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Autore: afterallthistime    26/05/2016    2 recensioni
● One-shot ❖ Scott + Isaac ❖ Post “Motel California”, 3x06.
Perché Isaac, nascosto nel buio, ha ascoltato uno Scott disperato la cui unica opzione possibile sembrava essere il suicidio. In quel momento non è stato in grado di dir nulla per fermarlo, ma ora è lì in camera sua, in attesa, e ha finalmente trovato il coraggio di parlare.
E’ troppo importante per lasciarti distrarre, si ripeteva.
Ricordati perché sei qui e non essere patetico.
E importante lo era davvero, anche se non avrebbe saputo spiegarsi il perché. […]
« Isaac? »
Aveva quasi raggiunto la porta, rassegnato a non concludere nulla in merito a quella conversazione, quando la voce di Scott, ancora una volta, lo costrinse a girarsi. « Mmh? »
« Qual è il vero motivo per cui sei qui? »
E in quel momento Isaac si voltò del tutto, la schiena premuta contro la porta in legno, e alzò lo sguardo per poterlo guardare dritto negli occhi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di voci e parole
( I just wanted to let you know)

“Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice.
Mi scorre nel corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me. Non smettere. Non smettere mai.” 
David Grossman

Probabilmente avrebbe dovuto tornare indietro.
Se avesse avuto un minimo di buon senso, si diceva, avrebbe seguito l’esempio di tutti gli altri e sarebbe salito sullo scuola bus, apparentemente l’unico posto in cui sarebbero stati al sicuro da eventuali altri attacchi,
cercando di recuperare un po’ del sonno perduto. Isaac riusciva perfettamente a immaginarsi il suo volto, gli occhi gonfi e tuttavia vigili, la pelle ancora madida di sudore per le allucinazioni di qualche minuto prima.
Aveva impiegato del tempo a riprendersi – del tempo affinché i contorni del suo campo visivo tornassero definiti, i colori meno sfocati e perché, nella sua mente, le voci tacessero.
Aveva contato, in silenzio, mentre le urla di suo padre non divenivano null’altro che un’eco distorta, soltanto l’ombra delle grida che gli avevano stretto lo stomaco e immobilizzato gli arti per anni.
Scosse la testa, sedendosi ai piedi di un letto che non era il suo, le gambe oltre le trapunte consunte di quel disgustoso verde slavato. Dio, quanto odiava quel motel.
Al di là della parete e della porta appena socchiusa, Isaac poteva benissimo udire lo scorrere dell’acqua nella doccia, così come i respiri irregolari di Scott.
Stiles doveva avergli parlato, subito dopo aver evitato che il suo migliore amico si desse inavvertitamente fuoco, perché li aveva sentiti discutere a voce sommessa prima di vedere Stilinski uscire,
le mani ancora tremanti per l’ansia e lo stress ai quali era stato sottoposto, per poi raggiungere Allison e Lydia.
Eppure Scott non sembrava essersi calmato, e poteva ancora sentire il suo cuore battere furioso contro la cassa toracica, il corpo immobile sotto il getto di acqua bollente.
E lui provava a non pensarci, torcendosi le mani fino a far sbiancare le nocche, ma l’odore di Scott impregnava l’aria, assieme ad un misto stomachevole di benzina e bagnoschiuma maschile, ed Isaac a malapena riusciva a pensare.
E’ troppo importante per lasciarti distrarre,
si ripeteva.
Ricordati perché sei qui e non essere patetico.
E importante lo era davvero, anche se non avrebbe saputo spiegarsi il perché.
Allo stesso modo di quel groppo alla gola, come se all’improvviso fosse diventato difficile respirare, lo stesso di quando aveva pestato Ethan, quella mattina,
e solo la voce di Scott era riuscita a far breccia oltre quella nebbia ovattata che sembrava annebbiargli anche la mente.
La voce di Scott sembrava avere una frequenza particolare in grado di sovrastare ogni suo pensiero — la sentiva risuonare all’interno del cranio percependo ogni minima sfumatura, ogni minima inflessione del suo tono,
e quasi istantaneamente provocava in lui un qualche tipo di reazione. Ogni volta, era come risvegliarsi da un torpore diffuso. Come riprendere a respirare.

Ed era per questo che, nonostante i postumi dell’aggressione (potevano sul serio chiamarla così? Erano davvero sicuri che potesse essersi trattato di un attacco,
o forse era stata tutta colpa sua e si era trattato di allucinazioni tutte dentro la sua testa l̶a̶ ̶s̶u̶a̶ ̶d̶a̶n̶n̶a̶t̶i̶s̶s̶i̶m̶a̶ ̶t̶e̶s̶t̶a̶ ̶o̶r̶m̶a̶i̶ ̶i̶r̶r̶i̶m̶e̶d̶i̶a̶b̶i̶l̶m̶e̶n̶t̶e̶ ̶d̶a̶n̶n̶e̶g̶g̶i̶a̶t̶a̶ ̶d̶a̶ ̶u̶n̶’̶i̶n̶f̶a̶n̶z̶i̶a̶ ̶d̶i̶s̶t̶r̶u̶t̶t̶a̶  e null’altro? Isaac non ne era ancora certo)
era riuscito a sentire perfettamente ciò che Scott aveva detto. Non c’è speranza.
Un suono sommesso, addolorato, che aveva il volto e le sembianze di Scott, ma che non sembrava appartenergli. Non per me, non per Derek.
Aveva seguito quelle note tremanti nella notte finché non l’avevano condotto da lui, il corpo immobile in modo innaturale zuppo di benzina e gli occhi spenti, fissi in un’espressione vuota che non avrebbe mai dimenticato,
ed era rimasto immobile, paralizzato da una sensazione che sembrava avergli tolto ogni energia e che, allo stesso tempo, sembrava lottare disperatamente affinché facesse qualcosa. Non capiva, semplicemente.
Non capiva come Scott potesse scegliere di compiere un gesto simile, lui che era sempre così positivo, sempre pronto a fare la cosa giusta, a fare di tutto per gli altri.
Come poteva essere arrivato ad un punto tale da considerare il togliersi la vita come unica opzione, come poteva credere che loro, uno qualunque di loro, potesse andare avanti senza di lui?
Più Isaac ripensava a lui, più non riusciva a trovare qualcosa che non avesse fatto per amore, o per affetto profondo, o anche soltanto per un intrinseco senso della giustizia.
Consciamente o meno, Scott aveva sempre seguito il cuore, aveva sempre agito secondo il suo lato umano, rifiutandosi di cedere agli istinti dettati da una natura che lo possedeva ma che non aveva scelto, perché convinto che ci sarebbe sempre stata un’altra strada. Scott era quello delle terze opzioni, delle vie di mezzo. Perché ora non riusciva a trovarne un’altra per sé?
Ogni volta che provo a fare qualcosa la situazione peggiora, le persone vengono ferite.
Le persone vengono uccise.
Nascosto nell’ombra, Isaac avrebbe voluto urlare che non era vero.
Tutti i piani avevano dei punti deboli, e in una battaglia come quella che si erano ritrovati a combattere non c’erano regole né alcun tipo di certezze,
e sapevano bene ormai che giocare una partita senza avere a disposizione tutti i pezzi giusti non era semplice. Bisognava essere disposti ad accettare le perdite perché consapevoli che, altrimenti, nessun altro avrebbe potuto salvarsi.
Scott ci aveva provato, aveva fatto del suo meglio, e nessuna di quelle morti era stata colpa sua.
Forse in un contesto come quello sarebbe stato meglio essere freddi, calcolatori e lasciare fuori ogni emozione, magari comportandosi come gli Argent.
Ma chi avrebbe potuto onestamente scagliare la prima pietra, dicendo che nei suoi panni non avrebbe fatto lo stesso? E per cosa poi, per correre il rischio di diventare uno psicopatico come Gerard?
Scott stammi a sentire, questo non sei tu, capisci? Stiles.
E’ qualcuno nella tua testa che ti dice di fare così, adesso—

E se non fosse così? Dannazione, Scott! E se fosse colpa mia? E se farla finita fosse… la cosa migliore che io… che io possa fare per tutti? Tutto è iniziato quella notte, quando sono stato morso. Ti ricordi com’erano le cose prima che accadesse, per te e per me? Eravamo nullità.
 Non eravamo popolari, non eravamo bravi a lacrosse, non eravamo importanti.
Non eravamo niente. Forse… dovrei tornare ad esserlo ancora. Assolutamente niente.
E in quel momento Isaac avrebbe giurato che se Stiles non avesse iniziato a parlare un attimo dopo, riuscendo a convincerlo, a distogliere i suoi pensieri da quelle idee distorte e non sue, avrebbe ululato con tutto il fiato che aveva in corpo.
Solo in seguito si accorse di essersi quasi perforato le mani, stringendo i pugni con gli artigli sfoderati, e fu costretto per qualche minuto a respirare profondamente,
nel tentativo di ingoiare il grido che gli era nato nel fondo della gola e sopprimere la sua natura animalesca.

Fu il fermarsi improvviso del getto d’acqua nella doccia a farlo tornare alla realtà, distogliendo lo sguardo dalle dieci piccole cicatrici sui palmi delle sue mani non ancora del tutto guarite.
« Isaac? »
Il tono confuso di Scott lasciava supporre, seppur inverosimilmente, che non l’avesse sentito entrare.
Nonostante l’udito sovrannaturale, però, le emozioni restavano umane, e forse, per una volta, il ronzio insistente dei suoi pensieri doveva aver annebbiato ogni altra percezione.
Dal canto suo, Isaac scattò in piedi, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
« Che ci fai qui? »
« Io… io, beh, volevo solo accertarmi che tu stessi bene »
Il ragazzo dinanzi a lui sospirò, per poi passarsi stancamente le mani sul volto.
« Nessuno di noi ha avuto una nottata semplice, non è vero? » liquidò in fretta, dirigendosi verso la valigia posata sul letto con l’intenzione di recuperare degli abiti e liberarsi dall’asciugamano che si era avvolto in vita.

« La mia non è stata certo la peggiore né la migliore »
« Già » si limitò ad aggiungere Isaac, ancora immobile, seguendo con lo sguardo i movimenti di Scott attraverso la stanza. « Dobbiamo decisamente andarcene da qui »
« Mai stato più d’accordo. Stiles mi ha detto che gli altri cercheranno di recuperare qualche ora di sonno nello scuolabus, e anche se penso manchi poco all’alba credo che li raggiungerò anche io… tu cosa hai intenzione di fare? »
« Credo che seguirò lo stesso consiglio »
Era evidente che fosse ora di andarsene. Non sarebbe mai riuscito a dire ciò che voleva, non era neppure sicuro di aver del tutto capito ciò che l’aveva spinto ad andare da lui e Scott, seduto sul letto con i vestiti in una mano,
probabilmente aspettava soltanto che uscisse per potersi rivestire in pace e raggiungere gli altri. « Isaac? »
Aveva quasi raggiunto la porta, rassegnato a non concludere nulla in merito a quella conversazione, quando la voce di Scott, ancora una volta, lo costrinse a girarsi. « Mmh? »
« Qual è il vero motivo per cui sei qui? »
E in quel momento Isaac si voltò del tutto, la schiena premuta contro la porta in legno, e alzò lo sguardo per poterlo guardare dritto negli occhi. Quello sguardo comprensivo, benevolente, che aveva visto posarsi su di sé per più di un’occasione.
Un brivido lo percosse confrontando quello sguardo pieno di vita, seppur stanco, seppur provato da una notte difficile e da una vita complicata, con l’espressione vacua di una mezz’oretta prima.
Non avrebbe mai potuto accettare che anche lui, che anche Scott… aveva già perso Camden.
Aveva perso sua madre, suo fratello, tutte le persone cui un tempo aveva voluto bene e che in lui avevano visto di più che un semplice ragazzino da manovrare o su cui sfogare i propri rimpianti.
Anche suo padre era stato un buon padre, una volta. Prima di perdere sua moglie, prima di perdere il proprio figlio maggiore in combattimento — e non avere poi null’altro che una nullità in compenso.
Poi c’era stato Derek, che non aveva esitato a chiudergli le porte in faccia una volta ricongiuntosi con la sorella, e Isaac non era sicuro di poterlo biasimare.
Quando una sorella morta torna in vita dopo anni, immaginava non si potesse pensare poi di potersene separare di nuovo… infine c’erano stati Erica e Boyd, e aveva perso entrambi.
Scott era stato l’unico a spalancargli le porte nonostante tutto, nonostante il modo in cui si era comportato nei suoi confronti, nonostante facesse parte di un altro branco, nonostante non gli dovesse nulla.
Scott l’aveva accolto senza chiedere nulla in cambio, gettando uno spiraglio di luce nella prigione buia della sua mente. Gli aveva dato una possibilità non per poterlo poi sfruttare in seguito, non per un puro e semplice gioco di favori o di potere, ma per umanità.
Perché in qualche modo teneva a lui e in lui riponeva fiducia.
« Mi fido di te, Scott » esordì, cancellando ogni insicurezza, « mi fido di te più di chiunque altro e per me sei tutt’altro che una nullità.
Sei stato l’unico che mi abbia dato fiducia, l’unico che oltre ad insegnarmi come controllare la parte animalesca mi ha permesso di diventare anche una persona migliore.
Prima che un lupo mannaro tu sei una persona, una persona straordinaria, e per ogni morte di cui non puoi fare a meno di incolparti devi ricordare che, soprattutto, tu hai fatto del bene.
Senza di te io non sarei qui, probabilmente sarei a vagare da qualche parte, come omega, e finirei per farmi uccidere. Senza di te Stiles sarebbe diverso, Allison, Lydia, Derek, tutti senza di te saremmo tutt’altre persone »
Isaac si fermò per riprendere fiato appena un attimo, appena un secondo, utile anche a fermare il tremolio delle sue mani. Quanti anni aveva, cinque? Il bambino imbarazzato di parlare davanti a tutta la sua classe? Per la miseria.
« Tu non sei una nullità, Scott, sei letteralmente tutto quello che ho. Volevo solo che lo sapessi »
Fu rapido, pochi secondi dopo, a chiudersi la porta alle spalle e andare via, ma ciò non gli impedì di vedere il volto stupefatto di Scott né i suoi occhi che brillavano di un’emozione indecifrabile.

Isaac era già in uno stato di dormiveglia, stravaccato su uno degli ultimi sedili posteriori dello scuolabus, quando udì Scott salire a sua volta in compagnia di Stiles. Il suo odore, così come la sua voce, erano inconfondibili.
Aprì gli occhi per qualche istante, almeno per sincerarsi di avere ragione e di non essersi instupidito del tutto, e - avrebbe potuto giurarlo - vide Scott fissarlo.
Non appena i loro sguardi s’incrociarono, Scott sorrise radioso.

[ 2.098 words ]



Angolo Autrice.

Questi due. No, sul serio, cosa sono? Isaac Lahey e Scott McCall sono due personaggi con una chimica straordinaria, e nulla, assolutamente nulla, potrà mai convincermi che fra loro due non ci sia stata più che una semplice amicizia.
Credo che l'unico vero migliore amico di Scott sia Stiles, un migliore amico che è una sorta di fratello, tanto profondo è il rapporto che li lega, ma quello con Isaac è un legame più viscerale, più intimo, più e basta.
Nella terza stagione Jeff mi/ci ha dato talmente tanti spunti di riflessione su questa meravigliosa ship che onestamente non avrei potuto non scrivere qualcosa a riguardo, anche perchè la 3x06 è stata una delle mie puntate preferite in assoluto!
Insomma, si tratta della mia prima ship slash nonché della prima fanfiction in questo fandom, quindi spero davvero di aver fatto del mio meglio e di aver reso al meglio il carattere di ogni personaggio.
Fatemi sapere cosa ne pensate, nel frattempo corro a fangirlare maledettamente sulla 3x19 quindi vi prego, cercate di evitare gli spoiler sugli episodi/stagioni successive
Love you always,
— afterallthistime.
  
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