro potesse alzarsi “Parla, allora.” gli comandò, continuando a stringere il bastone tra le zampe e senza perdere d’occhio i suoi movimenti nemmeno per un secondo.

Shen Te si spazzolò appena i pantaloni, come se cercasse di prendere tempo, ma quando iniziò a parlare il suo tono era serio e controllato “Mio padre è gravemente malato. Non abbiamo detto nulla al popolo, per non scatenare caos, ma gli restano poche settimane di vita. Al massimo qualche mese, secondo i dottori. Dubito che resisterà tanto a lungo, però.”

L’altra sbatté  una volta le palpebre, confusa “E tu, piuttosto che restare al suo fianco, te ne sei andato? Hai abbandonato tuo padre morente nei suoi ultimi giorni?” C’era stupore, incredulità e disgusto nella voce della guerriera. Non riusciva a comprendere come potesse comportarsi in modo così crudele nei confronti del proprio padre, soprattutto dopo tutto quello che aveva fatto per lui, tutto quello che gli aveva dato, tutto l’affetto ed il sostegno che gli aveva sempre donato senza chiedere niente in cambio. Non credeva che ne fosse capace, nonostante tutto.

“Non pensare che sia un insensibile.” Il principe cercò con gli occhi i suoi, i quali si rifiutarono di lasciarsi placare “Sono veramente addolorato per lui. Ma la vita va avanti, e quando dovrò prendere il suo posto, alla guida dell’Impero, dovrò essere pronto.”

Una zampa corse al petto, e le dita si strinsero attorno al sigillo imperiale che portava al collo a mo’ di collana “Dovrò essere l’Imperatore che ha sempre visto in me. Ed ogni Imperatore ha bisogno di un’Imperatrice al proprio fianco. È per questo che sono qui.”

La felina trattene il respiro, sperando per un attimo di aver capito male. Era una cosa così assurda, così senza senso, che non poteva essere reale. Non poteva e basta. “Che cosa?”

Shen Te si avvicinò tanto da riuscire a fondere i loro respiri, lo sguardo glaciale fisso in quello stupefatto di lei “Sono venuto qui, Tigre, per chiederti di diventare la mia sposa, e la sovrana dell’intera Cina.” mormorò, la voce bassa e tesa, mentre allungava una zampa per sfiorare le sue.

La maestra si tirò indietro con uno scatto, gli occhi che bruciavano e la mascella contratta, lasciando cadere senza quasi accorgersene il bastone a terra ”Dopo tutto quello che mi hai fatto, dopo aver giocato con me in modo così subdolo e crudele, osi tornare e chiedermi di sposarti?” ringhiò, scioccata da quelle parole e soprattutto da quella folle arroganza “Tu sei pazzo.”

Il leopardo ritrasse la zampa tesa e si mordicchiò il labbro inferiore, come se quella reazione gli avesse fatto male. I suoi occhi erano grandi e attenti, e la coda si muoveva a scatti avanti ed indietro, come ogni volta che era nervoso. Per un attimo, il cuore della ragazza si strinse nel riconoscere quell’atteggiamento così spontaneo che pensava di aver ormai dimenticato da tempo.

“So di averti ferita, e mi dispiace.” sussurrò Shen Te, tormentandosi appena le dita in un gesto così poco da lui da prenderla alla sprovvista “E’ vero, all’inizio è nato tutto come un semplice gioco, anche se odio ammetterlo. Ma poi ho iniziato a conoscerti, ed è diventato. . . qualcosa di più. Molto, molto di più. Tu eri così diversa dalle altre. Così forte, eppure allo stesso tempo così fragile, così intelligente ma anche innocente come una bambina, così coraggiosa eppure così capace di comprendere le debolezze e le paure altrui.” abbassò appena lo sguardo, mentre la sua voce si faceva ancora più dolce, come se stesse mormorando al vento una ninna nanna “Pian piano, invece di essere io a sedurti, sei stata tu a conquistare me. Mi hai stregato quando non lo credevo possibile. Mi hai rubato il cuore, e quando mi hai cacciato lo hai spezzato in mille pezzi.”

Dovette fermarsi, come se il solo ricordo di quel giorno e di quello che si era rotto gli togliesse ancora il respiro. Quando riprese a parlare, le sue parole sembravano più provate, come se qualcuno gliele stesse strappando di forza dall’anima “Ho fatto come volevi tu, perché sapevo che avevi ragione. Ti avevo fatto del male, anche se non era più mia intenzione. Tenevo realmente a te, e ci tengo ancora, più di quanto tu possa immaginare. Sono rimasto in disparte per tutti questi anni, mentre le voci su di te e sulle tue gesta si diffondevano per tutta la Cina. Parlavano di te, la grande maestra Tigre, leader dei Cinque Cicloni, ed ogni volta che sentivo il tuo nome pensavo a come, dopo tutto quel tempo, tu continuassi a stringere tra le zampe, ferito ma ancora palpitante, il mio cuore.”

Si portò nuovamente una zampa sul petto ed osò alzare gli occhi, per cercare quelli incerti di lei “È per questo che sono venuto a cercarti, quando mi hanno detto che molto presto avrei dovuto prendere il trono di mio padre. Perché, senza di te, non posso assumermi una responsabilità del genere. Senza la donna che mi ha rubato il cuore, io non posso affrontare tutto questo.”

Oh, era bravo. Era davvero bravo. Le pause, le esitazioni, le zampe tremanti, lo sguardo supplichevole. Stava inscenando tutto alla perfezione, dal bravo attore consumato che era. Sembrava tutto così reale, così sincero. Peccato che lei, ormai, avesse da tempo imparato a guardare oltre alla sua bella maschera.

“No.” sbottò Tigre, stringendo con forza i pugni, ma con voce ferma e controllata “Non è così. Pensi di riuscirmi ad ingannarmi in questo modo? Non sono una stupida. So cosa vuoi in realtà. Ho sentito anche io le voci che corrono su di te, Shen Te.” Lo sputò, quel nome, come se fosse indegno di essere pronunciato, e la rabbia e l’odio con cui era stato pronunciato lo colpirono in pieno volto come uno schiaffo “ Ti chiamano il principe ammaliatore, il collezionista di cuori. Colui che riesce a conquistare tutte le donne che desidera. Ma non è stato così, non con me. Sono l’unica persona che non si mai fatta abbindolare, non è vero? L’unica che non sei riuscito a conquistare, non davvero. Anche quando pensavi che stessi finalmente cedendo, mi sono sempre tenuta a distanza di sicurezza, abbastanza affinché tu non potessi ghermirmi. Sono stata la tua unica sconfitta. Ed agli uomini come te non piace perdere. Se qui per ottenere la tua vittoria, a tutti i costi. Sei tornato ora perché sai che nessuno ragazza potrebbe dire di no ad una proposta del genere.”

Nel momento in cui lo diceva, si rese conto di avere ragione. Probabilmente, per lui, non era altro che una sfida lasciata a metà, un qualcosa da riconquistare a qualsiasi costo. “Ma, purtroppo per te, io non sono mai stata come le altre. Non ho alcuna intenzione di sposarti, né ora né mai. Sei un essere manipolatore, subdolo e senza cuore, e mi hai vista sempre solo come un gioco, un obbiettivo che non sei riuscito a raggiungere. E mi dispiace per te, ma non ti permetterò di usarmi un’altra volta.”.

Il leopardo si fece un po’ più vicino, senza però tentare  di toccarla “Lo stai dicendo solo perché hai paura. Lo so, e lo capisco.” insistette, con tono calmo e basso, come se si stesse ancora scusando per quello che le aveva fatto “Ma non sto recitando, questa volta. “

Avrebbe  quasi voluto crederci. Avrebbe voluto credere che lui fosse cambiato, che avesse deciso di tornare indietro per fare ammenda dei suoi errori, per curare quelle ferite che lui stesso le aveva inferto. Ma sapeva che non poteva essere così. Lo leggeva lì, nell’angolo più nascosto dei suoi occhi, quello oscuro che solo lei aveva imparato a vedere e che tanto a lungo l’aveva tenuta in bilico, prima di gettarla nel vuoto. Lo sentiva dentro, dove quella pugnalata non si era mai risanata, non del tutto. Lo sapeva, come aveva imparato a riconoscere le sue maschere e le bugie nascoste dalle sue belle parole. E anche se fosse stato vero, non gli avrebbe comunque più permesso di avvicinarsi al suo cuore. Mai più.

Scosse la testa, risoluta “No, tu non sai niente. Non sai nulla di me, perché tu non mi conosci. Non mi hai mai conosciuta, altrimenti sapresti che queste paroline dolci e questi occhioni grandi con me non funzionano, così come le tue recite.”

Quella risposta sembrò turbarlo e divertirlo insieme, perché un angolo della sua bocca si piegò verso l’alto “Sul serio? Eppure ti ho sentita, ieri sera. Parlavi di me. Dicevi che ti avevo affascinato. Dicevi che credevi di amarmi.”

Fece un ultimo passo in avanti, ma lei restò ferma, a sfidarlo con lo sguardo, come per mostrare che non temeva lui o le sue insinuazioni “E ricordo bene come fremevi quando mi avvicinavo a te.” sussurrò, abbassando gli occhi per incontrare i suoi, il viso ad un respiro da quello di lei.

 “Ricordo come il tuo cuore batteva forte quando ti accarezzavo la guancia.” alzò una zampa e le sfiorò appena la gota con i polpastrelli, come se avesse paura di farle male. Tigre restò immobile, troppo stupita da quel gesto per sottrarsi, mentre gli artigli le si conficcavano istintivamente nei palmi.

“E soprattutto ricordo come i tuoi occhi saettavano verso le mie labbra quando provavo a baciarti.” mormorò con un filo di voce, mentre faceva scorrere la zampa lungo il suo collo con studiata lentezza, per poi fermarsi all’altezza della clavicola, dove iniziò a tracciare piccoli cerchi invisibili “Sono stato io a farti scoprire per la prima volta i brividi di essere apprezzata e desiderata da qualcuno. Sono stato io il tuo primo batticuore.”

Tutti quei momenti, quegli istanti che la guerriera aveva tentato disperatamente di dimenticare la travolsero, rapidi, letali e crudeli come un fulmine nel bel mezzo di una tempesta. I frammenti di quei giorni lontani le si conficcarono tra le pieghe del cuore, ferendola più in profondità di quanto avessero mai fatto. Rivide quei sorrisi falsi, quelle frasi sussurrate all’orecchio, quegli occhi glaciali che la seguivano ovunque e che sembravano scrutarla fin dentro l’anima. Risentii i brividi, i sussulti, ma anche il sospetto, la prudenza, e poi, l’umiliazione e la rabbia. Una rabbia che no, dopo tutto quel tempo non si era ancora placata.

“Tu sei stato solo l’ultima delle mie delusioni.” ringhiò, allontanandogli di forza la zampa dal suo corpo e spingendolo indietro, come se solo respirare la sua stessa aria la disgustasse. I suoi occhi bruciavano come non mai, e la gelida furia tipica della sua specie rendeva il suo volto bellissimo, spaventoso e letale “Mi hai affascinata, e purtroppo non posso negarlo. Ti sei avvicinato a me tanto da poter intravedere il mio cuore da lontano. Ma non ti ho mai permesso di rubarmelo, nemmeno prima di scoprire le tue vere intenzioni, e di certo non te lo permetterò ora. Non te lo permetterò mai. Grazie a te, ho imparato a chiuderlo a chiave ed a non mostrarlo più a nessuno. “

A quelle parole, a quella reazione forte e spontanea, a quel rifiuto così deciso ed inequivocabile, a quell’ennesima, cruda resistenza, un lampo di ira attraversò gli occhi gelidi del principe, e la sua espressione ed il suo tono cambiarono totalmente, tramutandosi da miele in fuoco “Davvero? Nemmeno a quel, come si chiama, Guerriero Dragone?”

Tigre si bloccò, presa alla sprovvista dall’improvvisa menzione di Po “Che cosa stai dicendo?” sibilò, mentre il suo cuore, come se avesse avvertito il pericolo, iniziava a battere talmente forte che sembrava volerle uscire dalla gabbia toracica.

Gli occhi dell’altro ruggivano, rabbiosi per la sconfitta ma pronti a ferire senza esitazione, ormai liberi dalla loro maschera “Ti ho osservata attentamente, in questi due giorni. Ti ho vista, con quel panda che fate passare per un guerriero. Ho notato il modo in cui vi guardate, in cui vi toccate. Ho osservato come tremi impercettibilmente quando le vostre zampe si sfiorano o lui ti stringe tra le sue braccia. Ho visto il modo in cui riesce a farti ridere, come ti fa illuminare, e come ammira incantato la tua luce.” Sorrise, un sorriso che prometteva dolore ed oscurità, un sorriso crudele come quello di un demone “Il vostro è un sentimento bello, eppure così fragile, come tutte le cose proibite. Un soffio di vento, e potrebbe rompersi in mille pezzi. Sarebbe facile. Sarebbe veramente facile, distruggere quello che c’è tra voi, tutto quello che avete. Una parola e puff, la vita tua e del tuo panda sarebbero distrutte per sempre. È quello che vuoi?”

Quelle insinuazioni ignobili e crudeli, quella minaccia velata eppure allo stesso tempo così palpabile, si avvolsero attorno alla gola della maestra ed iniziarono a stringere, togliendole il respiro.

Lui pensa che io e Po . . .

Si affrettò a ribattere, con un tono così freddo e controllato da sorprendere anche se stessa “Non c’è niente tra di noi, perché non c’è nessun noi. Tutto quello che ci lega è amicizia e reciproca fiducia, e lo sapresti, se tu le avessi mai provate per qualcuno, durante la tua vita di inganni. Dunque, non vedo che cosa tu possa distruggere.”

Il leopardo soffocò uno sbruffo a metà tra il divertito e l’infastidito. “Oh andiamo, micina. Non prenderti gioco così della mia intelligenza. È talmente chiaro da essere imbarazzante. La ribelle Lien alla fine ha trovato il suo Loto, non è così?[2]” Rise, ma nella sua risata non c’era alcuna traccia di gioia. “Eppure, dovresti sapere come vanno a finire le cose, per quegli innamorati sventurati. Dubito che tu voglia che anche la vostra, di storia, finisca in quel modo.”

Il cuore della guerriera si fermò per un attimo, quando comprese che cosa in realtà Shen Te volesse fare. Un ringhio incontrollato le sfuggì dalla gola, mentre la sua voce si tingeva di fuoco e minacce “Osa anche solo sfiorarlo, e ti farò rimpiangere di non essere morto il giorno dell’assalto.”

Lui sorrise, come se stesse solamente aspettando quella risposta “Non lo farò, se tu accetterai di venire con me nella Città Proibita e sedere accanto a me sul trono. Rifiutati, e farò in modo che al tuo panda succeda qualcosa di molto, molto spiacevole.” Tese una zampa verso di lei, in un tenebroso invito “A te la scelta.”.

Prima ancora che la ragazza potesse ribattere, uno scricchiolio poco lontano le fece contrarre le orecchie sensibili, attirando la sua attenzione, per poi essere seguito da una voce, l’ultima che avrebbe voluto udire in quel momento.

“Tigre, sei qui?”

Qualche secondo dopo, il volto preoccupato di Po fece capolino tra gli alberi, e per un attimo i suoi occhi di giada si rasserenarono nell’individuare l’amica a pochi passi da lui, fino a quando non scorsero anche quella figura sconosciuta. Le pupille si dilatarono e il panda, messo in allarme, fece per precipitarsi verso di lei.

Tigre chiuse gli occhi, sconfitta.

“Va’ via, Po.” ordinò con voce ferma, costringendosi a non voltarsi ed a non incontrare il suo sguardo, come invece avrebbe voluto fare.

Il Guerriero Dragone si bloccò per un momento, preso alla sprovvista da quelle parole e dal tono con cui erano state pronunciate, e il suo sguardo saettò dalla felina allo sconosciuto con la zampa in attesa, per poi tornare risoluto su di lei.

“Che cosa sta succedendo?” le chiese, stringendo i pugni e facendo un altro passo nella sua direzione, lentamente ed in guardia “Chi è lui?”

Gli occhi di ghiaccio di Shen Te brillarono per un attimo. Ritirò la zampa tesa ed iniziò a giocherellare con il sigillo, senza staccare lo sguardo dall’altro, come a sfidarlo silenziosamente “Non hai parlato di me al tuo panda, piccola? Ne sono deluso.”

La maestra poté quasi sentire Po irrigidirsi e trattenere il fiato, come se quelle poche parole e la vista di quel simbolo l’avessero colpito nel profondo, e d’istinto riaprì gli occhi per fulminare il principe con lo sguardo “Lui non è il mio panda.” sibilò, perché no, non poteva permettere che l’altro fosse coinvolto in quel malsano e crudele gioco “Per cui, lascialo fuori da questa faccenda.”.

Il tempo di un respiro, e il guerriero era al suo fianco “Cosa ci fa qui? Che cosa vuole da te?” domandò con ostilità, quasi come se sapesse, senza mai staccare gli occhi di giada, innaturalmente furiosi, da lui.

Tigre strinse con forza i pugni, del disperato tentativo di controllarsi.

Lui voleva aiutarla, come faceva sempre. Non poteva sapere che, in quel modo, stava solo complicando le cose e mettendosi più a rischio di quanto già non fosse.

Ti prego, Po. Vattene.

Avrebbe tanto voluto pronunciarle, quelle parole. Avrebbe voluto voltarsi, prendere le zampe tra le sue, guardarlo negli occhi e sussurrarle, invece di limitarsi a pregare in silenzio. Probabilmente l’avrebbe ascoltata, se l’avesse fatto. Ma non poteva, e lo sapeva bene.

“Non ti riguarda.” ribatté con freddezza, continuando a tenere lo sguardo fisso sul volto divertito del leopardo “Va’, ora.”

Il panda le lanciò un’occhiata a metà tra il confuso e l’irritato, ma non si mosse di un passo, anzi, si fece se possibile ancora più vicino “Non se ne parla. Non ti lascio da sola con ...” esitò solo per un attimo, come se non sapesse come continuare, per poi stringere con forza le labbra tra loro “Io non ti lascio.”

Il principe si portò entrambe le zampe al cuore in un gesto teatrale “Oh, quanta lealtà. È quasi commuovente.” fece, in tono ironico “Davvero, è una scena così tenera che...”

“Finiscila.” gli intimò la maestra, certa di non potersi contenere ancora a lungo “È una cosa che riguarda me e te. Solo me e te.”.

“Allora, non vedo perché tu sia tanto restia a prendere una decisione.” obbiettò il leopardo, incrociando le braccia ed accennando ad un sorriso.

Po sobbalzò e si voltò verso la ragazza, preso alla sprovvista da quella frase “Decisione? Che decisione?” domandò, la voce piena di sorpresa e tensione, mentre i suoi occhi cercavano quelli della compagna “Di che cosa sta parlando?”.

La felina evitò il suo sguardo, per quanto avrebbe voluto fare il contrario e tuffarsi dentro quel mare di giada che, in quel momento, desiderava solo il fuoco dei suoi occhi.

Non ebbe modo di rispondere, che l’altro felino si affrettò a farlo al posto suo, con quella arroganza e crudeltà che per lungo tempo non era riuscita a vedere, non davvero “Di qualcosa che, a quanto pare, tu sei troppo stupido ed ottuso per comprendere, panzone.”.

A quelle parole, il Guerriero Dragone strinse con forza i pugni e si fece avanti, pronto a colpirlo. Ma Tigre fu più veloce. Il suo corpo reagì d’istinto, e senza quasi nemmeno rendersene conto colmò la distanza che la separava dal giovane principe e lo colpì allo stomaco con così tanta forza da lasciarlo senza fiato. Il leopardo si piegò in due, e lei gli afferrò il braccio con uno scatto fulmineo per poi portarsi dietro di lui, piegando l’articolazione in un angolo doloroso ed innaturale e conficcandogli gli artigli nella profondità della carne. Il ragazzo provò a liberarsi, ma inutilmente. Non poteva vincere in uno scontro fisico con lei. Non aveva potuto allora, e di certo non poteva nemmeno ora. Ed entrambi ne erano consapevoli.

La guerriera aumentò ancora di più la presa, mentre sentiva lo sguardo stupito di Po fisso su di lei. Il suo cuore batteva come impazzito, e dentro di sé prese la sua decisione “Vattene.” ringhiò, sperando di essere nel giusto “Se tornerai a cercarmi di nuovo o se toccherai anche solo con un dito qualcuno a me caro, ti ucciderò. Sul serio, questa volta.”.

Prima di lasciarlo andare e di indietreggiare di qualche passo, gli strinse per l’ultima volta il braccio, conficcandogli gli artigli ancora più in profondità, come per dirgli che no, la sua non era una minaccia, ma una promessa.

Shen Te le lanciò uno sguardo di pura rabbia, gli occhi gelidi come il più insidioso ghiaccio, mentre stringeva a sé l’arto ferito “Hai fatto la scelta sbagliata, Tigre.” sbottò,  scoprendo le zanne in un ringhio di avvertimento.

A quel punto, Po scattò in avanti, portandosi in mezzo ai due felini e facendo da scudo all’amica con il proprio corpo “Non hai sentito cosa ti ha detto?” ruggì, i pugni serrati e il volto pervaso da una fredda e minacciosa furia “Vattene!”.

Il principe indietreggiò appena, preso alla sprovvista da quella reazione, e rimase a fissare con intensità i due maestri per qualche momento, come se volesse dargli fuoco semplicemente con lo sguardo. Poi, con un gesto fluido, si coprì il capo con il cappuccio del proprio mantello, rendendo così visibile solo la punta del muso e lo scintillio di quegli occhi freddi “Godetevi questi momenti.” disse a voce bassa, come se stesse facendo una preghiera agli dei antichi, una preghiera di morte e distruzione “Potrebbero essere meno di quanto immaginiate.”.

Tigre strinse d’istinto i pugni, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa il felino si voltò per scomparire tra gli alberi, dopo averle lanciato un ultimo, minaccioso sguardo.

Pagherai per questo, Tigre.

Sospirò, sebbene il proprio cuore ancora tremasse al pensiero di quello che aveva appena fatto e di cosa, potenzialmente, sarebbe andata incontro. Per quanto non potesse batterla fisicamente, Shen Te era pericoloso, soprattutto quando c’era di mezzo il suo orgoglio. Avrebbe davvero trovato un modo per fargliela pagare, lo sapeva.  Ma non aveva paura per ciò che avrebbe potuto fare a lei, bensì...

“Perché non mi hai detto niente? “ la voce di Po, bassa e tesa, la distolse di colpo dai suoi pensieri “Perché non mi hai detto che lui era qui?”.

La ragazza si voltò verso il compagno, che la stava osservando con attenzione, le labbra strette in una linea sottile ed i grandi occhi di giada fissi sul suo viso, pieni di mille emozioni contrastanti e tanta, troppo consapevolezza.

Una gelida certezza la colpì come un pugno di ferro, forte, improvviso e doloroso “Tu sai chi è lui.” mormorò, stupita. La sua non era una domanda. “Non era solo una mia impressione. Tu sai.”

Po sostenne il suo sguardo sorpreso, senza esitare o tirarsi indietro “Si.” confermò, annuendo appena “So chi è. So cosa è stato per te. So che ti ha ferita, in qualche modo.” Fece un passo verso di lei, senza però toccarla “E non voglio che lo faccia ancora.”

La tigre digrignò i denti, la mente annebbiata dalla rabbia “Chi te l’ha detto?” domandò, non riuscendo a credere che l’amico l’avesse davvero fatto. Gli aveva detto chiaramente che quel capitolo del suo passato doveva restare dimenticato, ma era andato comunque a cercare tra le ombre.

“Non è importante.” ribatté l’altro, scuotendo piano la testa “Perché non me ne hai parlato?”

“Si che è importante.” insistette con forza la giovane “Hai tradito la mia fiducia, chiedendo ad altri cose che non volevo condividere e di cui ti avevo chiesto di non indagare. Era una cosa molto personale, che doveva restare tale, e tu mi hai mentito, dicendo che non c’era problema, per poi invece violarla alle mie spalle.”

Il panda, a quell’accusa, scattò “Non sarei stato costretto a farlo, se tu non mi avessi nascosto qualcosa di così importante.” Spalancò le braccia, alzando la voce  man mano che continuava a parlare “Andiamo, il tuo primo amore è stato un affascinante leopardo di poco più grande di te e noto per la sua fama di dongiovanni, che guarda caso è niente po’ po’ di meno che il principe dell’intera Cina ed erede al trono! No, non mi sembra proprio quel genere di cosa trascurabile di cui ci si può dimenticare, tu non credi?”

Tigre rimase in silenzio, gli occhi di fiamme che bruciavano, riflessi in quelli di giada di lui “Shen Te non è stato il mio primo amore.” fu tutto quello che disse.

Il Guerriero Dragone sbruffò “Ah, davvero? Dal modo in cui ti stava divorando con gli occhi, prima, direi proprio il contrario.” C’era rabbia, e dolore, nella sua voce, e per quanto sapesse che non avevano ragione di esistere non riusciva a cancellarle, se pensava al modo in cui quegli occhi di ghiaccio avevano stretto la sua Tigre, come se appartenesse a loro, ed a loro soltanto. “E poi, perché era qui? Che cosa voleva da te?”.

La maestra incrociò le braccia “Pensi davvero che te lo direi, adesso?” sibilò a denti stretti “Anzi, pensi che potrei dirti ancora qualcosa, d’ora in poi? Credevo di potermi fidare di te, Po.”

Il panda trattene il fiato, colpito nel profondo da quella frase “Tu puoi fidarti di me.” disse con un tono di voce più dolce e gentile, facendo appena un passo verso di lei “Credevo che ormai l’avessi capito.”

La felina restò immobile al suo posto, rigida ed immobile come una statua “E come posso fidarmi, dopo che hai tradito la mia fiducia così?” ribatté freddamente, la voce stranamente controllata.

“Volevo solo sapere cosa ti rendesse così triste.” obbiettò il ragazzo, allargando appena le braccia “Tutto qua. Volevo solo sapere.”

“Ma tu non dovevi sapere.”

Quella risposta secca lo colse completamente impreparato e gli strinse per un attimo il cuore in una morsa dolorosa “Perché?”.

Gli occhi di Tigre erano puntanti a terra, fissi su un bastone abbandonato “Shen Te è qualcosa da cui tu dovevi stare fuori, ed invece non l’hai fatto. Ed ora . . .” la sua voce si spense, mentre le sue zampe si chiudevano con forza.

Po la osservò, confuso. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole erano tutte lì, bloccate nella sua gola, insieme alla paura, alla rabbia, al dolore ed alla preoccupazione, e non sembravano voler uscire. La maestra si morse appena il labbro inferiore e sollevò lo sguardo, senza però incontrare il suo “Lasciamo perdere.” sussurrò, la voce lontana ed incolore “Ormai quello che è fatto è fatto. Andiamo. Gli altri si staranno insospettendo.”.

Il guerriero provò ad obbiettare, ma la compagna gli passò accanto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Si voltò, seguendola con gli occhi, quasi aspettandosi che si sarebbe fermata, sarebbe tornata indietro e gli avrebbe spiegato il perché di quella tempesta che aveva visto scatenarsi nei suoi occhi, ma così non fu. La maestra scomparve tra gli alberi, lasciandolo solo, con il suo nome ancora sulle labbra, incompleto ed impronunciato, e dentro un dolore improvviso che faceva più male ad ogni respiro.

~~~~΅΅~~~~

Shang Chiang iniziava ad essere impaziente.

Erano ormai passate poco più di due settimane da quando il viaggio era iniziato, e ce ne sarebbe voluto ancora circa poco più di un’altra, imprevisti permettendo, per arrivare al villaggio. Il tempo stava diminuendo in fretta, e lui lo sapeva bene. Se fosse stato per lui, avrebbe percorso quell’ultimo tratto di corsa, senza mai fermarsi. Ma trascinarsi dietro quei ragazzini ed il loro maestro non solo stava rendendo il tutto molto più difficile, ma infinitamente più lento.

Un piccolo grugnito stanco gli sfuggì dalla gola, mentre i suoi occhi d’oro scorrevano, silenziosi ad attenti, sui membri del gruppetto che camminava dietro di lui.

Per tutta la durata del viaggio, aveva osservato attentamente quegli strani maestri, studiandoli e cercando i loro punti di forza e di debolezza. Aveva tentato di comprendere il carattere, il comportamento e le attitudini di quei giovani, insoliti guerrieri, ed in particolare di sua figlia.

I suoi occhi scattarono verso la figura della ragazza, che camminava in fondo alla piccola spedizione, stranamente da sola. Di solito, anche quando non voleva nessuno accanto, permetteva al panda grasso di restare al suo fianco. Ma dal giorno prima, quando era tornata dalla foresta con quella espressione fredda ed illeggibile, lo aveva tenuto alla larga, e lui aveva stranamente rispettato quel muro invivibile posto tra loro, per quanto le lanciasse lunghi sguardi tesi quando lei non poteva vederlo,  e la felina lo tenesse d’occhio in modo discreto e silenzioso, come se temesse qualcosa ma non volesse darlo a vedere. Era insolito, e strano. Come aveva ormai imparato, quei due non riuscivano a stare più di cinque minuti lontani. Sembravano uniti da qualcosa di invisibile, inscindibile e speciale, che attirava l’uno all’altra anche quando tutto il resto sembrava crollare. Ma ora sembrava quasi che quello strano legame si stesse in qualche modo spezzando, ed il generale non poteva che esserne sollevato. Chissà, magari avrebbe resto più facile tutto quanto.

All’improvviso, la giovane felina si bloccò sotto il suo sguardo attento, le orecchie tese e le pupille strette, come a voler cogliere qualcosa di impreciso ed impalpabile. Tempo qualche secondo ed anche il panda rosso che camminava davanti ai suoi allievi si fermò, facendo loro segno di fare silenzio e contraendo le grandi orecchie. I ragazzi si bloccarono di colpo, lanciandosi sguardi confusi, ed anche la vecchia tigre si fermò, seppur con un po’ di fastidio. Fu allora che avvertì probabilmente lo stesso suono che doveva aver messo in allarme i due guerrieri. Era un fruscio, basso, appena percepibile, ma continuo, e che circondava l’intero gruppo, come uno scudo protettivo. Un rumore che poteva avere solo un significato.

“Posizione di guardia. Ora!” ordinò Shifu, indietreggiando verso gli allievi e sollevando il proprio bastone, gli occhi chiari che scrutavano minacciosi gli alberi che li circondavano.

I guerrieri del Palazzo di Giada agirono in fretta, veloci e compatti, formando un cerchio attorno al loro maestro e mettendosi in posizione prima ancora che quest’ultimo potesse sbattere le palpebre.

L’unico rimasto fuori dal cerchio era proprio l’anziano generale, che fece appena in tempo a sguainare gli artigli prima che le ombre che li circondavano calassero su di loro.

Agì d’istinto, rispondendo ai propri assalitori silenziosi e senza volto, avvolti in mantelli neri ed armati di pugnali e spade, con graffi, affondi e calci, reminiscenze di anni di guerre ed esperienza che tornavano rapidamente alla memoria, e dietro di sé sentì urla di lotta e di entusiasmo.

I piccoli guerrieri stavano combattendo, compatti, uniti, affrontando quegli avversari venuti dal nulla. La tigre si arrischiò a lanciargli uno sguardo, tra un attacco e l’altro. Aveva già visto la maggior parte di loro allenarsi la sera, ma sapeva che non c’era cosa migliore, per comprendere davvero un nemico, che vederlo battersi. E i ragazzi della Valle della Pace si battevano in maniera a dir poco interessante.

La scimmia e l’insetto stavano combattendo in coppia, l’uno attaccando e stordendo i banditi, e l’altro sollevandoli e lanciandoli in aria, verso il punto in cui erano comparsi e dal quale continuavano ad arrivarne altri.

La serpentella si muoveva sinuosa tra gli avversari, attorcigliandosi attorno alle loro braccia o alle loro armi per prenderne il possesso ed usarle contro di loro, mentre il volatile era in aria e ricacciava indietro quelli che si lanciavano dagli alberi o che tentavano di tirare frecce ai combattenti a terra.

Il panda rosso si destreggiava con il suo bastone, stendendo nemici grandi cinque volte più di lui, e al suo fianco il Guerriero Dragone tirava pugni e ginocchiate a più non posso, arrivando anche a stendere un ottetto di banditi con una spaccata ben assestata ed una serie di panciate. Non se la cavava affatto male, nonostante la sua mole e lo stile poco ortodosso. Forse, in fondo, quel titolo non era del tutto così immeritato.

E poi, al centro della piccola formazione, c’era Tigre.

Shang Chiang non era mai riuscito a vedere sua figlia battersi, prima di quel momento, e quando la notò rimase senza fiato.

Tigre combatteva come una furia. Stava fronteggiando più e più avversari alla volta, ed in ogni mossa c’era una sicurezza ed una abilità che sembravano venirle naturali. I suoi colpi erano forti, precisi ed efficaci, ed andavano sempre a segno, nonostante non usasse gli artigli. Le sue zampe parevano muoversi di volontà propria, ed il suo volto era concentrato, mentre nei suoi occhi bruciava il furore della battaglia e della sfida. Non aveva mai visto qualcuno combattere in quel modo, nemmeno in anni di guerre e campagne militari. Sembrava un ciclone di fuoco, pericoloso, letale, bellissimo ed indomabile.

Per un breve, spaventoso attimo, ebbe paura.


~~~~΅΅~~~~


“Da dove sbucano questi tizi?” domandò tra un calcio e l’altro Po, rivolto al proprio maestro.

Questi assestò una pesante spazzata ad un avversario, prima di rispondere “Quando dico che una zona è piena di malviventi, panda” fece, rivolgendogli uno sguardo di rimprovero “Vuol dire che quella zona è piena di malviventi.”.

Il ragazzo alzò per un attimo le zampe in aria, in segno di resa “D’accordo, d’accordo, non metterò più in discussione le vostre precisissime informazioni, va bene?” ribatté, per poi mandare al tappeto un bandito con una combinazione di gomitate e ginocchiate ben assestata.

La felina, a meno di qualche metro da lui, lanciò un breve ma attento sguardo nella sua direzione continuando a combattere, come aveva fatto per tutta la giornata ed anche per quella precedente, nonostante non gli avesse più rivolto la parola dopo la loro discussione. Era ancora piena di rabbia per ciò che aveva fatto, ma comunque non aveva dimenticato le minacce di Shen Te, e continuava a tenere la guardia ben alta ed i sensi all’erta, non tanto per la propria sicurezza, quanto per la sua. Probabilmente era per quello che aveva avvertito per prima quei banditi circondarli.

I suoi occhi, già pronti per tornare a concentrarsi sui propri avversari, furono attrattati da un fulmineo e quasi invisibile movimento nell’ombra, e si riempirono di orrore.

Lì, a pochi metri dal panda, un arciere non visto era appollaiata sulla cima di un albero, l’arco teso in mano e la punta della freccia, pronta per essere scoccata, diretta esattamente contro il suo cuore.

“Po!” urlò forte la guerriera, nel momento stesso in cui la freccia abbandonava la corda ed attraversava veloce e letale l’aria.

Il ragazzo si voltò d’istinto nella sua direzione, ma lei non era più lì.

Con un balzo, si era posta tra lui e la freccia, facendogli da scudo con il proprio corpo. Questa le si conficcò nella spalla, profondamente e con una precisione spaventosa, strappandole un piccolo e soffocato gemito di dolore.

Po rimase senza fiato, scioccato ed incredulo, i grandi occhi di giada pieni di stupore e paura, mentre i combattimenti attorno a loro si bloccavano. Il tempo di un battito spaventato, e la maestra gli crollò tra le braccia, i denti stretti nel tentativo di trattenere un urlo, gli occhi socchiusi dal dolore e le zampe serrate con forza attorno alla freccia.

“Tigre!” Il Guerriero Dragone la sostenne, cercando terrorizzato il suo sguardo, mentre il suo cuore iniziava a battere forte, al ritmo di quello sofferente di lei.

I banditi senza volto approfittarono di quel momento per scomparire come erano arrivati, quasi senza che gli avversari se ne accorgessero, come se avessero assolto al proprio compito, ma loro nemmeno ci prestarono attenzione; subito corsero verso i loro due compagni, preoccupati come non mai.

Il panda si inginocchiò per terra, facendo poggiare delicatamente la testa alla compagna contro il proprio petto, mentre quest’ultima tremava, come se il suo corpo fosse attraversato da forti e continue scosse, e tentava di strapparsi la freccia dalla spalla, senza riuscirci.

I loro amici si strinsero attorno alla coppia, i volti trasfigurati dallo shock, e lo stesso Shang Chiang sembrava allarmato. Shifu si avvicinò alla sua pupilla e, posato il bastone a terra, le sfiorò le zampe per tentare di allontanarle dall’asticella.

A quel contatto Tigre si ritrasse, spingendosi d’istinto contro il petto di Po, e spalancò gli occhi, i suoi grandi e coraggiosi occhi di fuoco, in quel momento così offuscati e lontani da non sembrare nemmeno i suoi.

Il panda minore si sentì come se qualcuno gli avesse appena strappato l’anima in due. Lentamente, quasi con esitazione, allungò una zampa per sfiorarle la guancia, un gesto appartenente al passato ormai quasi del tutto dimenticato.

“Xiǎo, ti prego.” sussurrò, la voce bassa, ma abbastanza forte affinché le orecchie acute della figlia potessero coglierla. [3]

Le pupille della guerriera si dilatarono appena per lo stupore, e dopo qualche momento di esitazione ella allontanò le zampe, per poi stringerle con forza mentre inarcava improvvisamente la schiena, come se qualcuno l’avesse appena pugnalata.

Shifu, agendo velocemente per non infliggerle più dolore di quanto non fosse necessario, estrasse la freccia dalla sua spalla ed annusò la punta, sotto lo sguardo confuso ed allarmato dei suoi allievi. Spalancò gli occhi, improvvisamente pieni di paura “Veleno.” mormorò, mentre il suo sguardo saettava dall’asticella nella sua zampa al viso contratto della ragazza.

“Come, veleno?” esclamò scioccato Scimmia, facendosi più in avanti per vedere meglio.

Il maestro strinse con forza la freccia, fino a spezzarla in due “La punta era avvelenata, e di un veleno molto potente, per avere questi effetti immediati. Quei banditi non possono averci attaccato per caso.” Si allungò verso di lei e delicatamente iniziò a scoprirle la spalla, in modo da poter osservare la ferita.

“Cosa?” fece sconvolta Vipera, coprendovi la bocca con la punta della coda “Era un attacco premeditato?”.

Po trattene il fiato a quelle parole. Improvvisamente, gli tornarono in mente gli avvenimenti del giorno prima, l’incontro col leopardo dagli occhi gelidi, lo strano comportamento di Tigre, i suoi tentativi di allontanarlo, la paura che aveva letto nel suo sguardo, quelle frasi e quelle minacce a cui, scosso com’era in quel momento, non aveva dato troppo peso.

‘Godetevi questi momenti. Potrebbero essere meno di quanto immaginiate.’

Quella freccia era per me  realizzò, mentre per un momento il suo cuore smetteva di battere, e i suoi occhi scattavano verso quelli semichiusi della maestra Quel leopardo, quel Shen Te, voleva colpire me, per qualche motivo. Tigre lo sapeva, e ha cercato di proteggermi. Nonostante il modo in cui mi sono comportato, ha voluto comunque proteggermi.

Shifu imprecò, richiamandosi così la sua attenzione. Il panda abbassò lo sguardo, e quando vide la ferita quasi non riuscì a credere ai propri occhi.

La zona in cui si era conficcata la punta era nera e senza vita, come se stesse marcendo. Tutt’attorno, la pelliccia era ricoperta di sudore, e i vasi sanguigni pulsavano vicinissimi alla pelle, tanto da fare impressione. Sembravano infetti, e strane striature viola e rosse stavano iniziando a diramarsi tutt’attorno, come fili di ragnatele d’acciaio.

Nessuno parlò per un lungo, tremendo momento, come se avessero paura di esprimere ad alta voce l’enormità di quello che era sotto ai loro occhi. Poi, la voce di Shang Chiang spezzò il silenzio.

“E’ il Fuoco dei Demoni.” ringhiò, mentre tutti si giravano a guardarlo. I suoi occhi erano attenti e la sua espressione illeggibile “Probabilmente uno dei veleni più pericolosi della terra, ed uno dei più costosi. Riconosco i sintomi.”.

“Che cosa causa?” domandò subito Gru, allarmato.

“Il veleno è formato da una tossina, che distrugge i tessuti e l’energia vitale di chi ne viene a contatto. “ spiegò rudemente il generale, come se le parole gli venissero strappate a forza dalla gola  “Si trasmette attraverso il sangue, e quando attraversa i vasi sanguini brucia tanto da sembrare un vero e proprio fuoco. Si diffonde in tutto il corpo, per poi raggiungere il cuore e spegnerne la forza e con esso il battito. Stranamente, l’avvelenamento avviene più velocemente nei corpi più grandi, e lentamente in quelli minuti. L’intero processo può durare ore, ma se raggiunge un certo stadio è irreversibile.“

Gli occhi di tutti si puntarono su Tigre, che sembrava incapace di sentirli e si contorceva, senza però emettere il più piccolo lamento, tra le braccia del panda. Stava combattendo, come sempre. Ma forse, questa volta, non sarebbe riuscita a sconfiggere il suo nemico invisibile.

“Allora faremo in modo che non lo raggiunga.” fece con forza Shifu, ricoprendo la spalla della sua pupilla e prendendo il suo bastone senza mai staccare lo sguardo da lei. “Mancano due ore prima di arrivare a Sto-gung, ma più o meno a questa distanza dalla città vivono, in piccole abitazioni isolate, alcuni curatori. Tenteremo di trovarne uno, e gli chiederemo l’aiuto. Se non ci riuscissimo, faremo in modo che Tigre raggiunga la città in tempo per essere curata.”.

La tigre scosse appena la testa “Potremmo non farcela.”.

Il maestro lo fulminò con lo sguardo “Ci riusciremo, invece.” ribatté, per poi rivolgersi ai suoi allievi “Gru e Mantide, voi esplorerete la zona dall’altro. Vipera, tu andrai ad est con Scimmia. Voi, Shang Chiang, andrete ad ovest. Se trovate qualcuno, raggiungerete me e Po, che andremo verso Sto-gung con Tigre, a nord. Se invece nessuno di voi dovesse trovare aiuto, ci incontreremo alle porte della città. Tutto chiaro?”

I ragazzi annuirono, pronti a partire, ma il generale incrociò le braccia “Io non prendo ordini da voi, Shifu, e non ho alcuna intenzione di lasciare la vita di mia figlia nelle vostre mani.”

Il panda minore si eresse in tutta la sua statura “Lo farete, se volete che nostra figlia sopravviva.” sibilò, gli occhi chiari improvvisamente fieri e minacciosi “Ho detto: tutto chiaro?”.

L’altro strinse i pugni, ma dopo uno sguardo frettoloso alla ragazza ferita si costrinse a ringhiare un riluttante assenso.

Il piccolo maestro fece segno agli altri di andare, per poi voltarsi verso Po e la ragazza “Riesci a portarla?”.

Il Guerriero Dragone annuì, la gola troppo stretta per riuscire a mormorare un risposta. Mentre gli altri si allontanavano, passò un braccio sotto le ginocchia della felina e fece per circondarle la vita con l’altro, ma all’improvviso la zampa di lei si artigliò attorno alla sua, stringendogliela così tanto da fare male, come se fosse l’ultima cosa che la tenesse ancorata alla vita.

Tigre aprì appena gli occhi, cercando quelli di giada del compagno, e provò a parlare, senza però riuscirci. Il suo sguardo era così pieno di dolore che Po si sentì come se qualcuno gli avesse appena strappato il cuore dal petto per poi gettarlo in mezzo alle fiamme.

La strinse con delicatezza a sé, come se volesse prendere la sua sofferenza nel proprio corpo “Andrà tutto bene, Tigre.” sussurrò, la voce carica di quel sentimento che tanto aveva represso e che in quel momento era l’unica cosa a dargli la forza di sostenere il suo sguardo, mentre gli accarezzava la zampa come aveva fatto due notti prima, quando tutto ancora andava veramente bene “Non ti lascerò morire. Te lo giuro.”

La ragazza lo fissò negli occhi per qualche altro secondo, e poi la sua zampa scivolò senza forze lontana dalla sua e lei chiuse stancamente gli occhi, abbandonandosi ai brividi ed a lui. Il guerriero, messo il braccio attorno alla sua vita, la sollevò e la sentì stringersi contro il suo torace, alla ricerca di stabilità, calore e sostegno.

Po la guardò, l’anima in fiamme, debole tra le sue braccia, e la portò più vicina a sé, come se volesse legare il suo destino al proprio.

No, non permetterò che tu muoia, Tigre.

 

 

 

La tana dell’autrice

 

-Scimmia si affaccia appena dalla porta, guardandosi attorno con aria circospetta : Ragazzi, perché ci sono tutte queste persone con forconi e torce, qua davanti?

Io: Non fare domande e chiudi quella porta, se ci tieni alla vita!

Po si precipita a guardare: Wow sorella, questa volta si che li hai fatti arrabbiare! Sembrano pronti a farti fuori!

Io: Secondo te, perché sto chiudendo le finestre con delle travi, esattamente?

Vipera sbuca fuori dal nulla: Avresti dovuto darti una regolata. Insomma, torni dal nulla e gli dai una pugnalata dopo l’altra? Non è stato tanto carino, tesoro.

Io: Si, me ne sono resa conto.

Mantide sale sulla spalla di Scimmia: Ehi, c’è una festa qui?

Gru rientra trafelato dalla porta e la sbatte dietro di sé: Ci sarà il nostro funerale, se non scappiamo! Ma come ti è saltato in mente di scrivere quelle cose, eh?

Io alzò le braccia al cielo: Oh sentite, il prossimo capitolo lo scrivete voi, d’accordo?-

 

. . .

Yep, sono tornati anche i siparietti con i ragazzi. A quanto pare sto regredendo alla Tigre Rossa di tredici anni. Dovrei iniziare a preoccuparmi, penso. Oh, è l’indigestione di greco che mi riduce così, senza dubbio. Credo che siate stati fortunati a non trovarvi da qualche parte Sofocle che si taglia le vene mentre Aristofane gli fa un filmato da mettere su Youtube, Edipo che ci prova con Medea ed Aiace che va a bersi qualcosa con Tucidide. Sopportatemi, da bravi. E mettete giù quei forconi, per favore. M-mi fate un po’ paura con quegli occhi iniettati di sangue, sapete?

Si, si, lo so. Sono stata un po’ crudele con questo capitolo. Ma non tutto può andare sempre bene, non credete anche voi? Ci vuole un po’ di sano angst, ogni tanto. Una bella litigata. Una o due uccisioni o morti violente. Anzi, credo di essere stata molto più limitata ed infinitamente più buona rispetto alle mie intenzioni originali, e soprattutto nonostante la pericolosa influenza che George Martin sta avendo su di me.

Ah, ma prima di parlare del capitolo, voglio ringraziarvi davvero di cuore! Tutti voi mi avete riaccolto con un affetto davvero incredibile, che non avevo nemmeno lontanamente immaginato. Sono rimasta davvero senza parole, e vi ringrazio di cuore per il vostro sostegno e la vostra comprensione! Siete dei lettori fantastici, e vi prometto che presto risponderò a tutti i messaggi e le recensioni arretrate!

Allora, allora, vediamo . . . in questo polpettone abbiamo finalmente introdotto la storia di Shen Te e la natura del suo rapporto con Tigre, che però manca di un grande pezzo, ossia il motivo della loro separazione e dell’odio della ragazza, e che verrà trattato in futuro, sempre che tutto vada come deve. Il nostro principe spocchioso però ha decisamente passato il limite, ed ovviamente se lui non può averla, nessun’altro può, quindi . . . via con la freccia avvelenata! Che ovviamente Tigre deve prendere a posto del suo panda, perché andiamo, tutti sappiamo che Shen ci ha visto bene!

Ora, la vita della felina è appesa ad un filo. Potrebbe emettere il suo ultimo respiro tra le braccia del suo panda, lasciandolo per sempre preda del dolore, del rimorso e dei sensi di colpa. Uhm, mi piace questa idea. Potrei effettivamente lavorarci e . . .

Ok, per sapere se Tigre Rossa cederà ai suoi istinti omicidi, dovrete solo aspettare il prossimo capitolo!

Abbraccio tigroso e per favore, non odiatemi

 

T.r.

 

[1] Lang : nome d’origine cinese, significa lupo e l’ho scelto per il cattivo di turno perché faceva molto figo.

[2] Lien e il suo Loto: Ok, questa è una delle idee di cui personalmente vado più fiera, nonostante sia spaventosamente sdolcinata ed anche un po’ macabra. Si tratta di una storia mista a leggenda, che avrà una forte influenza sulle vicende dei nostri due protagonisti. Ne saprete di più nei prossimi capitoli, sempre che la nostra Tigre sopravviva.  

[3] Xiǎo: parola cinese, significa ‘piccolo/piccola’ e viene usata spesso e volentieri dai genitori quando si rivolgono ai propri figli. Non ricordo bene se è così anche nella versione italiana, ma nel secondo film in lingua originale il signor Ping chiama Po proprio in questo modo, e io l’ho sempre trovata una cosa dolcissima! 

  
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