Titolo:
Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.847 (Fidipù)
Note: Italiani! Figli e figlie della connessione wifi, eccomi qua a
presentarvi il nuovo capitolo! E dopo questa introduzione, palesemente
rubata a Bonolis, che posso dirvi? Ah! Giusto, non c'è niente di
importante da dire ma devo fare un piccolo lavoro di traduzione.
Allora...Zorro e Abeja, in spagnolo, significano rispettivano Volpe e Ape;
Hu Die, in cinese, significa Farfalla e Pavão, in portoghese, vuol dire
Pavone. Mentre Genbu è una creatura della mitologia cinese, chiamata anche
Tartaruga Nera. Perché vi dico questo? Beh, leggete e
scoprirete!
Detto ciò, come al solito, voglio ringraziarvi tutti quanti: grazie dei vostri commenti, grazie del fatto che leggete la mia storia e...
Beh, grazie di tutto!
Grazie grazie grazie grazie!
Fu
sospirò, osservando i sei ragazzi che erano piombati in casa sua: Adrien
scortò Marinette all’interno, mentre la ragazza si teneva dolorante la
spalla sinistra, e la esortò a sedersi mentre lui tornava fuori,
trasportando poi dentro Wei, assieme a Lila e Sarah; Rafael li seguiva
silenzioso, tenendo la mano destra contro il petto.
Il biondo tornò poi dalla sua ragazza, lo sguardo triste mentre lei
abbozzava un sorriso: «Maestro.» mormorò, voltandosi verso Fu: «Può
controllare…»
«Prima Wei.» sentenziò Marinette, scoccando un’occhiata al biondo: «Non si
è ancora svegliato da quando ha preso il colpo. Io sto bene. Davvero.»
«Tu non stai bene.»
«Di sicuro sto un po’ meglio rispetto a lui.» dichiarò la ragazza,
indicando il cinese svenuto: «Adrien, davvero…»
Fu annuì, avvicinandosi al ragazzo che era stato messo sulla stuoia, che
di solito usava per i massaggi, e osservò la ragazza dai lunghi
capelli scuri che, seduta vicino al giovane, gli carezzava le guance con
fare amorevole: «Può aiutarlo?» gli domandò Lila, alzando lo sguardo verso
di lui: «E’ stata colpa mia. Si è buttato per salvarmi e…»
«Non è colpa tua, Lila.» sbuffò Rafael, sedendosi per terra e addossando
la testa contro il muro: «Non è colpa di nessuno. Se non di quella
carissima donna – e saprei dire molto di peggio, davvero – di Coeur Noir.»
Fu rimase in silenzio, sollevando faticosamente la maglia di Wei e
osservando la ferita alla schiena; con un sospiro si alzò, avvicinandosi a
uno degli armadi della stanza e recuperando un po’ di barattoli e bende:
«Siete stati bravi, ragazzi.»
«Bravi?» sbottò Adrien, alzandosi in piedi e spostando l’attenzione da
Marinette al vecchietto: «Bravi? Mogui ci ha praticamente messo in
ginocchio! Se avesse combattuto Sarah, invece di scappare, ora noi…»
scosse il capo biondo, portandosi i capelli indietro: «Ora noi…»
«Adrien.» mormorò Marinette, riportando l’attenzione del giovane su di
lei: Adrien s’inginocchiò di nuovo al suo fianco, poggiando la fronte
contro quella della ragazza e respirando profondamente: «Va tutto bene. Ce
l’avremmo fatta.»
«No, non ce l’avremmo fatta. Tu, Wei e Rafael siete stati feriti.»
«Non avremmo smesso di lottare.» commentò Rafael, sorridendo allo sguardo
verde che si catalizzò su di lui: «Avremmo continuato fino alla morte.
Beh, a parte Wei che è svenuto.»
«Parli proprio tu che stavi quasi per rimetterci le penne?» domandò
Adrien, fermandosi un attimo e ripetendo sottovoce le parole che aveva
detto: «Pennuto…rimetterci le penne…ehi, l’hai capita?»
«Sì, e fa schifo.»
«Perché lo chiedo a te, pennuto, lo so solo io.»
Fu sorrise, mentre spalmava un unguento sulla schiena di Wei: «Beh, non mi
devo preoccupare: se riuscite a litigare e fare battute sceme, non siete
tanto disperati.» dichiarò, continuando a curare la ferita del suo
connazionale e spostando poi l’attenzione su Lila: «Non preoccuparti,
ragazza mia. Wei è forte e questa ferita non è profonda.» le spiegò,
recuperando alcune bende e iniziando a passarle attorno all’addome del
ragazzo: «Tornerà come nuovo.»
Lila ascoltò in silenzio, annuendo poi con la testa e tornando a fissare
il volto addormentato di Wei: «Il prossimo?» commentò Fu, alzandosi in
piedi e osservando gli altri due feriti: Rafael accennò verso Marinette
con la testa e il vecchio assentì, avvicinandosi alla ragazza e chinandosi
accanto a lei: «Adrien, puoi darmi una mano?» gli domandò, dandogli le
istruzioni di aiutare Marinette con la felpa.
Adrien eseguì gli ordini, aiutando la ragazza a togliersi il capo
d’abbigliamento e il maestro studiò la ferita che aveva sulla spalla,
iniziando poi a spalmare l’unguento: «Brucerà un po’.» avvisò,
osservandola stringere la mano del compagno, quando lui iniziò a
spalmare la crema: «Come ha fatto?»
«Cosa?»
«A ridurvi così.»
Marinette scosse il capo, inspirando profondamente: «Dai suoi occhi…»
iniziò, mordendosi il labbro inferiore e stringendo più forte la mano di
Adrien: «Lo avevamo imprigionato, poi i suoi occhi sono diventati rossi e
ha iniziato a sparare un raggio e…»
«Ho capito.» dichiarò Fu, posando il barattolo dell’unguento e prendendo
le bende: «Siete stati fortunati. Poteva uccidervi, ma ve la siete cavata
con delle ferite lievi. La prossima volta…»
«La prossima volta lo sconfiggeremo.» dichiarò deciso Adrien, fissando
l’anziano negli occhi: «Non farà altri danni.»
Fu ridacchiò, scuotendo il capo e finendo la fasciatura: «E’ bello notare
che, anche se cambiano i tempi, Chat Noir è sempre lo stesso: scanzonato e
idiota, almeno finché non gli toccano la sua Ladybug. E’ allora che
diventa veramente pericoloso…»
«E’ un complimento?»
«In parte.»
«Immagino che ha conosciuto molti Portatori.» mormorò Marinette,
infilandosi nuovamente la maglia con fatica: «Oltre a noi.»
«In verità no.» dichiarò secco Fu, alzandosi e andando dall’ultimo ferito:
«Bene, Rafael. Dammi la mano…»
«Ehi, perfettino! A me non la vieni a tenere la manina?» domandò Rafael,
ridendo rumorosamente allo sguardo che Adrien gli lanciò: «A quanto pare
saremo solo io e lei, maestro.»
«Vuoi che te la tenga io?» domandò Sarah, sedendosi accanto a lui e
sorridendogli, osservando poi l’anziano preparare il medicinale e le
bende: «Allora?»
«Posso farcela.»
«Tienigliela.» s’intromise Fu, poggiando per terra il barattolo e fissando
male il ragazzo: «Brucia. Brucia parecchio e vorrei evitare che mi
arrivassero manate.»
Sarah annuì, allungando una mano e abbozzando un sorriso, quando toccò le
dita sane di Rafael; il ragazzo inspirò profondamente, storcendo la bocca
quando l’uomo iniziò a spalmare la crema sulla ferita: «Che cavolo è?»
sibilò, stringendo forte le dita della ragazza e trattenendosi dal
sottrarre la mano ferita alle cure infernali.
«Un unguento di mia produzione.» spiegò allegramente Fu, posando il
vasetto e prendendo le bende: «Per evitare che puzzasse quando un topo che
non si fa il bagno da parecchio, ci ho messo la menta.»
«Non m’interessava saperlo.» sbottò Rafael, osservando le mani dell’uomo
che lo fasciavano velocemente: «Ho una domanda.»
«Dilla.»
«In verità centra ben poco con tutto questo, è una curiosità che ho da
parecchio.»
«Dilla.»
«Coeur Noir. Perché si chiama così?»
Fu sospirò, alzando le spalle e prendendo tutti i suoi abbecedari: «Non lo
so. Se l’è dato da sola il nome, a quel che so.»
«Perché i cattivi si danno sempre i nomi da soli?»
«Anche noi ce lo siamo dati da soli, pennuto.»
«Dettagli.»
Fu sorrise, osservando i sei ragazzi e notando i kwami che, in disparte e
in silenzio fino a quel momento, avevano raggiunto i loro partner umani:
Vooxi e Wayzz si erano accomodati in grembo a Lila, sorvegliando anche
loro il sonno di Wei; Flaffy e Mikko stavano fluttuando vicino a Rafael e
Sarah e, infine, Plagg e Tikki parlottavano fra loro, coinvolgendo nel
discorso anche Marinette e Adrien.
Era un bel gruppo.
Improvvisato, abbozzato, riunito da poco e ancora inesperto nelle
strategie di combattimento.
Ma era un bel gruppo: energetico, speranzoso e pieno di ideali.
Lo riportava indietro, al tempo in cui anche lui era stato un Portatore e
aveva combattuto al fianco dei suoi compagni: ricordava la Ladybug
dell’epoca, una ragazza allegra e gioiosa; Black Cat – così si faceva
chiamare il Portatore del Miraculous del Gatto nero – spavaldo e incline
al divertimento; Zorro, che era il predecessore di Volpina, un tipo
allegro, dalla battuta sempre pronta. Hu Die, battagliera e intelligente;
Abeja, la compagna di Zorro e l’unica che sapeva prenderlo per il verso
giusto e, per ultimo, Pavão, spaccone e iperattivo.
E poi c’era lui, Genbu. L’allievo del Gran Guardiano dell’epoca.
Giovane e incosciente.
Erano stati un bel gruppo…
Si erano ritrovati per caso, come i ragazzi che erano ora davanti a lui, e
avevano combattuto assieme fino a quel maledetto giorno.
Fu scosse il capo, riponendo l’unguento e le bende: «Guarirete
velocemente.» dichiarò, voltandosi verso il gruppo e trovandosi cinque
paia d’occhi a fissarlo: «Vi siete feriti mentre eravate trasformati, no?
La magia dei Miraculous vi ha protetto e vi permetterà di guarire più
velocemente rispetto a dei comuni esseri umani. Per quanto riguarda
Mogui…»
«Ha qualche consiglio da darci?»
«L’altra volta mi avete detto che il Lucky Charm fa apparire uno specchio
e il potere delle visioni di Peacock dice solo “la sua vera natura”,
giusto?»
«Sì.» sentenziò Marinette, guardando Rafael e vedendolo annuire,
confermando ciò che il maestro e lei avevano detto: «Ogni volta che lo
combattiamo…»
«Beh, questa volta io non ho sentito nessuna voce, ma ho solo visto un
spezzone di futuro e Mogui che sparaflashava.»
«Ecco, perché hai chiesto a Torty la barriera.»
«Speravo funzionasse, invece…»
Fu sospirò, annuendo e si sedette accanto a Lila: «Penso che l’unico modo
per salvare l’amico di Sarah sia risvegliare il suo vero essere, la sua
vera natura.»
«Cioè fargli capire che è Alex?»
«Esattamente, Sarah.»
«E come?»
«Avete detto che reagisce male quando si specchia, no?»
«Ok, so come fare.» dichiarò Rafael, sorridendo: «Portiamolo in una casa
degli specchi e chiudiamocelo dentro.»
Adrien ridacchiò, scuotendo il capo: «Non è male come idea. O impazzisce o
torna normale.»
«Questi due stanno andando d’accordo.» commentò Lila, sistemandosi meglio
accanto al corpo addormentato di Wei e scuotendo il capo: «La fine del
mondo è vicina.»
«Continua ad accudire il tuo bello, volpe.»
«Tu…»
«Oooh.» commentò Adrien, sghignazzando: «Sei arrossita! E’ la prima volta
che ti vedo diventare rossa. Hai ragione: il mondo sta per finire.»
«Adrien…» sospirò Marinette, poggiandosi contro di lui e ridacchiando:
«Lasciala in pace.»
«E’ lei che ha iniziato!»
Fu tossì, cercando di nascondere la risata che gli era salita in gola:
«Comunque, diciamo che l’idea di base di Rafael è buona.» spiegò,
massaggiandosi la barba: «Lo specchio e la sua vera natura. Sono questi i
punti chiave per salvare Alex.»
Coeur Noir sorrise, osservando il ragazzo che dormiva placido nel letto:
«Sei stato bravo.» mormorò, carezzando i riccioli scuri e facendo poi
scivolare le dita lungo il naso e sulle labbra: «Sei stato veramente
bravo.»
Poteva annientarli, ma non l’ha fatto.
«E’ difficile lasciare la vecchia vita.»
Potrebbero sconfiggerlo.
«Non lo faranno. Sanno quello che può fare: è il mio bambino prediletto.»
E’ uno strumento.
Coeur si voltò verso lo specchio, osservando il suo riflesso: teneva le
braccia poggiate alla cornice, quasi come se potesse lanciarsi fuori dalla
superficie in cui era rinchiuso: «Come me?»
Esattamente.
Marinette storse la bocca, infilandosi la canotta del pigiama e sospirò:
«Stai bene?» le domandò Tikki, volandole davanti il volto e poi
abbassandosi a recuperare i vestiti della ragazza e gettandoli nella cesta
dei panni sporchi: «Io…»
La ragazza abbozzò un sorriso, prendendo la piccola kwami fra le mani e
avvicinandosela al viso: «Sto bene. Quella roba che mi ha messo il maestro
Fu sta funzionando e poi l’hai sentito, no? Il potere dei Miraculous
accelererà la guarigione.»
La kwami annuì, strusciandosi contro la gota della ragazza e poi
riprendendo a volare, recuperando il resto degli abiti abbandonato per
terra: «Non voglio che tu faccia la sua fine.»
«La fine di chi?»
«C’è stata una ragazza, tanto tempo fa. Era la Portatrice del mio
Miraculous e…» Tikki si fermò, tenendo la maglietta di Marinette fra le
zampette e scuotendo la testa: «…e per il bene superiore, per combattere
il male, è morta. Io non voglio che anche tu…»
«Non morirò, Tikki.» dichiarò Marinette, sorridendo convinta: «E questa è
una piccola ferita, non…» si fermò, voltandosi verso l’oblò della sua
camera e notando la figura nera e mascherata: «Chat Noir. Sbaglio o avevi
detto…»
«Che sarei dovuto rimanere a casa eccetera eccetera.» commentò il ragazzo,
balzando dentro la stanza: «Ma pensi davvero che l’avrei fatto? Plagg
trasformarmi.»
Marinette lo fissò, osservando Chat Noir diventare Adrien: «E’ stata una
giornata pesante per tutti. Dovresti riposarti.»
«E lo farò. Qui.»
«Adrien.»
Il ragazzo sospirò, avvicinandosi a lei e attirandola fra le braccia,
stringendola forte: «Non potrei riposarmi senza te. Non dopo oggi.» si
fermò, chinandosi e baciandole la spalla: «Avrei iniziato a pensare a
oggi, a cosa sarebbe successo se Sarah…» si fermò, scuotendo il capo e
Marinette gli circondò la testa con le braccia, posando le labbra sui
capelli biondi; Adrien sospirò, rialzando la testa e guardandola negli
occhi: «Non potevo stare a casa mia.»
«Ho capito.» bisbigliò la ragazza, circondandogli la vita con le braccia e
posandogli la testa contro il petto, ascoltando il suo cuore battere:
«Sono contenta che tu sia venuto.»
Adrien sorrise, strizzandole l’occhio e poggiando la fronte contro quella
della ragazza: «Venuto…» mormorò, passandosi la lingua sulle labbra:
«Questa parolina mi fa pensare a una cosetta…»
«Ed ecco la bestia in calore.» commentò Plagg, volando sul soppalco del
letto e, recuperato il cuscino ove dormiva con Tikki, lo portò di sotto e
lo mise nell’armadio: «Sia chiaro! Fate poco rumore!»
Bee balzò su un tetto, osservando le finestre del palazzo di fronte e
sorrise, vedendo il ragazzo vicino alla finestra: trovato!
Saltò sull’altro lato, afferrando la ringhiera di un balcone e, con uno
slancio, atterrò sul davanzale: bussò al vetro e attirò l’attenzione del
proprietario della casa; Rafael si alzò dal tavolo, aprendo la finestra
con la mano sana e osservandola entrare nella sua casa: «Che ci fai qui?»
le domandò, tenendo lo sguardo su di lei mentre si toglieva il pettinino
dai capelli e ritornava a essere Sarah.
L’americana si voltò, sorridendogli mentre la kwami gialla prese il suo
Miraculous e, velocemente, le risistemò l’acconciatura: «Aspetta. Hai la
pettinatrice ufficiale?» domandò il ragazzo, ridacchiando e indicando
Mikko.
«Mikko è bravissima.» dichiarò Sarah, sorridendo alla kwami che si sistemò
sulla spalla della sua umana: «Hai bisogno di aiuto con quella?»
«Grazie, ma no. Posso cavarmela da solo.»
«Ma…»
«Dovresti andare a casa a riposare, sai?»
Sarah abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo per terra e tormentandosi
le mani: «Non volevo rimanere a casa.»
«Puoi sentire Lila o Marinette per farti compagnia.»
«Lila è ancora con Wei e Marinette…» la bionda si fermò, alzando le
spalle: «Penso che Adrien sia con lei e…»
«E, quindi, sono l’ultima ruota del carro, eh?»
«Non è vero!»
Il moro sospirò, allargando le braccia: «Prego, fai pure come a casa tua.
Basta che non tocchi la televisione.» dichiarò, indicando lo schermo
piatto su cui stavano passando le scene de Lo Hobbit: «Flaffy ha preteso
di vedere il primo della trilogia.»
«Di che parla?» domandò Mikko, volando accanto al kwami blu e osservando
interessata la televisione: «C’è una storia d’amore, per caso?»
«Mikko. Questo è un film di formazione: il viaggio di un hobbit che da
fifone e pauroso diventa un avventuriero.» spiegò Flaffy, mentre Sarah si
sedeva dietro di loro e ridacchiò.
La kwami gialla annuì, ascoltando l’amico tessere le lodi del film: «Sì,
ho capito. Ma qualcuno s’innamora, poi?»
«Sì…» sbuffò Flaffy, tornando a fissare lo schermo e addentando un
cioccolatino, spostando poi la scatola verso l’umana seduta dietro:
«Quelli con le noci sono buoni.»
«Oh. Questo sì che è strano. Flaffy che offre la sua cioccolata.»
«Sarah ne ha bisogno.»
«Grazie, Flaffy.»
«Dovresti riposarti.» mormorò Wayzz, osservando la ragazza che, con le
ginocchia tenute contro il petto, teneva sotto controllo il ragazzo che
dormiva supino: «Wei sta bene, deve solo dormire e recuperare le forze.»
«Finché non si sveglia starò qui.» sentenziò Lila, poggiando il mento
sulle gambe, senza spostare lo sguardo: «Si è ferito per causa mia e
quindi…»
«Lila, Wei non si è ferito per causa tua. Lui…»
«Auguri, Wayzz. Se cerchi di farle cambiare idea.» dichiarò Vooxi che,
comodamente sdraiato sul secondo volume dei libri di Harry Potter, stava
leggendo avidamente il terzo: «E’ una testona tremenda.»
«Lui mi ha protetto.» dichiarò l’italiana, osservando seria il kwami della
taraturga e non accorgendosi che il giovane cinese aveva riaperto gli
occhi e ascoltava le sue parole.
«Quanto siamo ego…ego…come si dice?» la voce roca di Wei arrivò alle
orecchio di Lila, facendola voltare verso il giovane: «Ego…»
«Egocentrica?»
«Quella.» assentì Wei, abbozzando un sorriso e alzandosi sui gomiti,
osservando l’ambiente in cui si trovava: «Siamo dal maestro Fu. Com’è
andata?»
«Com’è andata?» sbuffò Lila, alzando le braccia verso l’alto: «E’ stato
svenuto per tutte queste ore, mi ha fatto preoccupare e la prima cosa che
chiede è com’è andata! E’ andata che Sarah ha fronteggiato Mogui e questo
è scappato. E se non ci fosse stata lei non so cosa sarebbe successo,
minimo ci avrebbe fatto fuori tutti!»
Wei si alzò a sedere con una smorfia di dolore: «Non è andata bene.»
sentenziò, portandosi l’indice e il pollice alla base del setto nasale e
sospirando: «No, direi di no.»
«No, infatti.»
Il ragazzo annuì con la testa, osservandosi intorno: «Sei rimasta qui con
me tutto il tempo?»
«Già.» dichiarò stizzita Lila, alzandosi a sedere e recuperando il proprio
kwami e i libri: «Non faticare a dirmi grazie.» sbottò, dirigendosi a
grandi passi verso la porta: «La prossima volta che verrai colpito non ti
farò da infermiera, sappilo.»
Wei sorrise, osservandola aprire l’uscio: «Ah. Lila.» la ragazza si fermò,
rimanendo immobile e senza voltarsi verso di lui: «Grazie.»
«Di nulla.» bofonchiò la ragazza, uscendo dal negozio di Fu e lasciandolo
solo con il kwami: «Potevi essere più carino con lei. Si sente in colpa
perché eri rimasto ferito ed è stata con te tutto il tempo.»
Wei si alzò, allungando una mano verso il kwami e gli sorrise: «Tu come
stai?»
«Io bene. Tu vedi di ringraziare a modo Lila la prossima volta.»
«Lo farò.»