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Autore: I_love_villains    22/05/2016    1 recensioni
Un nuovo dottore entra a far parte dello staff del manicomio di Arkham. Si tratta di un personaggio davvero particolare, come i detenuti si accorgeranno ben presto. Chi è davvero quell'uomo? Cosa vuole da loro?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storm era sul tetto; da lì poteva vedere ogni parte del manicomio, percepire ogni anima che lo abitava. Tre figure si materializzarono dietro di lui.
“Puntuali, bravi” si complimentò il dottore.
“Ora possiamo scatenarci?” gli domandò Evans.
Per tutta risposta Alex assunse la sua vera forma: la sua statura aumentò; la sua massa muscolare crebbe; una folta pelliccia nera lo ricoprì. Al posto dei capelli apparvero numerosi tentacoli, simili a delle trecce rasta. Una lunga coda prensile si agitò fra i suoi piedi, grandi e con tre dita ciascuno.
Il suo volto, privo di bocca e naso ma con grandi occhi rossi, era rivolto verso nord, dove lo attendevano le sue prede.
“Blackheart?” lo chiamò Greg.
“Sì, ho sentito. Assaporavo la calma prima della … battaglia. Trasformati.”
L’essere abbandonò le sembianze del defunto Greg Evans: ringiovanì, assumendo un aspetto più tonico e gradevole. I capelli tornarono a essere corti e biondi, e i suoi occhi azzurro ghiaccio. Cambiarono anche i vestiti. Il ragazzo indossava pantaloni e camicia beige sotto un trench squamato.
Anche gli altri due esseri lì presenti sembravano umani. Quello alla destra di Evans aveva capelli neri, lunghi e arruffati. Il suo trench era nero e una pelliccia lo ricopriva lungo i bordi. Quello alla sinistra aveva capelli lunghi, lisci e bagnati. Indossava un trench verde foglia sopra camicia e pantaloni di un colore simile.
“Abigor …”, disse la creatura girandosi leggermente verso l’essere con i capelli arrufati. “Gressil …” proseguì guardando il suo finto ex- paziente. “Wallow …” continuò, osservando l’infradiciato. “Sia fatta la mia volontà” concluse, alzando le braccia davanti a sé. Tutte le porte di Arkham si aprirono.
Abigor, Gressil e Wallow scattarono ognuno verso la sezione a loro assegnata.
Ben presto il manicomio si riempì delle urla dei suoi internati.
Abigor, il demone dell’aria, si divertiva a creare piccoli tornado nell’ala ovest, facendo sbattere i detenuti sui muri o per terra; Gressil, il demone della terra, preferiva creare stalagmiti dove infilzarli; Wallow, il demone dell’acqua, li annegava.
Blackheart rimase sul tetto ad osservare compiaciuto il loro operato , poi lievitò verso nord.
“Scusa se non mantengo la mia promessa, Pam” mormorò. “Devo prima risolvere una questione.”

Lo Spaventapasseri era sveglio quando la porta della sua cella si aprì. Si alzò stupefatto e si affacciò verso il corridoio. Gli altri erano sorpresi quanto lui. Se qualcuno aveva organizzato un’evasione di massa, perché non aveva avvertito?
Gli internati non si soffermarono più che tanto su questo dettaglio. Uscirono dalle loro celle e corsero verso l’uscita. Crane non li seguì. Qualcosa non andava. Grida di dolore provenienti da ogni parte confermarono la sua ipotesi. Jonathan rimase accanto alla sua cella a rimuginare. Improvvisamente le luci si spensero: non era più solo.
“Dottor Crane” lo salutò Blackheart.
La sue voce era meno umana, ma riconoscibile.
“Dottor Storm” rispose infatti Spaventapasseri.
“Sono venuto a sincerarmi che qualcosa che le appartiene un giorno sarà mio.”
“Ah sì? Cosa?”
Crane si guardava intorno, timoroso di un eventuale attacco da parte del dottore. I suoi occhi si abituarono al buio. Scorse qualcosa al centro del corridoio, ma non poteva essere Storm. Le luci si riaccesero. Jonathan si voltò bruscamente dall’altra parte.
“No … un’ illusione …” disse fra sé, turbato.
“Non importa in cosa credi. Sono qui, reale, tangibile.”
Blackheart avanzò.
Spaventapasseri restò fermo in quella posizione, fino a che la creatura lo afferrò per il costume e lo portò alla sua altezza. Crane chiuse gli occhi, facendo sorridere Blackheart, che commentò: “Fedele alla scienza, neghi ciò che ti sta davanti. Non dovresti essere curioso? Io lo sono.”
“Sparisci! Tu non esisti! Sei …!”
“Un demone. E, perdona il cliché, voglio la tua anima.”
Blackheart lo lasciò andare. Crane cadde per terra. Aprì gli occhi, ma si limitò a guardare l’ombra della creatura.
“Sei qui per uccidermi?”
“No …”
Il demone fece apparire un contratto e una penna.
“Devi firmarlo, Jonathan. Fallo, e non ricorderai niente di tutto ciò, come se non fosse mai esistito.”
“E poi che succederà?”
“Continuerai la tua vita. Un giorno, quando giungerà la tua ora, la tua anima finirà nel mio inferno.”
Spaventapasseri guardò il foglio, scritto in una lingua sconosciuta. L’unica cosa comprensibile era la parola firma. Crane prese la penna e provò dolore.
“Sono solo piccoli aghi …” lo rassicurò Blackheart.
Jonathan firmò con il suo sangue, ripetendosi: “Tutto ciò non è vero. Lui non è reale. Ti ha fatto qualcosa.”
Il demone rise, divertito.
“Scusa se non mi trattengo, ma ho altra gente da visitare. Alla tua dipartita.”
Lasciò Crane seduto per terra ad autoconvincersi che l’accaduto fosse stato frutto dei suoi psicofarmaci.

Poison Ivy dormiva. Le urla la svegliarono. Si alzò insonnolita e si sorprese molto nel trovare la sua cella aperta. Che il Joker avesse progettato, o improvvisato, un’altra strampalata evasione?
Come le sue colleghe, Ivy fu presto in cortile.
“Pamela” la fermò una voce.
“Alex?” fece lei, titubante.
“Sì …”
Improvvisamente si ritrovò sul tetto.
“Ma che …” si domandò, cercando di capire cosa fosse successo.
Guardò di sotto e sbarrò gli occhi, shockata.
“Non temere, Pam. A te non accadrà” la rassicurò Blackheart, apparendo accanto a lei.
Ivy indietreggiò con un urlo.
“Sono io.”
Il demone si mostrò per un attimo nelle sue sembianze umane.
“T- tu … tu … e io ti ho …” balbettò Pam, rabbrividendo.
Ciò che chiamiamo rosa, anche con un altro nome, serberebbe lo stesso dolce profumo.”
“No!” gridò Ivy. “Non puoi!”
“Non posso cosa?”
“Farmi questo” singhiozzò la rossa.
“Non voglio farti del male. Capisco che dal tuo punto di vista questo è un orrore, ma consolati pensando che quella gente lo merita.”
“Io no?” chiese lei con voce flebile.
“No.”
Blackheart le si avvicinò, ma lei si scostò.
“Pam” sospirò l’essere. “Ti piacerebbe avere più potere? Diventare immortale? Rimanere bella per sempre? Al nostro gruppo manca Madre Natura …”
“Cosa?”
“Vieni con noi e capirai che ciò che sta succedendo oggi è giusto. Potrai fare quello che vuoi, nessun vincolo.”
“No … siete dei mostri.”
“Siamo demoni. Facciamo il nostro lavoro.”
“Ma io non voglio. Lasciami stare!”
Blackheart la guardò, deluso, poi fece comparire penna e contratto.
“Va bene … accordo standard, allora.”
“C- come?”
“Lo sto facendo firmare ai miei pazienti. Dice che quando morirai la tua anima finirà nel mio regno.”
“Che succede se non firmo?”
Blackheart guardò di sotto. Pam abbassò la testa, confusa.
“Sempre che tu continui a comportarti così …”
Ivy alzò lo sguardo su di lui.
“Se cambi vita potresti finire in Paradiso, io non lo so fra quanto morirai e se cambierai. Capisci ora che ti sto offrendo un buon affare?”
“Davvero non influenzerà in alcun modo la mia vita?”
Stavolta Pam gli permise di avvicinarsi. Alzò la testa per poterlo guardare negli occhi.
“Sì. Semplicemente, se sarai destinata all’inferno, finirai nel mio.”
Ivy trasse un lungo respiro, prese la penna e si lasciò sguggire un gemito. Rivolse lo sguardo alla creatura.
“Puoi fidarti di me, Pam. Finora non ti ho mai mentito, lo sai.”
Ivy firmò, rendendosi conto che l’inchiostro della penna era il suo sangue. Il contratto svanì.
“Non hai pensato che ora che sappiamo cosa c’è dopo la morte, cambieremo vita per non finirci?”
“Sì, naturalmente. Non ricorderete niente di questa notte. È tutto molto equo, non ti pare?”
“Non lo so …” mormorò sconsolata Pam.
Blackheart le pose un dito sotto il mento, alzandole delicatamente la testa. Pam lo fissò sorpresa.
“Una persona mi ha detto che si può essere migliori di così. Forse per te è difficile crederlo, ma sono migliorato rispetto a come ero prima. E se l’ho fatto io, per un’umana è una sciocchezza.”
Ivy sorrise debolmente.
“Grazie. Ora però voglio stare da sola.”
“Certo … e io devo finire il mio lavoro. Arrivederci. O addio.”
Pamela si ritrovò nella sua cella. Si asciugò le ultime lacrime e si stese sul letto. Lo sguardo le cadde sulla rosa nera che le aveva regalato Alex. Non avrebbe ricordato niente di quella notte, forse però la rosa poteva servirle da monito. Si addormentò con quesl pensiero, speranzosa.



***Angolo Autrice***
Così Crane e Ivy sono stati i primi a firmare. Lo faranno anche gli altri?
Se Alex poteva essere considerato un mio OC, Blackheart appartiene alla Marvel. Come anche gli altri tre demoni, che compaiono nel film Ghost Rider. Sono l'unica cosa buona del film ...
Alla prossima!
   
 
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