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Autore: ElyJez    18/05/2016    2 recensioni
Era un posto strano quello, dotato di una perfezione anormale, di un ciclicità tranquilla che non poteva essere interrotta, eppure nonostante ciò, qualcosa era successo. Era morta una donna e nessuno ne parlava. Sembrava che il mio fantasma fosse stato ingoiato dall’asfalto pulito o dalla luce fioca dei lampioni ed anch’io, mentre abbandonavo quelle stradicciole debolmente illuminate, sentivo di sparire poco a poco.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Decimo Capitolo
Il ballo in maschera - prima parte

 
22 Ottobre 2015, Mercoledì
Sapete, c’era sempre stata una domanda che mi gironzolava in mente: qual è il miglior antistress da adottare quando condividi lo stato emotivo di una donna vittima di violenze sessuali barbaramente uccisa?
Non so quale possa essere la vostra risposta, ma io mi diedi al bricolage.
Quel pomeriggio decine e decine di articoli di giornale caddero sotto la furia delle mie forbici. Incidevo, sminuzzavo, tagliavo, spezzettavo, sbriciolavo, squarciavo, e così di tutti quei bei caratteri neri e rotondetti non era rimasto altro che brandelli di carta, rimasugli da appallottolare insieme e gettare al cestino.
Se fare ciò può sembrare frustrante, lo era molto di più sorprendermi mentre utilizzavano la mano sbagliata per soddisfare tutte quelle necessità, o mi riscoprivo con il desiderio di voler infilzare qualcuno con quelle forbicine; non che quest’ultima sensazione mi fosse estranea, a dire il vero.
Non vi è mai capitato di fissare un oggetto pesante che avete tra le mani e di provare nell’intimo la voglia di colpirci qualcuno, non per qualche male che ci ha arrecato, ma solo per vedere la sua reazione?
A me era successo varie volte, ma non mi ero mai spinta più in là del semplice fantasticare: era lo svolgersi degli eventi a preoccuparmi, ma soprattutto le conseguenze che questo gesto ne comportava.
Probabilmente ciò era alquanto normale, chi voglio ingannare, dopo essere stata rinchiusa l’ultima cosa che volevo fare era dare un pretesto per rivisitare le celle del manicomio.
Quando l’orologio a cucù della salotto segnò le ventidue capii che ormai non potevo più indugiare e che era tempo di rimboccarsi le maniche.
Se per le menti comuni era giusto e quasi scontato che Victor mi accompagnasse ed assistesse alla seduta, è necessario ricordare che quell’uomo ragionava con una logica tutta sua.
<< Vado a dormire>>
Furono queste le sue parole di conforto prima di sparire nella sua camera da letto a piano terra. Con un sospiro infilai la giacca grigia, la sciarpa a scacchi gialla e nera, presi le chiavi della macchina ed uscii di casa.
Sospirai. Cosa mi succedeva? Non ero mai stata quel tipo di persona. Non accettavo quello che mi passava sotto il naso quietamente, anzi, di solito mi ritrovavo a dimenarmi come un pesce dentro ad una rete, e forse era proprio così che mi sentivo. Quella volta la rete era diventata troppo stretta, ed io ero stata trascinata via dall’acqua con una rapidità tale da non riuscire ad orientarmi.
Il problema che mi si poneva davanti era solo uno: cosa dovevo fare? Sottopormi a quel rito sembrava la cosa più logica momentaneamente, ma poi? Non potevo andare avanti in quel modo.
Picchiettai con le dita sopra lo sterzo, e con un sospiro partii per il castello.
Nonostante fossi giunta a Raven’s Hill da pochi giorni, sembrava che la prima impressione che avessi avuto fosse quella giusta: una città nera che scoppiettava nella sua quotidianità.
Le finestre delle villette in stile vittoriano erano illuminate e al loro interno le famigliole si apprestavano a terminare le proprie faccende. I bambini riempivano gli zainetti, le mamme staccavano le lavatrici, i papà spegnavano il televisore. Il gatto e il cane con uno sbadiglio si stiracchiavano sul tappeto del salotto.
Era un posto strano quello, dotato di una perfezione anormale, di un ciclicità tranquilla che non poteva essere interrotta, eppure nonostante ciò, qualcosa era successo. Era morta una donna e nessuno ne parlava. Sembrava che il mio fantasma fosse stato ingoiato dall’asfalto pulito o dalla luce fioca dei lampioni ed anch’io, mentre abbandonavo quelle stradicciole debolmente illuminate, sentivo di sparire poco a poco.
L’oscurità degli alberi morti e neri mi accompagnava nei gironi di quell’inferno che si dischiudeva con porte di ferro protette da mastini di pietra.
Quella notte al palazzo era festa. Il grande cortile era rischiarato da un susseguirsi di candele le cui fiamme oscillanti somigliavano agli occhi di un famiglio. Le grida, le urla, le percussioni erano a stento contenute dalle mura possenti.
Non erano gli invitati a far festa quella notte, erano i diavoli.
Scossi la testa, e con rassegnazione parcheggiai l’auto vicino alle altre vetture, scivolando via dal sedile. Una volta giunta davanti al grande portone, bussai, animata dalla speranza che il maggiordomo mi venisse ad aprire.
Fu quella la prima volta che ci feci caso; quei capitelli che giorni prima erano velati dall’oscurità, ora si mostravano alla luce dei mille occhi luccicanti del cortile. Gli Shay avevano come emblema un corvo, i Jenkins, un’aquila.
Improvvisamente il maggiordomo spalancò il portone, ed il vociferare che sentivo dall’esterno si trasformò in un profondo grugnito di voci e suoni duri.
<< I signori l’aspettano nella sala da ballo, lasci pure a me il soprabito>>
Disse il vecchio con la solita voce asfissiata e le guance così rosa da sembrare una donna o un bambino piccolo.
Lasciai il cappotto e la sciarpa all’uomo, mettendomi alla ricerca della sala. Non doveva essere difficile trovarla, bastava seguire i rumori, no?
E di rumori ce n’erano molti. Crescevano, stridevano, cessavano e ricominciavano. Più forte, sempre più forte. Sbattevano e stridevano, sbattevano e stridevano. L’aria cigolava sottomessa al caos. I corridoi lunghi e spenti tremavano al suono di quegli strumenti da dentista. Trapano, ferro freddo contro dente bianco e limpido. Sega, scintilla, ferro. Aprii la porta: l’ultima difesa prima di essere inghiottita dalla bolgia.

Note dell'autrice:
Ciao a tutti =)
Grazie per le recensioni lasciate, sono contenta che la storia vi piaccia e scusate per il ritardo ma ultimamente sono un pò occupata =P
Alla prossima, ciao, ciao
  
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