Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    23/05/2016    3 recensioni
Livyana testimone di un brutale omicidio, Ben e Semir faranno di tutto per proteggerla anche a costo della loro stessa vita. Fughe, complotti, fiducia mal riposta, sono alcuni ‘ingredienti’ che troverete in questa nuova F.F.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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La grande fuga

Ben parcheggiò davanti alla casa di Semir, e dopo aver dato una rapida occhiata alla ferita scese lentamente dall’auto, ma prima di suonare il campanello cercò di dipingersi in faccia l’espressione più tranquilla che in quel momento potesse fare.
Ad aprigli arrivò Andrea.
“Ciao tesoro” gli disse la donna appena lo vide.
“Ciao Andrea…Semir è in casa?” chiese subito.
“No…” rispose la donna un po’ stupita da tanta fretta e freddezza, abituata ai calorosi saluti di Ben accompagnati come sempre da magnifici sorrisi.
“Ma sarà qui a momenti, è andato a prendere le brioches per la colazione, è presto per portare le piccole a scuola, ma su entra…” insistette Andrea.
“Livyana è sveglia?” domando il ragazzo troncando il discorso e facendola preoccupare ancora di più “Devo portarla subito via…”
“Sì certo Semir me lo aveva accennato, ma Ben…sei strano è successo qualcosa? E poi sei sicuro di stare bene? Mi sembra…” ma il ragazzo la interruppe nuovamente.
“Senti chiama Livyana, devo sparire, anzi dobbiamo sparire, se qualcuno chiede di me o della piccola tu e Semir non sapete nulla, nemmeno dove siamo…digli che aveva ragione e di non fidarsi di nessuno” disse tutto d’un fiato cercando di mantenere la lucidità che il dolore al fianco cominciava a minare.
“Ma Ben…che succede, aspetta Semir, dai, sarà qui a minuti se hai bisogno…ti può aiutare…” replicò spaventata da tanta fretta.
“Mi farò vivo io, adesso devo mettere in salvo la piccola, riordinare le idee. Ti prego” ripeté di nuovo “Dì a Semir di stare attento, di guardarsi le spalle. Siete in pericolo e meno gente sa dove andiamo meglio è…”
Livyana fece la sua comparsa dietro le spalle di Andrea. Aveva sentito lo scambio di battute tra i due, si era vestita velocemente e ora era pronta per andare via con il giovane.
“Ben aspetta…” insistette ancora Andrea cercando di trattenerlo, ma il giovane ispettore fece salire la piccola sull’auto e dopo aver guardato negli occhi Andrea sgommando se ne andò.

“Ben, che succede dove stiamo andando” chiese un po’ spaventata la piccola una volta allacciate le cinture di sicurezza.
“Prendi il mio cellulare e anche il tuo, togli la batteria, la Sim card e gettali dal finestrino” la ragazzina fece come le aveva detto, poi guardò Ben con uno sguardo interrogativo attraverso lo specchietto retrovisore.
“Non ti preoccupare, sistemerò tutto…devi fidarti” disse con voce roca Ben, infondendo coraggio alla piccola e anche a se stesso.
“Lo faccio sempre Ben, ma ho paura”
Ben non rispose, avviandosi verso un luogo sicuro che aveva in mente.

“Come sarebbe a dire che se ne è andato senza dire niente??? E perché adesso il suo cellulare risulta irraggiungibile??? Perché li hai lasciati andare???” Semir era furioso e frustrato allo stesso tempo.
“Semir che potevo fare, era così determinato, lo sai che quando Ben decide una cosa difficilmente cambia idea. Mi ha raccomandato di guardarti le spalle, di stare attento…e che avevi ragione a non fidarti…Semir…che cosa sta succedendo? In che guaio vi siete cacciati?” Andrea mentre parlava aveva la voce che le tremava ed era preoccupatissima, per lei, per le figlie, per il marito, la piccola Livyana e per Ben che la donna ormai considerava come un figlio.
Semir non rispose subito, doveva ragionare.
“Ascolta Andrea” le disse dopo qualche secondo poggiandole delicatamente le mami sulle spalle “Prendi le piccole e vai da tua madre, aspetta una mia telefonata prima di ritornare qui, ho paura che Ben si sia cacciato in un grosso guaio…quel testone, cocciuto…porca miseria perché non ho insistito…” sbottò maledicendosi “Ho uno strano presentimento e se quello che penso è vero, Ben e la piccola sono in serio pericolo”
 
L’immensa villa paterna di Ben si trovava in mezzo alla campagna a pochi chilometri dal centro di Düsseldorf ed Helga Masferrer ne era da tantissimi anni la corpulenta governante.
La donna aveva quasi settant’anni e viveva nella dependance antistante all’edificio, delegando gran parte delle sue mansioni al fidatissimo personale decisamente più giovane di lei. Non si era mai sposata, non aveva parenti e anche per questo considerava il personale di servizio e soprattutto i ‘ragazzi’ Jager la sua famiglia. Helga quando non si occupava delle faccende inerenti alla villa, amava coltivare e prendersi cura personalmente delle rose che adornavano l’immensa aiuola davanti alla scalinata del maestoso edificio,  piacevole passatempo che in quel periodo le risultava abbastanza facile da svolgere visto e considerato che il padrone di casa, il signor Konrad Jager, era lontano per affari da alcuni giorni e lo sarebbe stato per alcune settimane.
Nella villa quindi a parte lei, il custode e il giardiniere al momento non viveva nessun altro.
La donna stava levando delle erbacce attorno alle rose quando con la coda dell’occhio vide una piccola utilitaria all’ingresso del vialetto.
Helga vide scendere dall’auto una bambina e in essa riconobbe subito la piccola Livyana.
Con il telecomando che portava sempre con sé la donna aprì l’enorme cancellata, Ben entrò nel cortile, parcheggiando l’auto sotto la grande scalinata della villa.
Il ragazzo però non scese dalla macchina.
“Ciao zia Helga” salutò la bimba correndole incontro.
“Ciao piccola” ricambiò la governante, abbracciandola affettuosamente e baciandola in fronte, poi rivolgendosi a Ben “Ragazzo mio non scendi?”
“Helga devi farmi un favore…” rispose il giovane ansimando, senza nemmeno salutare.
La donna si avvicinò al finestrino abbassato della macchina.
“Ben sei sicuro di star bene? A me sembra di no, sembra tu abbia la febbre…gli occhi stanchi” lo interruppe.
Helga conosceva Ben da troppo tempo per non capire che se il ragazzo era così lapidario era perché qualcosa non andava e il volto quasi sfigurato ne era un’ulteriore conferma.
Ben non diede risposta alla governante, ma quello che le disse fu pari ad una supplica.
“Torno a Colonia…se qualcuno ti chiede di Livyana tu dì che non sai niente, neanche se dovesse chiamare Semir, ti prego Helga, promettimelo…nessuno deve sapere che lei è qui”
Ma la donna non si lasciò abbindolare, aveva uno strano presentimento. Con fare deciso aprì la portiera e fu allora che vide l’enorme chiazza di sangue che aveva Ben al fianco.
“Mio Dio Ben, ma tu sei ferito…chiamo subito un’ambulanza” disse faceta Helga.
“Come ferito? “ chiese Livyana avvicinandosi preoccupata “Ben…ma…”
“Non è niente piccola…” la rassicurò Ben con un mezzo sorriso, poi rivolgendosi ad Helga con aria sempre  più sofferente “Non posso chiamare nessuno, nemmeno Semir, per il momento nessuno deve sapere dove sono. Non posso andare in ospedale, le ferite d’arma da fuoco devono essere denunciate, i medici devono fare rapporto alla polizia. Se mi trovano…troveranno anche Livyana…la uccideranno…”
Ben non continuò la frase un dolore lancinante al fianco lo fece quasi urlare, dopo di che perse conoscenza.
“Ben…” quasi urlò la piccola disperata, ma Helga non si lasciò prendere dal panico.
“Livyana” la esortò decisa mettendole le mani sulle spalle “Vai a chiamare Jorge, sta potando la siepe lungo il viale della villa, digli di venire subito qui è urgente” disse risoluta la donna.
Livyana non se lo fece ripetere due volte, corse più che poté e andò a chiamare il giardiniere; dopo un paio di minuti insieme a Jorge, raggiunse Ben ed Helga.
“Helga, che succede???” chiese Jorge spaventato, poi vedendo Ben esanime sul sedile dell’auto “Santo cielo, che è successo al ragazzo?”
“Portiamolo dentro, poi ti spiego” disse decisa la governante.
Ben fu portato dentro alla dependance dove abitava Helga e adagiato su un comodo letto.
“Jorge per favore vai subito dal dottor  Henning, se serve imploralo, digli di venire qui subito, che è urgente, non accennare a Ben, ma fa in modo di essere convincente e che arrivi qui il prima possibile” quasi ordinò Helga.
“Ma…ma Helga…Max è un veterinario…”replicò titubante il giardiniere.
“Lo so, ma se chiamassimo il dottor Faust farebbe rapporto, sai anche tu com’è non infrangerebbe mai le regole, neanche per salvare il ‘nostro’ ragazzo. Ben è stato ferito da un proiettile, ha detto che lui e la piccola sono in serio pericolo e di non avvisare nemmeno Semir…”
Jorge non fece ulteriori domande, aveva capito benissimo la drammatica situazione e presa l’auto si avviò verso il centro di Düsseldorf.
“Speriamo faccia presto…” pregò tra sé e sé la donna, dando un’occhiata alla ferita.
Livyana assisteva impotente alla scena, cercando di arrestare le lacrime che continuavano a rigarle il viso. Helga allora la guardò con tenerezza.
“Ben è forte…c’è la farà,  stai tranquilla…”
“Sono una disgrazia per lui” cominciò a farfugliare tra i singhiozzi la piccola “E’ la seconda pallottola che prende per difendermi…sono sicura che ha incrociato… insomma chi gli ha sparato…” ma era troppo disperata per continuare a parlare.
Helga l’avvicinò a sé stringendola in un abbraccio.
“Sai cosa mi disse una volta Ben?”
Livyana scrollò la testa.
“Mi confidò che sei la cosa più bella che gli sia capitata. E lo dice a tutti, non devi sentirti in colpa, lo direbbe anche lui, va bene?” le disse dolcemente l’anziana donna.
La piccola annuì tirando su con il naso.
“Bene ora nell’attesa puliamo la ferita, ma è meglio che tu stia fuori dalla stanza, non è il caso che tu veda certe cose” continuò con voce materna la governante.
“Ho visto Ben in condizioni peggiori…” replicò la ragazzina.
“Lo so, me lo ha detto Ben, ma so anche che non vorrebbe che tu vedessi di nuovo…vero?”
“No, lui direbbe che un conto è…per sbaglio come quella volta che persi i genitori e gli spararono in ospedale, un conto è restare ad assistere” e dopo aver dato un ultimo sguardo a Ben la piccola uscì dalla stanza per sedersi sul divano della piccola sala.
“Coraggio ragazzo mio, resisti fra un po’ arriverà…” rifletté Helga bloccandosi a metà col discorso, al solo pensiero che invece di un dottore arrivasse un veterinario la faceva impazzire. Sarebbe stato in grado di prestargli le dovute cure?
“Zia Helga” chiamò Livyana dopo un po’distogliendola da quei brutti pensieri “E’ arrivato il dottore…”

Il dottor Henning entrò tutto trafelato nella stanza dove giaceva Ben in preda ad un autentico delirio.
Seduta vicino al letto stava Helga.
“Max, lo so che non è…insomma ci siamo capiti, ma il ragazzo non può ricorrere alle cure di un ospedale…ti prego aiutalo”
Il dottor Henning guardò la donna con affetto.
L’uomo restato vedovo da un paio d’anni , conosceva Helga da sempre. Erano cresciuti insieme, poi gli eventi li aveva portati a prendere strade diverse, lei aveva cominciato a lavorare per la famiglia Jager, mentre il dottore aveva intrapreso la carriera di medico veterinario che lo aveva portato lontano da Düsseldorf. Il medico si sposò,  ebbe dei figli, ma quando diventò vedovo preferì ritornare nella sua città natale. Qui aveva rincontrato Helga che venuta a conoscenza della sua vedovanza lo aveva aiutato a reagire alla perdita della moglie, rinstaurando quella profonda amicizia che a distanza di decenni non era mai venuta meno.
“Helga, non sono un medico vero e proprio, ma conosco Ben, se non ha voluto essere trasferito in una struttura adeguata avrà le sue ragioni. Farò tutto il possibile per farlo stare meglio, questo posso garantirtelo”
Helga gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine, poi si alzò dalla sedia per fare spazio a Max.
Il dottore tolse le bende che aveva messo Helga e cominciò ad esaminare la ferita.
“Avrò bisogno del tuo aiuto Helga, dobbiamo subito estrarre la pallottola” facendo notare a Helga che non c’era foro d’uscita “ Il proiettile non dovrebbe aver leso niente d’importante, ma questo potremmo appurarlo meglio una volta…operato”
“Max, Ben è svenuto…è come se fosse anestetizzato?” chiese spaventata la donna. Il solo pensiero che Ben potesse sentire qualcosa durante l’estrazione della pallottola la faceva a dir poco rabbrividire.
Il dottore le abbozzò un sorriso “Non ti preoccupare Helga, ho con me del cloroformio, non sentirà nulla” rispose, poi dopo averle dato precise istruzioni cominciò il suo intervento.
L’uomo procedeva con calma e tranquillità, aveva la mano ferma e decisa, e dopo pochi minuti estrasse la pallottola.
Ben non si mosse nemmeno, la sua incoscienza aveva facilitato l’intervento del medico.
“Adesso disinfettiamo la ferita. Applicherò anche qualche punto di sutura e gli somministrerò qualcosa per farlo stare meglio…purtroppo per ora non posso fare di più…caso mai dopo vado a prendere qualcosa…adatto ad un…insomma…ci siamo capiti”
“E’ già molto Max, te ne sarò grata in eterno” gli rispose Helga mettendogli una mano sulla spalla, poi continuando il discorso “Ti prego Max per la tua e nostra incolumità…” ma il medico la interruppe.
“Io sono venuto qui perché …Furia il vostro cavallo aveva…insomma qualcosa mi inventerò, magari sono solo venuto a vedere come stanno i vostri cavalli, una semplice visita di controllo. Tornerò domani per cambiargli la fasciatura e per vedere come sta, la temperatura dovrebbe restare alta, il suo corpo sta reagendo alla ferita…e comunque per ogni evenienza non farti scrupoli a chiamarmi”
Il dottore prima di andarsene diede altre istruzioni a Helga, poi dopo averla salutata venne riaccompagnato da Jorge al suo ambulatorio veterinario.
 
Angolino musicale: il nostro Benuccio malconcio (che novità)…fortuna che può contare sull’aiuto di molte persone…
Cherry Ghost ‘People Help The People’(Le Persone Si Aiutano)
Per ascoltarla  https://www.youtube.com/watch?v=XYGOLzMgI88
…Dio sa cosa quegli occhi deboli e infossati nascondono un'ardente schiera di angeli in sordina che danno amore senza volere nulla in cambio le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso e se avessi un cervello, sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido loro si voltano alla vista di quei cuori buoni Dio sa cosa quel mondo di poca importanza nasconde dietro alle lacrime, dentro le bugie un migliaio di tramonti lenti che muoiono Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono immagino che la solitudine venga a bussare nessuno ha bisogno di stare da solo, salvami…
  
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