Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: mgrandier    23/05/2016    25 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Istinto e ragione
 
Impossibile dargli un nome, o anche solo pensarlo; quell’attimo annebbiò mente e volontà, lasciando vita solo all’anima.
Niente era mai stato così denso e deciso. Sensibili e curiose, le sue labbra non avevano mai conosciuto nulla che potesse mostrarsi tanto dolce e al contempo forte, così da imporsi vincendo ogni possibile opposizione.
In quell’istante, spezzato il fragile filo dell’attesa e della resistenza, si trovò ad annaspare quasi cercando di recuperare il lume della consapevolezza di ciò stava realmente accadendo, per poi cedere, inseguendo quell’impeto, rispondendo a quell’assalto che sapeva di disperazione.
Eppure, gli ci volle del tempo per riaversi, per comprendere e reagire.
Riconobbe la presa salda e graffiante delle dita sottili affondate sulla propria nuca e tra i capelli; prese coscienza di quel peso leggero e caldo che adagiato sul petto mostrava la sua forma sfidando ogni segreto e finzione; riconobbe il profumo intenso, impresso nella memoria e nel cuore, lo stesso che aveva vestito la fronte avvolta nella seta. Infine, si arrese.
Nessuna scusa, nessuna altra giustificazione campata per aria, celata nel dovere o nella regola, nel rispetto di una separazione che non aveva ragione di esistere. Solo istinto, quell’istinto che aveva spezzato anche le catene di Oscar, quelle che le impedivano da sempre di muoversi libera ascoltando il proprio animo, quelle che lei stessa aveva sfidato cercandolo nella sua camera e che insieme avevano forzato fino a giungere sull’orlo dell’abisso in cui Oscar, ora, mostrava di aver scelto di saltare, aggrappandosi a lui.
Portò le mani alla sua schiena, affondando nella seta e risalendo in un lento disegno sulle vertebre, fino lasciarle una carezza sulla nuca. Percepì chiari i suoi fremiti, mentre le labbra ancor più sembravano premere sulle sue, muovendosi appena, in una fessura, quasi a chiedere l’inammissibile.
Si sorprese, un poco, di quella sorta di insolenza, di quel gesto inatteso cui venne incontro gonfio dell’orgoglio di aver colto quella muta domanda, fiero di quell’assalto e avvolto da infinita dolcezza. Si fece risposta, richiamo e sostegno, dischiuse le labbra, insinuante e delicato, comprendendo e, ancora una volta, concedendole tutto di sé.
La trovò pronta, vivace e vibrante; la sentì stringersi ancor più forte al suo corpo, accogliendolo senza timore e quasi sfrontata, in una reazione che fu chiara, più di ogni possibile parola.
Quella carezza umida, di fuoco e velluto, liberò desiderio e istinto profondo; il palmo aperto, premuto sulla schiena, corse di nuovo scendendo fino alla vita, rovistando quasi e vincendo la stoffa; trovò la pelle, fino a sentirla viva e calda, liscia, tesa.
Dalla nuca, le mani di Oscar scesero, strappandogli un gemito nell’insinuarsi sul suo petto e percorrendolo fino al fianco, insinuandosi sotto la giacca e stringendo stoffa e carne, strattonando la camicia fino a strapparla dalla cintola, e poi cercando curiose e fiere. Trovarono pelle e la accarezzarono, premendo e graffiando, afferrando i fianchi e tirando a sé fino a imprimere forma su forma, rendendo impossibile celare desiderio e passione.
Tese il collo, riaprendo gli occhi, mentre metteva aria tra labbra e labbra, e scopriva Oscar in una prospettiva mai conosciuta. La osservò ansimando, cercando conferma e trovando uno sguardo in cui il fuoco bruciava vorace.
Le sorrise, ad un soffio dal suo viso, osservando il riflesso lucido che sulle labbra umide brillava della luce fioca della scuderia, e vibrò al suo sguardo ora timido, colmo di gioia.
- Per questo devi salire con me, André. – sussurrò Oscar sulle sue labbra – Ricordi quello che ti dissi? Le mie domande … le mie risposte … Tu sei l’unica domanda possibile, André, e tu sei anche l’unica risposta. Non esiste altro modo di … chiedere, di rispondere, di sentire … Ho ancora tante incertezze, dubbi da sciogliere e scelte sulle quali fare chiarezza; ma ho anche una sola, grande, certezza: tu, André. Tu e quello che mi hai insegnato: non esistono regole. Il mio cuore, come il tuo, non ne conoscerà mai. –
 
Si trovò a salire le scale, forse giungendovi attraverso una porta secondaria aperta sul cortile, e poi a percorrere il corridoio, fino a quell’ultima, anonima, porta a sinistra, seguendo in silenzio la sagoma di Oscar, con lo sguardo fisso sulla sua chioma dorata, scura della notte e brillante delle poche luci accese nei disimpegni. Riconobbe la camera e percepì il tepore della fiamma ancora viva, voltandosi verso il camino e muovendosi con lucida precisione, come se quel cammino fosse già stato percorso infinite volte, come fosse un rituale da seguire con devozione.
Si riscosse al tocco del battente, chiuso poco dietro le spalle, e allo strusciare lento del chiavistello; si raddrizzò un poco, osservando il letto intonso, la coperta ancora perfetta sopra il materasso e i guanciali gonfi addossati contro la sponda in ferro, e si volse aggrottando la fronte, cercando Oscar nel bagliore della fiamma.
Si sorprese trattenendo il respiro, quando lei si strinse contro la sua schiena, cingendolo con le braccia poco sopra la vita e i palmi aperti sul suo petto. Reclinò il capo all’indietro, quasi cercando un contatto con il capo di lei, che sentiva poggiare dietro le spalle, e coprì le sue mani fresche con le proprie, trattenendole a sé, cercando di governare il proprio respiro, che pareva bruciasse nel petto.
Calda, morbida e incredibilmente sensuale, Oscar si teneva stretta, quasi temesse una sua fuga o come se volesse ringraziarlo di essere giunto a seguirla, e intanto le mani prendevano a muoversi lente, sfilandosi di sotto i suoi palmi, in una carezza che pareva percorrere ogni tratto, ogni ansa, ogni muscolo, cercando avide al di sopra della stoffa, fino a fermare la loro corsa ai lembi della giacca, tirandoli lungo le spalle e poi spingendoli a scivolare lungo le braccia, accompagnandone la discesa fino a lasciarla cadere a terra. L’impronta calda della fiamma del camino divenne più densa sulla pelle coperta solo dalla camicia e la forma di lei, contro la schiena, più calda e leggibile ancora. Le piccole mani risalirono, giocando un poco con lo scollo della camicia e poi insinuandosi laddove lo jabot già allentato lasciava i lembi aperti, sfilandolo del tutto. André rimase in ascolto di quei tocchi, di quelle carezze silenziose che parevano scoprirlo curiose cercando di riempirsi di lui, fino a perdersi un poco, strattonando la stoffa e sollevandola. Allora si mosse, alzando le braccia e lasciando che lei potesse continuare il suo gioco, perché riuscisse a sfilargli la camicia e tornare a quelle carezze, pelle nella pelle, dove la fiamma diveniva più calda di ogni braciere. Sorrise tra sé, beandosi della morbidezza dei suoi capelli, soffio delicato sulla propria schiena, e comprese come Oscar si fosse davvero abbandonata ad una sorta di scoperta … un viaggio da compiere con le sole mani, cercando ogni dettaglio e indugiando ad ogni suo fremito … attenta a riconoscere lo spezzarsi di ogni respiro e a rispondervi con delicata sensualità.
Le dita leggere trovarono la strada di carezze che lo stavano conducendo a smarrirsi e così André si mosse, trattenendo il respiro per voltarsi, forzando il suo tenero abbraccio e cercandola, finalmente, per poterla di nuovo osservare. Nel contrasto tra il bagliore della fiamma e l’ombra che la sua stessa presenza proiettava su di lei, André riuscì a cogliere il suo sguardo lucido, profondo e colmo di una emozione mai scorta prima in quegli occhi. Si sorprese quasi, nel trovarla così tenera e delicata, con le gote arrossate e le labbra rosse, scure di desiderio e scoperta.
Deglutì, cercando parole che parvero inghiottite dal silenzio di quel momento perfetto, osservando il sorriso che si apriva al suo sguardo e avvertendo di nuovo il tocco delicato delle sue mani sulle guance.
Si sentì perso, incredulo, folle, ma strinse gli occhi e inspirò ritrovando quel profumo inebriante, per poi cedere al proprio istinto, chinandosi appena a cercarla, fermandosi ad un soffio dalle sue labbra per chiederle ennesima conferma. Di nuovo morbida e di nuovo calda, tenera e decisa, Oscar non attese e tornò a lui, cercandolo ancora e lasciandosi cercare, stringendosi al suo corpo e lasciandosi stringere a sua volta.
Vacillò nel trattenerla a sé e poi si mosse tenendola saldamente, conducendola lentamente a muovere pochi passi e ruotando come in una sorta di danza, arretrando finché non avvertì dietro le ginocchia la presenza della sponda del letto. Allora lasciò le sue labbra, legandosi invece al suo sguardo, mentre sedeva sul letto e le mani, dalle spalle, lasciavano una lenta carezza fino a raggiungere i fianchi magri.
Si accorse di un bagliore nel suo sguardo, di un fuoco nuovo e vivo a bruciarle nelle iridi, e di un sorriso appena accennato a sollevarle la piega delle labbra; avvertì le sue mani lasciare le spalle, correre lungo le braccia e poi le vide risalire lungo il suo stesso corpo, quasi stesse accarezzando la sua stessa elegante camicia. Ebbe un brivido quando si accorse che tornando a scendere, le dita lunghe e sottili si erano strette al lembo inferiore della blusa incrociandosi sul ventre, per poi sollevarsi fino a portare la seta leggera oltre il capo. Si tenne legato al suo sguardo, incontrando di nuovo il bagliore blu, acceso di una fiamma incredibile e sorprendente, e fu con devozione, timore e una sorta di sorpresa, che lasciò che lo sguardo varcasse il confine del volto, seguendo il sentiero già percorso in punta di dita.
Scorse allora la stretta di quella stoffa che gli parve grezza, ferito da quel groviglio di lino che, come costrizione segreta, tradiva severo il suo corpo di donna. Percorse con lo sguardo l’intrico che in un rimando di corsi e ricorsi, pareva modellare la forma, violandone l’essenza, in una sorta di menzogna senza inizio né fine. Si trovò a percorrere con la punta delle dita quel nastro serrato di austerità e costrizione, avvertendo su di sé il peso di quella stretta, inanellando sul filo della coscienza l’innumerevole sequenza dei giorni, in cui aveva vissuto accanto a lei senza poter immaginare quanto ruvida e cruda fosse quell’imposizione senza nome. Gli mancò quasi il respiro, accorgendosi di quanto potesse essere di impedimento … anche solo nel semplice prendere fiato, durante corse, duelli, cavalcate …
Un cruccio di stoffa sotto le dita lo chiamò alla realtà, si accorse di insistere caparbio da qualche istante su una piega che pareva cedere alla perfetta orditura dell’inganno, e allora scrutò attento, insinuando le dita e graffiando la trama, scorgendo la falla di quella armatura.
Un brivido lungo la schiena e poi gli occhi a correre al volto di Oscar, trovando uno sguardo complice e curioso, intento a seguire le sue mosse, pronto a rispondere al suo dubbio, svelando il riflesso di un sorriso che vibrò da labbra a ciglia, increspando appena le gote.
Le dita si mossero, allora, vincendo l’orgoglio del lino, la presa testarda del capo nascosto, e presero a sciogliere, lente e veneranti, il nastro avvolto alla verità celata. Si accorse di muoversi con gesti precisi, che si fecero decisi e rapidi, mentre il giogo cedeva allentando il suo stringere ed ogni braccio di lino svolto pareva svelare nuova stoffa sotto di sé. Si bloccò, invece, quando comprese di aver scoperto la pelle, e tra i lembi di lino appena discosti, gli fu chiara la lucida seta del suo corpo.
Si allontanò appena con le spalle, lo sguardo a farsi abbraccio sul quel corpo appena celato, dove la fascia ormai cedeva da sé, scivolando sulla pelle e consegnandogli la vista di  quel avrebbe dovuto negare.
Il desiderio di lei lo travolse, le mani risalirono ai fianchi e le dita aperte raggiunsero quell’ultimo lembo di lino che ancora si ostinava a intromettersi tra André e il suo sogno. Lo afferrò con due dita, indugiando ancora, prima accompagnarne la resa fin sui fianchi.
Attese fissando lo sguardo sul lino incastrato sulla cintola, accarezzando appena la linea dritta del fianco, fino all’ombelico, per fermarsi, incredulo, di fronte a ciò che aveva osato.
Fresche e delicate, le mani di Oscar giunsero al suo viso, saggiando le gote e riempiendosene i palmi, fino ad accompagnare il suo sguardo a risalire.
Venere non era mai stata splendida quanto la donna che vide. Un corpo svelato, che riconobbe nella forma e che scoprì come visione di sogno fatto carne. Sentì mancare il respiro e strinse le dita sulla coperta, cercando sostegno di fronte al prodigio di ciò che gli si offriva.
Una bellezza perfetta e disarmante, lucida e piena, quanto incredibilmente reale. Non un eccesso, non un difetto; solo e soltanto Oscar, l’essenza della donna che aveva intuito da sempre dietro ogni scudo, quella che aveva amato, protetto e cercato oltre ogni regola e ogni razionalità. La vista di lei riempì occhi e mente, animo e ragione, come se non gli bastasse vederla, per coglierla tutta.
Non resse quella vista; cingendole i fianchi e portando le mani alla sua schiena, si strinse a lei, il viso affondato sul suo seno morbido e lo sguardo vinto, rimesso al buio perché non violasse oltre quel luogo sacro. Ciò che aveva toccato, il ricordo impresso che come ferro ardente aveva segnato i suoi palmi, fu vivo sul viso, ancora più denso e travolgente. Gli parve di profanare, di osare, di sfidare ancora una volta il limite proibito, con la certezza di aver ormai passato la soglia che l’avrebbe condannato alla tortura infinita del ricordo.
Una emozione incontenibile lo trascinò lontano, rovesciando ogni volontà di dominarsi, di lasciare solo un sottile spiraglio, per non esporre Oscar all’impeto del suo amore e del suo desiderio; soffocò un singhiozzo, liberò il proprio sentire, tremando quasi e tenendosi stretto a lei, in un estremo gesto di protezione, mentre il tocco delle mani delicate si insinuava sul suo capo, una carezza sciolta tra i capelli, a trattenerlo sul seno, donando conferme.
Riuscì a muoversi, seguendo il suo profumo e la seta delicata di quella pelle graffiata dal lino, dove ancora poteva avvertire i segni profondi della stretta delle fasce, e accarezzò con la guancia quella duna su cui si era perduto, voltandosi piano fino a depositarvi un bacio. Uno, e poi un altro, riconoscendo l’essenza fatta sapore, dolce, delicato e morbido quanto la pelle; seguì di nuovo il sentiero noto, guidato dal ricordo e dal fremito che vibrava sotto le sue labbra, dal respiro spezzato che muoveva lo sterno e sollevava le clavicole.
Si accorse di averla legata a sé, perché le mani la tenevano stretta, aperte sulla schiena, e perché comprese il suo seguirlo, puntando un ginocchio sul letto, sollevando poi anche l’altro fino a stringerlo appena, le cosce magre attorno ai fianchi e il corpo premuto al suo petto. La sentì incalzare un poco, premendo il ventre al suo corpo e mostrando il desiderio, lasciando che l’istinto guidasse ogni gesto.
Risalì dal collo, tra baci e contatti più densi, guidato dall’onda del suo respiro e dai gemiti appena udibili che avvertiva risuonare nel petto, fino a cercare le sue labbra, in una carezza di velluto. Ne trovò l’ardore, il sapore ormai vivo e noto, la passione nuova e ancora più intensa; avvertì il nastro sulla nuca sciogliersi, liberando i capelli sulla spalle, e le dita di Oscar tornare a giocare con la sua capigliatura, insinuandosi tra le ciocche e strattonando un poco, per tornare alla nuca e premere, inquieta e istintiva, vincendo ogni distanza e chiudendo ogni spiraglio.
André mosse le mani, lungo la schiena sinuosa e liscia, scendendo a riempirle della curva morbida e soda appena sollevata dalle proprie cosce, trattenendo e inseguendo l’onda con cui Oscar muoveva i fianchi su di lui.
La sentiva tutta, viva come mai prima, libera e incredibilmente vera. Oscar inarcava la schiena e si muoveva sinuosa, gli si spingeva contro cercando la forma del suo corpo e accendendo nuova eccitazione, nuova ricerca, nuovo istinto, in un rimando continuo; lei accoglieva carezze donando gemiti, si lasciava scoprire e ancora cercava a sua volta, tra baci e contatti proibiti, liberando un desiderio cui forse non riusciva a dare nome e che pareva non avesse mai conosciuto così travolgente e libero di mostrarsi. Gli offriva pelle e ne cercava a sua volta, risalendo lungo la spalla e il collo, insinuando baci e piccoli morsi umidi fin sotto la mascella, per poi giungere ancora alle labbra, instancabile e come assetata. Energica e fiera risvegliava nuovo ardore muovendosi d’istinto contro il suo ventre, dove la stoffa tesa niente poteva per celare fremiti e vigore.
Sotto il suo assalto, André la conobbe libera, selvatica, proprio come lei gli si era confidata … e nel tumulto dei sensi riconobbe quell’oblio che non ammette argine, né limite della ragione.
Provò timore, una stretta nel petto sollevarsi dalla tormenta del suo corpo premuto a sé, e raccolse coraggio, forzando il proprio amore, per proteggere lei e lei sola, ancora una volta. Un titano, il suo amore, teso nello sforzo per vincere se stesso.
Si staccò appena lo spazio di un respiro, portò le mani tremanti al suo volto, fissando lo sguardo nel suo, ansimando prima di riuscire a riordinare poche parole, per rivelarsi a lei una volta per tutte, per offrirle verità e, con essa, l’estrema protezione.
- Fermami, Oscar … - implorò sulle sue labbra, tentando di ritrarsi, sfuggendo al suo bacio – Fermami, ti prego … -
Ripetendo quelle parole, avvertì il suo corpo farsi rigido, quasi pesante e cogliendone l’esitazione, cercò di insistere nel proprio proposito.
- Oscar, io non dovrei neanche pensare di … - riprese, e dischiudendo gli occhi si trovò nel cuore del vortice inquieto dello sguardo di lei.
- Si tratta di quella donna? E’ per Amélie, vero? – chiese allora lei prevenendo ogni altra parola – E’ per lei, che ora non vuoi … -
- Oscar … - la interrupe immediatamente negando piano con il capo e sorridendo di tristezza ad un soffio dalle sue labbra lucenti - … se solo tu potessi sapere … -
Il suo sguardo si fece scuro di una notte dell’anima, di dubbi e timori, mostrando una fragilità che colpì André nell’animo. Fu bere al contempo ambrosia e fiele, l’orgoglio come fiamma risvegliata dal soffio della gelosia riconosciuta nel dubbio di Oscar mischiato alla compassione per un tormento inflitto al suo animo. Un nodo gli strinse la gola e le labbra corsero a raccogliere la scia umida che il bagliore della notte aveva mostrato nel suo correre lungo la guancia liscia.
- Oscar, ascoltami: - sussurrò sulla sua gota - davvero è sufficiente un nome di donna, scivolato sulla mie labbra, per darti questo tormento? Non lasciarti ingannare, ti prego ... perché tu conosci già le mie risposte. –
La rassicurò cercando il suo sguardo e le mani giunsero alle guance raccogliendo la sua sofferenza - Io ho visto quella giovane una e una sola volta in vita mia, solo per pochi attimi … credi davvero che mi basterebbe così poco per oscurare la memoria di una vita? –
La scrutò attento, con dolcezza, accogliendone l’incertezza e colmandola con il vento del proprio amore assoluto, e in quello sguardo scuro come un oceano, lucido e vibrante di dubbio e passione, raccolse ogni forza dell’animo, aprendo il proprio cuore, come il suo, alla verità.
- Tu lo sai, Oscar … tu sai di me e di quello che porto dentro … Ma desidero che tu possa udirlo da me, dalle mie labbra, perché tu abbia a custodire nel tuo cuore la mia voce mentre pronuncio queste parole e comprendere la verità, facendola ricordo indelebile. – lasciò spazio ad un respiro profondo, traendo coraggio per liberare l’animo – Io ti amo, Oscar. Credo di averti sempre amata[i] … e tutto quello che avrai da me sarà solo e soltanto amore … Per questo, per questo amore che mi divora l’anima, il cuore e le viscere, e che mi guida da una vita, ti chiedo di ascoltarmi … e di credermi senza chiedermi altro: ti prego, fermami. Fermami … perché io … non posso … proprio non posso[ii] permettermi di renderti ciò che non sei.  -
 
[i] Parole di André … liberamente ispirate alla sua confessione del mitico Episodio 28.
[ii] Omaggio all'omonimo racconto di Sabrina Sala

Angolo dell'autrice: capitolo, per me, fondamentale ... che vi consegno senza ulteriori note o commenti, se non con una doverosa dedica a questo André più forte di qualunque tormenta.
Un abbraccio e un caro ringraziamento a chi legge, segue, ricorda, preferisce, commenta, si arrabbia, spera e indaga in vario modo ... "Il mio segreto" è anche vostro.
A presto!
  
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