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Autore: Evelyn Wright    23/05/2016    3 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo26/?

AVVERTENZE: In questo capitolo verranno trattati argomenti più delicati che riguardano determinati ambiti familiari.


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



 

Quella settimana era stata una delle più belle della mia vita, senza alcun dubbio. Avevo finalmente trovato la serenità che avevo sempre disperatamente cercato ed ero felice! Si, io -proprio io- ero felice! E come potevo non esserlo?

Ero circondata da persone (cast e crew) assolutamente splendide che mi supportavano ed incoraggiavano in ogni momento, senza contare il fatto che fossero anche la cura perfetta per ogni mio più piccolo momento di tristezza perché, sul serio, come facevano ridere loro... potevano di sicuro sostituire tutti i comici esistenti al mondo, per quanto mi riguardava!

E la cosa più strabiliante di tutte era che mi volevano bene! Si, era proprio questo che mi stupiva di più e mi ritrovavo ogni volta a chiedermi come potesse essere vero. Insomma, io avevo sempre creduto fermamente di non essere capace di farmi volere bene dagli altri, ecco.

Avevo sempre pensato che non fossi degna dell'affetto di nessuno e che fosse principalmente per colpa mia se le persone si allontanavano al primo ostacolo perché, a conti fatti, non facevo altro che mostrarmi davanti ai loro occhi solo come una persona gentile e disponibile ma che non raccontava mai nulla di sé o dei suoi interessi, quindi era probabilmente anche per questo che nessuno aveva mai imparato a volermi bene, tralasciando ovviamente quei pochissimi amici che avevo (la mia vicina di casa, la mia amica delle scuole e Simone).

Il problema principale era che avevo molta paura di non essere accettata, quindi preferivo sempre nascondermi ed evitare di fare delle nuove amicizie, anche perché ero proprio convinta di non poter piacere a nessuno.

Forse erano state troppe le delusioni avute nel corso degli anni (perché ci avevo provato ad essere più sciolta, tempo fa)... forse avevo sempre avuto troppe speranze che si erano dissolte in un battibaleno (perché io e la felicità non ci amavamo particolarmente)... forse effettivamente temevo solo di non essere davvero una persona interessante (almeno dal mio punto di vista)... fatto sta che non credevo che qualcuno potesse mai provare dell'affetto sincero nei miei confronti e vedere con i miei stessi occhi quanto tutte quelle persone facessero di tutto per farmi stare bene e farmi sentire a casa, beh mi scaldava il cuore e mi faceva rendere conto del fatto che mi sbagliavo.

Erano lì, mi volevano bene e non smettevano di dimostrarmelo anche con piccoli gesti, quindi qualcosa dovevo pur averla anche io, no? Mi sentivo onestamente molto coccolata ed anche questo mi rendeva felice. Per una persona che era sempre stata così tanto sola come me, ritrovarsi accanto a tutte quelle persone, beh era di certo un bel cambiamento!

Sembrava che la solitudine fosse l'ultima cosa di cui dovevo preoccuparmi lì a Vancouver e questo, sotto sotto, mi faceva davvero un gran piacere anche se ancora non potevo fare a meno comunque di essere preoccupata per il futuro. E se un giorno tutto questo sarebbe finito? E se davvero fossi rimasta sola con me stessa dopo aver assaggiato questi momenti felici?

Era anche per questo che avevo sempre preferito non fare troppe amicizie e bastarmi da sola ma, per come stavano le cose, in quel momento non potevo permettermi di rinchiudermi ancora in me stessa come avevo sempre fatto e quindi stavo semplicemente cercando di convivere anche con questo grande cambiamento e di godermelo finché durava, così come stavo facendo con Jensen.

Il fatto però che fossi così sorpresa dall'amore che mi dimostravano queste persone, beh era una cosa che non sarebbe mai cambiata (almeno credevo) perché ancora c'era comunque una parte di me che non sentiva di meritare quelle attenzioni e quell'amore. Tutto qui.

Inoltre, se non fossi stata troppo impegnata con i miei problemi, probabilmente mi sarei accorta di tutto questo 'amore' ormai già da tempo perché effettivamente erano sempre stati così gentili nei miei confronti, sin dall'inizio, ma il 'problema Jensen' mi aveva precluso un sacco di cose e principalmente il fatto di rilassarmi nell'esperienza più bella che potessi desiderare di vivere nella vita ed anche di accorgermi di quanto altro ci fosse oltre Jensen ed i miei sentimenti per lui (ed i suoi verso di me).

Ora però la situazione era molto cambiata ed anche l'atmosfera si era fatta più leggera, tanto che sin già dal primo giorno dopo aver accettato la proposta di Jensen, anche se ciò era avvenuto un po' forzatamente (ci tengo a precisare), avevo visto davvero con i miei occhi e vissuto sulla mia pelle quello che avevo sempre immaginato fosse una vera giornata sul set di Supernatural ed era molto più di quello che potessi mai spiegare a parole.

C'era tutto! TUTTO! C'era serenità, c'era allegria, c'era gente vestita in modo eccentrico, c'erano risate, c'erano persone che ti facevano scherzi, c'era serietà e c'era amore. Si, tanto amore. Molto spesso quello che emerge quando si fa una serie televisiva è l'amore e l'attaccamento dei fan verso il proprio telefilm del cuore ma in realtà esiste anche l'amore delle persone che aiutano a metterlo in sesto, dal cast alla crew. E lì c'era davvero tanto amore. Era decisamente palpabile! Come se potessi toccarlo con un dito.

C'era passione, c'erano idee, c'era voglia di far sempre meglio. E si, magari non era tutto perfetto, ma non si poteva negare che tutte quelle persone coinvolte ci tenessero molto a quello che stavano contribuendo a creare e questa caratteristica la vedevo soprattutto in Jensen.

Era assolutamente straordinario come fosse legato a Supernatural e quanto si impegnasse per questa serie televisiva. Insomma, Jensen avrebbe potuto fare qualunque altra cosa, santo cielo! Era talmente tanto bravo che di sicuro avrebbe trovato un nuovo lavoro, sempre in ambito telefilmico o cinematografico, in un batter d'occhio... ma lui aveva scelto di rimanere lì e di rendere Dean Winchester sempre più reale, come se fosse una parte di se stesso che intendeva coltivare e mostrare al pubblico per quanto più tempo possibile.

Forse era anche questa sua scelta a farmelo amare un po' di più perché era facile essere tentati da tanti soldi, come ne avrebbe potuti guadagnare lui se avesse deciso di buttarsi nel mondo del cinema, ma Jensen aveva deciso altrimenti (tranne per qualche breve parentesi) e la ritenevo una scelta molto coraggiosa.

Per quanto Supernatural fosse fantastico e per quanto desiderassi che non avesse mai fine, infatti, prima o poi sarebbe venuto anche per lui il momento del tanto temuto 'series finale' e forse sarebbe stato più giusto cercare di trovare una strada alternativa sin da ora piuttosto che aspettare proprio l'ultimo minuto (mossa rischios, tra l'altro), ma Jensen non sembrava averne alcuna intenzione, così come Misha.

Jared, al contrario, sembrava più propenso a cercare qualcos'altro, anche se con questo non voglio assolutamente dire che non amasse Supernatural o Sam! No, no. Forse però tra tutti era lui quello più realista e probabilmente riteneva più giusto far attenzione al 'dopo' piuttosto che far finta che quel 'dopo' non sarebbe mai arrivato.

Io, invece, ovviamente ero tutt'altra storia perché ero ancora nuova dell'ambiente e non intendevo affatto pensare al 'dopo' perché faceva semplicemente troppo male immaginarlo.

L'idea che Supernatural potesse finire mi faceva stringere lo stomaco, quindi non potevo neanche pensare a cosa ne sarebbe stato di me dopo la fine del telefilm (sempre che i boss non avessero già in mente di farmi fuori durante un normalissimo episodio di stagione, ecco).

Il fatto principale, però, era che non volevo neanche pensare di lasciarli... insomma, erano come se fossero la mia famiglia e non ce la facevo a pensare di dovermi separare da loro. Sarebbe stato decisamente troppo da sopportare... Ero una persona fin troppo sensibile da questo punto di vista e gli addii non facevano affatto per me.

Si, di certo il nostro non sarebbe stato un addio definitivo perché, volendo, ci sarebbero potute essere tante altre occasioni per rivedersi ma quella incertezza era proprio ciò che mi uccideva, così come la consapevolezza che quelle occasioni potevano anche non esserci affatto.

Si sa, spesso e volentieri le strade si dividono e non è detto che si ri-incrocino di nuovo, per quanto lo si voglia.... ma per fortuna era ancora troppo presto per pensare ad una cosa del genere e di certo non avevo voglia di sguazzare nell'angoscia proprio ora che ero così felice (anche se spesso e volentieri cadevo comunque in certi pensieri... ops!).

Quindi, in sostanza, mi stavo godendo il momento e le risate che puntualmente rallegravano ogni giornata sul set e fuori dal set. Anche il dover vivere su un trailer/roulotte (ancora non avevo ben chiara la differenza) era stata per me un'esperienza diversa dal solito, così come il fatto di non avere una doccia tutta per me. Usavamo, infatti, quelle della caserma militare che erano state rimesse in sesto quando il team di Supernatural aveva deciso di usare quei luoghi per le riprese del telefilm e, ovviamente, erano delle docce in comune (divisi per maschi e per femmine).

Si, in effetti sembrava davvero un'esperienza da campeggio ma con alcuni lussi in più, come ad esempio il fatto di avere un bagnetto tutto per me nel mio trailer (senza doccia ma solo con lavandino e WC), un letto bello comodo ed una TV assolutamente gigantesca con annesso dolby surround che ci permetteva ogni sera di metterci tutti insieme e di rilassarci guardando qualche film con effetto sala cinematografica a portata di mano. Ed indovinate che cosa Jensen ci ha fatto vedere? Esatto: Clint Eastwood! (Io non l'avevo spuntata con Martin Freeman)

« Così mantengo la mia promessa. » mi aveva sussurrato Jensen all'orecchio quando ci eravamo messi nel mio trailer la prima sera dopo una lunga giornata di riprese. Ovviamente le mie guance presero subito lo stesso colore di un pomodoro, ma ormai avevo cominciato a farci l'abitudine. Come si faceva a non arrossire davanti a lui?

Il difficile fu far finta di niente mentre tutti (beh, quelli che c'entravano nel trailer) si posizionavano in modi diversi per vedere il film, ma alla fine riuscii ad accomodarmi anche io ed a godermi il film senza che un mini infarto mi fulminasse all'istante (ben lontana da Jensen, sia ben inteso, perché altrimenti... altro che film!).

Quello che mi stupì di più fu constatare che effettivamente Jensen aveva ragione nel dire che non avremmo avuto molte occasioni di stare insieme da soli, anche solo per parlare un po' della nostra situazione. Personalmente non ero mai sola!

Jared era quasi la mia ombra vivente, complice il fatto che avessimo i trailer super vicini (la mia porta guardava la sua), quindi dovevamo star particolarmente attenti ad ogni nostra mossa perché il suo occhio vigile era sempre lì.

Sentivo quasi il suo fiato sul collo ed un po' la cosa metteva i brividi, anche se ovviamente non lo faceva apposta. Ero io che stavo tenendo un segreto e sudavo freddo per paura che lo scoprisse, mica lui! Ed anche se per un attimo riuscivo a sganciarmi da Jared, c'era sempre qualcuno in giro che passeggiava, che andava a mangiare, che andava a lavarsi, che cercava qualcuno... insomma, non si riusciva ad avere un attimo di pace. E durante la notte, l'unico vero momento in cui rimanevo da sola, non potevamo vederci perché era troppo rischioso.

Una volta Misha mi aveva svegliata nel bel mezzo della notte perché voleva provare con me una scena che avremmo girato di lì a poche ore perché non lo convinceva più di tanto, quindi... davvero... Jensen nel mio trailer di notte non era per niente una buona idea.

Poi avevo conosciuto anche Osric Chau e... niente, eravamo diventati pappa e ciccia perché lui ballava, io ballavo. Insomma, passavo un mucchio di tempo anche con lui, inventando stupidi balletti e parlando di cosplay. Probabilmente ne avremo fatto presto uno insieme ma eravamo super indecisi sul soggetto, quindi intanto avevamo buttato giù una lista di nomi. Sarebbe stato stupendo!

E non avevo potuto fare a meno di notare come questa mia nuova amicizia avesse fatto saltare un po' i nervi di Jensen che sbuffava ogni cinque secondi e mi lanciava occhiate di fuoco, come se gli avessi fatto il torto più grande del mondo.

Forse fu questo che lo portò a rischiare più del dovuto perché una sera, mentre stavo andando a fare una doccia, mi sentii tirare per un braccio mentre qualcosa mi si poggiava sulla bocca. Mi accorsi subito che era una mano ma mi ci volle più di qualche secondo prima di capire chi mi stesse trascinando via, in un angolo tra due trailer ed un muro della caserma, anche se a mente più lucida era abbastanza ovvio chi fosse (tralasciando l'opzione maniaco/killer).

« Shhh. » mi disse subito dopo avermi tolto la sua mano dalle labbra. Mi lasciò ben poco tempo per pensare perché mi strinse subito tra le sue braccia, mi sollevò un pochino ed adagiò il suo viso nell'incavo del mio corpo, respirando il mio profumo.

« Non rimproverarmi... Ne avevo bisogno. » disse ed a quelle parole, sinceramente, non avevo molta voglia di ricordargli quanto stessimo rischiando. Anche io avevo bisogno di lui, sebbene facessi di tutto per non darlo a vedere.

Era lui però ad essere più abituato di me a mostrare dei sentimenti ed era sempre lui ad avere più coraggio nel non volersi tirare indietro. Insomma, nessuna sorpresa che le cose stessero andando così.

« Ok. » dissi semplicemente, sentendo le sue labbra posarsi in un bacio sul mio collo. Lo strinsi di più a me, abbracciandolo come non avevo mai abbracciato nessuno, per poi accarezzargli i capelli e la schiena, sperando di farlo rilassare sotto al mio tocco.

Credevo ancora che tutto questo fosse fortemente sbagliato ma... ma. Stavo esaurendo le scuse ogni volta che mi trovavo così vicina a lui, soprattutto quando mi guardava con quegli occhioni verdi che, da quando avevo avuto il privilegio di osservarli così da vicino, mi avevano fatto scoprire il vero significato di 'contatto visivo'. Nessuno mai mi aveva guardata in questo modo e questa consapevolezza creava dei piccoli brividi lungo la mia schiena.

Da lì, ovviamente, le cose degenerarono alla svelta perché non si accontentò di un abbraccio e questo me l'ero immaginato... e quando le sue labbra toccarono le mie ero pronta, sebbene stessi comunque tremando come una foglia. Mi piaceva molto il suo sapore, così come adoravo il modo in cui mi divorava pezzo per pezzo... prima lentamente e poi con più foga. In un momento imprecisato finii contro il muro della caserma, circondata per il resto dal suo corpo caldo e dalla sua lingua che danzava con la mia (anche se ancora non avevo imparato bene la tecnica, eh).

Era tutto troppo bello e per la prima volta sentii anche la voglia di avere di più... qualcosa che non avevo mai osato pensare neanche per scherzo perché, beh a certe cose ci tenevo ed era una delle cose che mi facevano più paura di una relazione, quindi... ecco. Ma la sentivo, una voglia strana farsi largo da punti del mio corpo che non avevo mai considerato ed inconsciamente approfondii ancora di più il bacio (per la prima volta di mia iniziativa). Poi però sentimmo all'improvviso dei passi in avvicinamento ed io scattai come una molla, rossa in volto e super disorientata.

Con passo malfermo mi allontanai da Jensen e rischiai di crollare sul terriccio ma non ci badai perché quello che più mi interessava era allontanarmi da lì! Feci cenno a Jensen di nascondersi e mi incamminai nuovamente verso il bagno, trovando il mio beauty case in mezzo alla strada. Doveva essermi caduto quando Jensen mi aveva afferrata ed io ovviamente non me n'ero accorta!

Poco dopo vidi giungere altre donne della crew e supposi che stessero andando anche loro a fare la doccia. Sorrisi a tutte e mi avviai con loro lungo la strada, notando con la coda dell'occhio Jensen che sgattaiolava via. Probabilmente sarei morta prima o poi con tutti questi segreti!

Mi sentivo sempre un po' sporca dopo che un episodio del genere accadeva ma l'allegria del gruppetto di donne nel quale ero finita mi portò via i cattivi pensieri, anche se non il sapore di Jensen sulle labbra. Avevo anche il suo profumo addosso, ora che ci pensavo, ma nessun'altra lo notò.

Per fortuna non ci furono altri episodi del genere quella settimana e questa era già una buona notizia, anche se una parte di me ne era molto delusa, ma altre cose stavano per arrivare e non tutte erano delle buone notizie.

 

***

 

« STOP! »

La voce del nostro regista si fece sentire forte e chiara nel ristretto spazio in cui stavamo recitando e, dopo pochi secondi, ci rilassammo tutti visibilmente. Quella era finalmente l'ultima scenda della giornata e non vedevo l'ora di togliermi tutto quel sangue finto di dosso!

Fare le scene d'azione era la cosa che mi pesava di più perché, nonostante mi divertisse parecchio, non avevo ancora sufficiente forza per affrontarle senza problemi, quindi mi stancavo molto facilmente. Però, alla fine, le scene venivano bene comunque quindi mi sentivo lo stesso felice del mio lavoro.

« Eve, stasera andiamo a cena in un ristorante qui vicino. » disse Jared dopo essersi complimentato con tutti per l'ottimo lavoro della giornata. Poco più avanti c'era Jensen che rideva con Misha, il regista ed anche altri membri della crew.

« Allora sarà meglio che vada a prepararmi! Oh, hai del sangue finto sui capelli. » dissi con un sorriso, indicandogli un punto sulla mia sinistra.

« Se è per questo, anche tu. » disse indicando la mia destra. Alzai la ciocca incriminata ed arricciai il naso, mezza disperata. Come si levava il sangue finto? Bastava uno shampoo?

« Va beh, vado a provare a levarmi tutto di dosso. Spero vivamente che vada via in fretta. » dissi con un sospiro per poi salutare tutti ed avviarmi verso il mio trailer dove avrei dovuto recuperare il beauty case e dei vestiti puliti.

Non avevo neanche voglia di vestirmi in modo elegante per andare al ristorante, quindi molto probabilmente avrei optato per un comodo jeans ed una maglietta scollata o qualcosa del genere.

In realtà c'erano anche degli abiti che Melanie ed Ashley mi avevano dato di nascosto da dei costumi di scena scartati (che però mi piacevano davvero moltissimo) quindi forse avrei optato per quelli dato che mi fidavo più del loro gusto che del mio, quindi una volta arrivata al trailer, spalancai il piccolo armadio e tirai fuori un po' di vestiti, tra cui alla fine scelsi un paio di jeans scuri ed una maglietta bianca senza maniche e tutta ricamata. Rigorosamente senza tacco.

Non avevo proprio voglia di camminare su dei trampoli! E non avrei avuto bisogno neanche di giacca perché era il 7 Luglio, quindi faceva caldino. Dunque, una volta scelti i vestiti, non restava altro che rimettere tutto nell'armadio e prendere il beauty case (l'asciugamano era rimasto negli appendini all'interno delle docce).

Stavo giusto per chiudere l'anta dell'armadio che, per inciso, si trovava accanto al letto, quando mi accorsi di un essere mostruoso appoggiato alla parete del trailer.

« UN RAGNO! AAAAAA! » urlai, lanciando i vestiti in aria per poi precipitarmi sulla porta del trailer con una fifa blu addosso. Non sapevo se scappare del tutto o rimanere lì ma la mia paura principale era che se me ne andavo e poi il ragno spariva, avrei vissuto il resto dei miei giorni con la paura che mi arrivasse addosso!

« JARED, JARED! » urlai ancora, cercando di attirare l'attenzione del mio vicino di trailer che doveva essere tornato dato che c'era la luce accesa. « JARED TRISTAN PADALECKI, VIENI AD AIUTARMI! PER FAVORE... AIUTO! » urlai ancora, attirando finalmente la sua attenzione. Ero aracnofobica, totalmente. E quel coso sulla parete era molto più grande di tutti i ragni che avessi mai visto in vita mia! Stavo morendo di paura.

« Eve, che succede? » chiese lui, scendendo lentamente gli scalini del suo trailer.

« C'è un ragno, capito?! Un ragno! Ti prego, levalo! In qualunque modo! O non ci dormo qui... no no. Assolutamente. » dissi, aggrappandomi al suo braccio prima di costringerlo ad entrare per primo dentro al mio trailer. La cosa ironica era che il ragno si trovava proprio accanto al poster di John Watson. Povero il mio ciccino di un poster! Se gli faceva qualcosa, lo ammazzavo con le mie mani!

« Ok, ok. Dimmi dov'è questo ragno. » disse lui, scuotendo la testa. Io lo spinsi ancora più all'interno del trailer e gli indicai un punto nella parete dove però, ovviamente, il ragno NON C'ERA PIU'!

« No, col cavolo! Era lì! Ed ora dov'è!? » dissi, stringendo il braccio di Jared fino a farmi malissimo. Ci mancava davvero poco che gli salissi direttamente in braccio per paura che il ragno potesse arrivare dal basso.

« Eve, è solo un ragno... non ti mangia, sai? » disse lui, trattenendo a stento una risata.

« Questo lo dici tu! Ti prego, trovalo e mandalo via o uccidilo, come preferisci. » dissi, mettendomi subito accanto alla porta, pronta a fuggire via come un fulmine. In tutto questo non mi ero affatto accorta di aver allertato l'intera popolazione con le mie urla, infatti rimasi del tutto sorpresa di trovare dei curiosi fuori dal mio trailer, tra cui Jensen che mi guardava preoccupato.

« Che sta succedendo qui? » chiese, guardando sia me che il trailer mentre tutti gli altri si avvicinavano ancora di più.

« Eve ha paura dei ragni e c'è mancato poco che buttasse giù la porta del mio trailer a suon di urla. » disse Jared, avvicinandosi al gruppetto per raccontare l'accaduto. E SMETTENDO DI CERCARE IL RAGNO!

« Jared, trova quel ragno, per favore! » urlai questa volta in modo più leggero, quasi sull'orlo della disperazione, e l'uomo finalmente si convinse e tornò a spostare mobili ed oggetti nella speranza di veder spuntare questo benedetto ragno.

« Avresti potuto chiamarmi. Sarei venuto ad aiutarti! Sono un po' offeso di non essere stato il tuo primo pensiero quando avevi bisogno di aiuto. » disse Jensen, sussurrandomi anche queste frasi all'orecchio, com'era solito fare quando c'erano altre persone con noi, senza pensare che questo potesse in qualche modo far insospettire qualcuno. Nel frattempo, però, vidi i curiosi andarsene via con un sorriso sulle labbra.

« Jensen... » sussurrai anche io, roteando gli occhi al cielo. « Ho chiamato Jared semplicemente perché era il più vicino e non volevo che il ragno sparisse davanti ai miei occhi, cosa che però ha fatto comunque! E poi perché devi sempre prendertela quando chiamo Jared? O quando sto con Osric? O con Misha? Ricordo bene la faccia che hai fatto quando hai saputo che era venuto nel mio trailer quando stavo dormendo. » dissi, cercando di non far sentire a Jared neanche una parola di quello che stavamo dicendo perché, altrimenti, sarebbe stata una vera tragedia. Altro che ragno!

« Mi da fastidio, ecco perché! Puoi parlare con tutti... puoi stare con tutti... tranne che con me! Come facciamo a capirci qualcosa se non possiamo neanche discuterne? Ed ora tu mi dici che non posso neanche lamentarmi di questa situazione! Accidenti, Eve... Almeno chiamami quando accadono queste cose, no? Così avremmo una scusa per stare insieme! » disse lui, agitando un po' le mani in un chiaro segno di inquietudine e di rabbia. Avrei tanto voluto rispondergli a tono che innanzitutto noi non ci saremmo mai dovuti trovare in questa situazione e che, semmai, era colpa sua se non potevamo vederci alla luce del sole dato che era lui quello SPOSATO, ma sembrava che avesse proprio intenzione di sfogarsi quella sera, quindi non mi lasciò parlare.

« Così mi fai sentire come se non ti fidassi di me neanche per togliere uno stupido ragno e che non provi neanche il mio stesso desiderio di stare vicini. Cosa dovrei pensare, eh? Mi fa-... »

« Oh, la smettete di litigare come una vecchia coppia di sposi? » disse Jared, facendomi venire questa volta davvero un infarto. Vecchia coppia di che? Cosa? Cosa aveva sentito? Come? Quando? Quanto? Perché? Perché proprio 'sposi'?? Impallidii di colpo e le mie ginocchia quasi cedettero di fronte a tutto quello stress. Se Jensen non mi avesse sorretto, a quest'ora ero già bella che caduta dalle scalette del trailer.

« Comunque mi dispiace ma del ragno non ne trovo proprio traccia. Si deve essere rintanato in qualche fessura. » disse, strizzandomi il braccio in quello che doveva essere un gesto di conforto. Io ero ancora troppo in preda alla paura per rendermi conto di quanto stesse realmente accadendo.

« Facciamo così... per questa notte ci scambiamo di trailer. Io dormo qui e tu nel mio. » disse Jensen ed io annuii, anche se non sapevo esattamente che cosa avessi appena accettato.

« Devo andare a fare la doccia. » dissi, barcollando poi all'interno del trailer per recuperare i vestiti ed il beauty case. Senza guardarmi indietro, con la paura del ragno completamente dimenticata, feci scostare sia Jared che Jensen e mi diressi subito verso le docce.

 

***

 

Ci stavamo dirigendo in macchina verso la città più vicina, sempre nei pressi di Vancouver. Potevo vedere chiaramente le luci della città in lontananza, quindi era chiaro che non mancasse molto prima di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti.

Lo stress mi faceva aumentare l'appetito, eccome! Però almeno in quel momento ero abbastanza lucida da capire che non era accaduto nulla di irreparabile e che quella di Jared era solo una battuta, infatti il mio fratellone gigante non sospettava proprio nulla, ciò che invece avevo temuto.

Di tacito accordo, comunque, io e Jensen ci sedemmo il più lontano possibile anche in macchina ed io finii per discutere con Misha riguardo il suo prossimo progetto per Random Acts, a cui voleva tanto che io partecipassi per dargli un po' d'aiuto.

Si sarebbe svolto quell'estate, esattamente dopo le riprese, quindi perché no? Sarebbe stato molto divertente e non progettavo neanche di tornare in Italia per un così breve periodo prima dell'inizio della seconda parte delle riprese (che sarebbero iniziate tra la fine di Settembre e metà Ottobre).

Fatto sta che dopo un po' riuscimmo a raggiungere il ristorante e ad accomodarci su dei graziosi tavoli all'aperto, vicino ad una discoteca. Non che vedessimo qualcosa da lì ma la musica che giungeva alle nostre orecchie era un chiaro segno della vicinanza di una discoteca, o almeno che ce ne fosse una in zona.

Distratta dalla musica, non mi accorsi subito del fatto che Jensen avesse preso posto proprio accanto a me e che stesse armeggiando con il suo cellulare. Lì per lì non mi interessava neanche sapere cosa stesse facendo, incuriosita soprattutto da quello di cui stavano parlando Jared e Misha (sempre in riferimento a Random Acts), ma poi mi fu chiaro quando Jensen attirò la mia attenzione ed un flash mi illuminò il volto.

« Almeno potevi avvertirmi! » dissi, ancora troppo accecata dal flash per vederci qualcosa. Sentii comunque chiaramente Jensen ridacchiare ed allora arricciai le labbra e gli feci una linguaccia.

« Va bene, allora mettiti in posa! » disse lui, dandomi questa volta tutto il tempo per avvicinarmi a lui e per sorridere all'obbiettivo del cellulare. Una volta scattata la foto, la guardammo ed effettivamente non era venuta male. Certo, io ero sempre orribile ma lui era perfetto.

« Se avessi avuto Twitter a quest'ora la potevi pubblicare! Potresti passarla ad Evelyn, così almeno la pubblica lei. » disse Misha, afferrando poi a sua volta il cellulare di Jared (?) per fare una foto a tutti e tre. Misha infatti aveva scoperto il giorno prima quale fosse la password del cellulare di Jared ed ancora lo scemottolo gigante non si era deciso a cambiarla! Eh, peggio per lui. Se qualcuno avesse scritto qualcosa di strano e l'avesse pubblicato sui suoi social, beh non poteva rimprovare che se stesso.

« Dite chease! » urlò Misha ed io, schiacciata dai due uomini, sorrisi di nuovo all'obbiettivo prima che il flash mi colpisse nuovamente gli occhi.

« Bene! Jared così pubblicherà questa mentre Evelyn pubblicherà l'altra. Eh, ragazzi... non posso sempre essere io quello che pubblica cose per i fan. E prima o poi dovremo convincere Jensen a farsi un account su Twitter! Ed anche su Facebook! Ti convertiremo prima o poi! » disse Misha, tamburellando le dita tra loro mentre Jared si apprestava ad eseguire agli ordini. Poco dopo sentii il mio cellulare vibrare e mi accorsi che Jared mi aveva citata nella foto appena pubblicata.

« Pigrone, mandami la foto su WhatsApp, please! » dissi, allungandogli il suo stesso cellulare. Sbuffando un po' e nascondendo un sorriso, mi mandò subito la foto ed io mi apprestai a pubblicarla sul mio contatto: @EvelynWrightSPN.

Nel frattempo riuscimmo ad ordinare una bella pizza ciascuno più alcune birre per i ragazzi (io non bevevo... neanche avevo mai assaggiato una birra) e chiacchierammo del più e del meno, concentrandoci anche sulle riprese di Supernatural e sul fatto che ancora non avessi letto l'altra metà del copione, infatti i ragazzi non facevano che stuzzicarmi su questo punto.

« Oh, vedrai! Vedrai! » disse Misha divertito ed io quasi gli lanciai il mio tovagliolo in faccia ma venne salvato dall'arrivo delle pizze. Ne assaggiai subito un pezzo e sebbene non fossero come quelle italiane, alla fine non erano proprio il male assoluto.

Poi, all'improvviso, la nosta cena venne interrotta dall'arrivo di alcune fan che chiedevano garbatamente delle foto. Io, ovviamente, diventai subito rossissima e cercai di levarmi di mezzo perché credevo che si riferissero solo a Misha, Jared e Jensen!

Io non ero conosciuta, quindi non mi aspettavo che ne chiedessero una anche a me. Mi offrii come fotografa e presi il cellulare di una delle ragazze, scattando delle foto con ognuno dei tre protagonisti della serie televisiva. Per fortuna le mie mani non tremevano quando reggevo il cellulare ma quando lo passai di nuovo alla ragazza, mi sentii improvvisamente timida e non riuscii neanche a guardarla in faccia.

« Per favore, controlla che siano venute bene! Non vorrei aver combinato qualche pasticcio. » dissi, sperando con tutto il cuore che per una volta avessi fatto qualcosa di giusto. Non capivo perché mi stessi sentendo così tanto impaurita di fronte a delle fan, essendo anche io per prima cosa una fan, ma probabilmente era da ricollegare con il fatto che non credevo di riuscire a piacere a qualcuno.

« Vanno benissimo, grazie! » disse la ragazza con un altro sorriso. « Posso farne anche una con te? » mi chiese ed io la guardai assolutamente sorpresa, indicandomi stupidamente con un dito.

« Eh, ehm... certo! » dissi, avvicinandomi poi alla ragazza. Si avvicinarono anche le altre amiche e Jensen prese il cellulare dalle mani della ragazza per poterci scattare una bella foto di gruppo. Il mio cuore batteva a mille e sorridere mi veniva difficile ma ci provai per non deludere tutte loro che volevano una mia foto (così, perché stavo diventando famosa anche io, assurdo).

Così Jensen scattò la fotografia e restituì il cellulare alla proprietaria che ringraziò e si dileguò assieme a tutte le altre ragazze, lasciandomi completamente di sasso.

« V-vado un attimo... si. » dissi quasi in un soffio, avvicinandomi all'esterno del locale. Era tutto troppo surreale per me, tutto troppo assurdo. Quella era la mia prima foto per i fan e non sapevo esattamente come sentirmi.

Ero imbarazzata, felice, stupita e talmente tante altre cose che mi girava la testa. Sentii poi una mano gentile sulla spalla e, non appena mi girai, vidi il sorriso di Jensen ad accogliermi a braccia aperte. Poggiai la fronte sul suo braccio e sospirai, non volendo dire nulla. Restammo così per un po', riparati alla vista degli altri da un muro e da una pianta abbastanza alta.

« Facciamo una passeggiata con gli altri? Prima di tornare a casa? » chiese poi Jensen, spezzando il silenzio. Io annuii con la testa, non avendo voglia di aggiungere altro. Però non volevo tornare al trailer. Avevo bisogno ancora di svagarmi un po'.

« Andiamo ad avvertirli, allora. » disse Jensen ed insieme a lui tornai all'interno del locale dove Jared e Misha avevano già pagato per tutti. Ringraziai, promettendo di ripagare il favore dopo aver capito cosa dovevo fare per usufruire del denaro che avevo guadagnato con Supernatural e dopo ci avviammo all'uscita, passeggiando per le vie della città.

Senza neanche accorgercene ci ritrovammo nei dintorni della discoteca. La musica infatti si sentiva sempre più forte, quindi dovevamo essere per forza vicini. Ma forse non avremmo dovuto avvicinarci così tanto... infatti, all'improvviso, mi ritrovai accanto a qualcosa che non avrei mai voluto né vedere né sentire.

C'erano alcune case che erano praticamente a pian terreno ed una di queste aveva la finestra aperta. Si sentivano delle urla, soprattutto di uomo perché quelli della donna erano più ovattate, e qualcosa andò in frantumi poco dopo, forse dei piatti o dei bicchieri.

Subito mi irrigidii sul posto mentre il cuore cominciava a battermi forte prima che l'ormai familiare panico prendesse il sopravvento. In effetti era da tanto tempo che non sentivo più quella terribile paura e neanche quel panico che più e più volte mi aveva messa in ginocchio, proprio nella mia stessa casa.

« Evelyn? È tutto apposto? » chiese Jared, delicatamente, portandosi alla mia altezza. Neanche mi ero accorta di essermi piegata in due. Poi, qualche istante dopo, sentimmo il rumore di un cancello ed un uomo uscì di corsa proprio dall'abitazione in cui prima avevamo sentito urlare. Anche Jensen si era avvicinato, toccandomi preoccupato le guance.

« Sto bene, davvero... è solo un capogiro. » dissi, mentendo. Non volevo spiegare. Non volevo ricordare. Avevo solo bisogno di tornare al trailer e chiamare mia madre. Era incredibile come le cose si capovolgessero in un attimo, vero?

Prima ero felice, sopresa e titubante e poi il mondo ti crollava di nuovo addosso proprio quando stavi quasi per dimenticare, come ogni singola volta prima che l'episodio si ripeteva di nuovo.

« Preferirei tornare alla caserma, se non vi dispiace. » dissi e gli altri annuirono. Jensen si affrettò a stringermi il fianco con un braccio per aiutarmi a camminare mentre gli altri rimasero abbastanza vicini da potermi tener d'occhio nel caso in cui stessi ancora male.

Probabilmente non correvo più quel pericolo ma le gambe continuavano a tremare mentre tentavo di arginare tutta la valanga di ricordi dolorosi che minacciavano di uscire e di sopraffarmi. Però, fortunatamente, non accadde nulla fino alle auto e dopo che salimmo tutti, chiusi gli occhi e tentai nuovamente di dimenticare.

 

***

 

Una volta innescata la paura, però, era difficile da mandare via. Ero nel trailer di Jensen, così come mi aveva promesso, ma avevo voluto portare con me anche il computer di modo che potessi parlare con mia madre nel caso in cui il bisogno si fosse fatto sempre più impellente. Purtroppo c'erano certe cose del mio passato che non amavo ricordare e che periodicamente tornavano nella mia vita, quindi non riuscivo a dimenticarle. In più mi sentivo in colpa per aver così tanta paura ma l'avevo.

Ero sempre stata spaventata e non potevo farci nulla, soprattutto perché avevo certi ricordi di quando ero piccola che non facevano che alimentare le mie paure. La furia cieca, infatti, esisteva ed aveva rovinato tante volte la mia vita, anche se non ero mai stata del tutto direttamente la vittima di quelle situazioni.

Però conoscevo bene chi lo era sul serio ed era per questo che avevo bisogno di parlare con mia madre... per rassicurarmi... per sapere. Fu per questo che mi feci coraggio e le mandai un messaggio, chiedendole di vederci su Skype. Anche se a Vancouver erano le 02:00, infatti, in Italia erano le 11:00 quindi doveva essere per forza sveglia, però non mi rispose. Continuai ad aspettare e ad aspettare ancora, finché non mi arrivò un SMS.

 

Mamma

(02:18) Non posso usare il computer, però per una volta possiamo chiamarci.

 

E già questo non era un brutto segno? Lo sapevo. Conoscendo la mia famiglia sapevo che questo non era un buon segno. Ormai le avevo viste tutte. Ne sapevo odorare l'inizio ed anche la fine, così come le conseguenze. E questa volta non ero stata lì a placarlo ed a distrarlo, così com'era sempre stato mio dovere (anche se era una cosa che mi ero auto-imposta).

E mia madre? Era colpa mia. Non la chiamavo da giorni, troppo presa dalle riprese e dalle poche ore di sonno. Non la sentivo dal primo giorno in cui mi ero stabilita sul trailer, infatti l'avevo chiamata per farglielo vedere. E... non avevo intuito niente. Non mi aveva detto niente!

Come al solito... ero sempre io a capirlo ma questa volta ero stata accecata dalla mia felicità per rendermi conto che qualcosa non andava. Consapevole, però, di quello che avrei potuto sentire, mi sedetti sul letto di Jensen e chiamai mia madre, con un groppo in gola.

« Pronto? » rispose lei e già dalla voce si sentiva che c'era qualcosa che non andava.

« Mamma, ciao. Scusami se non mi sono fatta sentire... avrei dovuto chiamarti. » dissi, sempre più nervosa.

« Non fa nulla, davvero. L'importante è il tuo lavoro. Devi impegnarti... Io e... e tuo padre... lo sai che non possiamo provvedere a te. Devi fare del tuo meglio e provare a farti una strada, qualunque essa sia. Anche se fare l'attore è quello che vuoi fare, tieni gli occhi aperti anche per altro. Non sempre ciò che si vuole è ciò che si ottiene ed hai bisogno di stabilità. Magari all'estero ci sono più possibilità che qui. » disse e lo sapevo che questo tipo di discorsi erano tipici di quando mio padre non riceveva lo stipendio e dovevamo vivere grazie alla 'carità' di mia nonna e di mia zia.

« Papà non ha ricevuto lo stipendio, vero? O è per il lavoro? Qualcuno ancora lo rende nervoso? O è depresso? » chiesi a raffica, decidendo di voler arrivare al sodo perché non sapere era la cosa che mi stava uccidendo di più.

« N-non è un bel periodo. » disse lei, quasi arrancando con la voce.

« Ci chiamano dalle banche perché non possiamo pagare il mutuo e lo fanno mentre papà lavora, quindi si distrae e diventa nervoso. Ha litigato anche con dei suoi colleghi... e... la casa dice che è sempre sporca, che non pulisco mai... che non... n-non faccio mai nulla di giusto. E-e non mi sopporta. Mi odia. » disse ancora lei e non c'era bisogno che aggiungesse altro perché lo sapevo perfettamente cosa comportava tutto questo.

« Ha fatto qualcosa? » chiesi, sapendo benissimo che lei avrebbe capito cosa intendevo.

« No, non ancora. Solo alle cose. Ho fatto un giro per permettergli di calmarsi. » disse ed anche se a quelle parole tirai un sospiro di sollievo, non potei fare a meno di sentirmi male per quello che probabilmente non c'era più. E mi sentivo anche in colpa per tutti i pensieri che mi giravano per la testa perché volevo credere che papà mi volesse bene e che ne volesse a tutti noi ma a volte era proprio difficile.

« Vi invierò subito dei soldi. Non mi sono ancora informata su come fare ma troverò il modo. » dissi e la sentii chiaramente fare un sospiro ma non di sollievo perché era uno di quelli in cui ci si tratteneva dal non dire qualcosa a causa di una qualsiasi forza maggiore e quindi si sospirava per non trattenere il respiro in gola che si era preso in precendenza. Insomma, un sospiro sinistro.

« Non preoccuparti. I soldi sono solo una parte del problema. » disse lei ed anche se lo sapevo benissimo, ero anche consapevole del fatto che erano uno dei modi per calmare la situazione.

« Domani mi informo... e per adesso, stai attenta. » dissi e la sentii solo dirmi di si prima che non ce la facessi più. Chiusi la chiamata e cominciai a piangere, maledicendomi perché non ero lì e non potevo fare nulla per aiutarla.

Una parte di me l'aveva sempre saputo che andandomene via avrei potuto non essere con mia mamma quando ne avrebbe avuto più bisogno ma avevo voluto essere egoista per una volta e coltivare il mio sogno. Era sbagliato? Non lo sapevo.

E dio solo sapeva quante volte avevo desiderato di fuggire da quella casa anche a causa di quello che accadeva all'interno di quelle mura e di tutta la paura che avevo sempre avuto in certe occasioni. E piangevo e piangevo ancora perché i ricordi erano difficili da allontanare e la paura che potesse accadere qualcosa, come quando ero piccola, erano più forti della mia voglia di lasciare tutto questo alle spalle. Potevo anche fregarmene ora che non ero più lì ma non ce la facevo, così come non riuscivo a non aver paura anche quando ad urlare era un altro uomo.

« Eve? Che cos'hai? Stai bene? » ed avrei dovuto intuire anche questo perché era logico che Jensen non mi avrebbe lasciata in pace quella notte. Se pretendi di essere legato ad una persona, era naturale volere assicurarsi che quella stesse bene e non c'eravamo di certo lasciati in modo sereno, sebbene per una volta non stessi male per lui.

« Ti prego, lasciami sola. Ho bisogno di stare da sola. Per favore! » dissi e quando lo vidi avvicinarsi ancora di più, fu più forte di me e mi alzai, spingendolo fuori dal trailer con tutta la forza che avevo, sfogando la mia rabbia ed il mio dolore proprio sulla persona che più amavo in quel momento.

Chiusi la porta con un tonfo e non riuscii a trattenermi dal dargli un pugno, sperando che il dolore alla mano calmasse tutto il resto mentre scivolavo a terra, proprio vicino all'entrata del trailer. Ero così stanca... stanca di soffrire... stanca di aver paura di tutto... stanca di essere sempre così combattuta.

Era insopportabile essere divisi tra l'odio e l'amore, soprattutto quando era una sola persona a farti provare entrambe le cose e la logica ti diceva, anzi ti urlava, che avresti solo dovuto allontanarti da una persona che ti faceva continuamente del male e che continuava a rinfacciarti di non essere mai abbastanza e che non avresti mai combinato nulla nella tua vita.

Forse era per questo che invece ero così insicura di me stessa... se almeno le due persone che avrebbero dovuto volermi più bene al mondo mi avessero mostrato un po' di fiducia, forse non mi sarei sentita così inferiore.

Ed ero stanca di non sentirmi mai all'altezza e di non vivere mai veramente.

Fu in quel mentre, ossia mentre ancora piangevo accanto alla porta, che la sentii aprirsi. Subito due braccia mi strinsero ed io mi abbandonai a quel tocco, abbracciandolo a mia volta e continuando a piangere.

« Mi dispiace, mi dispiace... » continuai a ripetere come un mantra mentre lui cercava di zittirmi e di spostarmi dal pavimento freddo del trailer. Mi prese poi letteralmente in braccio e mi portò sul divano, continuando a stringermi a sé.

Non seppi mai per quanto tempo continuai a piangere ma l'unica cosa di cui ero consapevole era che lui non aveva fretta e che non smetteva di stringermi. Poi, più per mancanza di lacrime che per altro, riuscii a normalizzare il respiro e a sollevare il viso dalla maglietta di Jensen in cui mi ero rifugiata. Nessuno dei due, però, parlò per altri lunghi minuti.

Forse non voleva mettermi fretta ma lo sapevo che prima o poi mi sarei dovuta spiegare ed era un'altra cosa che temevo. Era difficile spiegare come mi sentissi in quei momenti ed avevo anche paura che li ritenesse delle cose di poco conto.

Sapevo perfettamente che c'era di peggio ma non di meno io mi sentivo come se ci mancasse davvero poco a quel peggio di cui non volevo neanche pensare, quindi era anche questo una delle cause delle mie paure. E, non lo so, non volevo che mi giudicasse anche per il mio passato. Del fargli pena, probabilmente, ormai era un po' tardi perché temevo che già gli facessi pena, dunque non cambiava molto. E... stavo tergiversando. Volevo allungare il tempo a disposizione ma sentivo già i suoi occhi su di me, quindi non potevo starmene ancora in silenzio.

« I-io... » dissi e mi sorpresi quando lui fece cenno di no con la testa.

« Non voglio costringerti, Eve. Se te la senti di parlarmene, allora va bene, altrimenti no. Non voglio farti star ancora male. » disse ed io lo amai ancora un po' di più per quell'inaspettata gentilezza ma forse era arrivato il momento di aprirsi con qualcuno e lui era lì, disponibile.

« Credo che sia giusto parlartene... anche se non so... non ho idea... non vorrei che tu travisassi la situazione... non è gravissima ma non è bella. » dissi, non sapendo se avessi fatto bene a fare questa premessa, anche perché non era chiara come speravo.

« S-si t-tratta di... di... di mio padre. L-lui... ha dei problemi... e... spesso fa... del... del male a mia madre ed a mio fratello. » dissi ed era strano dirlo ad alta voce per la prima volta.

« Ogni volta che ero a casa avevo sempre paura di sentirlo urlare perché quello era l'inizio di tutto. Poi di solito rompeva qualcosa in casa, come i piatti o le sedie... sbattendole con forza sul pavimento. Una volta ne ha presa una e l'ha sbattuta a pochi centimetri dal mio piede ed ho avuto così tanta paura... Si vedeva in faccia che voleva alzarmi le mani e non so per quale motivo non lo faceva! Tanto aveva già sbattuto la testa di mia madre contro il muro, quindi che differenza faceva? Una volta invece mio fratello era tornato più tardi del solito e gli ha quasi slogato il braccio, tant'è che non riuscivamo neanche a toccarglielo quando finalmente li abbiamo separati. Ed è sempre così... ogni volta così... quando mancano i soldi, quando litiga con i suoi colleghi, quando qualcosa va storta... » dissi ed ero come persa nel mio mondo fatto di ricordi.

« È per questo che non posso sentire un uomo urlare. Ogni volta mi ricordo irrimediabilmente di mio padre ed ho paura... ho paura che possa far loro del male ed ho paura che rompa qualcosa che mi è caro... sembra il minimo, lo so, ma ho paura di tutto. E non so perché ancora non mi abbia fatto del male, anche se credo che sia solo questione di tempo perché da piccola ricordo che me le ha date, anche più volte... come quando mi ha sbattuto il viso contro la porta prima di chiudermi in camera al buio. Oh, ma lo farà... so che lo farà... prima o poi toccherà anche a me, soprattutto se sarò ancora una nullafacente come mi ha sempre accusato di essere. » dissi, torturandomi le mani.

« Evelyn, smettila... » disse ma io non lo ascoltavo. Ero troppo presa dal mio racconto e dalla mia paura per accorgermi che mi stessi facendo del male da sola.

« E lo sai cos'è peggio? Che poi è sempre così gentile nei miei confronti... So che mi vuole bene e che farebbe di tutto per me, infatti il viaggio a Roma in parte me l'ha regalato lui, anche se non aveva soldi... e non puoi capire quanto mi dispiaccia parlare male di lui. Ma quei momenti non si possono cancellare così come il mio dolore ed il mio amore nei suoi confronti. » dissi e fu in quel momento che lo sentii fermarmi le mani.

« Roberta, sei al sicuro adesso. Qui non potrà toccarti, non finché ci sarò io... » disse lui, carezzandomi una guancia con le mani, facendomi subito piangere. Evidentemente le lacrime non erano ancora finite e sentire il mio vero nome sulle sue labbra fu inaspettato e dolce allo stesso tempo, come se avesse voluto farmi comprendere che gli ero importante, sia come Eve che come Roberta, nonostante di quella parte di me non conoscesse poi molto a parte questa recente ed orribile scoperta.

« Ti proteggerò io, finché posso. Non dovrai tornare più a casa... potrai stare da me, da Jared o da Misha... ma lì non andrai. Mi dispiace ma non potrei mai farti tornare lì anche solo per una settimana senza che ci sia io a controllare che stai bene, dopo quello che mi hai detto. » disse lui ed io scossi la testa.

« È mio padre e quella è anche casa mia, Jensen. Prima o poi dovrò andare a trovarli... ed io voglio vederlo, nonostante tutto. Sono io che il più delle volte riesco a calmarlo, quindi anche mia madre e mio fratello hanno bisogno che io vada... anche solo per un po'. » dissi, cercando di farlo ragionare. Potevo capire benissimo la sua preoccupazione ma non poteva tenermi lontana da casa mia, anche se forse ero la prima a non avere molta voglia di tornarci anche solo per una breve vacanza.

« Devo mandare loro dei soldi perché mio padre non ha ricevuto lo stipendio, quindi non riescono ad andare avanti... mi potresti aiutare a capire come fare? E non dirlo a Jared, per favore. Non voglio che si preoccupi anche lui... Sai che è fragile e non voglio che si carichi sulle spalle anche i miei problemi. » dissi sperando che Jensen fosse d'accordo con me, almeno sulla parte inerente a Jared che era quella che al momento mi premeva di più oltre a quella dei soldi.

« Ti aiuterò, certo che ti aiuterò... Io ci sono e non dovrai più avere paura di affrontare tutto questo da sola. » disse lui, abbracciandomi.

Si, forse non ero più sola. Forse per una volta potevo smettere di avere così tanta paura da sola e dividere questo peso con qualcun altro che provava qualcosa per me nonostante tutti i miei difetti.

Forse era proprio questo il bello dell'amore, anche se il nostro era ancora tutto da definire, ma se iniziava con delle calde braccia, una carezza ed un bacio a fior di labbra, allora valeva la pena di provare a scoprire che cosa ci riservava il futuro.








Angolo autrice: Chi non muore si rivede, eh? Ok, non sono stata molto originale con questo mio ritorno in scena ma ho tutti i neuroni fusi dopo la nottata che ho passato a scrivere questo capitolo. Perché proprio adesso? Boh, non ne ho idea. Sentivo solo che era arrivato il momento di ricominciare e quindi mi sono messa di buona lena a scrivere questo capitolo in circa 6 ore perché sentivo di dovervi qualcosa. Mi avete seguita con affetto ed io non sono stata altrettanto gentile con voi ma, parlo sinceramente, non è stato un buon periodo e credo che l'abbiate percepito anche da questo capitolo, nonostante l'inizio piacevole. Metto sempre un po' della mia vita in questa storia e non nego che siano stati tempi molto difficili in cui anche la famiglia ci ha messo del suo per farmi sgretolare in mille pezzi. Sono riuscita ad uscire fuori da questa fase della mia vita solo grazie a me stessa e di questo ne vado molto fiera, ma non nego che mi sarebbe piaciuto che qualcun altro fosse stato lì accanto a me per riportarmi a sorridere. Eh, non si può volere tutto. Però ho ricominciato! Università, serate con gli amici ed un progettino in cui mi hanno messo a cantare come solista (io ero tipo *cosacosacosacosacosa???*) e quindi si riparte. Anche con questa storia che non avrei mai abbandonato perché è parte di me. Avevo solo bisogno di ritrovare l'ispirazione e di sentirmi serena con me stessa.
Un ringraziamento speciale va come al solito a tutti coloro che recensiscono questa storia e che l'hanno messa tra i preferiti, le seguite e le ricordate (e siete in parecchi, cavolo, vi amo dal primo all'ultimo!) <3
E siccome ero in vena di cavolate, dato che non ho un selfie con Jensen, ne ho creato uno con photoshop! AHAHAHAH http://i.imgur.com/nYdf2b2.jpg 
Va beh, tanto ormai in copertina c'è la mia faccia, quindi mi sento in diritto di stra-fare! Purtroppo non so quale sia la fonte originale della foto di Jensen perché mi era stata inviata parecchi anni fa ma se da fastidio a qualcuno, naturalmente la levo. Mi dispiace solo di non poter citare il proprietario della foto (di cui non ho visto neanche la faccia perché c'era solo Jensen quindi potrebbe essere sia un lui che una lei).
Vi invito a seguirmi sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/) di modo che possiate farmi più facilmente delle domande sugli aggiornamenti della storia e quant'altro, dato che di solito pubblico sui social quando sto per cominciare a scrivere un nuovo capitolo o sono bloccata da qualcosa. Sono profili pubblici, quindi se vi va seguitemi <3 E niente, ringrazio tutti per aver letto e spero di non aver perso tutti i fan nel frattempo. Spero anche in un vostro commento perché vorrei semplicemente capire se la storia interessa ancora o se non c'è più nessuno che vuole leggerla. Un bacio a tutti!

 

   
 
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