Sepolto vivo
La mano era fredda, estranea, metallo d'armatura, lo sradicò a forza da ciò che Anders sapeva essere vita.
Erano freddo metallo le manette così come le catene: marchio di schiavitù e prigionia, il destino scritto per ogni incantatore.
La mano era lontana, inerte, come gelata, non un gesto disperato né una parola di obiezione per reclamarlo sino all'ultimo istante.
Anders vide solo lacrime sul volto di sua madre, rassegnazione mista a dolore.
Guardava senza battere ciglio mentre lo trascinavano lontano come un animale infetto, c'era sollievo nel suo sguardo, nessun pentimento.
Anders non poteva credere che quell'espressione appartenesse a suo padre.
Il sapore dell'abbandono era agre, lancinante lo spasimo del tradimento, nella violenza del distacco qualcosa andò perso per sempre: il suo cuore di bambino, strappato pulsante dal petto e, da quel momento, sepolto vivo.
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Note:
Challenge "12 Archetipi": #02 – Orfano.
La drabble (abbondante come lunghezza, in realtà) è stata ispirata da una short story su Anders scritta da uno degli autori della serie, trovata sulla DragonAge Wiki. In particolare questo estratto:
“I was no more than twelve when they came for me. My mother wept when they fixed the chains to my wrists, but my father was glad to see me gone. He had been afraid, ever since the fire in the barn. Not just afraid of what I could do, but afraid of me, afraid my magic was punishment for whatever petty sins he imagined the Maker sat in judgment upon.”
Grazie a chiunque leggerà!
B.F.