Come Un Pittore –
Modà
A
volte mi chiedo quante
donne appartengano alla mia categoria.
E
non intendo chirurghe
generali, bensì innamorate e non corrisposte. Stamattina mi
sono svegliata
così, con questo tarlo in testa. Quante donne amano un uomo
senza la
reciprocità del sentimento?
Poi
mi rispondo da
sola. Tante.
E
io sono una di queste.
E
mi urlo in testa che
sono solo una gran sfigata. Una delle tante,
ma poco importa: io sono una, e già così
è sufficiente per sentirsi sciocca e
inutile allo stesso tempo.
E
illusa, tra l'altro,
perché non passa giorno che Malosti non mi tratti con saccenza e
bisogno di rassicurazione
sulla sua posizione di dominanza. Come fossi un comparatore, per poter
dire che
lui è meglio di me sul lavoro, o addirittura come genitore
– e su questo ultimo
punto avrei da dissentire. Per cui, peggio che poter sperare in una
relazione è
sapere che tra noi non sussiste neanche una forma di vera amicizia, o
di stima.
Oppure
sono solo io che
ho le idee contorte in merito al rapporto di coppia.
Ma
è frustrante, in un
ambito lavorativo di questo tipo, dover impegnare la testa anche per
capire
come approcciarsi a lui, cosa dire per non rischiare brutte figure, per
non
farlo arrabbiare, per guadagnare un po’ di rispetto e
considerazione.
L'osservo
entrare con
la sua solita calma, e con l'atteggiamento di chi non verrebbe a
lavorare il
lunedì mattina nemmeno sotto tortura, soprattutto dopo una
domenica in cui non era
di turno.
E
non è quello che
sembra: non mi sono preoccupata di controllare i suoi turni settimanali.
Li
ho solo imparati a
memoria.
«'Giorno»
borbotta
secondo le mie aspettative, dopo essersi appoggiato al bancone
dell’ingresso.
Continuo
a fissarlo davanti
alle porte del corridoio, qualche metro più in
là, sperando che si volti nella
mia direzione.
Perché
voglio che mi
saluti.
Ma
sparisce in sala
d'attesa dopo aver strappato dalle mani di Teresa una cartella azzurra.
Chissà
se mi ha evitata
di proposito.
«Ah
buongiorno
Gandini.»
La
stessa cartella
azzurra in mano, ora rincorso da un genitore che stringe a
sé il figlio.
Sorrido,
o rido, non so
precisamente ciò che sto facendo.
«Fammi
un fischio quando
deciderai di renderti utile alla sanità pubblica.»
La
giornata non poteva
iniziare meglio.